Entrai in quel locale senza effettivamente averne voglia.
Mi accomodai al primo tavolo libero e ordinai un Martini.
Era stata una giornata tremenda, di quelle in cui nulla va per il verso giusto ed il mondo intero sembra avercela con te.
Mi guardavo intorno con la tipica svogliatezza di chi non ha nulla da fare e non ci è abituato.
Il locale però era accogliente, la moquette bordeaux ed il rivestimento in legno alle pareti davano al tutto un tono di calore piacevolissimo.
In diffusione si poteva ascoltare una gradevolissima musica, il locale era silenzioso e tranquillo, in poco tempo mi rilassai e cominciai a godere di quella scelta.
Presi il giornale dalla borsa e mi misi a sfogliarlo come mai avevo avuto modo di fare per i pressanti impegni di lavoro.
Ogni tanto, come sempre si fa in queste situazioni, davo un’occhiata verso la porta di ingresso cercando di intravedere nell’avventore appena entrato una faccia amica o comunque conosciuta.
E fu proprio durante una di queste annoiate occhiate verso la porta che la mia attenzione fu attratta ed i miei sensi scombussolati.
Nel “Koenig” (questo era il nome del locale) aveva fatto ingresso la più bella creatura di sesso femminile che avessi mai visto.
“Buonasera, Carlo” disse al cassiere, “mi fa portare il solito? “.
Il cassiere, anche lui rapito da quella bellezza, fece un cenno di assenso col capo, sfoggiò un sorriso a 360° e la guidò verso il tavolo vicino al mio.
“Deve essere una cliente abituale” pensai tra me, ancora estasiato.
Posai il giornale sul tavolo, e continuai a sorseggiare il mio Martini lanciando, di tanto in tanto, delle rapide occhiate verso quella donna.
Un volto delicato nei lineamenti, due occhi straordinariamente accesi e luccicanti da sembrare dotati di vita propria. Un fisico non statuario ma molto sensuale, caviglie tornite che lasciavano immaginare la prosecuzione verso delle bellissime gambe, fasciate in un paio di calze nere molto velate.
Sembrerà strano, ma la parte di quella donna che mi interessava di più erano gli occhi.
Aveva uno sguardo che banalmente si definirebbe magnetico, ma che io non sapevo descrivere, era di più, molto di più.
Mentre la osservavo, lei si girò verso di me.
Imbarazzatissimo ripresi tra le mani il giornale e ricominciai a leggere.
“Le chiedo scusa, ma dovrei farle notare una cosa” disse lei con la più dolce delle voci.
“Prego, mi dica”
“Ha il giornale al contrario, non se ne è accorto ? ” disse sorridendomi in modo amichevole.
Che figura di merda ! nella fretta avevo messo il giornale sottosopra …. e non me ne ero neanche accorto !
La guardai in quegli occhi ammaliatori e mi resi conto che stava aspettando una spiegazione.
“No, non me ne ero accorto, ero letteralmente rapito dai suoi occhi, mi perdoni”.
“E di cosa la dovrei perdonare ? Mi ha fatto un complimento, mi fa piacere ! ” aggiunse lei.
“Ha degli occhi magnifici ! ”
“Grazie mille, me lo dicono tutti che ho lo sguardo magnetico”
“Allora non sono stato neanche tanto originale, vero ? ”
“No, non direi proprio ! ” e ci mettemmo a ridere.
“Io mi chiamo Alessandro, molto piacere” ed allungai una mano in cenno di saluto.
“Io Angel, piacere mio” e strinse la sua mano nella mia.
“Sola ? ” aggiunsi, temendo che mi rispondesse male o peggio che dicesse di aspettare qualcuno.
“Non si è mai soli, nella vita” ribatté lei.
“Anche questo è vero ! Però io intendevo oggi, oggi sei sola ? ”
“Forse, potrei esserlo, certe volte è meglio stare un po’ soli ! ”
Ero estasiato dalla dolcezza infinita che questa donna metteva in ogni duo piccolo gesto.
Ridemmo, scherzammo, parlammo del più e del meno, senza mai banalizzare il discorso.
Mi raccontò della sua passione per la poesia, mi svelò di averne scritte alcune e scoprimmo la reciproca passione per il web ed i computer.
Era perfetta, ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni sua smorfia mi facevano sentire bene, come mai.
Rapito da quella che era l’incarnazione della femminilità che avevo sempre sognato, quasi non la ascoltavo più, la osservavo con cura, osservavo le sue labbra muoversi, guardavo la sua caviglia nervosa dondolarsi, osservavo le sue mani leggere volare sul bicchiere, sfiorarne il bordo, tornare sul suo ginocchio.
“Hei, mi ascolti ? Sembri in ipnosi ! ”
Mi risvegliai da quel sogno.
“He ? come ? …. si…. si …. scusami, ero sopra pensiero ! Dicevamo ? ”
Mi sorrise come se avesse capito tutto quello a cui pensavo.
“Veramente dicevo solo io ….. tu eri imbambolato ! ”
“Hai ragione scusami ! è che…… scusami se te lo dico….. ma sei bellissima! ”
“E perchè chiedi scusa ? Ti ho già detto che mi piacciono i complimenti ! Sono una donna, alle donne piacciono gli apprezzamenti quando sono delicati”.
Ero realmente, inevitabilmente, assolutamente rapito da quella armonia di odori e forme che era Angel, quando una voce maschile mi fece trasalire.
“Signorina, mi perdoni l’interruzione, c’è una persona al telefono per lei”.
Era il cassiere del locale che era venuto ad avvertire Angel della telefonata.
Si alzò dal tavolo chiedendomi scusa, e si diresse verso il telefono.
La seguì estasiato, la sua andatura, il suo portamento stravolgentemente femminile, era tutto perfetto in lei.
La vidi parlare animatamente, la vedevo incrociare le gambe, appoggiata al muro, la vedevo seccata mettere un dito tra le labbra.
Era bella, la vedevo ammaliatrice, mi isolava dal mondo come solo una donna sa fare ad un uomo.
“Scusami ! ” mi disse rimettendosi a sedere.
“Qualcosa non va ? ” le chiesi.
“No, tutto bene …. tutto benissimo ! ” aggiunse lei, ma si vedeva che era visibilmente cambiato il suo atteggiamento, era nervosa, qualcosa la aveva scossa, probabilmente quella telefonata.
“Posso fare qualcosa per te ? ”
Mi guardò negli occhi fissamente, mi sentì svenire tale era l’intensità di quello sguardo.
“Si ! Ti va di fare una passeggiata ? ” disse Angel.
Tra me pensai che non aspettavo altro, ero raggiante di gioia.
Uscimmo dal locale e ci dirigemmo verso la mia macchina.
“Non sarà mica tua quella Ferrari, vero ? ”
“Perchè ? non ti piace ? ”
“Odio le Ferrari, ed i tipi montati che le usano per fare colpo, preferisco i tipi semplici ! ”
“Allora ho avuto fortuna ! – aggiunsi io – La mia macchina è quella umilissima Clio parcheggiata accanto! E non posso certo vantarmene ! ”
Facemmo un bel giro della città. Mi sembrava tutto più bello, meno caotico, più pulito.
La sentivo accanto a me, sentivo il suo profumo inebriante, sentivo il suo calore riempirmi l’anima.
“Sei fidanzato ? ” mi chiese spiazzandomi per il modo diretto in cui mi aveva rivolto quella domanda.
“No! Non lo sono, sono un single per scelta …. non mia ….. sono le ragazze che scelgono di farmi fare il single ! ” dissi ridendo.
“Non sanno cosa perdono ! – disse lei spiazzandomi sempre di più – ma vedrai che prima o poi il momento arriva per tutti! “.
“Gira quì ! A destra ! ”
Feci come mi disse lei, svoltai prendendo un viale alberato che sembrava essere su un altro pianeta, tranquillo, per nulla trafficato, pieno di verde, come colonna sonora dei cinguettii che completavano il quadro estatico di quel momento.
“Adoro questo viale ! è bellissimo ! Non sembra di stare in città, vero ? ”
“Hai ragione, non sembra la nostra città”
“Fermiamoci in quello spiazzo, si domina la città da lì ! ”
Feci come mi disse. Fermai la macchina, lei scese e come una bambina felice, cominciò a girare su se stessa gridandomi : “Guardaaaaa ! Guarda che belloooooo ! Si vede proprio tuttoooo ! ”
Era dolcissima, bella, delicata, fragile come mai.
Mi si avvicinò con una risata mista al fiatone : “Mi gira la testa ! ” mi disse appoggiando le palme delle mani al mio torace.
“Anche a me ! ” risposi io con un filo di voce.
“Ma tu sei stato fermo ! ” mi disse lei interrogativa
Io le guardai le mani e lei capì subito il motivo delle mie vertigini.
“Ops ! Scusami ! non sapevo di farti questo effetto ! ”
“A me non dispiace ! – le feci notare – Il fatto è che mi piaci proprio tanto! ”
“Wow, grazie ! Ma non sono poi tutto questo splendore! ” disse Angel ridendo mentre rientrava in macchina.
“La bellezza è soggettiva, hanno scritto libri sulla bellezza, da Fidia a Picasso la bellezza è sempre stata soggettiva, non esiste un canone universale di bellezza ! Infatti a te quelli con la Ferrari non piacciono, a qualche tua amica si ! ”
Stavo sforzandomi di tirare fuori delle nozioni di cultura “scavandole” dai meandri del mio cervello offuscati dalla bellezza di Angel che mi ascoltava con attenzione.
Rimasi a contemplare quel volto, rapito dagli occhi magici di Angel, dalla sua posizione sul sedile.
Accesi la radio …… “Sweet Like Chocolate” ….. ci guardammo, i nostri occhi si incrociavano, sguardi passionali riempivano l’ aria, il respiro si faceva ritmico, seguendo il battito cardiaco di entrambi.
Angel passo la sua lingua sul labbro superiore, giocherellava con le dita sul suo ginocchio descrivendo dei cerchi concentrici, abbassò lo sguardo verso la sua mano.
Mi feci coraggio, allungai la mia verso quelle dita impertinenti, le presi la mano e la strinsi.
“che mani calde che hai ! ” mi disse con un sorriso imbarazzato.
Strinse la mia mano tra le sue.
“me le riscaldi un po’? ” mi disse maliziosa.
Il caravaggesco incrocio di mani che si era creato era stupendo, sentivo che le mie mani facevano parte delle sue e le sue erano integranti le mie.
Lei tirò un po’ verso il suo petto le mani di entrambi, mi fece lentamente scivolare nel tunnel delle emozioni più forti che avessi mai provato.
I nostri volti si avvicinarono, i nostri respiri divennero un’unica cosa, lei schiuse leggermente le labbra, come fa un bocciolo di rosa per aprirsi al sole primaverile.
Le nostre bocche si unirono in una comunione di emozioni sfrenate.
Mi sorprese per la passione quasi “primordiale” messa in quel bacio, la sentivo calda e …. Femmina …..
Ci staccammo ed Angel mi disse : “Prendimi ! Adesso ! Ti voglio ! ” Il suo sguardo era cambiato, adesso esprimeva passionalità animale, era in grado di comunicare con i soli occhi, parlava con lo sguardo.
L’emozione di quel momento era fortissima, sentivo distintamente il battito del mio cuore accelerare sempre di più.
Angel reclinò il sedile, mi guardò languida e sbottonò leggermente la camicetta.
Intravedevo il pizzo del reggiseno che lei, maliziosamente, aveva scoperto.
Le carezzai le gambe, la mia mano scorreva lentamente cercando di esaminare la sua biancheria intima.
Sentì distintamente la fine delle calze e timidamente la mia mano tornò indietro fino al ginocchio, per poi ricominciare quella tenera carezza.
La seconda volta mi feci più audace e spinsi il dorso del mignolo contro le calde pareti della sua intimità.
Potevo distinguere il disegno del pizzo ricamato, ne sentivo la consistenza della seta e la sentivo umida.
Mi stavo inebriando di lei, del suo calore, del suo profumo di donna.
Lentamente cominciai a sfilarle gli slip, e appena li tolsi completamente potei avere accesso a quel paradiso velato da una delicata peluria nera.
Mi abbassai, ne assaporai gli umori, succhiando quel bottoncino già proteso verso le mie labbra.
La sentì gemere, la vidi inarcare la schiena in preda agli spasmi, ne sentì il forte ed inebriante sapore quando liberò il suo piacere.
Abbassai il mio sedile per meglio godere di quel monumento alla femminilità, superba ed imperiosa, con le gote arrossate dal precedente orgasmo.
Mi slacciò i jeans, impugnò saldamente la mia virilità e, dopo avere titillato la punta con dita abili, lo ingoiò prepotentemente facendomi vibrare dal piacere.
Sentivo il calore della sua bocca percorrere, per tutta la lunghezza, il mio membro.
Potevo sentire l’interno delle sue guance, sfiorare delicate, il glande.
Sentivo la sua mano accarezzare lo scroto, e le sue dita stringere ad ogni affondo.
Delicatezza e forza miscelate insieme in una sinfonia di emozioni.
Il mio orgasmo non tardò ad arrivare, scuotendomi e facendomi sgranare gli occhi in cerca di un appiglio psicologico che mi facesse fermare il tempo a quell’attimo sublime.
Si adagiò accanto a me, mi guardò tenera e bellissima come solo la più appassionata delle amanti sa essere, sbottonò completamente la camicetta ed abbassò le coppe del reggiseno mostrandomi i suoi seni prorompenti ed imperiosi, terminanti in due capezzoli duri ed eretti, circoscritti dalle areole perfette ed invitanti.
Mi avvicinò quel paradiso alla bocca ed io non disdegnai di dedicarmi a loro, leccandone le punte, succhiandone l’essenza, assaporandone ogni millimetro.
Angel salì su di me, portò una mano dietro la schiena alla ricerca del mio pene, lo trovò e lo fece accomodare in quel vellutato paradiso di calore ed umidità che poco prima avevo assaggiato.
Cominciò un lento movimento, circoscrivendo un otto col bacino.
Le nostre lingue impazzite si toccavano, le nostre labbra affamate si univano, le nostre mani si incrociavano le une nelle altre.
Eravamo succubi di quei momenti, presi l’uno dal piacere dell’altra, il suo godimento era anche il mio, in una perfetta simbiosi di anime, corpi e sessualità.
Godemmo insieme, sincronicamente, lasciandoci cadere abbracciati, sfiniti, ma felici.
Mi risvegliai, avevo la testa reclinata sulla tastiera del mio pc dell’ufficio, non mi rendevo conto di cosa fosse accaduto.
Una voce alle mie spalle : “Valletti ? ! Che fa dorme ? ”
“Mi….. mi scusi Signora , non accadrà più … è che sono veramente stanco, sono due giorni che faccio straordinari ! ”
“Va bene Valletti, vada pure a casa … per stasera basta”
“Grazie direttore, ci vediamo domani …. buona serata ! ”
“Anche a lei Valletti, anche a lei. ”
Richiuse la porta del suo ufficio sulla quale si poteva leggere “Dott. ssa Angel Costantini,
Direttore”. FINE