Nadia, trentasette anni, capelli lunghi nerissimi, forme generose ma non giunoniche, sempre elegantissima e ben truccata, era da parecchi anni la segretaria del famoso avvocato Crotti. Non si poteva dire una donna bellissima, però lei sapeva valorizzare al massimo le sue indiscusse qualità, e sembrava contornata da un alone, se non di lussuria, quanto meno di promesse velate.
L’avvocato Crotti, un bel uomo di qualche anno più vecchio, aveva imparato a fidarsi totalmente di lei e di tanto in tanto fingeva di farle la corte. Quando però Nadia faceva finta di cedere alle sempre garbatissime proposte dell’uomo, lui interrompeva il gioco. Si trattava in effetti di un vero e proprio gioco in quanto l’avvocato Crotti, scapolo impenitente, ogni giorno era atteso da una bella donna diversa all’uscita dell’ufficio ed inoltre, probabilmente, desiderava tenere separato il lavoro da ogni coinvolgimento con quella che era, e doveva restare, solo la sua segretaria. Nadia, dal canto suo, al di là della simpatia che poteva provare per il suo principale, tutt’altro che contraria a rapporti passeggeri, desiderava che l’avvocato non entrasse nel novero di coloro che l’aiutavano a disfare il letto.
Una mattina, Nadia, rientrando in ufficio (era uscita per sbrigare delle pratiche nella cancelleria del tribunale), trovò Danilo che, seduto alla scrivania da lei lasciata libera per uscire, stava armeggiando con il computer. Danilo aveva diciassette anni, magro ed allampanato, ed il viso con qualche brufolo di troppo. Era il figlio di una vicina di casa e sovente aiutava Nadia in qualche lavoretto quali dipingere la staccionata, tagliare l’erba del piccolo prato inglese o sistemare una serratura recalcitrante. La ragione per cui quella mattina lo trovò alle prese con il suo computer, era che da qualche giorno lo stesso faceva le bizze e, parlandone con Danilo, mentre questi sostituiva il vetro di una finestra rotto da un sasso arrivato da chissà dove, lui aveva dichiarato d’essere un mago dell’informatica, e per dimostrarle la veridicità della sua affermazione l’aveva quasi costretta ad andare a casa sua dove le aveva mostrato un’attrezzatura da centro spaziale. Danilo si era quindi offerto di sistemare la macchina recalcitrante. Nadia non aveva subito risposto di sì, pensando che forse sarebbe stato meglio far intervenire la ditta di manutenzione, ma dietro le ripetute insistenze del ragazzo, che sembrava ardentemente desideroso di farle quel favore, aveva autorizzato Danilo a venire in ufficio due giorni dopo per cercare di sistemare la questione.
Rientrando e trovandolo al lavoro Nadia non si stupì, si era semplicemente scordata che lui doveva venire. Danilo, invece, non si era scordato e neppure si era scordata Gianna, l’impiegata alla quale Nadia aveva parlato della visita di Danilo il giorno precedente, e che l’aveva fatto tranquillamente entrare.
? Ciao, Danilo, come va?
? è… è quasi a posto, signora Nadia – disse il ragazzo. – Si trattava della memoria che non riusciva a caricare il…
? Lascia perdere, Danilo. Lo sai che io non ci capisco niente perciò mi fido completamente di te e della tua abilità.
? Grazie, signora, lei è l’unica che mi considera…
? Danilo, per cortesia non ricominciare con la solita storia.
? No… Però è vero.
? Senti, Danilo, te l’ho già detto tante volte, tu sei nell’età dello sviluppo e stai crescendo. Il tuo corpo si sta formando, aspetta ancora un anno o due e vedrai che avrai un fisico da sportivo e scompariranno anche i brufoli.
? Sì. Però intanto le ragazze non mi considerano. Non riuscirò mai ad avere una ragazza.
? Tutti, alla fine, trovano la ragazza giusta. è solo questione di tempo.
Parlando, Nadia si era seduta a fianco del ragazzo e gli aveva circondato le spalle con un braccio.
? Non è vero. Io non l’avrò mai… E poi… poi io… io sono innamorato di lei, signora Nadia.
Danilo appoggiò il capo sulla spalla della donna ed iniziò a singhiozzare.
? Danilo… Danilo… Smettila di piangere e guardami. Danilo, io potrei essere tua madre, non puoi essere innamorato di me.
Il ragazzo non accennava a smettere di piangere e Nadia se lo strinse al petto maternamente per consolarlo.
? Nadia, per cortesia mi… oh, scusate! – L’avvocato era entrato nell’ufficio ed aveva sorpreso i due abbracciati.
? Venga, avvocato – disse Nadia. – Cosa desidera? Questo è il mio amico Danilo. Si è gentilmente prestato a sistemare il computer.
? Buon… buongiorno, avvocato – salutò Danilo. – Si trattava di una stupidaggine. Me ne vado subito.
Il ragazzo si alzò, ancora con le lacrime agli occhi, salutò, e lasciò l’ufficio.
? Mi dica, avvocato – disse Nadia.
? Può cercare e portarmi la pratica di Rossi, dovrebbe essere archiviata.
Cinque minuti dopo, trovata la pratica, Nadia entra nell’ufficio di Crotti. Appoggia la documentazione sulla scrivania e rimane silenziosa in attesa.
? Quel ragazzo è innamorato di lei, Nadia, e lei deve fare qualcosa o gli spezzerà il cuore.
? Lo so, avvocato. Poco fa me l’ha confessato.
? Lei cosa le ha risposto?
? Avvocato, cosa posso rispondere ad un ragazzo di diciassette anni? Gli ho ricordato che potrei essere sua madre.
? Male. L’amore non ha limiti d’età – disse Crotti. – Per non parlare poi dell’attrazione fisica.
? Ma è così giovane. Un ragazzino.
? è un ragazzino – convenne l’avvocato – ma dentro lui si sente uomo, ed è attratto da lei.
? Avvocato – ribatté Nadia – anche se io fossi disponibile, qui si tratta di corruzione di minorenne, e lei lo sa meglio di me.
? Sieda Nadia. Le voglio raccontare una storia.
La donna sedette davanti alla scrivania mentre l’avvocato si lasciò andare sullo schienale dell’imponente poltrona.
? Avevo sedici anni – iniziò l’uomo, – fisicamente ero come quel ragazzo: lungo, magro, pieno di brufoli e timido con le ragazze. Una domenica avevo accompagnato i miei genitori a non so quale party in un grande albergo e vidi tra gli altri invitati marito e moglie, amici di famiglia. Di lui non ricordo neppure il nome, di lei sì, si chiamava Corinne. Era francese, ed era il mio grande amore segreto. Amavo quella donna come non ne ho amata altra in vita mia. Quando Corinne veniva a fare visita ai miei con il marito, me ne stavo nascosto in contemplazione e potevo trascorrere ore a guardarla, e a sentirla parlare con quella sua cadenza francese arrotondata che mi faceva venire i brividi. Per non parlare poi del suo corpo, che a me sembrava meraviglioso e, lo confesso, mi eccitava. La spiavo e quando per combinazione, mentre lei era infervorata in una discussione con il marito ed i miei genitori, muoveva leggermente una gamba ed io potevo incanalare lo sguardo oltre l’orlo del vestito, mi sembrava di morire dal desiderio.
Una volta, eravamo d’estate, lei indossava una camicetta molto leggera. Vedendola arrivare a casa mia notai che aveva due bottoni slacciati ed allora, invece d’appostarmi a distanza come al solito, iniziai a bighellonare nel salotto passando di tanto in tanto dietro al divano sul quale lei era seduta e cercando di penetrare con lo sguardo nello scollo della camicetta. Destino volle che, passando e ripassando, una volta lei fosse in una posizione che mi permise di scorgere per un attimo la parte superiore di un seno. Rimasi per un attimo raggelato da quella vista e poi corsi in bagno.
? Avvocato, se è per questo, io sono pronta a giurare che Danilo di me ha visto qualcosa in più che non la parte superiore del seno. Un giorno, mentre mi stavo vestendo in camera, mi è sembrato di sentire dei rumori alla finestra. Mi sono affacciata per controllare ed ho visto il ragazzo, a qualche metro di distanza, che si stava allontanando con noncuranza, ma sono sicuro che pochi attimi prima era dietro alla finestra.
? Bè, è normale che a quell’età un ragazzo cerchi di vedere e se ci riesce, toccare. Il mio racconto però non è finito qui. La parte più importante deve ancora venire. Dicevo dunque d’aver visto che a quel party c’era anche Corinne, e siccome c’era una piccola orchestra che suonava ed alcune coppie stavano ballando, decisi che l’avrei invitata a ballare. Corsi perciò al bar chiesi due cognac per i miei genitori poi uscii e li trangugiai entrambi per farmi coraggio.
Partii due o tre volte per avvicinarmi a dove era seduta Corinne, ma fatti pochi passi le mie gambe non risposero più al cervello e si bloccarono. Disperato mi guardai attorno: nessuno sembrava curarsi di me, perciò agguantai un bicchiere di vino e mi feci una nuova iniezione di coraggio. Forse al quarto tentativo riuscii a percorrere la quindicina di metri che mi separavano da Corinne, mi ci piazzai davanti impalato, e le chiesi di ballare. L’avevo già notato guardandola da lontano, ma osservandola da meno di un metro di distanza mi resi conto che lei indossava un abito bianco molto attillato che, non si sa come, stava su senza spalline, solo appoggiato alle tenere rotondità che io una volta ero riuscito ad intravedere.
Nelle vicinanze di Corinne c’erano i miei genitori e suo marito che, sentito il mio invito, iniziarono a prendermi in giro. La loro non era una presa in giro cattiva, questo lo compresi qualche giorno dopo, ma in quel momento io ero teso, impacciato ed anche un po’ ubriaco, perciò mi sentii crollare il mondo addosso.
? Certo che è stata una cattiveria prendere in giro un ragazzo per aver invitato una donna a ballare – constatò Nadia.
? In quel momento mi sembrò molto più di una cattiveria. Come ho già detto però, si trattava in effetti di una presa in giro bonaria, che se io fossi stato un po’ meno timido, avrei tranquillamente accettato. In ogni modo la cosa, in quel momento, mi fece molto male, ed io fuggii di corsa verso la piscina che c’era in fondo al parco dell’albergo.
? Aveva per caso deciso di suicidarsi? – chiese Nadia.
? No. Ero disperato, ma non fino a quel punto. Ero corso da quella parte perché il posto era deserto, separato da un’alta siepe dal resto del parco e nessuno poteva così vedere la mia umiliazione. Sedetti su di un lettino ed iniziai a piangere disperato. I miei genitori ed il marito di Corinne mi avevano preso in giro, e forse anche lei in quel momento si stava facendo beffe di me.
Rimasi seduto su quel lettino a piangere per un tempo che mi parve lunghissimo, probabilmente però trascorsero sì e no una decina di minuti. Ad un tratto una voce alle mie spalle.
? Roberto…
Era lei. Era la voce di Corinne. Solo lei sapeva pronunciare il mio nome con quella specie d’accento sull’ultima “o”. Non mi voltai, non volevo che mi vedesse piangere. Lei si avvicinò, sentii i suoi passi sull’erba, fino ad arrivare accanto al lettino.
? Mi dispiace, Roberto. Sono stati crudeli con te. Mi posso sedere vicino a te?
Rimasi per un attimo in dubbio su cosa rispondere. La sua voce era una melodia alle mie orecchie e poi lei aveva detto “sono” stati crudeli e non “siamo”, quindi lei non s’era presa gioco di me. Feci cenno di sì con il capo e mi spostai per lasciarle posto a sedere. Corinne fece il giro del lettino e si venne a sedere al mio fianco con quel suo vestito senza spalline.
? Roberto, io volevo ballare con te, ma tu sei fuggito via. Mio marito ed i tuoi genitori non si volevano prendere gioco di te, hanno parlato così perché sei riuscito a vincere la tua timidezza. Lo so sai che quando sono a casa tua tu mi guardi ma non hai mai il coraggio di parlarmi.
? Oh, signora Corinne… io… io sono innamorato di lei.
Così dicendo le buttai le braccia attorno al collo ed appoggiai il capo sul suo seno. Lei si mosse per consolarmi, io mi mossi per non perdere la posizione raggiunta, sta di fatto che ad un certo punto quel vestito senza spalline, che non si sa come era rimasto su fino a quel momento, cadde. Davanti ai miei occhi il seno nudo di Corinne. Rimasi fulminato per qualche istante osservando quel paradiso e poi mi diedi da fare con le mani. Probabilmente lo feci in modo un po’ troppo rude e lei intervenne.
? No, Roberto. Non così.
Corinne m’insegnò come si doveva fare, ed anche tutto il resto.
Il mattino seguente mi svegliai convinto d’aver sognato, ma i brufoli erano spariti come per magia.
? Che storia romantica, avvocato – disse Nadia che intanto s’era appoggiata con i gomiti sulla scrivania. – Cosa disse Corinne quando la vide nuovamente.
? Non disse niente, fece finta che non fosse accaduto nulla, io però avevo ormai vinto la mia timidezza ed i miei complessi, ed avevo già una ragazza.
? Corinne l’aveva iniziata ai piaceri del sesso – disse Nadia.
? No – disse l’avvocato. – Corinne mi aveva iniziato ai piaceri dell’amore.
? è vero – convenne Nadia. Grazie della storia, avvocato… Qui c’è la pratica Rossi.
? Grazie Nadia… e se farà l’amore con Danilo, sia dolce con lui. FINE

Il vino, storicamente, ha sempre allentato i freni inibitori. Quando bevo un buon vino, lo step successivo è una grande scopata. Sarà perchè mi dimentico dell’IVA, IRPEF, IMU, TARI, TARSU, ecc. ecc.? Ma sì, una scopata fatta bene fa sempre bene alla salute e da un calcio alle sensazioni brutte