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Sogno anonimo

è seduta. Le mani legate dietro la schiena. Nella sala buio pesto. Si accorge di non essere sola dagli scricchiolii delle sedie accanto alla sua, dai lievi sospiri che le arrivano dall’oscurità, dagli impercettibili movimenti di persona che non vede.

Un debole chiarore rischiara la pedana rialzata che stranamente le sembra allo stesso tempo vicina e lontana.

Sulla pedana un ragazzo si muove seguendo il ritmo di una musica trascinante e cadenzata (Un bolero? ).

è nudo. Bello. La pelle tesa, i muscoli guizzanti, gli occhi socchiusi.

Come ipnotizzata, lei segue le curve del suo corpo. Si ferma sul membro di lui. è già rigido, per la forza di chissà quali pensieri; ne scorge il glande umido di lucide goccioline.

Il ragazzo comincia a masturbarsi. Le sue mani incalzano, sicure e possenti, stringono e si muovono senza fretta in una sorta di spasimo lento e struggente. Giovani donne lo raggiungono, entrano nel cerchio di luce.

Le vede sollevarsi i vestiti corti, slacciarsi la cerniera dei jeans; dita frettolose si insinuano nelle mutandine, le scostano, le abbassano. Morbide vagine bagnate di desiderio si lasciano schiudere, turgidi bottoncini reclamano carezze, indici vogliosi stringono e titillano.

I sospiri nell’aria, la sensualità densa, il desiderio di sesso come una nuvola torbida.

Una ragazza si stacca dal gruppo, il piccolo seno scoperto, il dito come un pene nel più profondo della delicata, ricciola passerina.

Si inginocchia davanti al ragazzo; per un lungo istante si limita a guardarlo poi gli prende il cazzo.

Sul viso la scia vischiosa, dentro la bocca il sapore di erba. I denti serrati a fermare l’intrusione. Duri. Duro. Morbide le labbra che gli si schiudono intorno. Tra le mani sudate, scivolose, lui è grande, prepotente; spinge, forza, apre. Nella bocca l’odore del prato dopo la pioggia.

La ragazza succhia ed assapora, sospira mentre con il dito di adolescente si carezza veloce.

Seduta, le mani legate dietro la schiena. Il desiderio di sesso come una nuvola torbida.

Tutto il suo corpo, tutti i suoi pensieri concentrati sull’unica parte che pulsa, gonfia, turgida, enorme, spalancata.

Niente passerine, niente vagine, niente femminili farfalline.

TOPA. Sente la topa urlare. Stringe le gambe nel tentativo di placare la furia.

TOCCARE. Si deve toccare. Le cosce bagnate, le mutandine appiccicate come plastica. La tensione allo stremo. Gocce di sudore le scivolano dalla fronte.

TOCCARE. Si deve toccare.

La sedia vicino alla sua si sposta. Avverte una prima carezza. Non sa di chi sia la mano che si muove su di lei. Per un attimo cerca di capire se le dita siano affusolate, da donna o tozze, da uomo. Ma non le importa.

Nel buio qualcuno (Chi? ) le si mette di fronte. Le allarga le gambe. Un viso le si tuffa tra le cosce. è un attimo. La lingua (Di chi? ) comincia a leccarla. Dita esperte schiudono le grandi labbra. Avverte l’aria fredda penetrare in lei; la lecca, si sofferma sul clitoride ardente, si perde tra morbide mucose.

Ti supplico.

La lingua gioca col clitoride, stringe e lecca e spinge e gioca, gioca, gioca, gioca.

Il suo corpo inarcato. Le mani legate dietro la schiena, le gambe aperte, il piacere come un diluvio, un mare di bianco sperma in cui annegare.

“Gianni”, pensa, mentre da sola in bagno, riemerge. Si lava le mani guardandosi allo specchio. Chissà perché non le riesce mai di masturbarsi pensando direttamente a lui.

Lui è… troppo. Il suo torace levigato, le gambe lunghe, il magnifico cazzo scuro, la distraggono. Ha bisogno di fantasie neutre, di mani ignote, di gente sconosciuta. Solo quando raggiunge l’orgasmo pronuncia il nome dell’uomo che ama e quel nome aumenta la dolcezza del piacere.

Nell’orgasmo il corpo di lui assume consistenza e subito dopo sparisce, così come spariscono le fantasie che lo precedono.

Resta ancora un attimo davanti allo specchio. Si trova carina.

Proprio vero che il sesso, da solo o in compagnia, aiuta a combattere le rughe! FINE

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