Vorrei raccontare attimi di vita vera con nomi di fantasia per ovvi motivi…
Mi chiamo Marco, ho vent’anni, sono alto 1. 85 biondo occhi verdi, insomma quello che si dice un ragazzo carino, ma ho delle zie e cugine più carine delle quali dirò nel corso dei miei scritti.
(Chiedo anticipatamente scusa per la forma del mio scritto)
Io abito in una cittadina del nord, in un condominio abbastanza piccolo, ci sono 9 condomini, quasi tutti imparentati tra loro e con me.
Un uggioso martedì pomeriggio, non sapendo cosa fare, essendo libero da impegni universitari, decisi di recarmi a far visita alla mia nonnina la quale abita in un paesino poco distante.
Dopo venti minuti in auto giunsi a casa della nonna Marta; parcheggiai nei pressi dell’abitazione e la raggiunsi sotto una fitta pioggerella.
Entrai in casa, da queste parti non si chiudono mai le porte, e chiamai la nonna per salutarla, non ottenendo risposta entrai oltre e sulla porta del soggiorno mi bloccai.
Rimasi per un attimo impietrito di fronte a quella visione, poi cominciai a mettere a fuoco e vidi mia cugina Marina, di cinque anni più vecchia di me, piegata a novanta gradi che stava facendo un delle pulizie; notai subito che indossava dei pantaloni color panna che le entravano fra le natiche disegnando un culo da urlo; non si notavano segni di mutandine, quindi pensai che indossasse un perizoma, ed un paio di scarpe da tennis in tinta con i pantaloni, ed una magliettina aderente blu che lasciava scoperto l’ombelico.
Non so per quanto tempo rimasi a guardare ed ammirare, a me parve lunghissimo, fu marina che accorgendosi di me mi risvegliò da quello stato di torpore.
Ciao! Non ti avevo sentito entrare. Come mai da queste parti? Vieni qua fatti abbracciare! Non mi diede il tempo di risponderle che già mi stringeva fra le sue braccia, ed io cercavo invano di ritrarmi per non farle sentire l’erezione fortissima che mi aveva procurato.
Chiesi allora della nonna, per togliermi dall’imbarazzo della situazione, anche se lei non aveva cambiato atteggiamento e quindi ero convinto che non avesse sentito nulla.
Marina mi disse che la nonna era uscita da poco per andare dalla sua amica Rosanna per prendere il tè e fare quattro chiacchiere.
A quel punto allora le dissi che sarei passato un altro giorno e di salutarmela.
Marina mi disse: ma dai dove vuoi andare? Rimani a farmi un po’ di compagnia, ti va? Beviamo qualcosa, sono stanca di pulire. Ok dissi mi fermerò un attimo.
Marina prese dal frigorifero due coca-cola e ci sedemmo sul divano.
Lei aveva i capezzoli inturgiditi, forse per reazione al fresco del frigo, che premevano sulla maglietta quasi a volerla perforare ed io non riuscivo a non guardali, al che lei mi disse: cosa fai, guardone?
Io risposi: non è che passi inosservata sembrano due ciliegie!
Lei allora senza dire nulla mi mise una mano in mezzo alle gambe e disse: hai ancora il cazzo durissimo come quando ti ho abbracciato, vedo che ti faccio un certo effetto.
Non riuscii a dire nulla, un emozione, una sensazione come una scarico elettrica mi percorse la spina dorsale ed il mio cazzo divenne se possibile ancora più duro.
Marina intanto continuava ad accarezzarmelo dandomi sensazioni bellissime ed attimi indimenticabili.
Pian piano cominciò a sbottonarmi i pantaloni e poi non riuscendo più ad andare oltre per la mia posizione sul divano mi disse: alzati imbranato non vedi che non riesco a liberare il tuo amichetto! Ma non lo hai mai fatto? Sei vergine? Io mi alzai non capendo ancora bene quello che mi stava dicendo, e nel frattempo lei mi aveva già tolto pantaloni e boxer e mi stuzzicò: non male cuginetto, bel cazzone! Ma non è che non l’ha mai usato? Sai come si fa?
Sentite le sue provocazioni non ci vidi più, la presi per le braccia e le dissi: alzati troietta, fatti spogliare. Le tolsi la maglietta ed il reggiseno di pizzo nero, portando alla luce due bocce da terza misura sodissime; con la lancia in resta mi abbassai a succhiarle i capezzoli, alternavo succhiotti lunghi per scaldarli, poi vi soffiavo sopra per raffredarli; lei gradiva molto la cosa emettendo lunghi sospiri.
L’afferrai e le tolsi i pantaloni, sotto non portava nulla, mi si presentò un triangolino di pelo nero molto curato e la sua fighetta completamente depilata e già lucida d’umori.
Continuai allora a baciarle le gemelle ed intanto con la mano destra le massaggiavo la fica a mano aperta, con il medio a separarle le grandi labbra e piano piano penetrandola, trovando una michetta molto calda ed accogliente che avvolgeva il mio dito. Con la mano sinistra, nel frattempo le massaggiavo il suo culetto, alto e sodo e con un dito le segnavo tutto il suo morbido anello finché lentamente la penetrai nel suo secondo canale e lei esplose in gemito di piacere.
Dopo qualche minuto di questo trattamento mi disse: ti voglio! Ed io risposi: che cosa vuoi? Voglio il tuo cazzo disse, dammelo!
La feci inginocchiare sul divano e la penetrai da dietro, la su fica era calda e morbida e mi diede delle sensazioni paradisiache, stetti fermo per alcuni istanti a godermi il massaggio che le sue morbide pareti mi davano poi lei disse: muoviti, cavalcami sfondami, fammelo sentire tutto! Non mi feci pregare ed incominciai a pompare e nel frattempo iniziai ad infilarle il pollice nel culo, gia lubrificato dai suoi umori; intanto pompavo e lei incominciò a gemere e a dimenarsi assecondando i miei colpi.
L’afferrai per i fianchi ed iniziai a pompare con colpi forti e lunghi molto cadenzati facendolo quasi uscire completamente da quel nido caldo, fino a quando lei disse: più forte ti prego dammelo più forte! Sbattimi sto venendo! Sto venendo! Vengo!!!
Fu un orgasmo molto lungo ed inteso che ed io ormai prossimo le dissi: tesoro sto venendo anch’io! Allora lei si girò e si sfilò, prese il mio fratellino e se lo portò alla bocca cominciando a succhiare come un indemoniata e quando sentì il mio corpo irrigidirsi per l’imminente orgasmo se lo tolse dalla bocca ed incominciò a smanettarle, dopo pochi colpi venni in un lago di sborra che riversai, da lei guidato, sulle sue tette e sulla sua pancia rimanendo in piedi a fatica mentre lei mi puliva la cappella con leggeri colpi di lingua, quando ad un tratto sentimmo: Bene bravi ci si diverte?
Qui le porte non si chiudono, era entrata… FINE