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Beba

Certo, saltando da una chat all’altra, avrei sicuramente voluto conoscere una donna carina, intelligente, simpatica e disponibile.
Ma di solito sono solo sogni, utopie.
La realtà riserva conoscenze che non vanno oltre la chattata, o se lo potrebbero, la distanza lo impedisce, magari Verona-Catania.
A volte trovi qualcuna di gradevole, ma l’incontro non si realizza, era solo un gioco anonimo.
Ovviamente qualche volta l’incontro si realizzare, ma sarebbe meglio non essersi mai conosciuti.

Ma a volte…

Questa è la storia di una di quelle volte.
Come al solito iniziata per caso e con una grande dose di fortuna.

Mi ero collegato su IRC come faccio spesso a stavo dando una spazzolata ai canali che controllo di solito: coppie, trans_it, gayveneto.

Ero su #coppie, ma non vedevo nulla di buono.
Stavo guardando la finestra principale quando collegarsi Bice con un indirizzo che conteneva -vr-.
Bene provo a mandarle subito un benvenuto, e miracolo, mi risponde cordialmente.
Ci scambiamo qualche parola, qualche domanda, qualche richiesta.
Tutto con molta semplicità ed una certa decisione.
Provo a chiederle un email e lei me l’ho da senza problemi.
Quando lasciamo la chat le scrivo subito (meglio battere il ferro finchè è caldo).

Dopo svariate email, in cui ci comunicavamo la reciproca voglia di conoscersi, lei senza esitare mi dà il numero del suo telefonino.
Non posso crederci. Senza neanche avere nessuna conoscenza della persona a cui lo stava dando.
Imprudente. Ma per fortuna mia. E comunque, ovviamente, la sua fiducia è ben riposta.
La chiamo, un po’ di imbarazzo da entrambe le parti.
Le parole stentano ad uscire.
La telefonata dura poco, ma è stata sufficiente, per sentire reciprocamente le voci.
Un altro passo avanti.
Ci sentiamo ancora un paio di volte e poi decidiamo, finalmente, di incontrarci.
Appuntamento in un punto non lontano da casa sua.
Abbiamo entrambi un impegno quindi sarà un incontro breve, 10 minuti.
Arrivo prima io. Scendo dalla macchina e attendo.
Arriva lei, inconfondibile, la sua cabrio blu si vede lontano un chilometro.
Si ferma davanti a me. Già a guardarla sulla macchina mi sembra molto carina.
Scende. è molto bella.
è vestita sportiva, pantaloni e scarpe a terra.
Capelli biondo ramati lisci (quasi rossi a dir la verità).
Direi che è il tipo di signora a cui gli uomini riservano un secondo sguardo,
ma che essendo decisamente di classe, non osano andare oltre.
Noto anche che è una donna molto prosperosa. Il seno c’è e si vede ed il maglioncino a V aiuta a vederlo.
Ci salutiamo, iniziamo a parlare come se ci conoscessimo da una vita.
I suoi occhi verdi sono affascinanti.
Le chiedo tra le prime cose come mai una donna come lei si collega ad una chat erotica.
La risposta è evasiva. Troppo. Nasconde qualcosa.
Dopo un po’ di chiacchiere ognuno va verso i suoi impegni, con una mezza promessa di reincontrarci.
Dopo almeno un mese rivedo il suo nick su un altra chat.
Mi chiedo sarà lei ?
La contatto in privato e le chiedo “ma sei tu la beba che … etc. etc. ”
“si” mi risponde “ti ricordi ancora di me ? ”
Eccome se mi ricordavo. E stavolta non l’avrei mollata.
Era chiaro che era in ricerca, dovevo solo scoprire cosa cercava e fino a che punto lo cercava ed era disposta a proseguire.
Ci accordammo per trovarci in un famoso negozio di fiori e piante, comodo ad entrambi, e dove si poteva passare inosservati o casualmente trovarsi
senza dare nell’occhio o scatenare pensieri maligni in qualche osservatore.

L’incontro fu caloroso: io ero contento di rivederla e lo era anche lei.
Decidemmo di andare a bere qualcosa li vicino.
Chiacchiera dopo chiacchiera lei si lascio un po’ andare e scoprii che era divorziata e soprattutto in spasmodica ricerca della persona “giusta” per
riaprire una coppia.
Ma certe parole mi fecero capire anche che era una donna a cui mancava molto il contatto fisico con un uomo.
Approfittai di alcune sue lacune sul mondo internet per offrirmi come insegnante.
Mi disse di andare a casa sua mercoledì a mezzogiorno (eravamo di lunedi) che i suoi bimbi rimanevano a scuola in tempo pieno.
Ci andai, appena entrato capii come sarebbe finita.
L’abbigliamento non era propriamente riservato ad un insegnante.
Camicetta aderente e scollata, un bottone di troppo slacciato per non colpire, considerato il notevole seno che si intravedeva.
Gonna appena sopra il ginocchio, apparente sobria, ma con un spacco che appena si sedeva le scopriva bene le gambe.
Oltretutto essendo comunque soda al sedersi la gonna diventava molto “mini”.

Mi fece vedere la casa velocemente (gran bella casa come le era adeguata).
Arrivammo in mansarda dove c’era il computer.
Lo accendemmo ci sedemmo l’uno vicino all’altro.
Dopo aver iniziato a spiegarle alcune cose, un paio di volte, per farmi passare il mouse le toccai inavvertitamente (la prima volta! ) il seno con il
braccio e lei non si scompose. Anzi mi sembrò si fosse avvicinata ancora di più alla tastiera così anche volendo non potevo prendere il mouse senza
passarle a
struscio tutto il seno.
Ad un certo punto mentre impugnavo il mouse, ed ero praticamente sopra di lei (visto come mi aveva “bloccato” il passaggio), lei girandosi si pose con
il viso a 10 cm dal mio.
Era il segnale, le presi la nuca con l’altra mano e dolcemente le spinsi la testa verso la mia (se avesse voluto rifiutare avrebbe avuto il tempo per
farlo) finchè non sentii le sue labbra sulle mie.
La baciai con passione e lei fece altrettanto, e cosi con trasporto che si sentiva il suo desiderio.
Lascia il mouse e le premetti la mano sul seno, avevo ragione era notevole.
Mentre slinguavamo con foga, iniziai a slacciarle la camicetta lasciandola in reggiseno.
Poi le presi una mano e gliela portai sulla mia patta, lei si fermo.
Si staccò dalle mie labbra e mi disse “Stiamo correndo troppo”.
Forse lo pensava, forse era una parte.
Le dissi “No. Entrambi vogliamo correre, lasciati andare, io ti desidero”.
Le parole erano studiate, ma reali io in quel momento la volevo e non credo che sarei riuscito a smettere.
Ripresi a baciarla e le rimisi la mano sulla patta.
Questa volta la sua mano si mosse da sola, evidentemente anche lei non voleva fermarsi.
Le presi i seni tra le mani, poi le slaccia il reggiseno.
Il seno era grosso, ma si vedeva che tenendoci lo curava con ginnastiche ed altro.
Ci affondai il viso, le leccai i capezzoli ben evidenziati su una grossa aureola marrone chiaro, lei spinse la mia testa contro il suo petto.
Mi alzai e la feci alzare e le dissi “Ora stai ferma un momento”.
Le slacciai la gonna facendola cadere per terra.
La accarezzai i fianchi non piccoli (aveva avuto due gravidanze), ma comunque armoniosi e proporzionati.
Le appoggiai il viso sopra le mutandine, ma in modo che mi sentisse con i suoi organi sessuali.
Le feci capire di andare verso il divanetto poco distante e la feci sdraiare.
Mi inginocchiai davanti a lei e mentre con una mano le accarezzavo con dolcezza tutte le gambe con l’altra entrai ancora più dolcemente sotto le
mutandine.
A questo punto lei fece ancora una formale ritrosia.
Ansimando disse “Fermati Alberto”.
Feci finta di non sentirla e mentre ancora mi teneva la mano ferma, appoggiai le labbra sulle sue cosce ed iniziai a baciarla con piccoli baci veloci,
passando la una coscia ad un altra e avvicinandomi sempre di più e con più intensità alle sue mutandine.
Le dissi “lasciati andare” e ripresi a baciarla.
La sentivo ancora un po’ titubante, forse dopo l’eccesso ormonico dei primi minuti stava realizzando che saremmo finiti a letto e forse le nascevano
degli scrupoli.
Dovevo riuscire a convincerla a lasciarsi andare, se ci riuscivo questa volta poi non ci saremmo più fermati.
Lasciai le cosce e tolsi la mano da sotto le mutandine, per farla sentire più sicura.
Ritornai sulla bocca, ma prima di baciarla ancora le dissi “Sei stupenda”.
E la baciai appassionatamente, appoggiandole il petto sul suo seno, per coinvolgerla ancora di più.

La sentii e capivo dai movimenti a scatto della sua lingua che avrebbe voluto dire “siii”, quindi era solo questione di non bruciare le tappe.
Continuando a baciarla l’accarezzai a lungo partendo dai capelli, scendendo delicatamente lungo il viso, proseguendo con piccoli giochi sui seni e
scendendo alla fine ancora alle mutandine.
Infilai ancora la mano sotto di queste.
Piano.
Giochicchiai un po’ con i peli guadagnando pochi millimetri alla volta.
Sentii le labbra sotto i polpastrelli.
Nessuna protesta.
Le toccai delicatamente, con il medio passai tra le labbra senza forzare.
Risalii con le dita, e riscesi con due aprendo un po’ di più le labbra.
Sentii il suo ventre che si sollevava per aumentare il contatto.
Era fatta, ora nessuno ci avrebbe più fermato.
Avevamo superato il punto di non ritorno.

Entrai con le dita, bagnandole dei suoi umori, il suo pertugio si dimostrava accogliente, morbido.
Le sfilai le mutandine, agevolato da lei.
E finalmente mi misi davanti alla sua vulva ed iniziai a leccarla.
Ero molto eccitato.
Era la prima volta che andavo con una donna oltre i 40 anni, e ne ero veramente contento. Avevo scelto la trovato la donna giusta per iniziare.

Dopo averla leccata per bene e contemporaneamente titillando con le dita il clitoride, lei mi fece alzare.
E qui avvenne una cosa che speravo succedesse, ma credevo fosse chiedere troppo alla fortuna.
Mi mise in piedi davanti a lei e mi calò i pantaloni.
Rimasi in boxer e lei mi massaggiava da sopra il tessuto il cazzo.
Ad un certo punto apri il bottoncino lo estrasse e in un attimo lo prese in bocca.
Era molto eccitata, le tirai la testa verso di me.
E qui capii che avevo di fronte una donna bella, disponibile, calda, ma soprattutto brava ed esperta.
Il pompino che mi fece era degno di una marchettara.
Soprattutto mi stupì il fatto che riusciva a prendermelo in bocca quasi tutto.
Dovetti fermarla. Troppo brava, glielo dissi “Se non ti fermi ti vengo in bocca e vorrei aspettare ancora un po’ ! “.
Lei capi lo lascio andare, fini di slacciarmi la camicia lasciandomi nudo.
io le slacciai il reggiseno mentre lei si stava sdraiando con le cosce aperte.
La presi senza indugio. Entrò con un minimo sforzo, era molto bagnata.
Mi mossi piano, ero ancora eccitato dal suo pompino.
Spingevo a fondo piano ed uscivo quasi completamente, mi piaceva molto sentirla gemere e contrarsi quando la penetravo fino in fondo.

Proseguimmo a lungo cambiando molte volte posizione, alternando penetrazioni a leccate ai reciproci sessi.
Ad ogni leccata alla sua vagina approfittavo di bagnarle anche il buchino posteriore sperando di riuscire a concludere in bellezza l’incontro.
Ogni tanto le inserivo dentro un dito per saggiare la sua disponibilità.
Ero tentato di credere che mi avrebbe dato anche il culo, quando le inserivo il dito lei spingeva il culo contro il dito che entrava meglio.
Oramai il buchino era ben lubrificato e lo sentivo cedere bene sotto le mie dita.
Le diedi una bella leccata e questa volta fermo sul buco del culo, inserendogli per quanto riuscivo la lingua dentro.
Mi misi in posizione con le sotto a gambe aperte.
Ma invece di spingere nella vagina, lo puntai un po’ più in basso.
Spinsi con calma, ma senza esitazione.
A volte se chiedi o dai il tempo di riflettere ti viene detto di no.
Senza che lei avesse detto nulla ero dentro con la cappella, quando lei disse: “piano ti prego”.
Mi aveva detto “piano”, non fermati. Quindi era un’autorizzazione in piena regola.
Continuai a spingere. lei si contrasse un po’, capii che doveva abituarsi.
Mi mossi allora pianissimo avanti e indietro, ma senza avanzare, cosi i suoi anelli anali avrebbero potuto abituarsi.
Quando sentii che oramai sentiva solo il piacere ad ogni colpo avanzai di un po’ finche tutto il cazzo fu entrato.
Finalmente le venni dentro.
Era troppo anche per uno come me che faceva sesso con molta cura e attenzione.
Crollai su di lei, baciandola con ardore e trasporto.

Una giornata cosi non l’avrei dimenticata tanto presto, e credo neanche lei. FINE

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