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Ricordi di gioventù

Quando meno te lo aspetti, la memoria si diverte a giocarti qualche scherzetto, riportandoti alla mente episodi della tua vita passata che sembravano dimenticati, ma che quando riaffiorano, e te ne accorgi, sono ancora lucidi e vivi come se li stessi vivendo sul serio e non soltanto ricordando.

è bastato poco, oggi: la fotografia di una ragazza bruna, dal viso simile ad una di quelle Madonne del Beato Angelico, su un cartellone pubblicitario, mentre stavo guidando, su una statale poco frequentata, e la memoria mi ha riportato a quando avevo 17 anni, ed a Clara, la mia fidanzatina di allora.

Lunghi capelli neri, occhi azzurri, alta 1. 70, due tettine piccole ma sode, dai capezzoli piccoli, un gran bel culo e due gambe splendide, Clara aveva anche una gran bella bocca, che lasciava presumere una potenziale abilità di pompinara, del tutto teorica perché era vergine, e sino ad allora mi aveva concesso solo fugaci carezze alle sue tettine, nel buio di un cinema in cui proiettavano un film di cui poco ci importava seguire la trama.

Solo una volta, evidentemente eccitata, mi aveva concesso di infilare una mano dentro i suoi collant, ed ero arrivato sino al punto di sfiorarle il pelo della fica; ma lei a quel punto mi aveva fermato la mano, senza parlare, ed io avevo capito il messaggio implicito di quel gesto e non avevo insistito.

La primavera aveva ormai lasciato il posto ad un principio di estate già piacevolmente calda, e la campagna intorno al paese dove entrambi all’epoca vivevamo era un posto decisamente piacevole dove passare le giornate di vacanza, cercando posti solitari dove passeggiare.

Clara aveva, o meglio la avevano i suoi genitori, una casa in campagna, di cui andavano orgogliosissimi, non perdendo occasione per passarci i weekend, ed era lì che anche io, per ovvi motivi, passavo sabati e domeniche estivi, approfittando della campagna circostante per lunghe passeggiate durante le quali erano previste numerose soste, durante le quali cercavo, inutilmente, devo dire, di approfondire la mia conoscenza di Clara oltre le tettine che ormai conoscevo benissimo, ma non c’era stato nulla da fare: mi aveva concesso di accarezzarle, sbottonandole la camicetta, sotto la quale non portava il reggiseno, di baciarle, di leccarle i capezzoli, ma oltre a questo, nulla.

è vero che l’avevo vista nuda, quando un pomeriggio, mentre i suoi erano nell’orto sotto casa, era andata a fare la doccia e la avevo spiata dal buco della serratura mentre si spogliava, non sapendo di essere vista: quando si era levata le mutandine, il pelo della sua fica era apparso in pieno rigoglio, ed avevo dovuto resistere al desiderio di farmi un segone per paura di farmi scoprire da lei.

Quel sabato, quindi, era un sabato come tanti altri, o almeno così credevo, quando arrivai alla cascina in moto.

Clara era nel cortile, che mi aspettava, e quel giorno era veramente uno schianto: un toppino azzurro, che terminava proprio sotto i seni, lasciava libero l’ombelico, e i capezzoli aguzzi che tentavano di bucare la stoffa leggera dimostravano che le tette erano in perfetta forma; un paio di shorts aderenti, a righe, le fasciavano il culo a mandolino, che si muoveva ritmicamente quando camminava, suggerendo pensieri tutt’altro che casti, e rivelando, a tratti, il segno delle mutandine.

Esauriti i convenevoli con i suoi, durante i quali avevo dovuto farmi forza per non fissare Clara per tutto il tempo, e vista la giornata splendida, ci avviammo verso la campagna, usando la strada sterrata che portava, dopo circa un’oretta, ad uno splendido bosco di conifere, luogo eletto dei nostri approcci isolati.

Non ci avevo mai visto nessuno, e quindi era senza alcun timore che ci avviammo lungo la strada, per raggiungerlo, scambiandoci qualche bacio lungo il percorso, ridendo e scherzando, come di solito facevamo.

Avevo con me la Polaroid di mio padre, che usavo come scusa per giustificare il tempo che trascorrevamo in giro, mostrando al ritorno qualche fotografia ai suoi, approfittando dello sviluppo rapido della macchina, che a quei tempi era una vera e propria novità.

Il bosco era proprio come lo immaginavamo e la luce del sole, filtrata attraverso i rami, creava effetti di luce che per un fotografo professionista sarebbero stati una manna dal cielo, ma io non pensavo ad altro che a Clara, che accanto a me sculettava allegramente, felice, parlandomi di mille cose, di tutto e di niente.

Non so perché, ma iniziai a scattarle qualche foto, del tutto innocente: lei che camminava, lei ferma vicino ad un albero, pose del tutto caste e senza alcuna malizia, che però mi facevano venire in mente ben altro tipo di posa, che non osavo però proporle.

Non so come o perché, ma, mentre stavo baciandola e le accarezzavo una tettina da sopra il top, mi venne in mente di dirle che mi sarebbe piaciuto farle una foto in quel momento, e lei, invece di dirmi, come al solito, che non se ne parlava neppure, mi rispose:

– Una foto con le mie tette di fuori?

– Sì, sono bellissime, e mi piacerebbe farla

Il posto era deserto, non si vedeva nessuno.

Clara si staccò da me, e si mise in posa, il bacino lievemente spinto in avanti, la testa all’indietro, mentre la luce le disegnava un’alone intorno al corpo.

Portò le mani ai bottoni del top, ed iniziò ad aprirlo, rivelando a poco a poco la curva dei seni, senza toglierlo.

Scattai.

La pellicola uscì dalla fenditura, e dopo pochi minuti, la osservammo, interessati.

Era provocante come non mai, con il top aperto mentre fissava l’obiettivo con sguardo innocente e perverso al tempo stesso.

Forse fu quell’attimo a svegliare in lei quel desiderio di piacere che esiste in ogni ragazza, in ogni donna, quando scopre di poter essere provocante e sensuale.

– Bella

Disse con una voce strana, mentre guardava la foto con occhi fattisi improvvisamente appannati.

Si riportò nello stesso posto, e con gesto deciso aprì il top: le tette di Clara esplosero alla luce del sole, i capezzoli eretti, mentre lei con gesto languido portava le mani sotto i seni come per sostenerli.

Scattai nuovamente, per lo stesso rituale di osservazione.

Era splendida, seminuda, era la prima volta che si vedeva così e non le importava affatto di esporsi ai miei occhi.

La terza foto la mostrava senza il top, tettine al vento, e un gran sorriso sul viso.

La quarta, aggiungeva il particolare degli shorts sbottonati: Clara mostrava le mutandine, rosa, senza toglierli; aveva lasciato scendere la cerniera, e scostato la stoffa.

Attraverso l’obiettivo, vedevo un’ombra scura sotto il tessuto delle mutandine e ricordavo di quando a sua insaputa l’avevo vista nuda.

Nessuno dei due parlava, e fu quindi una sorpresa quando una voce d’improvviso ruppe il silenzio.

– Bello spettacolo

Mi voltai e li vidi.

Erano in due, due tizi da teppa, a dirsi dal modo di atteggiarsi e dai vestiti.

Non guardavano ovviamente me, guardavano Clara, ancora seminuda, interdetta da quell’apparizione, ma che già tentava di ricoprirsi.

– No no, bella… continua pure, la cosa ci interessa

Riprese il tizio, mentre l’altro annuiva con vigore.

Clara fece cenno di no, mentre si copriva le tettine con una mano e con l’altra tentava di riabbottonare gli shorts.

– Allora non hai capito

Proseguì il tizio, facendo scattare la lama di un preoccupante serramanico

– Se ci tieni a tornare a casa senza brutti segnacci su quelle belle tette, è meglio che continui.

L’altro annuiva, leccandosi le labbra mentre fissava le tette di Clara, massaggiandosi il cavallo dei pantaloni.

– ed è meglio che il tuo amichetto, qui, non si faccia venire in mente strane cose: sarebbe un guaio… però può guardare anche lui. Dai, continua a spogliarti.

Clara riportò le mani sugli shorts, abbassandoli lungo le gambe fino a farli scendere a terra, sfilandoli.

Una breve esitazione, mentre portava le mani sull’elastico delle mutandine, subito vinta alla vista della lama che scintillava nella luce del sole: con lentezza esasperante, tolse le mutandine, sfilandole dalle gambe, e mostrando la figa in piena luce, con il cespuglio di peli scuri fra le gambe, ricco e folto.

– Complimenti, sei proprio un bel tocco di figa

Continuò il primo

– girati, facci vedere quel magnifico culo

Clara si voltò, mostrando un magnifico culo a mandolino, mentre i due fissavano in silenzio la mia fidanzatina che si esibiva in uno spettacolo per lei del tutto inusuale.

– Bene, stiamo andando proprio bene, che ne dici, Andrea?

Era sempre il primo a parlare, rivolgendosi al secondo che fissava Clara nuda e ormai non tentava nemmeno più di nascondere il gonfiore nei pantaloni.

– Adesso facciamo qualche cosa di più carino

Proseguì

– ti metti seduta su quel ceppo e allarghi bene le gambine e ci fai vedere la figa

Clara arrossì violentemente, all’idea, ma la lama del coltello era sempre in mezzo.

Lentamente si diresse al ceppo e si sedette; senza guardare nessuno in particolare, aprì le gambe, consentendo una non chiara visione del suo sesso, che rimaneva nascosto dalle cosce.

– ho detto aprire, puttanella, sai cosa vuol dire? Te lo insegno io: adesso faccio un taglio al tuo amichetto e smetto quando le hai aperte ben bene quelle gambe da troia.

Con un sussulto, Clara allargò bene le gambe: adesso la sua fica era visibilissima tra le cosce spalancate, il sesso roseo appariva chiaro alla luce del sole.

– bene, ora ci siamo, hai una gran bella figa. Toccatela. E fallo bene, altrimenti…

La mano di Clara scivolò in basso, per posarsi sulla figa, iniziando a carezzarla con lenti movimenti circolari, accarezzando il clitoride che iniziava a gonfiarsi, continuando quel ditalino che eccitava i due tizi.

Andrea aveva iniziato apertamente a masturbarsi, si era aperto i calzoni ed aveva preso il cazzo in mano, segandosi mentre Clara si accarezzava.

– Brava troietta, così va bene. Adesso dovresti essere così carina da aiutare il mio amico, sai lui con le mani non è bravo, ma le tue manine sono deliziose…

Sempre quel dannato coltello… Andrea si avvicinò a Clara, che era sempre a gambe larghe, seduta, il suo cazzo in erezione era il primo che lei avesse mai visto, e portò una delle mani della mia fidanzatina sul cazzo, iniziando a muoverla in su e in giù come per mostrarle come si faceva.

La mano di Clara corse sul cazzo di Andrea, menandolo, stringendolo per bene, mentre il tizio abbassava la sua, posandola su una tettina di Clara, tirandole il capezzolo, mentre lei mugolava di piacere, paura e dolore.

Clara stava segando Andrea, sono certo che fosse la prima volta che lo faceva, nuda, a gambe aperte davanti a due sconosciuti, un cazzo in mano, che continuava a menare facendo attenzione a farlo bene, per paura di reazioni inconsulte.

Andrea abbassò la mano, accarezzando l’inguine di Clara, per poi fermarsi sulla fica ed iniziare a massaggiarla, rudemente, strappando un gemito strano dalle labbra di lei, quasi iniziasse a godere del trattamento.

– Hai una bella bocca, troietta

Disse il tizio, poi rivolgendosi a me proseguì

– come li fa i pompini la tua ragazza?

Prima che potessi rispondere, il tizio capì tutto

– Mai fatti? Una bocca vergine… bisogna approfittarne allora… prendiglielo in bocca, e succhia bene. Se Andrea si lamenta sono guai…

Clara lo guardava, adesso, non l’aveva mai fatto e nemmeno immaginato di farlo, almeno non così… Andrea tolse il cazzo dalla mano di lei e lo portò davanti alle labbra di Clara, avvicinandolo sino a posarne la cappella sulle labbra che lei teneva chiuse.

– Leccalo, troia, altrimenti…

Mosse il coltello nella mia direzione, quasi per caso.

Clara tirò fuori la lingua iniziando a leccare la cappella di Andrea, come se fosse un gelato, a grandi colpi.

Andrea approfittò di quella bocca aperta, infilando il suo cazzo dentro la bocca di Clara, con la mano libera spingendo la nuca di lei per farla muovere sull’asta ormai eretta.

Ad occhi chiusi, Clara muoveva la bocca sul cazzo, in su e in giù, lo spettacolo eccitante di quel viso d’angelo, le gambe spalancate, con un cazzo in bocca era decisamente forte, ed anche il tizio che aveva condotto il gioco doveva trovarlo eccitante, visto che si alzò avvicinandosi e aprendosi i calzoni.

– sei proprio una pompinara nata

disse mentre offriva anche il suo cazzo alla bocca di Clara, che iniziò alternativamente a leccare l’uno e l’altro, imboccandoli uno per volta, lasciando tracce di saliva sui bastoni di carne.

Ormai io pure ero straeccitato, ed iniziai pure io a segarmi, senza ritegno, mentre guardavo Clara sbocchinare i due tizi.

– Guarda come spompina la tua ragazza, è una troia nata, faccia d’angelo ma bocca da pompini

Continuava il tizio, spingendo il cazzo nella bocca di Clara che lo accoglieva calda ed umida, succhiandolo a fondo, alternando con quello di Andrea, in un andare e venire osceno ed arrapante, mentre le dita dei due cercavano la fica di Clara per accarezzarla, masturbandola rudemente.

Clara allargò le gambe ancora di più per farsi sditalinare per bene.

I cazzi continuavano a entrare ed uscire dalla sua bocca, ormai prossimi alla sborrata, i movimenti erano accelerati, sembrava la scopassero in bocca, con colpi sempre più forti che arrivavano a far penetrare l’intero membro nella bocca di lei, che li accoglieva con un mugolio di godimento.

Fu in un istante, mentre la bocca di Clara indugiava sulle due cappelle, che vennero, spruzzando la sborra su quel viso di madonna fiorentina, nella bocca, sulla lingua, schizzi bianchi raggiunsero le tettine, mentre i due strusciavano i cazzi sulle labbra di Clara, che continuava a leccare come una forsennata, ripulendo le cappelle dalla sborra.

– Sei proprio una gran troia, e ti è piaciuto, hai la fica che sembra un lago

Disse il capo, mentre Andrea con un grugnito rinfilava il cazzo nella bocca della mia fidanzata che riprendeva il ritmo del pompino.

– Andrea, lo so che staresti tutto il giorno a fartelo spompinare da questa troietta, ma dobbiamo andare.

Il capo prese la mia polaroid, e scattò una foto di Clara con il cazzo di Andrea in bocca.

– Questo per ricordo, e perché potrebbe servirci. Sappiamo dove abiti, e se dici qualcosa a qualcuno, questa foto la facciamo stampare in duecento copie e la diamo a tutti così vedono quanto sei troia. Inoltre, ci rivedremo, ti conviene, anche senza il tuo amichetto… e faremo altre cosette interessanti che ti piaceranno.

Disse, stringendo una tettina di Clara con la mano.

Sparirono nel bosco, ridacchiando, con la foto in mano.

Mi avvicinai a Clara, il cazzo fuori dai calzoni, mentre la guardavo, nuda, aveva appena fatto i primi pompini della sua vita, era eccitantissima… offrii il cazzo alle sue labbra, e mi sentii quasi morire quando le sue labbra si avvolsero sulla cappella, mentre iniziavo a muovermi fra quelle labbra, mentre le sborravo in bocca, mentre quello che avevo sempre sognato si avverava: Clara nuda, troia, puttana, pompinara ed io che mi facevo sbocchinare da lei…

Eh i ricordi, a volte… FINE

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