Accadde un pomeriggio

Al cinema Massimo davano L’Esercito delle Dodici Scimmie. Non potevo perderlo. Era luglio faceva un caldo d’inferno, ma a un buon film di scifi non avevo mai saputo resistere.
E poi Bruce Willis: più invecchiava e più sembrava un buon attore… un po’ come il rhum.
E anche Brad Pitt (almeno da quello che avevo potuto vedere nel trailer) non se la cavava malaccio.
Si un gran bel film.
Come da programma andai a prendere la mia ragazza sotto casa sulla mia vecchia Sally, un’Aprilia Tuareg Rally portata a 80cc, cose truccata che se le avessi fatto indossare un bikini l’avrebbero scambiata per Pamela Anderson. Scusatemi ma preferisco la mia Sally alla Anderson.
La mia ragazza di allora, era il 1996, non si chiamava Adele, ma in questo resoconto la chiamerò con questo pseudonimo: lei aveva un nome molto più assurdo, di quelli che ti fai ripetere due o tre volte prima di afferrarlo.
Era una ragazza bellissima: sinuosa come un serpente, sensuale come una pantera, femminile come un gatto… se fosse stata intelligente almeno come un orango il nostro rapporto sarebbe durato un po’ di più.
Facevamo l’amore dalla mattina alla sera, dalle tre alle cinque volte al giorno, anche otto ore su ventiquattro… non riuscivamo neanche ad andare al ristorante senza sgattaiolare in bagno tra il primo e il secondo per il nostro personalissimo dessert.
Non era stato sempre cose… Lei aveva un certo timore di essere tradita da quando aveva scoperto quanto fossero invadenti e incontrollabili i miei appetiti.
Va bene, ve lo racconto, anche se mi vergogno un po’… però poi torniamo al film, ok?
Per un certo periodo Adele aveva riportato delle irritazioni vaginali piuttosto dolorose per Lei, cose i nostri rapporti erano stati esclusivamente… impropri, per quel periodo.
Non che la cose mi dispiacesse: Adele era un vero talento del rapporto orale… vi ricordate “il Giardino di Calliope”? Bene, la protagonista era Lei, almeno fino all’epilogo…
Un pomeriggio durante questo buio periodo, ci trovavamo a casa sua soli io e Lei.
Adele stava facendo i compiti in vestaglia e pantofole ed io mi fumavo una Marlboro Medium in terrazzo.
Ad un certo punto mi accorsi che il mio desiderio di Lei era divenuto insostenibile: volevo fare l’amore con Adele, le sul pavimento, fino a spezzarmi in due… non riuscivo a resistere.
Eppure sapevo che Lei non poteva, l’avrebbe fatto comunque, anche solo per farmi piacere, ma sapevo che lei avrebbe provato solo dolore.
Poi la guardavo, china sui libri, con i suoi occhiali da lettura… in quei momenti poteva apparire quasi tenera.
-Amore, vado un attimo in bagno. –
Si, non riuscivo a resistere… andai a masturbarmi in bagno!
E che potevo fare? Certo, non era la sua bocca, ma anche la mia mano si muoveva piuttosto bene e sapeva sempre come e dove toccarmi… motto che rimarrò celebre nei secoli (nonché grido di battaglia del mio discepolo Rapaxon, appena entrato alla Bocconi di Milano): “Finché avrò forza in queste braccia! ”
Qualcosa interruppe la mia giubilante atletica appendice: Adele.
-Ma che cazzo fai? !!! Hai la ragazza nella stanza accanto e ti fai le seghe in bagno!!! – Non so dire se fosse più incazzata o si sentisse più mortificata.
Dal canto mio una nuvoletta comparsa sulla mia testa con la scritta “VERGOGNA NEI SECOLI DEI SECOLI” esprimeva al meglio le mie emozioni: ero le, con la mia ragazza che mi imprecava contro, con la mia celeberrima faccia da culo e l’uccello in mano che guardava Adele tutto festante.
Come era entrata? La nonna di Adele era (e se non è morta lo è ancora) completamente rincoglionita, per cui hanno dovuto mettere a tutte le porte le chiusure di sicurezza, quelle che con un’unghia puoi aprire dall’esterno senza difficoltà.
Non mi ero nemmeno accorto che Adele era entrata in bagno: i miei occhi erano chiusi, con la testa reclinata verso il soffitto e la mano che freneticamente martellava fra le mie gambe. Chissà quanto tempo era rimasta a guardarmi senza proferire parola…
A quel pensiero il mio viso accentuò ulteriormente quella sua bella espressione gluteale.
Ogni volta che mi trovo in una situazione imbarazzante mi compare sul volto questa grottesca maschera di sedere e più me lo fanno notare e più si accentua la mia faccia di culo! è un problema che vivo ancora con difficoltà.
Non so quando è cominciato: alle elementari quando si giocava all’A Team a me facevano sempre fare Sberla poi, appena mi toccavano le scene con i bacetti alle compagne ecco che Sberla diveniva Culo.
Una volta mi hanno fatto fare Hannibal Smith e mi toccò un’altra scena con i baci: quello che faceva P. E. Baracus mi guardò e iniziò a ridere come un matto gridando agli altri: “Guardate! Un culo con un sigaro in bocca! ”
Adele uscì dal bagno incazzatissima, io la seguii dietro dietro cercando di spiegarle gli altruistici motivi che mi avevano condotto a quella azione cose irrispettosa e, dopo una buona mezz’ora ero riuscito a quietare la sua ira… non di certo Adele si sentiva adesso meno mortificata.
Seduti sul letto ci baciammo e tutto sembrò passato… almeno per me.
-Amore, ci proviamo? – mi chiese.
-No, Adele… il ginecologo mi ha detto che finchc non si rimargina dobbiamo starcene buoni-
-E no, dai… stiamo attenti! – disse tirandosi giù gli slip.
-Adele, ho detto di no… è per il tuo bene- Lei mi aveva sbottonato i jeans e stava già giocando con il mio caro amico.
-E dai! Ti prego! –
-Nooo… Adele, su… se ti si allarga di nuovo la ferita dobbiamo aspettare un casino di tempo. –
-E se me lo passo cose? – Si era messa a mò di ostrica su di me e si stava passando il glande lungo l’incavo, dal clitoride in giù: era bagnatissima e le guance le erano diventate rosse, stava già sudando, la sua splendida vagina si stava allargando per favorire l’ingresso al mio appetito non ancora soddisfatto.
-Si… cose si… – La mia concessione sembrava più un invito: stavo impazzendo di piacere e, considerato che mi ero masturbato fino a poco prima, non so quanto avrei resistito ancora.
-Amore… – la rimproverai quasi -… lo stai facendo entrare… –
-Poco poco… solo la punta… la ferita è in fondo… –
-Va… bene… la punta, però! –
Tenendolo con l’impugnatura molto alta, iniziò a muoversi su e giù… poi la mano scivolò, non so se per la quantità impressionante dei suoi squisiti umori o per suo malizioso inganno.
-Ah! Amore! –
-Mi è scivolata la mano… – Continuava a muoversi sempre più velocemente ed io non riuscivo a capire se era più piacere il mio o il dolore per le pesanti botte che stavo dando sul fondo. Mentre ci baciavamo e, come sempre, Adele mi riempiva la bocca della sua saliva solo per accarezzarmi il pomo d’Adamo man mano che inghiottivo, sollevai un po’ le ginocchia per evitare di entrare fino in fondo: mi stava facendo veramente male.
Si che il ginecologo si era complimentato dicendoci che Adele aveva una vagina molto profonda e che avrebbe avuto una vita sessuale molto soddisfacente, ma nessuna vagina è profonda quanto è lungo un cazzo! E poi ho sempre avuto il ventre piatto, quindi non è che avessi quel po’ di gustosa pancetta ad ammortizzare i colpi… e non sapete quanto mi piacerebbe avere un po’ di pancetta, quella bella e importante che fa da anticamera al piacere: è bruttissimo quando vado a fare pipe guardare in basso e vederlo sempre, se ci fosse la pancetta a coprirlo sarebbe molto più chic fare pipe lungo la A 25.
-Giù con queste ginocchia! –
-Amore, un’altra di queste botte che dò e diventiamo gemelli siamesi Io ansimavo, ero vicinissimo all’orgasmo e sentivo che sarebbe stato bello abbondante… Adele stava letteralmente impazzendo: quella ferita l’aveva privata del piacere di fare l’amore per più di dieci giorni e, da quattro/ cinque volte al giorno a zero volte in dieci giorni non è che sia facile…
Mi sollevai in piedi portandola in braccio e mi appoggiai alla armadio sopra il letto. Lei stese le gambe all’aria dietro di me: con la coda dell’occhio riuscivo a vederci nello specchio dietro di noi… era fantastico.
La tenevo su solo con il cazzo: con le mani continuava ad accarezzarmi il viso e a baciarmi mentre io con la destra la muovevo su e giù impugnandola come una palla da bowling.
E venni, mentre Lei continuava a muoversi per guadagnarsi il suo orgasmo e a terra iniziava a gocciolare una quantità veramente pazzesca di umori e sperma, tutto mischiato.
Quando venne le ginocchia mi cedettero e cademmo entrambi a terra… avevo la schiena completamente zuppa di quel ben di Dio che avevamo prodotto e a terra ce n’era ancora tanto.
Restammo stesi a terra per almeno un’ora, se non di più, sempre dentro Adele, coccolandoci e scambiandoci tenerezze e baci e chissà quanto tempo saremmo rimasti ancora cose, come due amanti sfiniti e incapaci di smettere di amarsi, se sua madre non avesse avvertito il suo rientro (e quello ancor meno lieto del marito) citofonando.
Da allora Adele mi si concesse di continuo e ovunque, sapendo di poter sempre contare sugli insaziabili appetiti e le mille risorse fisiche di un ragazzo (e spero per me che questa pacchia duri il più possibile! Credo che altri e sette anni di fresca gioventù mi siano rimasti! ) giovane con una fantastica faccia da culo!
Va bene… la storia de “L’Esercito delle Dodici Scimmie” ve la racconto un’altra volta FINE

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