E’ notte. Da un pezzo. Se fosse una notte di qualche secolo fa sarebbe una notte silenziosa. Una notte che non fa rumore. Una di quelle notti buie e silenziose dove le tenebre avvolgono le case quando il sole cala e non lascia illuminazione se non la debole luce di qualche torcia in strada.
Invece è una notte del ventunesimo secolo dove i rumori sono quelli di una città che ancora vive, Vive e fa rumore. Una notte illuminata da tanti lampioni, insegne luminose e fari di automobili. Luci che filtrano tra le persiane di un appartamento qualunque di una città frenetica che vive 24 ore su 24. E lei è lì, ferma, davanti a me, che mi guarda con il suo corpo sinuoso, piccolo, ma con un seno grande ancora coperto da una maglietta corta, di quelle che restano alzate all’altezza del seno, gonna corta e stivali neri con il tacco alto.
Il bagliore di una macchina che passa l’illumina. Piccola, giovane, capricciosa, vogliosa di completare il suo disegno erotico che ha sempre desiderato. E’ da quando era piccola che desiderava questo momento. Il desiderio di una fanciulla ora adulta che la sua mente non ha mai smesso di desiderare. Ed ora è ferma davanti a me, ma lo sarà per poco. Questo è l’attimo in cui si attiva la mia fantasia.
Adesso desidero vedere come la sua bocca accarezzerà la mia erezione di cui lei stessa è artefice. La sua bocca, le sue labbra, come sarà la sua lingua? Credo che inizierò ad abbracciarla, a baciarla prima sulle labbra, poi sul collo mentre le mie mani scivoleranno sui suoi fianchi, per poi afferrarla per le natiche stringendola a me. Poi alzerò la maglietta, perché ho voglia di prenderla e stringerle dolcemente i capezzoli.
E’ ferma davanti a me, a pochi metri da me quando ho voglia di sentire il profumo della sua pelle giovane, di lei, che mi guarda negli occhi in quest’attimo in cui mi passano per la mente tanti pensieri. Credo che la porterò sul tavolo, la farò sdraiare e mi servirò del suo corpo adorandone la pelle giovane e vellutata.
Ci ripenso. Il tavolo è duro e freddo. Ma lei è bellissima, con la sua gonna corta e gli stivali a tacco alto. Come se lo sapesse quanto mi fa impazzire quest’abbigliamento. Le lascerò gli stivali, mi piacciono, ma la gonna la alzerò e le sfilerò gli slip.
Le bastò un gesto per cambiare la mia opinione su di lei. Le bastò un dialogo nato per caso. Le bastò toccarmi il braccio per indurmi a desiderarla. Una piccola intesa che stentava a crescere, ma crebbe fino al nostro incontro notturno dove lei è qui, davanti a me, in un appartamento qualunque, in una notte qualunque.
Avrei voglia di stracciarle la maglietta, ma lascio stare. Devo spogliarla dolcemente, potrebbe scappare, deve aver fiducia in me quando la spoglierò e la lascerò nuda con i suoi stivali neri. I tacchi mi piacciono un sacco. Sono seducenti.
Voglio possederla, penetrarla e stare dentro di lei, desiderarla come un predatore che afferra la sua preda per divorarla. Ma io desidero stare dentro di lei. Adesso la spoglierò, piccola com’è la prenderò in braccio e la porterò in camera da letto, l’adagerò sul letto e l’amerò.
Il bagliore della macchina non la illumina più. Avanzerò verso di lei e lascerò che il mio istinto prenda la guida. In una notte come le altre, potrebbe essere proprio ora.