A volte proviamo cose che ci fanno capire di colpo di non aver vissuto niente, provato niente, sperimentato niente fino a quel momento. Ora io mi rendo conto che la maggior parte delle mie esperienze in campo sessuale erano delle semplici esperienze cliniche, anatomiche. C’erano i sessi che si toccavano, si accoppiavano, ma senza nessuna scintilla, senza nessun abbandono, senza emozioni.
Come posso farcela? Come posso incominciare a sentire emozioni?
Voglio innamorarmi in modo che la sola vista di un uomo, anche a un isolato di distanza, mi faccia tremare, mi indebolisca, mi faccia sussultare addolcendomi e sciogliendomi qualcosa tra le gambe..
E’ così che voglio innamorarmi, così totalmente che il solo pensiero di lui mi porti all’orgasmo. Chissà, forse ciò che mi è successo stamattina è il preludio al raggiungimento di queste intense sensazioni.
Il mio hobby è la pittura, lo coltivo fin da piccola e negli ultimi anni mi diverto sempre più a fare ritratti di persone. E’ una passione che è cresciuta con il tempo e con la dedizione, frutto di un impegno costante. Questa mattina, mentre stavo dipingendo, hanno bussato alla porta, molto lievemente. Sono andata ad aprire e mi sono trovata di fronte un ragazzo bello, ma timido, che mi è piaciuto immediatamente.
E’ entrato silenziosamente nell’appartamento e non si è guardato intorno, ma senza togliermi gli occhi di dosso, quasi pregandomi, ha detto:
– Mi ha mandato un amico. So che tu sei una pittrice e vorrei che mi facessi un lavoro. Mi chiedo se tu potresti … lo farai? –
Era impacciato nel parlare ed era arrossito. Pensavo fosse un po’ effeminato, qualcosa di molto simile al modo di fare tipico delle donne.
– Siediti – gli ho detto, pensando di metterlo a suo agio. Allora ha notato i miei disegni e, vedendo che alcuni erano astratti, mi ha detto:
– Ma tu sai disegnare anche una figura dal vero, o no? –
– Ma certo – gli ho risposto, e per rassicurarlo gli ho fatto vedere altre mie opere, raffiguranti prevalentemente amici e familiari.
– Sono molto forti – mi ha detto, rimanendo estasiato di fronte ad un ritratto di un atleta nudo muscoloso.
– Vuoi un ritratto? – gli ho chiesto, considerato il suo crescente interesse verso quel tipo di opere.
– Sì certo… cioè, sì e no. Voglio un ritratto, però è un ritratto un po’ particolare quello che voglio. Non so se tu, bè… se acconsentirai –
– Acconsentirò a che cosa? – ho detto un po’ incuriosita dalla cosa.
– Mi faresti questo tipo di ritratto? – e mi ha messo sotto gli occhi il ritratto dell’atleta nudo.
Evidentemente si aspettava da me una qualche reazione. Ma io sono così abituata alla nudità maschile alla scuola d’arte, che ho sorriso della sua timidezza. Pensavo non ci fosse niente di strano nella sua richiesta, se non che per una volta era il modello a pagare il pittore. Era l’unica particolarità, e gliel’ho detto.
Intanto, con il diritto di osservare che è concesso ai pittori o aspiranti tali, osservavo i suoi occhi violetti, la peluria dorata sulle mani, i capelli sottili sopra le orecchie. Aveva un’evasività femminea che mi attirava.
A dispetto della sua timidezza, aveva un’aria sana e piuttosto aristocratica. Aveva mani morbide e agili, e un bel portamento. Mostravo un certo entusiasmo professionale che parve deliziarlo e incoraggiarlo.
– Vuoi cominciare subito? – mi ha chiesto – Ho con me del denaro, e posso portare il resto domani –
Gli ho indicato un angolo della casa dove c’era un paravento che nascondeva i miei vestiti e un lavandino. Ma lui ha rivolto verso di me i suoi occhi violetti e mi ha chiesto con innocenza:
– Posso spogliarmi qui? –
Mi sono sentita un po’ impacciata, ma gli ho detto di sì. Mi sono data da fare cercando tutto l’occorrente per il ritratto. Mi era parso che fosse di una lentezza anormale nello spogliarsi e che volesse la mia attenzione. Gli ho lanciato un’occhiata aperta, come se stessi incominciando a studiarlo, con il pennello in mano.
Continuava a spogliarsi con una lentezza incredibile, come se fosse una splendida occupazione, un rituale. Una volta mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha sorriso, mostrando i suoi bei denti regolari.. La sua pelle era così delicata che si impregnava della luce che pioveva dalla grande finestra e la tratteneva come una stoffa di raso.
A questo punto ho sentito il pennello vivere tra le mie mani, e ho pensato a come sarebbe stato piacevole tracciare le linee di quel corpo giovane, quasi come accarezzarlo. Si era tolto gli indumenti, rimanevano solo i pantaloni e li reggeva come una spogliarellista trattiene le pieghe del vestito, sempre guardandomi fisso. Non riuscivo ancora a capire il lampo di piacere che gli animava il viso.
Poi si è piegato leggermente, ha slacciato la cintura, e i pantaloni sono scivolati a terra. Me lo sono trovato di fronte completamente nudo e in uno stato di ovvio eccitamento sessuale. Quando me ne sono accorta c’è stato un momento di suspence. Se protestavo, perdevo il mio onorario, del quale avevo un certo bisogno, anche se era solo un hobby.
L’ho guardato negli occhi che parevano dirmi: ” Non arrabbiarti”
Così ho provato a disegnare, ed è stata una strana esperienza. Finchè mi limitavo a tracciare la testa, il collo e le braccia, andava tutto bene, ma appena i miei occhi si posavano sul resto del suo corpo, potevo vederne l’effetto su di lui. Il suo sesso era percorso da un brivido quasi impercettibile. Ero quasi tentata di disegnare la sua protuberanza con la stessa impassibilità con cui gli modellavo un ginocchio. Ma la diffidente che era in me era nei pasticci. Pensai che dovevo disegnare con lentezza e attenzione per vedere se la crisi passava, altrimenti avrebbe potuto sfogare la sua eccitazione su di me. Ma non c’era pericolo, il ragazzo non faceva nemmeno una mossa. Era paralizzato e contento. Ero io l’unica ad essere turbata, e non sapevo perché.
Quando si è fatto tardi e ho proposto di interrompere l’opera, si è rivestito con calma e ha ripreso il pieno controllo di sé. E’ venuto verso di me, mi ha stretto la mano educatamente e mi ha chiesto: “Posso venire oggi pomeriggio?” Non ho saputo dirgli di no, anche se avevo diversi impegni… Dopo che se ne era andato, sono stata io rimanere eccitata al pensiero del suo corpo e del suo bellissimo cazzo duro. Ho riguardato il mio disegno ancora incompleto e in realtà ero tormentata dal desiderio. Ma ad un uomo del genere, con ogni probabilità interessava soltanto essere guardato.
Nel pomeriggio il ragazzo è tornato nel mio appartamento per terminare il lavoro lasciato incompleto durante la mattinata. Io cercavo disperatamente di non tradire alcuna emozione e, dal canto suo, anche lui non ha mai confessato la condizione di piacere che gli procurava l’essere osservato da me. Minuto dopo minuto scoprivo nuove meraviglie. Ogni dettaglio del suo corpo era perfetto. Se solo lui avesse manifestato anche il più piccolo desiderio per me! Ma non lo fece…
Mi è sempre piaciuta la violenza, ed era per questo che la situazione con questo ragazzo era la più inconcepibile. Non riuscivo a capacitarmi che lui potesse rimanere lì in piedi, in una condizione di eccitazione fisica, limitandosi a trarre piacere dal fatto che io lo guardassi, come se lo stessi accarezzando.
Più lui si mostrava passivo e riservato, più mi veniva voglia di fargli violenza. Sognavo di violentarlo, ma come si fa a violentare un uomo? Visto che non riuscivo a tentarlo con la mia presenza, cosa potevo escogitare perché lui mi desiderasse?
Mentre dipingevo, mi auguravo quasi che si addormentasse, in modo da avere una possibilità di accarezzarlo, e che lui mi prendesse mentre era ancora semicosciente e mezzo addormentato. Oppure speravo che entrasse nell’appartamento mentre io mi stavo vestendo e che si eccitasse alla vista del mio corpo.
L’unico modo per eccitarlo era guardarlo. E io ormai ero in preda a un desiderio parossistico. Il ritratto stava per finire e conoscevo ogni parte del suo corpo, il colore della sua pelle, così chiara e dorata, tutte le forme dei suoi muscoli, e soprattutto il sesso costantemente eretto, liscio, tornito, duro, allettante.
Mi sono avvicinata a lui per mettergli dietro un pezzo di cartone bianco che proiettasse dei riflessi più chiari, o più ombre sul suo corpo. Ed io alla fine ho perso il controllo e sono caduta in ginocchio davanti al suo sesso eretto. Non l’ho toccato, ma mi sono limitata a guardarlo mormorando: “Com’è bello…”
Visto che lui non si muoveva, mi sono avvicinata, le mie labbra si aprivano leggermente, e con delicatezza infinita gli ho sfiorato la punta del cazzo con la lingua. Lui non si è spostato. E’ rimasto a guardare il mio viso e la mia lingua che usciva dalle labbra per toccarlo carezzevolmente sulla punta del sesso.
L’ho leccato dolcemente, con la delicatezza di un gatto, poi ho preso in bocca una piccola parte e ho chiuso le labbra intorno al suo cazzo. Vibrava. Mi trattenevo dal fare di più per paura di incontrare resistenza da parte sua. E quando ho smesso, lui non mi ha incoraggiato a continuare. Sembrava contento e io ho sentito che era tutto ciò che potevo chiedergli. Sono saltata in piedi tornando al mio lavoro. Dentro di me ero in subbuglio. Mi passavano davanti agli occhi immagini violente, mi venivano in mente dei film pornografici che avevo visto di recente, con figure che rotolavano sull’erba, con mani dappertutto, mutande bianche che venivano aperte da mani impazienti, carezze e ancora carezze fino a che i sessi non si accoppiavano selvaggiamente alla ricerca del piacere.
Ma il desiderio era più forte di me e del mio autocontrollo. Sono tornata vicino a lui muovendomi lentamente, mentre con gli occhi cercavo di non guardarlo in faccia per non metterlo a disagio. Mi sono avvicinata nuovamente al suo sesso, e si è ripetuta l’estasi derivante dalla vista del suo cazzo duro. Di nuovo l’ho toccato, l’ho leccato con attenzione, con passione, facendo partire dal suo sesso scintille di piacere che risalivano lungo il corpo, di nuovo l’ho baciato, chiudendolo tra le labbra come un frutto meraviglioso, e di nuovo egli ha tremato intensamente.
Poi con mio gran stupore, ho sentito una gocciolina lattiginosa di una sostanza salata dissolversi nella mia bocca: preannunciava il desiderio e io ho aumentato la pressione e i movimenti della lingua.
Quando l’ho visto completamente abbandonato al piacere, mi sono fermata sperando che, se lo avessi lasciato in quello stato, avrebbe fatto qualcosa per soddisfarsi. Sulle prime il ragazzo non ha fatto alcun movimento. Il suo sesso tremava ancora e lui era tormentato dal desiderio…poi all’improvviso sono rimasta sconcertata nel vedere che si stava portando la mano al sesso come se stesse per soddisfarsi da solo.
Mi disperavo. Ho allontanato la sua mano e ho preso di nuovo il suo sesso in bocca, circondandolo con tutte e due le mani, lo accarezzavo finchè lui alla fine non ha ceduto e ha eiaculato nella mia bocca.
Mi ritrovavo con le labbra imbiancate del suo succo e lui si è piegato verso di me con gratitudine, con tenerezza, mormandomi: “Sei la prima donna, la prima donna, la prima donna…” FINE