Nell’anno duemilaedoltre, nel mese di margembre, il giorno 32, accadde che lei ricevette una telefonata inattesa. Lasciò l’ufficio e scese in strada. Lo trovò lì che l’aspettava. Si salutarono da vecchi amici quali erano e si diressero verso il bar all’angolo.
Consumarono il caffè al banco, in piedi. Nel tornare in strada lui le accarezzò dolcemente i fianchi e le soffiò in un orecchio la ragione della sua visita improvvisa. L’urgenza indifferibile che si era impossessata della sua mente e del suo corpo. Lei si fece convincere a seguirlo, il suo compagno non sarebbe mai stato geloso di ciò. Lui le chiese di informarlo di ciò che stava per accadere. Il motel delle stelle fu presto raggiunto. Lei inviò un telegrafico sms ” appena puoi, raggiungici.
Motel delle stelle, stanza 13 ” e s’infilò sotto la doccia.
Lui non aspettò. La raggiunse in bagno. Muti entrambi, lasciarono che l’acqua tiepida scivolasse sui loro corpi. Le mani di lui carezzarono gentili le forme di lei. Lei apprezzò la carezza, un morbido telo rosa avvolse il suo corpo e l’ampio letto la accolse. Lui la raggiunse presto. Lasciò correre le sue mani sulle caviglie di lei. Una dolce e deliziosa carezza che lentamente si propagò verso l’alto, raggiungendo l’incavo delle ginocchia e su ancora, oltre l’orlo del telo rosa. Lei si voltò porgendogli le spalle.
Lui la liberò dell’impaccio del telo, mettendo a nudo la sua liscia schiena bianca punteggiata di efelidi, i suoi fianchi morbidi ed il suo sedere splendido. Le mani di lui correvano ovunque, senza fretta, con la tenera determinazione di chi vuole che il piacere salga lento e duri a lungo. Le continuava a giacere con gli occhi socchiusi e l’aria sognante.
La bocca di lui depose baci leggeri sulla sua nuca e poi giù lungo tutto l’asse vertebrale fino ad incontrare l’incavo dei lombi. E proseguì poi oltre scendendo nella dolce valle tra i glutei. Baci millimetrici, che non risparmiarono un pezzo di pelle.
Baci umidi deposti infine sullo stretto e scuro passaggio celato tra le natiche di lei. Baci arditi.
Tutto il piacere di lei era sulla punta della lingua di lui. Un piacere sottile e persistente che si propagava nel corpo di lei come i cerchi divergenti che genera il sasso gettato in uno stagno.
Un piacere cui era davvero difficile resistere. Ma lei non aveva alcuna intenzione di resistere.
Sentiva il suo corpo ammorbidirsi e pulsare di desiderio. Sentiva le pulsazioni arrivarle alle gola e confondersi col battito del proprio cuore.
Lui sentiva il sapore di lei, sentiva la sua voglia di continuare ad essere coccolata, preparata, sentiva il suo desiderio crescere come di più non avrebbe potuto. La stanza risuonava dei sommessi sospiri di entrambi.
Finchè il timer della passione non trillò.
Lei aprì i suoi glutei al desiderio di lui e lui con dolcezza conobbe ancora una volta la tenerezza di quel fiore.
Andò a fondo e cercò di apprezzare le più piccole contrazioni del corpo di lei.
Restò fermo a sentire il proprio cuore battere.
Cercò di sentire il cuore di lei che batteva e vi riuscì. Si lasciò infine andare ad una danza lenta e cadenzata.
Una sorta di nuovo bolero. Una danza in crescendo.
Un lento salire a spirale lungo la montagna del piacere ed infine un gettarsi a capofitto giù dalla vetta.
Un piacere quasi doloroso, devastante, che lasciò alla fine entrambi abbandonati sul letto, stanchi ed appagati.
Fu così che li trovò il compagno di lei, ancora avvinghiati nell’abbraccio dell’orgasmo.
Non perse tempo. In un attimo si liberò degli abiti e li raggiunse sul letto.
Baciò lei con passione e fece correre le mani sul suo corpo.
Era teso, eccitato come non mai.
L’altro gli sorrise, si sciolse dall’abbraccio, si chinò verso di lui e gli sussurrò “l’ho preparata anche per te”.
Poi si rivolse verso di lei e le sussurrò “ora preparerò lui per te” e chinato il proprio capo accolse tra le proprie labbra il desiderio di lui. FINE
