Ciao a tutti! Sono ancora io. Adriana! Vi ricordate di me? No? Ma che cattivi! Non avete forse letto il mio precedente racconto “Che uomo, il mio nipotino”! Deve essere proprio così visto che di e-mail alla mia speranzosa richiesta di un giudizio sul racconto ne sono arrivate veramente poche e colgo l’occasione per ringraziare coloro che mi hanno scritto e. per dire a Mario e Sandra di farmi avere il loro indirizzo e-mail altrimenti non so proprio come rispondere loro.
Ma torniamo a noi. Ero tentata di non scrivervi più, di non farvi sapere più nulla della mia vita erotica privata ma. mi sono detta che forse valeva la pena di darvi un’altra possibilità. Per cui, siete avvertiti! O mi scrivete o non vi racconterò più nulla! Chiaro?
Dunque… questo episodio della mia vita amorosa risale a circa un anno prima di quello che vi ho narrato in “Che uomo, il mio nipotino”! ed ha come protagonisti me, naturalmente, Albert, il mio amico fotografo, e Barbara, una mia amica.
Sto già immaginando cosa le vostre menti a senso unico stanno pensando: Ecco un bel terzetto! Qui si scoperà alla grande! Si, in effetti ho scopato, ma… andiamo con ordine…
Al mattino, mi sveglio come al solito, sola nel letto. E come ogni mattina, quando mi sveglio sola nel letto, mi chiedo sempre come avrei potuto occupare la giornata, visto che l’idea di restare in casa non mi passava neanche per l’anticamera del cervello, ne di quella parte razionale ne di quella emozionale. Quella mattina, poi, mi sentivo piena di languore. Forse era perché stava per arrivare l’estate e con lei tante voglie… di esibirsi, di mettersi in mostra, di farsi desiderare e di desiderare che qualcuno, magari un bel maschio aitante, si facesse avanti e incominciasse a circuirmi, a farmi dei complimenti magari gentili, e poi… sempre più audaci. Che mi dicesse quanto sono bella, che mi facesse sapere quanta voglia avevo scatenato in lui, quanto desiderasse toccare le mie cosce, risalire su per essere, infilare le mani nelle mie mutandine, spostarle, toccarmi la fica, allargare le labbra, infilare le dita dentro e… ma sto divagando! Sono proprio eccitata! E non so ancora come fare a calmare la mia eccitazione.
Pertanto, scaravento di lato il lenzuolo e mi alzo. Il grande specchio del mio armadio mi rimanda l’immagine di un corpo desiderabile. Mi dirigo verso il bagno desiderando una doccia rinfrescante. Mi ficco sotto il getto tiepido dell’acqua e prendo ad insaponarmi. Le mie mani, piene di schiuma densa, passano dolcemente sul mio corpo e, lentamente, mi tornano le immagini, confuse a dire la verità, della straordinaria masturbazione che ho vissuto in sogno della notte precedente, mentre molto vivide sono le sensazioni che ho provato. Passando le mani sui miei seni li sento pieni e, vedo i capezzoli già turgidi e la voglia farsi avanti nella fica. Con una mano mi dirigo in mezzo alle gambe, mentre, per l’eccitazione, sento come un groppo allo stomaco.
Mi sfugge un gemito. Mentre le mie mani esplorano il mio corpo, mi chiedo se devo farmelo un ditalino o meno. Guardando la spazzola, o meglio, il suo manico, che uso per strofinarmi la schiena, mi vengono in mente immagini, piccoli flash, della notte precedente, quando in sogno, piena di voglie, qualunque oggetto su cui posassi lo sguardo, mi pareva la rievocazione di un cazzo. Non so resistere alla tentazione. Allungo la mano e prendo la spazzola. Afferro il manico e ne saggio la durezza. Con un sospiro convenni che era proprio duro. Incomincio a passarlo su tutto il corpo, mentre, con l’immaginazione, incomincio a trasformarlo in un cazzo vero e proprio. Me lo porto alle labbra e, tirando fuori la lingua, incomincio a leccarlo. Mentre lecco, una mano manovra sulla fica. Sento nuove sensazioni nascermi dentro. Poi non resisto più. Mi appoggio alla parete e, con un sospiro, tiro fuori il manico dalla bocca portandolo sulla fica. Lo strofino un poco su e giù, e poi, allargando bene le gambe, incomincio a farlo entrare dentro.
– Ahhhh… è stupendo, una sensazione magnifica… Uhummm… si così, entra più dentro… più dentro… – gemo immaginando che sia un cazzo vero quello che mi penetra
– Ahhhhh… Ohooo… di più, di più… sei fantastico, un cazzo meraviglioso… siii, cosii… dai sbattimi… ancora più forte… Ohhhhh… sto per … veniree… vengo, vengo, veng… ooooooooo.
Mi lasciò scivolare per terra nella doccia, mentre l’acqua scorre a disperdere il liquido che mi è colato dalla fica.
Una volta vestita, mi ammiro nello specchio e devo convenire che come donna non sono per niente male. Una donna che chiunque desidererebbe sbattersi.
– E in questo momento mi lascerei sbattere da chiunque! Siii! Sono proprio una troia che ha solo voglia di cazzo! Mi faccio schifo… ma mi piaccio anche così!
Indosso un semplice vestito a fiori, viola e azzurro, un po’ scollato, che mi lascia scoperte gran parte delle mie splendide gambe e che mette bene in evidenza tutti i miei oggetti di piacere per ogni uomo, aderendo perfettamente. Si, saranno in molti a girarsi per strada per ammirare quella splendida fica, immaginando e invidiando colui da cui sto andando per farmi sbattere senza sapere che basterebbe un piccolo sorriso, un piccolo cenno, per avermi ai loro piedi… anzi, ai piedi del loro cazzo! Che stupidi gli uomini certe volte!
Esco e mi dirigo verso il bar per fare colazione. Non c’è molta gente in giro, il bar è semi vuoto. Mi siedo permettendo, come sempre, a Mauro, il ragazzo del bar del signor Beppe, di potermi ammirare le gambe. è una delizia, Mauro! Avrà circa 19 anni, una ragazza fissa che gli tiene bene gli occhi addosso, come in questo momento… povero Mauro!
Fa per portarmi la solita colazione, ma la fidanzata lo anticipa prendendo il vassoio e portandomelo al tavolino.
– Buongiorno, signorina Adriana. – dice sorridendomi.
– Buongiorno, Emma. è un po’ fiacco oggi. – le dico guardandomi intorno.
– Oh… aspetti ancora qualche ora e vedrà che casino, qui!
– No, grazie, non ci tengo proprio!
– Beata lei. Metto tutto sul suo conto, come al solito?
– Si. Grazie.
– Si figuri. Buona giornata!
– Grazie, anche a te.
Continuo a fare colazione facendo l’indifferente mentre osservo Mauro che non stacca gli occhi dalle mie gambe ora ancora più in evidenza, per un mio gioco segreto con lui, pronto a distoglierli nel momento in cui Emma si gira a guardarlo. Finisco, mi alzo ed esco salutando mentre gli occhi di Mauro seguono i movimenti delle mie gambe e l’ancheggiare del mio culetto. Ah… che bello essere donna!
Mi metto a passeggiare osservando le vetrine. Mi sento in fregola. Il godimento che mi sono procurata sotto la doccia non è stato sufficiente a calmarmi, anzi, devo dire che ha ottenuto l’effetto opposto, ed ora mi sento umida in mezzo alle gambe, soprattutto quando rievoco gli sguardi di Mauro su tutto il mio corpo. La fermata dell’autobus n° 54 dista circa venti metri da dove mi trovo che guardo le vetrine. Mi sforzo di pensare a quello che posso fare per calmare i miei bollori. Alla fine prendo una decisione. Devo farmi scopare a tutti i costi! Ma da chi? Esamino febbrilmente tutti i possibili candidati. Mi viene in mente Alan, fotografo e playboy, di origine italo americana, e al solo pensiero di Alan e del suo cazzo tanto magnificato dalle mie amiche che l’hanno già provato, sento la prouderie farsi più intensa.
– Calmati Adriana, mi dico, tanto Alan non scappa.
Da coloro che l’avevano provato a letto, avevo saputo che era molto bravo e che, soprattutto, aveva una stanga di tutto rispetto. Conoscevo Alan da molto tempo, ma tra di noi non c’era mai stato niente, anche se era sempre stata evidente per me, l’attrazione che esercitavo su di lui.
– Si! – mi dico – Voglio provare Alan.
Prendo al volo l’autobus che arriva, e mi dirigo verso il suo studio. Si trova verso la stazione, verso Piazzale Cadorna. Non ero mai stata nel suo studio, per cui avevo la scusa adatta, anche se, penso, qualche fotografia, magari particolare, potrei sempre farla.
– Già, già, ne hai voglia anche tu, piccola vogliosa, visto che incominci ad emettere già il tuo lubrico piacere umido!
Arrivata in Piazzale Cadorna mi dirigo verso il numero…. Dopo aver letto la targhetta, trovo il nome di Alan. è al quinto piano. Suono.
– Sei tu, Jenny? – mi chiede una voce al citofono.
– No, sono Adriana! – gli rispondo già un po’ gelosa.
Ma come! Io lo scelgo come l’uomo che dovrà calmare i bollori della mia passerina, non faccio altro che pensare a lui, al suo cazzo… e lui… aspetta un’altra! Che rabbia! Quasi quasi lo lascio a secco! Anzi… , penso subdolamente, no. Voglio farlo spasimare, voglio farlo morire di desiderio e solo quando vorrò io… gliela darò! Si, farò così!
– Posso salire? – gli chiedo con tono civettuolo.
– Adriana! ? Oh, ma sicuro! Sali, sono al quinto piano.
Prendo l’ascensore. Quanto è lento, mi sembra che non arrivi mai al quinto piano. Calmati Adriana, mi dico, sei troppo eccitata. Finalmente l’ascensore si ferma. Quando le porte si aprono, trovo Alan che mi aspetta.
– Finalmente ho il piacere di averti nel mio studio. Benvenuta Adriana. – mi dice Alan.
– Ti ringrazio. – rispondo, mentre penso al significato di quell’ “averti”, pronunciato da Alan.
Una volta entrata nello studio, mi metto a guardarmi in giro. Alan è rimasto a osservarmi, e sono perfettamente consapevole di quegli sguardi.
– Complimenti. – dico, alla fine, rivolgendomi ad Alan – è proprio bello come studio.
– Ma come boudoir è ancora meglio! – dissi dentro di me.
– Ti ringrazio, ma, consentimi, la cosa più bella qui dentro, sei tu.
Non rispondo, ma lo ringrazio con un semplice sguardo. Poi:
– Ma forse ti ho disturbato. Hai da fare?
– No, devo fare un servizio oggi pomeriggio, a una modella, per cui stavo preparando le macchine. Ma avevo già finito.
Lo guardo divertita.
– Che c’è. Non mi credi? – mi chiede Alan.
– Oh, non è questo. Stavo pensando al significato di quel “servizio”. – gli rispondo insinuante.
Alan mi fissa. Già mi vede sotto un’altra luce.
– Non penserai mica…
– Oh, io non penso niente. – rispondo angelica.
Alan trasse un sospiro continuando a guardarmi.
– Va bene, – disse alla fine in tono scherzoso – veniamo a noi. Sei venuta per farmi la predica, o forse ti serve farti qualche fotografia?
Lo guardo. Leggo nei suoi occhi l’ammirazione per me, per il mio corpo. Sta procedendo bene, penso. Poi maliziosamente:
– Intendi, forse, fare a me quel “servizio”? – dico sottolineando l’ultima parola.
Rimanemmo a guardarci. Poi Alan mi si avvicina. Io rimango ferma, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi, occhi in cui leggo una voglia che ora è emersa chiaramente.
– Perché no? Sono sicuro che ne varrebbe la pena.
Lo guardo ancora. Capisco benissimo quali sono le sue intenzioni, ma poi mi dico che sono anche le mie, perciò… decido di stare al gioco.
Senza dirgli nulla, mi allontano dirigendomi verso la parte dello studio destinata alla messa in posa. Arrivata in fondo alla parete, poso la borsetta e mi volto verso Alan. Alan capisce subito, e prende la macchina fotografica. Rimane in attesa della mia prossima mossa. Lo fisso negli occhi, poi la patta dei suoi pantaloni e infine il teleobiettivo della macchina fotografica. Chiudo gli occhi rovesciando la testa indietro. Il vestito aderente mette in evidenza le mie magnifiche tette. Poi, incomincio a muovermi lentamente, languidamente, rimanendo sempre nello stesso posto. Allargo le gambe, per quanto me lo permette il vestito che, così, mi aderisce tutto. Intanto Alan ha preso a scattare. Rialzo la testa, incominciando a muoverla a destra e a sinistra, sinuosamente, mentre il mio corpo cerca di adattarsi a quel movimento. Le mani rimaste ferme sulle cosce, incominciano a risalire mentre comincio a palparmi spudoratamente.
Arrivano sulle mie magnifiche tette, e lì si soffermano a lungo giocando con loro e con Alan, ora mostrandogliene una parte, ora un pezzo maggiore, ora togliendogli la visione di esse. Sono già eccitata. Ad occhi chiusi, il respiro affannoso, incomincio a respirare forte. Le mie splendide labbra carnose, valorizzate ancora di più dal rossetto che avevo messo apposta quella mattina, sono semi aperte, e la punta della lingua, ogni tanto, fa capolino. Pastrugno le mie tette ora stringendole ora lisciandole, mentre sento, e penso che sia evidente anche ad Alan, la voglia che monta sempre di più. Perciò, lascio le tette, e le mie mani scendono giù, languide e quasi frenetiche, dove la voglia freme. Arrivate sulle cosce, incomincio a tirare su l’orlo dell’abito. Lentamente, le mie splendide gambe, inguainate da delle calze fumé, vengono alla luce. Cerco di immaginarmi come deve sentirsi Alan con il cazzo duro che tende, è evidente, sempre più i pantaloni. Non c’è niente da fare, quando mi ci metto riesco a farlo rizzare a tutti quelli che voglio. Sono bella, eccitante… sono una troia infoiata! Quasi avesse intuito i miei pensieri, sento Alan mugolare, apro gli occhi, che avevo chiuso un attimo per concentrarmi sulle splendide sensazioni che mi arrivavano dalla fica bagnata, e il mio sguardo sognante si concentra ancora su quella splendida parte di Alan. Istintivamente, tiro fuori la lingua leccandomi le labbra mentre immagino, desidero, di averlo in mezzo ad esse e di poterlo succhiare, leccare, assaporare, godere della sua durezza! Alan sta sudando, ma non smette di scattare. Le mie mani, intanto, hanno fatto risalire ancora di più l’orlo dell’abito, mettendo in luce quella parte delle cosce non nascoste dalle calze. Sono tenute su da un reggicalze bianco. Ora le mie mani sono risalite ancora più in alto, facendogli scorgere l’orlo inferiore delle mutandine di pizzo bianco. Con gli occhi semichiusi, porto le mani sul davanti, e mentre con la sinistra tengo su l’orlo dell’abito, con la destra vado a strofinare la mia bella fica, da sopra le mutandine, che ha tanto bisogno di essere coccolata. Mi sfugge un gemito. Credo che ad Alan sia ormai chiaro, se non altro dal modo in cui stringo nel palmo della mano la mia fica bagnata, dai miei mugolii, che sono ormai partita per la tangente. Con gli occhi socchiusi dal piacere vedo che Alan è rosso in volto.
Poverino, il cazzo deve fargli proprio male, come anche le palle, e lo spettacolo lascivo di una Adriana che non conosceva lo sta mettendo in tensione ancora di più. Ben ti sta, porco! Così impari ad invitare altre quando io ho già predisposto di scoparti per bene! Questo pensiero mi eccita e mi fa mugolare. Ma ormai è un continuo, ad ogni strusciata sulla mia fica è un mugolare e un gemere erotico oltre ogni limite. Non credo ci sia niente di più bello ed eccitante di una donna che, sotto gli stimoli del suo corpo, gode senza preoccuparsi di niente e nessuno. Ed io, ormai, sono in quel territorio del piacere in cui si vive soltanto per il godimento del proprio corpo. Apro gli occhi, languidi di piacere, per vedere Alan a che punto è, e mi rendo conto che continua a scattare. Allora, con la mano, lentamente, prendo a tirare giù le mutandine. Mentre le tolgo, con l’altra non smetto di stuzzicarmi la fica. La voglia di toccarmi meglio e più in fondo, mi costringe ad allargare le gambe, cosicché le mutandine non scendono facilmente. Credo che sia evidente ad Alan, nel teleobiettivo, la smorfia di rabbia, quasi, che ho nei confronti di quelle mutandine che non vogliono intendere di lasciare il loro posto. Con un mugolio di disappunto sono costretta a lasciar perdere un attimo la fica e, insieme all’altra mano, tiro giù freneticamente le mutandine togliendomele. Mi drizzò tutta, facendo scorrere le mani su tutto il mio corpo che vibra di eccitazione, una eccitazione che per Alan deve essere palpabilissima mentre le mie mutandine sono ora a terra dove le lascio come un trofeo alla sua costanza e alla mia voglia di farmi vedere da lui completamente nuda.
Poi le mie mani corrono di nuovo sotto il vestito. Mi accorgo, a stento, che Alan segue ora solo i movimenti delle mie mani sul mio corpo. Bastardo! Maschio fottuto! Devi guardare me! Devi desiderare me! Non una o più parti del mio corpo!
Adesso ti sistemo io! Con piacere sadico tiro giù il vestito nascondendogli la vista delle mie mani e ciò esse fanno. Un nuovo brivido mi scuote mentre nella mia mente contorta mi immagino di essere Alan e di desiderare pazzamente di poter vedere di nuovo la mia fica, la fica di quella splendida donna infoiata che ho davanti a me. Mi vedo bella, seducente, arrapante… !!! mentre, completamente coperta dal vestito, immagino i movimenti frenetici delle dita di quella donna che mi sta facendo impazzire (sia a lui che io stessa) che esplorano la fica in ogni anfratto alla ricerca di sensazioni intense e sublimi ricavandone sensazioni e secrezioni intense, tanto che mi colano giù per le cosce; immagino che devono essere delle sensazioni esplosive, sensazioni che sono evidenti dai movimenti scomposti di quel suo corpo e dalle sue esclamazioni di piacere.
Stranamente, il fatto di immaginare che quelle mani siano di Adriana, una donna fino ad allora irraggiungibile, mentre ora è lì davanti ai suoi occhi che si masturba godendo a voce piena di ciò che il suo corpo le sta donando, il sentire la sua eccitazione, senza poter vedere la sua fica nascosta dal vestito, e immaginare le sue mutandine scostate di lato per permettere a quelle magnifiche dita di toccare ogni angolo di quell’antro umido, mi (gli) procura un’ondata di eccitazione che manca poco che butti la macchina per terra per potermi per lanciare sul corpo di Adriana. Ma… aspetto!
Non voglio perdere il momento in cui Adriana manifesterà il proprio piacere, che, a giudicare dalla sua frenesia, sta per arrivare. Oddio! Questi pensieri mi stanno portando all’apice della pazzia più dolce che esista. Continuo a toccarmi mugolando e sento che…
– Uhmmm… Ahh… Ahhmmmppffff…. Uhhhhhhhh… Sto per venire… – gli urlo.
Un altro flash…
Mi vedo con gli occhi chiusi, i capelli scarmigliati, il volto bellissimo per il godimento. Sono stupenda!
Con una mano vado a slacciare i bottoni della scollatura dell’abito. Mostro ad Alan, finalmente, le mie tette emergere, strette in un reggiseno di seta pure bianco. La mia mano, freneticamente, va a cercare le tette. Altro centro di piacere. La infilo dentro il reggiseno e, ad uno ad uno, li tiro fuori. Così, mentre con una mi strizzo i seni, con l’altra continuo a lavorare la fica.
– Ohhhh… Non resisto piùùù…. – grido, mentre le ginocchia mi si piegano.
Rimango così, in ginocchio, mentre il godimento sopraggiunge.
– Ahhhhhhhhh… Oohhh… Ohhhhhh… Siiiiiiii – grido.
è un grido intenso e roco. Poi non resisto più neanche in ginocchio e mi lascio cadere di lato. Alan è frenetico.
Muore dalla voglia di tirare fuori il cazzo e di sbattermelo nella fica, fra le mie tette, nel mio splendido culo…
Siiii, ti voglio dappertutto!!! Alan mi può vedere tutta benissimo. Nel cadere, infatti, il vestito è risalito su per i fianchi, cosicché le gambe, le cosce, e il mio culo sono di fronte a lui. La loro opulenza, la loro bellezza è eccitante. Alan continua a fotografare i movimenti delle mie cosce che tenevano stretta la mia mano che continua ad accarezzare la fica. Da lì può vedere benissimo la mia splendida fica rossa, incorniciata da un folto bosco di peli in cui vagabondano le mie dita ormai quasi inerti. Il respiro di Alan si è fatto ancora più affannoso del mio. Lo osservo mentre guarda quella splendida donna e nei suoi occhi mi accorgo che desiderava soltanto immergersi in me, per potermi godere appieno… godere di me, della mia fica, delle mie tette, del mio culo… No! Quello non te lo darò… oggi! Godere del mio corpo. Continuava ad osservarmi mentre, lentamente, ritorno alla normalità. Poi Alan incomincia a spogliarsi. Mi si avvicina. Mi prende il volto tra le mani e lo gira, gli occhi ancora chiusi in un paradiso di piacere, le labbra rosse e umide su cui, istintivamente, passo ogni tanto la mia lingua, e la voglia di prenderla diventa inappellabile. Mi afferra il vestito per l’orlo e me lo toglie mettendo in luce ogni piega del mio bellissimo corpo. Poi prosegue con il resto, fin quando non rimango nuda. Nel frattempo, io sono rimasta con gli occhi chiusi, lasciandomi spogliare, preda ancora di quel dolce tepore dopo il godimento e di quella splendida sensazione di essere una donna docile, preda di un uomo voglio che vuole solo fotterla fino a godere pienamente di lei, del suo corpo, della sua fica bagnatissima.
Si. Ora sono pronta! Ho avuto la mia vendetta, ora puoi prenderti la tua e sfogare la tua rabbia… ancora meglio, la rabbia dolce del tuo stupendo cazzo dentro la mia cattiva, perfida fica e, perciò, da punire sfiancandola con il tuo bastone duro e caldo fino a farla… liquefare di nuovo! Siiiii, scopami, siiii… Ora sono nuda di fronte a Alan. Lui ammira ancora il mio corpo, poi, con una mano incomincia ad accarezzarmi le gambe. Dalle gambe risale su per le cosce e i fianchi, poi si insinua in mezzo ad esse. La mia fica è bagnata e calda. Alan immerge la mano nel mezzo, e le dita trovano da sole la strada, una strada bagnata di godimento. Ritrae le dita e se le porta al viso. Mentre Alan annusava la sua mano, io apro del tutto gli occhi. Lo vede così, con la mano vicino al volto e che annusa come un cane.
– Ti piace? – gli chiedo.
Alan accenna di si con la testa.
– Puoi berne quanto ne vuoi. – gli dico allargando le gambe impudicamente.
La persistenza di un desiderio che non si è ancora placato, mi costringe a gesti sfrontati, che mai avevo fatto… ma che avevo sempre sognato di fare!
Alan non se lo fa ripetere. Mi bacia sulle labbra ancora gonfie, immergendomi la lingua nella bocca da cui sono usciti quei gemiti di piacere che tanto lo hanno eccitato. Gli rispondo al bacio facendogli sentire pienamente la mia. Poi gli prendo la testa fra le mani e… che puttana sfacciata! Lo costringo a scendere verso il basso. è sublime! La lingua di Alan continua a leccare ogni lembo di pelle che gli capita a tiro, asportandone il mio sudore asprigno e lasciandomi una leggera sensazione di freschezza. Rincomincio a sentire dei fremiti a causa di quella lingua. Il mio respiro ridiventa affannoso. Alan è ora sul mio ventre e la sua lingua mi solletica l’ombelico.
– Uhhmmmmm… più giù, vai più giù. – lo incito come una troia in calore.
E Alan scende più in giù, vicino alla mia dolce e profumata foresta bagnata, immergendosi in essa. Ora sento la lingua di Alan vicino alla mia fica mentre la lecca tutt’intorno. Il mio bacino ingordo prende a muoversi involontariamente inseguendo quella lingua e cercando di dirigerla verso quel centro in cui desidero si immerga. Che zoccola! Adesso è il tuo bacino a muoversi da se, involontariamente! Non farmi ridere. Sii almeno sincera con te stessa! Dì che vuoi che te la lecchi tutta per bene e che ti sollazzi, magari, fino a domani mattina quando, forse, da quella gran troia che sei, non gli dirai di smettere e di infilarti, finalmente, il cazzo che gli hai tenuto ben teso con tutti i trucchi che conosci, e di farti godere sfondandoti fino all’utero! Troia!
– Ti prego Alan, ti prego… Leccami, leccami lì…
– Dove? Dove vuoi che ti lecchi? Dimmelo… me lo devi dire! Non immaginavo che fossi così calda e bella, bella da morire – mi stuzzicò Alan lasciando per un momento la mia fica.
– Lì… leccami lì, sulla fica… sulla mia fica… ti prego Alan, sto impazzendo dalla voglia di sentirla là. – gli dico allora con voce roca ed eccitata guardandolo negli occhi che ha distolta dalla mia fica per fissarmi. Ci capiamo subito. Vogliamo entrambi la stessa cosa. Siamo uguali!
Non appena Alan immerge la lingua nella fica, ho un sobbalzo.
– Ahhhhh… – urlo – Ahhhhh… Si… Si, così, cosììììì – continuo ad incitarlo ed a incitare la sua lingua, mentre Alan si dà da fare a non perdere la presa sulla mia fica, dato che sono ormai preda di movimenti convulsi che mi stanno portando di nuovo al godimento.
In un attimo di lucidità, mi viene da pensare che ora Alan dovrà ammettere che io non sono come tutte le donne che ha conosciuto… che si è fatto! Io sono la donna più calda che lui potrà mai trovare… davanti al suo cazzo!
Oddio! Sono appena uscita semi svenuta da un favoloso orgasmo, che già sono vicina ad un altro. Ma Alan non è intenzionato a rimanere all’asciutto anche stavolta, per cui, a malincuore, abbandona la mia fica.
– Ehhh.. cosa? Perché mi hai lasciata? – gli chiedo in tono quasi isterico – Ti prego leccami ancora.
Alan mi viene sopra facendomi sentire, finalmente, il suo cazzo duro come la pietra.
– Non ti piacerebbe sentire qualcos’altro al posto della lingua? – mi chiede mentre non smette di strusciarsi addosso a me – Qualcosa di più consistente, di più duro, di più grosso?
Lo guardo, realizzando alfine ciò che intende.
– Intendi dire… questo? – gli chiedo afferrando con una mano il suo cazzo.
– Si, intendo proprio quello.
– Uhhmmm… – mugolo mentre continuo a stringere il cazzo di Alan – si… lo voglio, dammelo subito… sbattimelo nella fica e dammelo… dammelo, dammelo fin quando non ti dico di smettere. – gli dico ormai eccitata.
– Non ti preoccupare, ne avrai fino a fare indigestione. – mi dice Alan.
Si solleva un po’ e, togliendomi il cazzo di mano, lo indirizza verso il mio buchetto incandescente. Lo manovra su e giù per la mia fica, mentre io, senza smettere di gemere, mi contorco tutta nella disperata voglia di averlo dentro.
– Ti prego, Alan, ti prego… Ahhhhh, non torturarmi… dammelo, infilami, infilamelo dentro… lo voglio sentire tutto, tutto… OOhhhhhhh… Ohhhhhhh.
– Non temere Adriana, te lo farò sentire sino in gola. – mi rassicura Alan preparandosi a penetrarmi.
Lo sistema all’entrata e… con un colpo secco me lo infila tutto dentro.
– AAAHHHH!! – grido abbracciandolo e allacciandogli le gambe in vita – Aaahhhh… Uhhhhmmmm… siiii… Cosiiii…
Continua cosiiiiiiiii!!! – urlai ancora per il nuovo colpo infertomi da Alan.
– Ti piace? Ehhh, ti piace? Dimmelo! – mi chiede Alan continuando a infliggermi altri colpi.
– Siiii, siiii… Mi piace, mi piace, mi piace… Mi piace questo tuo grosso cazzo… Continua così, trafiggimi…
Ahhhh – non posso fare a meno di urlargli e di gridare ancora più forte ad un altro affondo di Alan.
Nella stanza c’è solo il rumore dei nostri respiri, dei miei gemiti, mentre a me non pareva ancora vero di stare a gustarmi un cazzo come quello dopo tanto tempo di astinenza e di ditalini.
Credo che Alan l’avesse già previsto… visto l’esperienza che si ritrovava… maledetto fottutissimo e magnifico bastardo… ! Io ero sul punto di venire. Mi agitavo frenetica sotto Alan cercando di assorbire completamente ogni colpo del suo cazzo. Ma alla fine dovetti cedere. Non c’è la facevo più a resistere al piacere che mi stava montando nella fica, nelle viscere, nel cervello.
– Ohhhhh… Alan sto per godere… sto per sborrare sul tuo bellissimo cazzo Alan… Ahhhhhh, Ahhhhhh… Ahhhhh,
Cosììì… !!! – gridai incollandomi completamente al suo corpo – Continua… conti… continua a sbattermi… Ora, oraaahhhaaaa… Sto per godere Alan… Sto per godere HHHAAALAAHHHHAAANNNN… Dio Aaalaan… Vieni, vieni con me Alan… Ahhhh… OOOHHHHAAAAAALLLLAAANNNNN.
– Siiiii… Siiii… Vieni, troia, vieni, godiiii… AHhhhhhhhh. – mi urla pure Alan, e venne dentro di me sborrandomi dentro e continuando a sbattermi fin quando non si esaurì completamente.
Alan si è tirato via da sopra di me. Ora mi sta osservando, mentre, ancora a occhi chiusi, gemo e mi rigiro sfregando le mie splendide cosce. Guardo il cazzo di Alan e mi rendo conto che il sangue sta confluendo ingrossandolo. Si! So come fare eccitare un uomo! Ma penso che oltre la mio corpo, sia soprattutto il mio modo di fare l’amore senza freni, come una vera donna, che lo eccita, oltre naturalmente a quella nuova Adriana che ha appena scoperto! Mi porta la mano sul ventre e incomincia ad accarezzarmi.. Io continuo a gemere. Si abbassa sulle mie grosse e morbide tette prendendomi un capezzolo tra le labbra. Ho l’impressione che il capezzolo si ingrossi ancora di più, se possibile, mentre lui lo impasta con la lingua e i denti. Porta l’altra mano sull’altra tetta e gioca anche con questa, passando la lingua da una all’altra. Decido di ritornare alla realtà.
– Hai un cazzo e una lingua magnifica. – gli dico.
– Non vorresti farle sentire la tua? – mi chiede Alan.
Una voglia nuova si fa largo in me mentre, impulsivamente, mi lecco le labbra mettendo fuori la mia lingua rossa con sapienza, da vera puttana.
– Si, non ho ancora assaggiato il sapore di questo splendido cazzo. – gli dico afferrandoglielo e gettandomi sopra a leccarlo come un’assatanata – Oh, ma è già duro!! Finalmente un vero cazzo! Sapessi da quanto tempo non ne facevo tre di seguito. – gli dico decidendo di comportarmi spudoratamente come una puttana di strada.
– Vuoi dire che i tuoi amanti non te ne danno abbastanza?
– I miei amanti? – rispose Adriana china sul cazzo di Alan – Mmmmmm… ma mmmmmm… non… Ahhhuummm… ma per chi mi hai presohhoooo… ioooohhooomm… sono una brava ed onestaaahhuuuummm… ragazzaaahhh… – riesco a dirgli fra una leccata e l’altra mentre la voglia mi sale sempre di più ed eccitandomi a fare la parte della brava ragazza che succhia il cazzo al primo che incontra.
– Come hai fatto fino ad ora, calda come sei? Ohhhhh… Adriana, hai una lingua… Sembra un serpente… Uuuhhhh, siii, cosìììì… continua.
– Uuhhhh… Ahhhhh… è splendido Ahhhh… ed è duro, sempre più duroooohhhmmm. – gli rispondo mentre con la lingua continuo a girovagare sul suo cazzo insalivandolo, inghiottendolo a bocca piena e, mentre con una mano lo masturbo facendola scorrere lungo il palo, con l’altra gli massaggio le palle che trovo siano grosse e, immagino, godendo di quel pensiero, piene di sperma.
Alan continua, intanto, ad osservare lo splendido lavorio che gli sto facendo. Il vedermi lì, ai suoi piedi, così spregiudicata, senza freni, i capelli scarmigliati, gli occhi spiritati, contribuisce ad eccitarlo ancora di più. Lo sento benissimo.
– Ahhaaa… Mmmmmghluuubbb… Oooohhhhmmmm. – mugolo per eccitarlo ancora di più, per quello che mi permette il grosso cazzo che mi riempie la bocca. Poi incomincio a sentirlo fremere e a vibrare. Capisco che Alan è sul punto di scoppiare.
In effetti non riesce più a trattenersi. La mia lingua divina lo sta portando, irreparabilmente, ad un orgasmo sensazionale. Il suo corpo e il suo bacino si contorcono per le esaltanti sensazioni che gli da la mia lingua. Il vedermi mentre lo succhio come una troia esperta e, soprattutto il sentire la mia bocca e la mia lingua, poi, devono farlo impazzire di piacere.
– Adriana… sto per sborrare… sto per sborrare in quella tua bocca di splendida puttana… Troia, sei una troia,
sssiiii… mi stai succhiando tutto… aahahhahaha…
– Ohhhh… – gemetti tirandolo fuori dalla mia bocca e, volendo giocare ancora con lui – Non vorrai godere subito? – gli dico con il respiro affannoso – Fammelo tenere in bocca un altro po’.
– Mio dio! Sei la puttana più puttana che conosco! Non so se c’è la farò… Adriana sei troppo eccitante.
– Hhhhmmmm… – mugolo di piacere per quelle sue parole strofinandomi il cazzo su tutto il viso e bagnandolo dei suoi umori e della mia stessa saliva.
Alan può vedere la scia lasciata dal suo cazzo sul mio viso infoiato e ne sta godendo. Ora mi porto il cazzo fra le mie splendide tette, e tenendolo stretto fra quelle morbide colline, lo massaggio, di un massaggio divino. Mi affanno su quel cazzo che vedo comparire e scomparire inghiottito dalle mie tette e, ogni volta che viene fuori, sporgo tutta la lingua a leccarlo. Anche questo è un piacere nuovo per me. Non gli do tregua. Sentendo i sospiri e gli epiteti che Alan mi grida, una nuova eccitazione mi nasce dentro, mentre con la lingua non perdo il ritmo.
– Ohhhh… Ohhhh, vengo…. Vengo Aaaddrriiiaaannnaaaahhhh. – urla Alan afferrandomi per i capelli e imprimendo un movimento frenetico alle mie labbra.
Faccio appena in tempo a tirarlo fuori dalle tette che Il cazzo mi sborra nella bocca. Inghiotto forte perché so che questo eccita gli uomini da impazzire, poi prendo a percorrerlo tutto leccandolo frenetica. Lo racchiudo di nuovo e risucchio, asportando la sborra che, immancabilmente, riesco a tirare fuori. Inghiotto e succhio di nuovo. Ad ogni risucchio porto via qualcosa dalle sue palle. Alla fine Alan si lascia cadere, ma neanche allora… la frenesia di una puttana perbene, seppure in calore, mi aveva preso tutta! Non perdo la presa sul suo cazzo, mentre Alan chiude gli occhi lasciandosi andare.
Quando li riapre, mi trova ancora china sul suo cazzo che continuo a palparlo e succhiarlo. Pensa di aver riposato un’ora, invece si trattava di qualche minuto.
– Sei stata fantastica Adriana, una succhiatrice nata. Chissà quanti pompini hai fatto nella tua vita per raggiungere questo livello? – mi dice Alan.
– Chi? Io? – gli rispose serafica lasciando in pace il suo cazzo e tirandomi addosso a lui
– Ti sembrerà incredibile, ma a me succhiare cazzi non è mai piaciuto, fuorché stavolta. Sarà colpa di questo tuo incredibile cazzo, ma non appena l’ho visto mi è venuta voglia di succhiartelo, e quando l’ho avuto in bocca ti confesso che non avrei voluto più lasciartelo. Ti avrei succhiato fino spremerti tutto.
– Ci credo. Me lo hai quasi consumato.
– Vuoi dire che non c’è la fai più? – insinuo.
– Oh, non è questo… E poi tu sapresti farlo rizzare anche a un morto. Il fatto è che mi hai succhiato quasi tutto, per cui dovrai aspettare un po’.
– Oh! – dissi con disappunto – Peccato che non abbia più tempo, altrimenti ti avrei spremuto un altro po’. Sarà bene che mi vesta, è tardi.
– Spero, – dice Alan afferrandomi mentre mi sto alzando – che mi verrai a fare un’altra visita. Sai, – mi dice palpandomi il culo – non ho ancora scoperto quanto sia sensibile questo tuo marmoreo culo.
– Uhhhmmm… – mugolo chiudendo per un attimo gli occhi – Non dire queste cose altrimenti va a finire che ti violento.
Lo faremo la prossima volta questo esperimento, tanto devo venire a ritirare le fotografie, no?
A questo punto entra in scena la mia amica. Quello che vi narro di seguito è la scena come me la sono immaginata io dopo che la mia amica me l’ha raccontata.
Esco. Sono fuori sul marciapiede. Sto per allontanarmi quando sento una voce che mi chiama. Mi volto e vedo Barbara che con una mano mi chiama.
– Ciao Adriana! – mi dice afferrandomi le mani e dandomi due baci sulle guance – Cosa ci fai qui?
– Bé, – incomincio impreparata, poi decido di dirle la verità – sono stata su da Alan a fare delle fotografie.
Che c’è? Non è forse vero? Almeno… in parte? Insomma, fatevi i fatti vostri!
– Oh, sono sicura che sarai venuta uno schianto! – mi dice Barbara con un sorriso che conosco già.
Le sorrido anch’io, pensando che, effettivamente, sono “venuta” proprio come uno schianto.
– è da un po’ che non ci vediamo. Non potremmo vederci qualche giorno? Perché non vieni a casa nostra per il fine settimana. Luigi deve partire, e saremo solo io, David e tu? Dai su, vieni a farmi un po’ di compagnia?
– D’accordo, ci penserò, ma non ti prometto nulla. Va bene?
– Va bene. Allora telefonami, mi raccomando.
– Okay, ciao!
– Ciao!
Barbara rimase sul marciapiede a guardarsi lo spettacolo del mio splendido culo che si allontanava.
Forse l’avrete già capito. Ma si, che l’avete capito. Barbara è una bisessuale. Si. A lei piacciono sia gli uomini che le donne, e io… le sono sempre piaciuta! Ma di questo vi parlerò un’altra volta… forse… se mi scriverete… chissà… !
Non appena fui a una certa distanza, Barbara si infilò nel portone da cui ero uscita e salì in ascensore. L’ascensore si fermò, pensate un po’, al quinto piano. Barbara uscì e suonò il campanello. Un rumore di passi, poi una voce, la porta che si apre:
– Hai dimenticato qualcosa car… – si interruppe la voce vedendo chi aveva suonato.
– Cosa avrei dovuto dimenticare, caro? – rispose Barbara accentuando quel caro.
– Scusami, Barbara. Credevo fosse Adriana. – rispose Alan chiudendo la porta.
– E allora? – chiese ancora Barbara entrando nello studio – cosa avrebbe dovuto aver dimenticato Adriana? Il reggiseno… ? O le mutandine… ?
– Dì un po’… – le disse Alan avvicinandosi e abbracciandola – Non sarai mica gelosa?
– Chi, io? Figurati? – rispose Barbara aderendo al suo corpo – Solo che vorrei sapere se ti sei fatta Adriana o meno. Posso?
– Certamente! E la risposta è… SI!
– OH! Accidenti, a questa non ci avrei mai creduto se non fossi tu a dirmela. Adriana si è fatta chiavare da te?
– A dire la verità, è stata lei a chiavare me?
– Addirittura? – chiese Barbara guardandolo meglio.
– Si. E ti assicuro che è una splendida donna, in tutti i sensi. Proprio come piacciono a te.
– Uhhmmm… – rispose Barbara con un sospiro – E tu credi che… se facessi qualche avance… ci starebbe?
– Barbara, quella donna ha una fica che ingoierebbe te e me in una sola volta. Basta accenderla.
– Dio. – disse Barbara, e prendendogli la mano se la portò in mezzo alle cosce – Senti come sono già eccitata soltanto all’idea di avere Adriana nel letto?
Alan non si fece pregare e, mettendole una mano in mezzo alle gambe, andò a sentire. Effettivamente era bagnata.
– Hai detto… Uhhhmmmm… che le hai fatto delle fotografie? Di che genere? – chiese Barbara con la mano di Alan che la frugava e il suo bacino che seguiva quella mano.
– Fotografie… di quel genere! – rispose Alan ammiccando.
– Ehhh… Mmmmm… e… me le farai vedere, vero? – gli chiese mentre sentiva la sua fica che già grondava all’idea di vedere Adriana nuda.
– Certo che te le farò vedere? Ti ho mai negato la visione di qualche bella fica? Ma… – le rispose Alan baciandola, mentre sentiva il cazzo gonfiarsi – ma prima mi devi dare il tuo bel culo. Quello di Adriana non sono riuscito ancora ad averlo, per cui mi rifaccio sul tuo.
– Siiii… te lo darò… ! lo voglio anch’io… ! Il solo pensare al corpo di Adriana mi mette un fuoco dentro… – rispose Barbara togliendosi velocemente le mutandine e appoggiandosi con le ginocchia su una poltrona.
Subito sentì le mani di Alan sul suo culo e poi il suo cazzo che si sfregava sulla fica.
– Aaahhaaa… non lì, Alaann… Non lììì… hai detto nel culo… ti preegooo, fammelo, fammelo… sbattimelo nel culo, cristo!!!
– Subito, troia.
E portandosi sull’umido buchetto, con un colpo solo penetrò dentro. FINE
Adriana, sei straordinaria. Sai eccitare come nessuna: sei una donna sensuale e caldissima.
Sono passati alcuni anni e mi chiedevo se scrivi ancora, o meglio ti descrivi, come solo tu sai fare. Mi piacerebbe saperlo.