Silvio parlava spazientito al telefono. Possibile che quella capra non capiva?
“No… non è quello il problema… ti dico di no. Pinga. Ho già provato… pingare pinga… riesco addirittura a telnettare… Non è giù la rete… sennò non pingavo, scusa… ma figurati! Ti dico che telnetto! Dammi retta! Controlla! Deve essere andato giù il listener sulla porta 80. ”
Attese quello che gli diceva l’interlocutore, scuotendo il capo.
“Senti” riprese “ma tu come stai loggato? Come super user? Ecco… fai come ti dico io… sloggati e riloggati come utente normale. Sloggati e riloggati. Ora prova. Cosa fa? … ”
Attese.
“Si allooppa? è crashato! Che ti dicevo? Noo! Pingare pinga! Pingare ti dico che pinga! Ci telnetto! Va in telnet che è una spada… No. Il nostro router va bene… Io invece scommetto che ti si è sconfiggato il server. Ribootta e controlla. ”
Attese.
“E chi altro ha le permission di admin? Nessuno! Allora devi per forza averlo sconfiggato tu… ”
Attese.
“Ma nooo. Che dici? La password viaggia scramblata. Non possono averla sniffata. E comunque gli accessi sono tutti loggati. Così trappano l’errore se crasha il sistema. Dammi retta. Prova a riconfiggare. Checka come stanno settati i flag. Se vuoi ti mando uno script che ti riconfigga tutto in batch. Guarda è semplice… te lo mando gzippato… te lo uploado tu te lo unzippi lo runni e fa tutto lui… però prima devi remmare le linee per Linux e scommentare quelle di Solaris. Se te lo vuoi downloadare tu per me è lo stesso, ti do il path, altrimenti te lo uploado io… facciamo prima… come vuoi… ”
Attese.
“No… devi killare i processi se no ti si succhiano tutte le risorse… come dici? … Sei matto? ? ? … Non devi ricompilare il kernel! Come ti viene in mente di ricompilare il kernel!! ? ”
Un dubbio s’insinuò nella mente di Silvio.
“Senti, ma tu sei sistemista NT, vero? ”
Ascoltò la risposta e sorrise. Aveva indovinato.
“Come dici? Certificato Microsoft? Addirittura? Complimenti vivissimi!!! ” Se avesse potuto vedere la faccia di Silvio in quel momento l’interlocutore avrebbe colto quanto sarcasmo c’era in quei complimenti.
“Sai… te l’ho chiesto perché… ” e qui Silvio scandì, quasi sillabando “Io non conosco Windows NT”. Continuò. “Magari se mi serve un consiglio… una dritta… un aiuto… ” Silvio rivolgeva smorfie e sberleffi alla cornetta del telefono.
“Grazie… sei gentilissimo… grazie della tua disponibilità… ” l’atteggiamento di Silvio era vistosamente una presa in giro. “Comunque, per quel problema… guarda… per me è come ti dico io… non può essere il bus… pingare pinga… pinga… pingare ti ho detto che pinga… Te lo giuro! … Pinga! …. Va beh, allora ciao eh! … Ciao…. Ciao! ”
“Testa di cazzo incapace… vai a divertirti con i giocattoli di tuo zio Bill Gates! ” mormorò schifato Silvio appena richiuso il telefono. E solo allora si accorse che non era solo in ufficio…
“A Silvio… ma come cazzo parli? ”
La Signora
La signora era nuda, al di fuori di un paio di autoreggenti velate blu e di una ricca collezione di monili: collane, bracciali, orecchini, anelli. In più una mascherina nera le copriva gli occhi, rendendola, complice anche la semioscurità, non riconoscibile. La signora era una donna piacente, alta e fiera, di mezza età, laddove per mezza età si intenda quella zona grigia e indefinita che va dai quaranta ai cinquanta. Probabilmente il doppio degli anni che aveva il giovane che in quel momento lei stava cavalcando.
Lui era un gran bel ragazzo. Scuro di capelli e di carnagione, coi lineamenti regolari e virili. Un fisico con il quale madre natura era stata generosa, e che era evidentemente stato cesellato anche da molta assidua palestra. Spalle larghe e robuste, braccia possenti, torace imponente, vita sottile, gambe lunghe e tornite, e soprattutto un cazzo lungo e duro da mille e una notte.
Su quel cazzo la signora si stava impalando con lenti e voluttuosi movimenti del bacino, facendolo scivolare dentro e fuori le labbra della sua figa umida, mentre il giovane se ne stava immobile, seduto semisdraiato sul divano, con gli occhi socchiusi e il respiro affannato. La signora invece teneva gli occhi ben aperti e un’espressione attenta e concentrata, sotto la mascherina, come se, malgrado le luci soffuse, non volesse perdersi nemmeno un dettaglio di quello che stava facendo.
All’improvviso, da pochi metri di distanza, giunse un lungo gemito.
“Vengo… ooooh…. vengoo… vengoooo… veeeh…. ngooohh! ”
La signora accolse quei suoni con un gesto di stizza. Sul divano vicino, sistemato traversalmente, la sua amica, una vispa biondina quattro anni più giovane, anche lei con mascherina sul viso, aveva raggiunto un altro orgasmo. Se la stava spassando con altri due giovani, meno aitanti del suo, ma comunque ben messi. Era stesa languidamente sul divano e mentre un biondo riccioluto le stava dando gli ultimi colpi di lingua tra le cosce, lei sollazzava con la bocca e con la lingua il cazzo dell’altro, un giovane maghrebbino con la pelle molto scura.
Anche attraverso la porta della stanza, che dava sulle altre sale del club privè, arrivavano in continuazione gemiti e mugolii di voci maschili e femminili. La signora scosse la testa e riprese, con ancora maggiore impegno e determinazione, il va-e-vieni della sua figa sul lungo cazzo del giovane.
Passarono pochi minuti e di nuovo:
“Vengo… ooooh…. vengoo… vengoooo… veeeh…. ngooohh! ”
La signora sibilò acre “Cristo! “, gettando un’occhiata rapida all’amica che, carponi sul divano, lo succhiava al ricciolone mentre si faceva prendere alla pecorina dall’arabo. Intensificò ancora il ritmo della sua cavalcata e, lentamente, sul suo viso, sempre seminascosto dalla mascherina, cominciarono a comparire i primi segni di piacere. Comiciò piano ad ansimare, poi a mugolare, poi le sfuggì un lungo “Aaaahhh! ”
“Si venuta, signò? Teni ‘a fregna fracica… ”
La parlata dialettale e il tono rude e volgare del giovane di Rocca di Papa ebbero l’effetto di una secchiata di acqua gelata sui suoi bollori. Sentì montarle dentro una rabbia incontrollabile.
“Zitto! Zitto! Zitto! ” comincio a dirgli. Prima sibilando, poi sempre più ad alta voce “Zitto! Zitto! Zitto! … ZITTO! Devi stare zitto!! Quante volte te lo devo dire? ! ZITTO! ”
“Ma che cazzo te sò dittu de male… ”
“Non devi parlare, quando scopi con me, Marcello! La tua calata burina mi smonta, lo vuoi capre? ! Mi è tornato tutto indietro… Cristo! ”
La signora si sfilò dal giovane e si sedette sul divano, distrutta, col fiatone.
Proprio in quel momento tornò a farsi sentire l’amica.
“Vengo… ooooh…. vengoo… vengoooo… veeeh…. ngooohh! ”
Era sdraiata sopra al nordafricano, col quale era avvinta in posizione di sessantanove, mentre l’altro, il biondo, in ginocchio sul divano dietro di lei la sodomizzava con lunghi e cadenzati affondi del suo lungo arnese.
La signora allungò la mano tremante verso un pacchetto di Marlboro che giaceva su un tavolinetto a fianco all’abat-jour e se ne accese nervosamente una.
Marcello, seduto accanto a lei, provò a convincerla.
“E daje! Scopamo! Steva a ì tutto bè… ”
“Vattene, Marcello! Non ti far vedere! Vattene, ho detto! SPARISCI! ”
Marcello si alzò e si avvicinò alla porta, scuotendo la testa e mormorando “Quissa è proprio scema rintronata…. “. Il suo cazzo enorme, ancora in erezione, ballonzolava vistosamente mentre camminava.
Quando il suo attrezzo sproporzionato entrò nello spettro di visuale della porta, i mugolii provenienti dall’altra sala si azzittirono di botto. Silenzio. Poi cominciarono a sentirsi urletti di ammirazione da tre o quattro voci femminili diverse. “Oooooh! Wow! ”
Qualche attimo dopo, quando l’intera sagoma di Marcello fu visibile attraverso la porta, gli urletti si trasformarono in invocazioni. “Vieni, Marcello! ” “Vieni da me, bel cazzone! “Qui, Marcello, ti prego… “. Addirittura una voce maschile, sebbene grottescamente effeminata, gridò provocante: “Quanto sei grosso, Marcellone! ”
Marcello esitò sulla soglia. Si girò un attimo, solo per scorgere la Signora seduta sul divano, che si teneva la testa tra le mani, disperata. Marcello stava per dirle qualcosa, quando dalla sala attigua giunse una nuova invocazione. “Dai Marcello, non farti supplicare! “. Marcello tornò a guardare in avanti e annunciò cupo: “Essime”. E con la sua lancia in resta scomparve nella semioscurità dell’altra sala.
La signora spense con rabbia la sigaretta, fumata nemmeno a metà. Si alzo in piedi e si rivolse al groviglio di membra umane che dava spettacolo sull’altro divano.
“Dai, Katia… andiamocene! ”
La biondina si stava gustando una superba doppia penetrazione. Era seduta a cavalcioni sul cazzo del ricciolone steso sul divano, mentre l’altro, con un piede sul pavimento e un altro a scavalcare i due sotto di lui, la pistonava con evidente soddisfazione nel culo col suo cazzo bruno.
Rispose ansimando.
“Ti prego, Dani… un altro minuto… un minuto e poi… e poi… “. Prese fiato un attimo e continuò.
“Vengo… ooooh…. vengoo… vengoooo… veeeh…. ngooohh! ”
* * * * *
La signora e l’amica si stavano risistemando il trucco. In quel club i servizi erano rigidamente separati per uomini e donne, malgrado nelle sale regnasse la più assoluta promiscuità. La biondina, visibilmente di buon umore, stava parlando. Aveva un accento snob finto-settentrionale.
“Oggi mi sono proprio divertita. Non vedo l’ora di raccontare tutto a mio marito, stasera. Ci scapperanno almeno un altro paio di scopate. D’altra parte è l’unico modo che mi è rimasto per smuoverlo un po’. Ha sempre il lavoro in testa. L’azienda, l’azienda, l’azienda… che palle! ”
La signora taceva, scura in volto. L’amica fece un risolino e continuò.
“Quando gli dirò che mi sono fatta un marocchino sono sicura che si sborra nelle mutande. Mohamed è stato fantastico. All’inizio mi faceva un po’ schifo, ma poi appena mi sono sciolta… mi dava addirittura più gusto. Mi sono fatta anche venire in bocca. Ci pensi? Ho bevuto la sborra di un nero. Che troia che sono… ”
La signora non proferiva parola.
“Forse non dovremmo essere così duri con gli extrcomunitari, sai? Quelli con un cazzo come quello di Mohamed dovremmo proprio tenerli… ”
Un angolo della bocca della signora si piegò di due millimetri verso il basso, esprimendo il suo disgusto.
“Che godute! Dio… che godute! Oggi ho avuto almeno sette orgasmi… ”
La signora si girò di scatto e la fissò attraverso lo specchio, con uno sguardo glaciale e tagliente. La biondina cambiò subito tono.
“Oh… vuoi dire che anche oggi tu non… oh, ti prego, scusami… non sai quanto mi dispiace… ero sicura che… non me ne sono accorta… ero troppo presa a… Dio mio, Dani! Ma quanto tempo è che tu non… ”
“Lasciamo perdere, Katia. Ti prego. Lasciamo perdere… ”
* * * * *
“Mi creda signora, mi ero raccomandato! Gliel’avrò ripetuto almeno mille volte… ma d’altra parte, signora, non posso mica cucirgli la bocca… Però, davvero, Marcello è un gran bravo ragazzo… serio… sapesse come si dà da fare all’autofficina dove lavora. Lui lo fa per arrotondare… la madre è vedova… vuol mettere da parte un po’ di soldi per sposarsi… anche la suo ragazza all’inizio non era per niente contenta…. ma poi ha accettato che lui venisse qui… si vogliono un bene… ”
Il gestore del club, un omino basso e calvo con due ridicoli baffetti neri, gesticolava imbarazzato tentando di rabbonire la signora. Con scarso successo. La signora non sembrava per niente commossa da tutti quei dettagli di vita privata.
“Possibile che non riuscite a trovare qualche ragazzo meno ignorante? ”
“Con un fisico e un… attributo così? Mi creda, signora, esemplari di quel genere non si trovano mica all’università… e poi come posso fare? Mica posso mettere gli annunci sul giornale… ufficialmente questo è un circolo culturale di adulti consenzienti… se si sapesse che pago dei giovani per… partecipare alle feste… finirei in un attimo a Regina Coeli. Devo muovermi con discrezione… far girare la voce nelle palestre… mica posso andare in giro col metro da sarto a misurare… ”
“Però con le ragazzine come ti impegni, eh? Ce ne sono sempre di nuove… tutte giovani e carine… come mai? ” La signora aveva un tono duro e accusatorio. Il gestore del Circolo Culturale alzò le braccia.
“Ma quello è un altro discorso! Quelle si trovano facili! Mi creda signora, c’è la fila… devo mandarle via… studentesse, segretarie, commesse, sposine giovani… quella è merce facile! è il maschio che non si trova! Sembra strano… ma è così… glielo giuro! ”
La signora fece una smorfia incredula, ma fece cadere il discorso. “Beh… si dia da fare… mi sto annoiando a venire qui. Sono stata chiara? ” E senza attendere risposta si girò per uscire.
“Signora! ” la richiamò l’uomo. Lei si fermò e si girò. “Volevo dirle che… ecco… ho visto suo marito in TV, l’altra sera, da Bruno Vespa. è veramente grande, signora. è il più forte… ”
La signora lo guardò, sospettosa. Era sincero o stava cercando di adularla? O, peggio ancora, c’era la velata minaccia di ricattarla per la notorietà del consorte? Nel dubbio, la signora mormorò un gelido “Grazie… ”
“Lei che dice, signora? Alle prossime elezioni glielo rompiamo il culo ai comunisti? ”
La signora alzò il mento con orgoglio e rispose, sillabando elegantemente: “Ci puoi scommettere quelle palle rinsecchite che ti ritrovi! ” Si girò e con austera alterigia si diresse verso l’uscita, sbattendo ritmicamente i tacchi sul pavimento, seguita dall’amica.
“Che donna! ” pensò. Come gli sarebbe piaciuto avere l’eta, il fisico e le dimensioni per essere lui a darle tutti i sollazzi che cercava. Purtroppo la realtà era ben diversa. L’omino sospirò sconsolato. FINE