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Parole e pensieri

Avvertenza: questo racconto riporta fedelmente, tra parentesi ed in corsivo, i pensieri da me formulati e rimasti inespressi, quelli causati nella mia mente dal susseguirsi degli eventi e che non ho avuto la forza (o il coraggio, o il buonsenso) di esprimere verbalizzandoli al mio ragazzo.

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Tra una mezz’ora arriverà Stefano. I miei sono andati al mare ed io, con la scusa che devo preparare un esame, sono padrona assoluta della casa per un intero week-end. Purtroppo sono poche le occasioni che abbiamo di stare veramente da soli durante l’anno, a parte le vacanze, che trascorriamo insieme da due anni, e qualche ora rubata in un Motel, il cui costo però incide troppo sulle nostre finanze. Stefano ha la nonna in casa, malata, che non si muove mai, ed i miei, nonostante una casa in montagna ed una al mare preferiscono restare in città con gli amici. Questa, dunque, è una vera e propria occasione.

Ne parliamo da giorni, pianificando questa “avventura matrimoniale”, ed ogni giorno, presi dall’entusiasmo, modifichiamo ed integriamo i piani del giorno precedente. In realtà so bene come finirà, di là di tutti i piani fatti: sesso, sesso, doccia insieme, breve spuntino, sesso, coccole ed ancora sesso. è sempre così che va a finire quando si presentano queste rarissime occasioni. Non che mi dispiaccia, anzi. Amo molto Stefano ma, per una volta, vorrei provare a trascorrere una vera giornata “matrimoniale”, come la chiamiamo noi, in cui il sesso sia presente, certo (che diamine! ), ma non il solo elemento caratterizzante. Vorrei provare ad andare a fare la spesa insieme, preparare insieme un buon pranzetto, mangiare su una tavola ben imbandita per noi, berci un caffè ed un bicchierino di liquore ascoltando un po’ di musica, e poi … certo, anche il sesso, dolce ed abbondante! Forse vi farete l’errata impressione che non mi piaccia far l’amore con Stefano: non è così! è solo che vorrei trascorrere una giornata … come dire … più completa.

Sono le nove e mezza. Ho fatto un bagno profumato ed ho indossato una camicetta di seta blu chiaro su una corta gonna in tinta, più scura. Anche le calze sono blu, leggere, trasparenti, sensuali. Ho avvertito strane vibrazioni mentre le indossavo, le stiravo sulle gambe con movimenti avvolgenti a salire fin sulle cosce: gli piaceranno, lo so. Metto nel CD un disco con canzoni d’amore famose suonate con la chitarra classica (adoro il suono caldo e sensuale della chitarra acustica) ed attendo. Sta ormai per arrivare.

Suona il citofono. è arrivato. Apro il portone e, mentre sale, sono colta dalla stessa ansia euforica che mi coglie quando incontro Stefano: lo amo!

“Ciao, amore” mi dice con uno di quei sorrisi che mi hanno conquistata, e che solo lui sa fare.

“Ciao, gioia” rispondo abbracciandolo ancora sul pianerottolo ed inebriandomi con il suo famigliare CK One. Le nostre labbra si uniscono in un bacio lieve, che sempre mi fa girare la testa, e non è un modo di dire!

(Dio, che bello! Come mi piace stare tra le sue braccia, come mi sento amata, protetta! Oggi si è pure fatto la barba, cosa che odia, e le sue labbra sono tenerissime).

Ha portato una torta gelato, che mettiamo subito in frigo. Ci sediamo poi sul divano, mentre gli accordi di chitarra fanno da sottofondo ai nostri sguardi, e di nuovo mi abbraccia e mi bacia. La sua lingua, questa volta, si fa più insistente, intrigante, ed il bacio è più voluttuoso che dolce. Ho le labbra ed il mento bagnati dalla sua saliva. Anche lui ha gli occhi chiusi. Sento l’aspro sapore del suo profumo sulla lingua.

(Che voglia! Mi piace! Chissà se sarà sempre così o se si stancherà di me. Chissà quando succederà. Tra un anno? Due? Cinque? Sarà una cosa graduale, di cui non ci accorgeremo se non voltandoci indietro, un giorno, ricordando com’era? Mi piace la sua dolce aggressività. Mi sento desiderata. Non era così che immaginavo l’inizio della giornata, ma va bene lo stesso, mi piace. )

“Ti voglio, amore, ti desidero” mi sussurra all’orecchio mentre mi bacia il collo: riconosco questo tono di voce, lo riconosco e mi trasmette sempre le stesse piacevoli vibrazioni.

“Anche io ti voglio, amore, … andiamo in camera … ” rispondo succhiandogli la lingua.

(Forse è meglio così. Siamo troppo eccitati. Forse è meglio fare subito l’amore, così dopo, scaricate le tensioni, saremo più tranquilli e potremo magari andare a fare la spesa, preparare da mangiare … e poi ho voglia anche io. Voglio che mi scopi, con forza e con dolcezza).

La sua mano si è posata sul mio ginocchio. Il bacio si fa sempre più carico di tensioni. Ecco, ora le sue dita risalgono lentamente lungo la coscia, so che gli piace sentire il contatto con la seta della calza, so che adora, dopo un lungo, lento ed interminabile percorso di risalita, avvertire d’un tratto, sotto i polpastrelli, il caldo tepore e la consistenza della pelle nuda. La sua mano, ora, si posa aperta sulla calda e morbida carne. Allargo un po’ le cosce per agevolarlo. Mi appoggio allo schienale del divano e sento il mio respiro accelerare. Quasi inconsapevolmente mi esce un sussurro dalle labbra “Siiiiii … “.

(Ti prego, amore. Gioca un po’ con le tue dita. Sfiorami. Sfrega. Scosta le mutandine. Senti come sono bagnata. Ecco. Non ti fermare. Apri. Entra piano. Non toccare il clitoride, non subito. Sfiora le labbra … , aprile … , giocaci … , premi un po’.. , dio … , si … si … ).

La sua mano sinistra intanto sta aprendo la camicetta. I movimenti sono esasperati. La apre. Non indosso il reggiseno. Si colma la mano con il seno e lo schiaccia, lo preme, lo solleva, pizzica il capezzolo, ne controlla il turgore, lo tira, lo torce, poi, abbandonate le mie labbra, si tuffa con la bocca sul seno, lo succhia, lo lecca, mentre la mano destra continua a giocare con le labbra della figa.

(Piano, amore. Fai piano. Non essere così impaziente. Leccami il seno, dolcemente, spalma la lingua sulla sua consistenza, leccalo piano, su tutta la superficie, avvicinati al capezzolo, sfioralo con la punta. No. Non così forte, ti prego. Non ora. Aspetta che l’eccitazione sia al massimo. Ora sii dolce, sensuale. No! Amore … ti prego … non così … ).

Stefano è ormai partito. Come sempre gli succede, soprattutto quando avverte la mia cedevolezza, non si controlla più. Da tanto vorrei dirgli che i miei tempi sono diversi dai suoi, che vorrei sentire l’eccitazione crescere lentamente, ma inesorabilmente, sino al parossismo. Da mesi e mesi vorrei farlo, ma non riesco a trovare le parole adatte, rimando sempre, mi dico che non voglio urtare la sua sensibilità, ed intanto frustro la mia. Ormai da due anni va avanti così e, più passa il tempo più il problema si fa importante per me, ma anche più difficile diventa l’affrontarlo.

D’un tratto, sempre baciando e leccando il mio seno, la sua mano si scosta dalle mie cosce, cerca la mia e la accompagna sopra la patta dei suoi pantaloni: sento sotto le dita il nostro “tronco”, come lo chiamiamo, sempre più duro e pressante contro il tessuto dei jeans.

(No, amore, aspetta … era così bello! Perché hai levato la tua mano? Perché non hai finito? Lo sai che se provo un orgasmo poi mi piace dedicarmi a te, mi eccito di nuovo … perché sempre questa tua urgenza? ).

La mia mano preme sul suo sesso. Lo sento fremere e la sua bocca succhia con maggior violenza il mio capezzolo, lo morde. Slaccio con dita febbrili la cintura, abbasso lentamente la zip ed infilo una mano dentro i pantaloni. L’uccello è così in erezione che il glande esce dalle mutande. Lo libero da quella costrizione e lo vedo svettare potente, pulsante. Ne percorro tutta l’asta più volte ed infine lo impugno stretto accennando ad una lenta masturbazione. Gli lecco il lobo dell’orecchio ansimandogli:

“Anche tu, amore, toccami anche tu … ti prego … “.

La sua mano torna sulla mia grotta del piacere, distratta, quasi controvoglia. Mi graffia con movimenti incontrollati poi, prima che sia troppo tardi, mi blocca la mano sul suo cazzo ed ansima:

“In camera … andiamo in camera tua … ti voglio … amore … “.

(Perché non restiamo qui? Perché non facciamo qualcosa di diverso? Abbiamo tutto il giorno, l’intera giornata per farlo con calma, ora … era così bello … perché non facciamo una sveltina qui, mezzo vestiti, seguendo la passione? Cazzo! Riuscirò mai a dirtele queste cose? ).

“Amore, restiamo qui, dai” mi ascolto sussurrare “facciamolo qui … ti prego … chiavami … leccami … “.

(L’ho detto! Non proprio tutto, non che voglio proprio questo ora, non che mi farebbe morire essere sbattuta sul divano, … ma l’ho detto … ).

“No dai, andiamo di là … ” ormai ha ripreso il controllo, come non avessi detto nulla, come non avesse intuito tra le mie parole … o, peggio, come se non gli interessassero ” … voglio vederti nuda, toccarti tutta, baciarti, leccarti, tutta nuda … dai … ” e mi prende per mano, alzandosi, per andare in camera.

Lo seguo in silenzio, cercando di non ridere per come si tiene i pantaloni sbottonati con una mano.

Giunti in camera mi viene in mente una fantasia che tante volte ho fatto su di lui.

“Senti amore, … facciamo un gioco. Ora mettiamo nel videoregistratore quella cassetta porno che mi hai portata l’altra volta, ricordi? Io esco dalla camera. Tu guardi il film e ti masturbi, mentre io ti spio dalla porta, come cogliendoti di sorpresa … dopo un po’ entro … dai … mi eccita guardarti di nascosto mentre ti fai una sega … “.

(è vero. Quante volte ti ho immaginato mentre ti fai una sega! Chissà se lo fai veramente, anche se dici di no. Mi piacerebbe guardarti … vedere l’espressione del tuo viso stravolta dal piacere che cresce, … la mano che fa su e giù velocemente, sempre più velocemente, fino allo spruzzo finale. Quanti ditalini mi sono fatta immaginando questa scena, anche se una sola volta te l’ho detto, come fosse stata una cosa episodica … ).

“No, dai, … dopo, dopo … ora spogliati … ti voglio nuda … nuda … ” e mentre dice queste parole si è già quasi spogliato. Ecco, ora è nudo sul mio letto, il cazzo in tiro e lo sguardo fisso su di me.

Comincio lentamente a spogliarmi.

(è mai possibile che debba sempre condurre tu il gioco? Certo, lo fai bene. Sono molto eccitata anche io. Mi piace. Ma avrei preferito cose diverse: farmi sbattere sul divano, … spiarti mentre ti spari una sega, … perché le mie fantasie non ti vanno mai bene? Ok! Ora ti faccio morire! So come farti morire! Guarda! Guarda e sbava … porco! ).

Comincio a spogliarmi lentamente. Non è il mio forte lo spogliarello, ma ci sono certi movimenti che sono innati in noi donne, e molto graditi dagli uomini. Ne ho immediato riscontro dal suo sguardo, che non si stacca una attimo dal mio corpo. Quando resto in mutandine prendo una sedia e la posiziono accanto al letto. Fissandolo negli occhi mi siedo, appoggio i piedi sul letto ed allargo le cosce, sfiorandomi il pube sulle mutandine, con movimenti lenti e sensuali.

“Ti piace quello che vedi, vero? … ti piace che mi accarezzi davanti a te … per te … vero porco? “.

Stefano non risponde. La sua mano scivola lenta sul cazzo duro, la bocca semi aperta per una respirazione accelerata, gli occhi fissi sulle mie dita tra le cosce. Scosto le mutandine. Liscio il pelo. La mia figa cola ancora dalla manipolazione cui è stata sottoposta prima, sul divano, e bruscamente interrotta. La labbra sono gonfie di sangue, aperte, lucide, bollenti, sensibili. Le sfioro senza penetrarle, le tiro, le allargo.

(Mi piace. Porco. Mi piace e lo sai. Mi piace leggere l’eccitazione sul tuo volto. Mi piace sentirmi desiderata, stuprata dai tuoi occhi. Mi piace godere del tuo godimento. Ma quando questa sensazione sarà reciproca? Quando farai qualcosa per me? Ora vorrei vedertelo menare sino a sborrare, vorrei vedere i getti bianchi spruzzare a getto. Vorrei vederti il culo. Vorrei vederti giocare con il tuo buco, come a te piace vedere che lo faccio io su di me. Per te è poco virile? Chi l’ha detto? Fallo per me … fallo … ti prego … inculati … inculati … inculati e sborra … per me … per me … solo per me … ).

Questi pensieri accrescono la mia voglia. Parole inespresse che danno il ritmo alle mie dita. Sollevo il culo dalla sedia, facendo perno sulla schiena e spingendo i piedi sul letto. Ecco! Ora sono tutta aperta, offerta. Allungando il braccio prendo un pennarello dalla scrivania. Lo porto alla bocca, lo succhio, lo lecco. Con studiata lentezza, fissando Stefano negli occhi, lo abbasso sino alla soglia della mia figa. Lo sfrego, lo inserisco per qualche centimetro, lo sfrego ancora sul clitoride e poi ancora dentro, sino in fondo. Quando lo tiro fuori è bagnato e filamentoso. Piano lo appoggio all’ano e poi, con un movimento deciso, lo inserisco tutto in culo. Torno con le dita alla figa, lasciando quell’osceno trofeo vibrare nel mio culo, così come vibra il mio corpo. Stefano si alza dal letto. Mi bacia profondamente con la lingua mentre, con la mano destra, muove avanti e indietro l’improvvisato vibratore. Violente scosse scuotono il mio corpo, sento il sudore trasferirsi dal suo petto villoso ai miei seni. Qualche goccia di sudore gocciola dalla sua fronte sulle nostre lingue, che stanno giocando a rincorrersi sulla soglia delle bocche.

(Lo so, lo so che ti fa impazzire. Lo so che ora mi scoperai, due, tre, quattro colpi e verrai dentro di me, mugolando. Lo so e mi piace. Dai allora, maschio, fotti … fotti la tua troia … fottimi … ).

“Scopami … ti prego … mettilo dentro …. Chiavami, chiavami … “.

“Aspetta … voglio leccarti … ” e mi prende, mi depone sul letto, mi apre le cosce e si adagia tra loro.

Sento la sua lingua calda, ruvida, percorrere prima le cosce, risalire, leccare l’inguine ed infine, finalmente, leccare la figa in tutta la sua lunghezza, penetrarla, andare sul clitoride per poi ancora succhiare le labbra e leccare i mie succhi, ancora e ancora e ancora.

“Oh siii … leccami … leccami … ti prego … come mi piace … “.

(Ecco, finalmente ti dedichi a me. No, non andare subito sul clitoride. Quando scendi adesso gemo, così lo capisci. Scendi. Lecca le labbra. Si, così! Hai capito. Bravo. Entra con la lingua. Dentro, più a fondo, non smettere, non smettere … noooo … dove vai. Vedi come mi muovo, come ti vengo incontro, come te lo faccio capire … lecca ancora le labbra, lecca i succhi, entra … entra. Sei stanco. Ora sei stanco. Non lecchi più con libidine. Ora è un dovere. Sento la tensione cadere. Mi dai fastidio ora, non mi piace più. Aspetta. M’inarco. Ti offro il culo. Ti piace, lo so che ti piace. Ecco. La lingua. Penetra. Nel culo. Oh come mi piace. Lecca … lecca … dai … siiii … torna alla figa … ci sono quasi … il clitoride ora, dai … dai … dai … non ti fermare … non ti fermare … non … non ancora … ).

Ti fermi. Ti sollevi sui gomiti. Mi baci. Spandi sulle mie labbra i miei stessi umori. Ormai ti conosco. Da qui in poi è sempre uguale. So cosa dirai, con che tono, cosa farai, la sequenza esatta, potrei scrivertela prima. Certo sono eccitata. Certo, avrò il mio orgasmo. Ma sarà un processo fisiologico, meramente fisiologico. Non sarà una bomba! Da tempo, ormai, e forse mai più, mai più un’esplosione!

“Vuoi il mio cazzo, vero? ” come previsto, da copione “lo vuoi dentro. Vuoi che ti riempia la figa, vero troia? Dimmi che lo vuoi. Dimmelo! Dimmelo troia! “.

“Ti prego … dammi il cazzo … dammelo … riempimi, fottimi, sbattimi, … ti prego … chiavami … “.

(Ti piace sentirmi parlare così. Ti piace da impazzire! E allora fottimi, porco! Sbattimi il cazzo in figa, con violenza, in profondità … fammi mancare il respiro … oddio … oddio … dai, dai, … dai … ).

Il tuo corpo pesa sul mio. Ma non lo sento. Sento i colpi di maglio, violenti, decisi, profondi. Uno, due, tre colpi poi tiri fuori l’uccello quasi completamente, lasciandomi un desolante senso di vuoto. Un istante e lo sbatti dentro con maggior violenza di prima. Uno, due tre, quattro colpi. L’uccello scivola nella sua guaina ben lubrificata. Ogni tanto un rumore bagnato si sovrappone nel silenzio ai nostri respiri. La tua bocca mi tortura un capezzolo, ormai infiammato. Le tue mani sono sotto le mie chiappe per agevolare l’incontro dei nostri corpi. Il sudore è ormai un velo comune tra i nostri petti.

“Troia .. amore … amore … ti sbatto … ti sbatto … ti chiavo … “.

“Si amore, ti sento … ti sento … come ti sento! … chiavami … chiavami … chiavamiiiiiii … “.

(L’orgasmo si avvicina. Non durerà molto. Sta quasi per venire. Devo far qualcosa. Abbasso la mano, ecco, mi masturbo. Si così è meglio. è meglio, molto. Mi piace. Mi piace. Mi sbatte forte. Vorrei … vorrei vedere un ragazzo dietro di lui che lo incula … siiii … diooo … o che ci guarda e si fa una sega. Il suo cazzo scoppia. La sua mano segue il ritmo di Stefano. Oppure no … no … Stefano è sulla sedia. è lui che si masturba. Su di me c’è una donna. Bellissima. è lei che mi fotte! Ha uno di quei vibratori che si allacciano in vita. Si! Il suo movimento è lento, profondo, circolare … come piace a me… Stefano ci guarda. Se lo mena all’impazzata. Mi eccita guardarlo … mi eccita da morire! E questa ragazza? Che seni! Le lecco i capezzoli … li mordicchio … geme … aumenta il ritmo … le piace … dioooo … ).

“Sto per venire, amore. Ci sono … ci sono … vieni con me … vieni … vieni … ” per un istante la voce di Stefano mi riporta alla realtà. I suoi movimenti ora sono parossistici. è vicino.

(Ci sono, ci sono anche io … la mia amante mi sta leccando i seni mentre il fallo artificiale sprofonda sempre più in me. L’abbraccio. La stringo. Non voglio perderla. Solleva il viso intriso di sudore e mi fissa negli occhi … mi ama! Apre la bocca ed un filo di saliva le scivola dall’angolo destro … s’ingrossa … sta per cadere. Lo voglio! Lo voglio! Si! Apro la bocca sotto di lei in tempo per raccogliere lo sputo. Eccomi, eccomi. Anche lei sta strizzando gli occhi. Spalanca la bocca. Non respira più! Il suo corpo s’irrigidisce. La sculaccio violentemente una, due, tre volte: sciaff, sciaff. Ora le ficco un dito in culo Sì la voglio inculare, come fosse Stefano. L’inculo).

Il mio dito penetra in profondità nel culo di Stefano proprio nell’istante in cui avverto violenti getti di liquido bollente contro l’utero.

“Sborro … sborro … prendila tutta … amore … ti riempio di sborra … aggghhhhhhh … ”

“Siii … vengo … vengo anche io … vengo amore … siiii … vengoooooo”.

è un’esplosione di colori e di rumori. I nostri corpi si stringono sino a farci mancare il respiro. Il sudore, la saliva, la sborra che cola abbondante dalla mia figa, tutto ci ricorda la nostra animalità.

Stefano appoggia il viso al mio seno. Il suo respiro si quieta lentamente. Le sue mani percorrono il mio corpo fradicio di sudore con lenta dolcezza.

“Che bello, amore … quanto ti amo! ”

“Anche io ti amo … tantissimo … è stato … è stato bellissimo … amore! ”

(Certo, è stato bellissimo, come sempre. Ma quell’immagine di donna? è la prima volta che ho una fantasia simile quando sono con lui. Prima le avevo solo durante la masturbazione. Ora si è intromessa tra noi. è per lei che ho goduto. è con lei, grazie a lei che ho goduto. Che vuol dire? Glielo dico? Lo tengo per me? Sarà ancora così d’ora in poi? Apparirà all’improvviso e mi farà godere? Non lo so. Certo che … certo che è stato bello! Cazzo! Come mi chiavava! Come mi possedeva! Com’era bella e sensuale ed eccitante! Come mi è piaciuto sentire i suoi capezzoli turgidi sotto la lingua. Come mi piaceva accarezzare il suo corpo pieno, morbido. Mi ha fatto impazzire quando mi ha passato la sua saliva, e quello sguardo … che sguardo! Non lo dimenticherò mai. E Stefano? Stefano che si faceva una sega guardandoci? Dio! Che intensità, oggi! … ).

Stefano si è appisolato sul mio seno. I miei pensieri mi portano lontana, ma la realtà è qui, è lui, sono io, siamo noi! Lo abbraccio forte mentre avverto il sangue rifluire in ogni singola cellula del mio corpo. è proprio vero: la realtà siamo solo noi! FINE

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