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L’inquilina 40enne

Mi chiamo Marco, ho 23 anni, sono di una piccola città di provincia del Piemonte e desidero raccontarvi la storia mia e della mia inquilina.
Lei è un medico e lavora nell’ospedale cittadino in un reparto che non ricordo, ha una quarantina di anni, nubile, è bionda con gli occhi azzurri, ma non bella; non è proprio quello che si definisce un sex-simbol a vederla, ma – lo saprete meglio di me – la bellezza non è tutto… ci sono doti e capacità nascoste nelle donne che nessuno a prima vista immaginerebbe.
È da un po’ di anni che vive in affitto in un appartamento della mia famiglia e in passato non mi ha mai degnato di uno sguardo, anche perché fino a un po’ di tempo fa – detto tra noi – mi stava antipatica, perciò quando veniva a pagare l’affitto io me ne stavo per i fatti miei in camera mia a guardarmi la televisione.
Recentemente, però, mio padre ha cambiato lavoro e mia madre ha ripreso una piccola attività che aveva interrotto da qualche anno; capitava quindi sempre più spesso che quando l’inquilina veniva a pagare il canone di affitto, ci fossi solo io in casa ad accoglierla.
Durante questi brevi incontri (era sempre di corsa per andare al lavoro o di ritorno dallo stesso stravolta) devo dire che l’ho conosciuta meglio e tutto sommato non era poi neanche male come carattere, anzi, quasi mi piaceva come tipo.
Ovviamente i venti anni di differenza che ci separavano e la mia posizione di “padrone di casa”, seppure in sostituzione dei miei, mi frenavano dal tentare ogni tipo di iniziativa anche se, mese dopo mese, la voglia di chiavarmela almeno una volta aumentava sempre di più, di pari passo con la confidenza che nasceva piano piano.
Fatto sta che un mese fa mi chiede se gentilmente posso andare l’indemani ad aprire l’appartamento a un operaio che deve montarle la cucina nuova; lei è di turno e non si fida a lasciargli le chiavi… le solite storie. Io accetto tanto per farle un piacere, mi lascia le doppie chiavi e se ne va.
Il giorno seguente, all’ora stabilita mi presento davanti al cancelletto del palazzo, arriva il tizio, apro e saliamo insieme.
Mentre lui fa il suo lavoro in cucina, io – senza dare troppo nell’occhio – gironzolo un po’ per casa, curiosando qua e là, cercando di conoscere meglio la dottoressa che ormai da tempo stuzzicava le mie voglie di fica.
Gira di qua, gira di là, capito in camera da letto; la tapparella è abbassata, fa abbastanza caldo (è maggio), e c’è un profumo piacevole ma strano, un misto tra sapone intimo ai fiori e deodorante al pino, ripeto, piacevole e molto, molto femminile.
La camera è sobria, arredo moderno, un po’ di disordine qua e là, ma normale;
“chissà che biancheria intima indossa”, penso già col cazzo quasi in tiro per l’eccitazione di frugare tra le sue cose intime clandestinamente.
Apro prima l’armadio, poi qualche cassetto, e trovo una fila di mutandine nere ricamate, body di pizzo, vestaglie di seta trasparenti, autoreggenti di tutti i colori e… , stupore! , in fondo all’ultimo cassetto, un megavibratore a pile!!!
“Ma allora la troia si stantuffa con questo! “, penso ormai in preda alla eccitazione più nera, quando però vengo distratto da una voce che mi dice:
“senta, io ho finito, ma dove è andato? “.
È l’operaio che se ne sta andando, guardo l’orologio e mi accorgo che sono passate ormai diverse ore, lo saluto e lo ringrazio cercando di non mostrare lo sguardo allupato ed il rigonfiamento dei miei pantaloni e con una scusa banale lo invito ad andare da solo, visto che io mi fermo ancora un attimo.
Appena quello se ne esce, chiudo la porta e mi precipito in camera per farmi una bella sega liberatoria, pensando a quella troiona della mia inquilina.
Non so cosa mi ha preso, ma come un adolescente in preda alle sue prime fantasie, mi spoglio, mi sdraio sul letto – matrimoniale (vive da sola, ma si vede che chiava pure lei) – prendo in mano il mio cazzone ormai duro come il marmo e comincio a muoverlo ritmicamente.
Sono nel mio mondo, sto quasi! per venire quando si accende la luce e…
“ma bravo! È così che mi cura gli operai? “, è lei, la dottoressa è arrivata prima dal lavoro!
“Stavolta sono nella merda” penso rinunciando ad addurre qualsiasi scusa visto lo stato in cui vengo scoperto, nudo e sdraiato sul suo letto. “Dottoressa, guardi, mi perdoni, sono mortificato, non so cosa mi sia successo, sa, il caldo, ecco… io… ”
“Non ti preoccupare – il tono di voce, il passaggio dal lei al tu e lo sguardo fisso sul mio membro scappellato mi stupiscono non poco – in fondo, era da un pezzo che aspettavo che ti decidessi a fare del sesso con me. Adesso ti faccio vedere io come si gode veramente”.
Non posso ancora credere a quello che ho sentito, e prima che riesca a ripensare a quella frase mi trovo l’assatanata quarantenne con le mani già sul cazzo, che me lo dimenano ritmicamente ma senza fretta, con la maestria e l’esperienza che solo un’esperta amante può avere.
“È bellissimo, vedrai: ti farò impazzire”.
È una pompa fantastica, la lingua, le mani, le labbra, tutto fa parte di una tecnica eccezionale, lenta, inesorabilmente lussuriosa; mi sento i brividi lungo la schiena, mi contraggo dal piacere, ancora senza venire.
Sono proprio nelle sue mani, so che da qui non uscirò prima di averla fatta veramente godere, non è il tipo che si accontenta di certo di un pompino… so che questo è solo l’inizio di un pomeriggio fantastico.
La parte più eccitante in questo momento è il suo sguardo: mentre succhia e lecca la mia cappella ormai viola dal piacere mi guarda con quegli occhi che avevo sognato di vedere da vicino, nel momento di un bacio.
Desideravo sentire il suo profumo, il suo odore, ma non immaginavo di arrivare a tanto!
Ormai la mia resistenza è al limite: sto per venire.
Lei avverte l’imminente esplosione di piacere, toglie le mani dalla mia asta ormai completamente lubrificata con la saliva, e le intreccia con le mie, quasi a suggellare il compimento di quella nostra complicità che durava ormai da tempo ma che non riuscivamo a far giungere all’apice.
Di lì a poco esplodo in una sborrata da paura, veramente, con decine di fiotti che sembrano non finire mai; lei beve e inghiotte il caldo liquido con ingordigia, aspettando che esca anche l’ultima goccia e ripulendo tutto per bene con la lingua.
“Sei stata fantastica! ” è l’unica cosa che mi viene da dirle, anche se banale. Cominciamo a baciarci violentemente, con la fretta e la voglia di scoparci di due ragazzini che temono l’arrivo dei genitori; nel frattempo, rigirandoci nel letto, io la spoglio strappandole quasi gli indumenti di dosso, fino a sentire la sua pelle morbida, il profumo del suo sudore, il calore emanato dal suo corpo in preda all’eccitazione più profonda. I suoi baci sembrano non finire mai, e mi viene in mente quella volta in cui aveva proposto di farmi un corso di primo soccorso, compresa la respirazione bocca a bocca.
E quando io non troppo ingenuamente le avevo chiesto con chi mi sarei potuto esercitare, aveva risposto maliziosamente:
“Ma con me, con chi altri? “.
Era una vera maiala, non aveva una bocca, ma una fonte di piacere, una ventosa, una macchina per godere.
E sì che ne avevo avute di esperienze precedenti, ma stavolta si sentiva che la cosa era diversa.
Non potevo non darle una leccatina alla micina, tutto sommato se lo meritava, e anche io non vedevo l’ora di giocare con il suo clitoride e di assaporare il gusto unico dei suoi umori che, nell’accavallare le sue gambe con le mie, mi ero accorto sgorgavano in abbondanza.
Non parlavamo molto, eravamo troppo impegnati a darci piacere l’uno all’altra per parlare.
Non vi dico che razza di labbra (“quelle” labbra… ) questa donna possiede: tutto ben depilato, e meravigliosamente umido, non so quanto tempo sono stato a leccarle la fica, so che quando mi allontanavo un attimo per prendere fiato, lei subito mi afferrava la testa e me la rimetteva tra le gambe, al lavoro.
Niente pause, bisognava godere, godere, godere e basta.
Solo ora mi rendo conto alla grande prestazione che ho dato quel giorno; l’ho penetrata più volte, con furia inaudita, davanti e dietro, con l’ausilio anche del suo megavibratore a pile infilato nel buco rimasto libero.
Con lo stesso mi ha anche inculato intanto che mi faceva un altro pompino, uno dei tanti… ma ormai non aveva più importanza.
Da quel giorno di maggio io e la mia inquilina siamo diventati grandi amici, andiamo spesso in montagna insieme, vado io a ritirare l’affitto a casa sua (pensate, le ho aumentato persino il canone); noi due dimostriamo al mondo che il rapporto padrone di casa – inquilino può essere a volte veramente molto interessante.
La cosa bella è che con lei posso osare qualsiasi cosa, è proprio una vera assetata di cazzo. Non ci sono posizioni che non la stimolino, non c’è pratica estrema o sadomaso che la spaventa: lei ama sperimentare, scoprire, sentirsi al centro dell’attenzione, godere.
L’ultima volta mi ha proposto di andare in vacanza con lei due o tre giorni all’estero: non le ho ancora risposto, ma il solo pensiero mi fa già rizzare l’uccello, che risponde per me:
“Sì, sì, andiamo! ” .
È tutto gente, a presto; devo andare a riscuotere l’affitto. FINE

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