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Affare fatto

Una stretta di mano, poi il biondo ragazzone si alzò, e senza voltarsi uscì dal bar, lasciandomi con i miei pensieri.
Avevo appena concordato il prezzo per una sua prestazione sessuale. A beneficiarne di lì a pochi giorni, sarebbe stata la mia ignara moglie.
Ora ero solo con i miei pensieri, ben conscio di quello che avevo architettato per infrangere tutti i tabù sessuali, che a 36 anni ancora attaglianavano la mia Silvia.
Eravamo sposati felicemente da più di 10 anni. Mai un tradimento, penso da ambo le parti, ed un’intesa sessuale che aveva soddisfatto per tutti quegli anni entrambi.
Ultimamente però, nella mia mente, prendevano forma delle fantasie erotiche sempre più spinte, ed io soffrivo come un pazzo nel non poterle metterle in pratica con Silvia.
Potevo rendermi conto però di come a lei piacesse fare all’amore, come godesse veramente, ma nel contempo aveva vergogna del suo corpo, di toccarsi, di lasciarsi andare alle mie e probabilmente sue fantasie erotiche.
Man mano poi che le mie fantasie erotiche aumentavano, lei si rifugiava sempre più sulla difensiva, ed il nostro rapporto cominciava a risentirne.
Per sbloccarle dovevo dunque usare una terapia d’urto, e così una sera decisi che avrei fatto uso di un bieco stratagemma per rompere quella spessa cortina di tabù.
Attraverso Internet scovai una serie di accompagnatori per signore. Lo selezionai dapprima in base alla residenza (non troppo lontana né troppo vicina), dopodiché cercai un ragazzo che sicuramente avrebbe fatto colpo su di lei. Non un culturista, ma abbastanza atletico, con due spalle ben sviluppate (a lei piace moltissimo la schiena maschile).
Il primo contatto, via e-mail fu abbastanza incerto, ma poi la cosa prese subito una buona velocità, e dopo pochi giorni si ebbe l’incontro per definire i particolari nei minimi dettagli.
Il giovane, sui 25 anni, si chiamava Marco, e si dimostrò un tipo particolarmente spavaldo e sicuro di sé.
Mi rassicurò subito che non era alle prime armi, e che situazioni simili non erano per lui una novità. Non dovetti così fare inutili giri di parole: doveva corteggiarla e portarla a letto per risvegliare i suoi sopiti pensieri erotici. Io comunque, dovevo scoprirli, e di lì costringere mia moglie, con le buone o con le cattive a sottostare alle mie piccole perversioni.
Era, diciamo, una terapia d’urto… tesa a scardinare quel muro invisibile ma freddo che Silvia aveva costruito attorno alle sue fantasie sessuali.
Marco si dimostrò subito abbastanza professionale, e con me elaborò un perfetto piano per corteggiarla.
Si sarebbe recato nel suo ufficio per una banale consulenza poco prima dell’ora di pranzo, avendo così l’opportunità di accompagnarla nella vicina tavola calda dov’ era solita pranzare, e conoscerla meglio.
Certamente Marco avrebbe fatto colpo su Silvia, con quel corpo alto e muscoloso, abbronzato, i capelli biondi e ben pettinati, e soprattutto con i suoi 11 anni di differenza d’età.
Essere corteggiata da un giovane così aitante, l’avrebbe sicuramente lusingata, e forse avrebbe ceduto abbastanza facilmente.
Finii di bere la mia birra, mi alzai e ritornai verso casa. Ora dovevo solo aspettare.
L’incontro tra i due avvenne due giorni dopo.
Marco mi tenne costantemente informato, ed io ebbi anche modo di passare nelle vicinanze dell’ufficio di Silvia e vedere l’auto di Marco parcheggiata fuori.
Nel vederla, cominciai subito a fantasticare ed ad eccitarmi. Era incredibile che io sperassi che mia moglie mi tradisse con un gigolò pagato da me stesso, ma incredibilmente era così!
La cosa funzionò meglio di quanto credessi, infatti dopo una settimana Marco mi informò che aveva invitato Silvia fuori a cena per il venerdì. Lei era titubante, ed non aveva ancora accettato, ma lui era sicuro che lo avrebbe fatto.
Io non aspettai che lei inventasse chissà quale scuse. Liberai subito il campo, informandola che mi sarei assentato da casa dal venerdì pomeriggio fino al sabato per un impegno di lavoro.
Non capitava spesso, ma un paio di volte all’anno il mio lavoro mi portava a dormire fuori la notte, e certamente lei non avrebbe avuto nulla da ridire. Infatti mi chiese solamente di cosa avessi bisogno per il viaggio.
Era tranquilla e serena. In lei non traspirava nessuna nuova sensazione, come se tutto si svolgesse normalmente.
Ricontattai Marco, e gli dissi che per venerdì avrebbero avuto la casa completamente libera.
La cosa lo rallegrò, perché disse che Silvia si sarebbe senz’altro trovata a suo agio in casa propria:
“Come fai ad esserne sicuro? ” chiesi
“L’altro giorno abbiamo chiacchierato sui tradimenti. Lei ha affermato che per lei sarebbe squallido tradire il suo uomo in una camera di motel. ”
“Vedo che con i discorsi siete andanti avanti… ”
“Non è stato facile sai… è molto discreta. Non parla volentieri di sesso.
Ho dovuto lavorarmela per bene, con dolcezza. ”
“Ma pensi di concludere venerdì? ”
“Conosco le donne. Non ho dubbi. Venerdì la porto a letto”.

Arrivò il venerdì, ed io con la mia valigetta lasciai la casa con un certo nervosismo.
Stavo pagando un uomo perché scopasse mia moglie. Questo avrebbe potuto costarmi ance il matrimonio, ma oramai le mie fantasie sessuali mi avevano talmente stravolto, che stavo rischiando volentieri tutta la mia vita famigliare pur di vederle esaudite.
Alla sera lasciai il mio posto di lavoro, mi diressi in una pizzeria tranquilla e mangiai qualcosa, aspettando che le ore passassero.
Forse Silvia non aveva accettato l’invito, ed io ero lì, come un’imbecille, da solo, sperando che mia moglie mi tradisse, con davanti una 4 stagioni ad arrovellarmi il cervello su cosa lei stesse facendo.
Potevo chiamare Marco al telefonino, ma non lo feci. L’attesa mi stava provocando un’eccitazione incredibile. Mi stavo eccitando al pensiero che lei probabilmente si stava preparando ad un incontro galante, proibito, con un ragazzo di 11 anni più giovane di lei.
Me la immaginavo mentre stava indossando quelle benedette calze autoreggenti che io le comperavo e che lei detestava e non metteva mai. Magari avrebbe indossato anche le gueppierre nera che le avevo regalato per natale e che era ancora nuova…
La sua pelle bianca stava divinamente dentro quegli indumenti neri, ed i suoi capelli biondi risaltavano come pure i suoi seni stretti nella gueppierre.
Ora probabilmente, stava indossando tutto ciò per un gigolo che io stesso avevo pagato…
Stavo sorseggiando il caffè attorno alle 20, 00, quando un bip mi fece capire che era giunto un messaggio nel telefonino:
“è arrivata. Marco”.
Marco da serio professionista, aveva memorizzato dei messaggi, ed ora me li avrebbe inviati per informarmi del procedere della situazione.
L’attesa si fece sempre più snervante, ed io presi a girovagare con l’auto per le vie della mia città.
Un altro bip mi segnalò l’arrivo di un secondo messaggio:
“è sexy. Marco”
La cosa mi fece eccitare maggiormente.
Me la vedevo davanti agli occhi…. Sapeva essere attraente quando voleva…
Il terzo bip mi segnalò che stavano dirigendosi a casa mia. Erano le 22, 30.
Quando arrivarono, io li avevo già preceduti, e nascosta l’auto nel vicino parcheggio, li vidi arrivare e sgattaiolare all’interno del palazzo.
Il sapere che lei lo stava portando a casa, che stava salendo velocemente di corsa le scale con il timore d’essere vista da qualche vicino, consapevole che giunta in casa avrebbe potuto concedersi al giovane, mi faceva scoppiare la testa.
Probabilmente nella sua testa Silvia aveva già deciso se concedersi o no, ed il fatto che l’avesse invitato a casa faceva propendere la decisione verso la prima soluzione.
Me la immaginavo mentre saliva quelle scale, su quei tacchi alti, le gambe slanciate, eccitata, lusingata dalle attenzione del giovane, con la figa già bagnata.
Girai lentamente attorno al palazzo, scrutando l’accendersi delle luci nel mio appartamento.
Aspettai pazientemente, sotto casa, in attesa che la luce del soggiorno si spegnesse e s’accendesse quella della camera da letto…
Per un attimo mi spaventò il pensiero nel constatare fino a che punto ero arrivato, ma l’eccitazione mi dava un segno inequivocabile della mia volontà.
Ora non mi restava che aspettare l’ultimo bip: “OK”.
La luce della camera s’accese, e subito dopo si spense quella del salotto. Istantaneamente arrivò il bip.
Mi bloccai con la salivazione oramai azzerata dall’emozione e dal nervosismo.
Ora dovevo solo dirigermi nel mio appartamento per scoprirli avvinghiati.
Salii le scale, e piano piano entrai in casa.
Mi avvicinai alla porta della camera da letto, e i mugugni ed i rumori soffusi erano inequivocabili.
Oramai il mio primo obiettivo era raggiunto. Silvia mi stava tradendo. Questa nuova situazione avrebbe cambiato completamente il nostro ménage.
Avrei voluto unirmi a loro, ma questo avrebbe potuto smascherare il fatto che io ero stato l’artefice di tutto. Io dovevo fare la parte del marito affranto e tradito.
Spinsi leggermente la porta.
Marco era stato un genio. Oltre a levare le chiavi dalla toppa della porta d’entrata, permettendomi di entrare, aveva lasciato socchiusa la porta della camera, e l’interno della stanza era illuminata soffusamente da una fioca luce.
Io, dal buio del corridoio, potei osservare l’immagine riflessa sullo specchio dell’armadio, di Silvia, alla pecorina, che si faceva sbattere da Marco.
Non si era tolta nemmeno le calze, che erano proprio le autoreggenti che tanto piacevano a me e che lei mai voleva portare, tantomeno a letto.
Lui la stava scopando con colpi lenti e precisi, mentre lei a gattoni, mugugnava ad occhi socchiusi, ondeggiando il bacino per meglio assaporare il cazzo dell’uomo.
Potevo entrare, coglierli così, come due animali, ma decisi che Silvia, inconsapevole vittima dei miei intrighi, si godesse quanto gli avevo escogitato.
Potevo sentire i colpi ritmati di Marco, ed i gemiti soffusi di Silvia e notare le mani di lui che stringevano saldamente la mia donna ai fianchi.
Marco la prese e la girò violentemente, posandogli il cazzo sulle labbra.
Lei le aperse, e sempre di riflesso potei osservare la sua bionda testolina muoversi ritmicamente sempre più veloce, mentre Marco le afferrava la testa mormorando:
“Sei una bocchinara stupenda… Pensa a quel cornuto di tuo marito… Pensa a lui e succhiami sto cazzo…. ”
Simili volgarità avrebbero dovuta farla trasalire, ed invece vidi che aumentava, avvinghiandosi a lui, stringendogli le chiappe.
Potevo intuire magnificamente, che Silvia ingoiava gran parte del cazzo di Marco senza aiutarsi con le mani, che rimanevano ben salde sui glutei di Marco.
Udii Marco borbottare, mentre Silvia si ritraeva mentre dei densi fiotti la colpivano sul viso. Era venuto.
Silvia tentò di pulirsi, ma Marco le fu sopra come un forsennato, e come colto da un’improvvisa pazzia, la fece distendere sfilandole velocemente e violentemente le calze.
Silvia fece per protestare, ma lui con dei movimenti veloci e decisi, in breve le legò le mani dietro la schiena con una calza.
Silvia protestò tentando di dimenarsi, ma lui come tutta risposta la colpì con uno schiaffone che la fece cadere pesantemente sul letto.
Smise di agitarsi, e Marco ebbe tutto il tempo di girarla sulla pancia, legarle le gambe assieme con le braccia con la seconda calza.
Silvia stava in silenzio, con gli occhi sbarrati, mentre Marco si puliva il cazzo ancora gocciolante sui suoi biondi capelli.
Ebbi un fremito di rabbia, e volli quasi intervenire, ma poi pensai che forse Marco sapeva il fatto suo…
Silvia ora era supina, con le gambe sollevate verso la schiena, saldamente legate e collegate con le braccia. Sembrava un inverosimile dondolo umano.
Marco frugò sui cassetti, finché non trovò una canotta, e imbavagliò Silvia, che sembrava terrorizzata e non essere più in grado di protestare. Marco non ebbe difficoltà nel portare a termine il suo lavoro.
Ora Silvia, terrorizzata, era in completa balia di Marco.
Silvia mi dava le spalle, ed io potei osservare Marco, che messosi come a cavalcioni all’incontrario su di lei, cominciava a toccarle la figa e l’ano, continuando ad offenderla:
“Sei una troia…. Sei tutta bagnata…. Mi conosci da dieci giorni ed eccoti qui…. ti ho scopata e riempita con la mia sborra, con la figa aperta e bagnata…. ”
Lei tentò di ribellarsi, ma era totalmente immobilizzata.
Giocò con la sua figa con estrema violenza, provocando però in Silvia, dopo i primi tentativi di reazione, un piacere che si poteva notare da come si dimenava e da come riusciva a mugugnare nonostante lo stretto bavaglio.
“Troia… sei venuta ancora… Ma quante volte hai goduto? Tre, quattro? Non ti scopa mai così quel cornuto di tuo marito? Non sa che razza di baldracca si è portato a casa? ”
Ad un tratto Marco alzò il capo ed osservò attentamente la porta. Mi fece un cenno con la testa: era il mio momento.
Come una furia entrai in camera accendendo la luce, rimanendo poi bloccato come folgorato:
“Mah…. Silvia…. Cosa sta succedendo qui? ”
Marco scattò giù dal letto e stette immobile, coprendosi pudicamente le parti intime.
Io continuai a recitare la mia parte.
Con un tono grave gli intimai di andarsene:
“Se ne vada… Se ne vada subito! ”
Marco raccolse i suoi vestiti, e senza neanche indossarli sgattaiolò fuori dalla camera.
Io restai fermo ad osservare Silvia, che con gli occhi sbarrati mi guardava terrorizzata.
Era lì, legata, sporca, nuda. Non sembrava certamente la Silvia che avevo lasciato a casa alla mattina…
Mi sedetti sul bordo del letto, e mi misi le mani nei capelli per continuare la mia finzione di uomo tradito e distrutto:
“Come hai potuto? Come hai potuto farmi questo? ”
Restai in silenzio, mentre con la coda dell’occhio potevo osservare con il suo terrore, anche le gocce di sperma che ancora le colavano dal viso.
Lei era spaventatissima, e restava immobile, legata ed imbavagliata.
Io mi alzai ed andai in cucina, lasciandola là, immobilizzata in quella strana posizione.
Mi presi una birra dal frigo, ed apertala ritornai da lei.
Mi sedetti sulla poltrona a sorseggiare la birra continuando ad osservarla in silenzio.
Il senso di terrore e di vergogna in lei salivano vertiginosamente, e credo si domandasse perché mai non la liberassi e non gli chiedessi delle spiegazioni.
Si lasciò cadere su un fianco, e cominciò a mugugnare, a chiedermi probabilmente di liberarla, ma non avevo fretta. Sorseggiai piano un po’ di birra, osservandola in silenzio, dopodiché mi alzai e mi sedetti al suo fianco:
“è mai possibile? Com’è possibile che io rientri in casa e trovi mia moglie, la mia cara e pudica moglie a letto legata ed imbavagliata?
E queste calze? Come mai con me non le indossi, ed invece li usi per delle strane pratiche, che a me rifiuti costantemente? ”
Raccolsi un po’ di sperma che le segnava ancora la guancia con un dito, dopodiché glielo misi sotto il naso:
“Ti dava fastidio il mio sperma… Come mai ora ti trovo con il viso pieno di questa roba? Forse è diverso dal mio? ”
Gli occhi di Silvia oramai erano pieni di lacrime, ma io, eccitato oramai al massimo, non mi faci intenerire.
“Ho potuto sentire tutto…. Ero lì fuori, immobilizzato da quanto sentivo provenire da dentro questa stanza….
Qui, sul nostro letto…. Tu e quel giovane… Come hai potuto? ”
Intanto con le mani, avevo preso ad accarezzarla, a piano piano ero giunto sulle cosce. Ci infilai una mano, e potei sentirle bollenti.
La figa era estremamente bagnata, e subito c’infilai due dita, che entrarono senza incontrare nessuna difficoltà, e trovandosi nel contempo, impiastricciati dagli abbondanti umori di lei.
“Ti ha chiamato troia… Baldracca…. Ed io cornuto…. ” e nel dire questo, cominciavo a muovere le dita dentro di lei sempre più velocemente.
Le lacrime cominciavano a scendergli lungo le guance, mescolandosi con le tracce di sperma di Marco.
“Se volevi del cazzo… Non avevi che da chiederlo… ”
La vidi socchiudere gli occhi singhiozzando a dirotto.
Mi alzai, presi la bottiglia di birra ancora piena a metà, ed avvicinatomi di nuovo a lei, le divaricai con difficoltà le gambe, essendo ancora legata, e con violenza gli infilai la bottiglia.
Dalla sua bocca uscì un grido strozzato dal bavaglio, mentre la birra cominciava ad uscire copiosamente dalla fessura, andando a bagnare le lenzuola.
Dopo un po’ che muovevo la bottiglia, le grida lasciarono lo spazio a dei mugugni. Mi voltai, e potei vedere che Silvia aveva chiuso gli occhi, e probabilmente stava ottenendo un altro orgasmo, grazie anche al freddo della bottiglia e della birra, che le aveva inondato la figa.
Aumentai il ritmo, sempre osservando il suo viso, che ora era diventato paonazzo, finché dai suoi movimenti non capii che aveva goduto nuovamente.
Mi fermai stupefatto…. Dal terrore era passata alla vergogna, ed ora aveva goduto nuovamente…
Passai la mano sulla sua figa, che era oramai impiastricciata da umori e birra.
Le tolsi il bavaglio. Subito lei respirò a pieni polmoni, dopodiché mi chiese sottovoce di scioglierla.
Come risposta, mi slacciai i pantaloni ed estrassi il mio cazzo, che oramai era stremato dalla lunga attesa e dall’eccitazione.
Come pensavo, non fiatò, ma aperta la bocca, lo accolse tutto.
La scopai in bocca, ma sfortunatamente, a causa della lunga eccitazione, venni quasi subito, innondandole la bocca e la gola.
Lei tentò di divincolarsi, ma io la tenni per i capelli, costringendola ad ingurgitare la maggior parte del mio sperma.
Tossì, cercando di espellere più sperma possibile, ma oramai il più era già ben dentro la sua gola.
“Mandalo giù, brutta vacca! Da oggi qui le cose cambieranno!
Non credere che sia finita qui… Mi hai ingannato per troppo tempo! ”
“Ti giuro… è la prima volta che ti ho tradito” supplicò Silvia.
“Non parlo di questo. Hai sempre fatto la falsa verginella, mentre invece sei una gran vacca!
Rifiutavi che ti venissi in bocca od in faccia… che ti legassi, che ti volessi scopare con un po’ di fantasia…
Da oggi non voglio più sentirti rifiutare qualcosa! ”
Silvia mi guardò negli occhi e fece segno di sì con la testa.
Avevo raggiunto anche l’obiettivo finale.
Gli rimisi il cazzo, oramai molle e sporco di sperma in bocca, e lei silenziosamente, cominciò a succhiarlo nuovamente, ingoiandolo tutto, fino a toccarmi le palle.
Io la osservavo soddisfatto. Avevo davanti a me una nuova donna, una nuova Silvia.
Il cazzo riprese consistenza, come fosse il cazzo di un ragazzino pieno di voglie.
La rigirai, facendola stendere sulle lenzuola bagnate, dopodichè le allargai il culo, infilandoci due dita:
“Troia… Gli hai dato anche il culo vero? ”
“No… ” mormorò lei.
“Bene. Allora posso fartelo io? …. ”
Silvia stette in silenzio un attimo, poi rispose sottovoce:
“Se vuoi…. Tutto quello che vuoi… ”
Piano cominciai a scioglierla, e lei mansueta si distese sul letto inzuppato di birra, osservandomi con i suoi occhioni marroni.
“Inginocchiati. Voglio incularti. ”
Si sollevò e si mise in posizione, allargando le gambe e tenendo il bacino il alto.
Io mi posizionai dietro, e non ebbi neanche la necessità di bagnarle l’ano, tanto era inzuppata.
Silvia sentì il cazzo entrarle in culo ed urlò selvaggiamente. Non me lo concedeva mai il suo posteriore, ed ora ero io che le ordinavo di darmelo, e lei, docilmente me lo concedeva.
Ero in estasi….
Lei cadde in avanti quasi ruggendo dal dolore, mentre io continuavo a spingere come un forsennato.
Le venni in culo, dopodiché, sfinito ma soddisfatto, caddi su di lei ansimando.
Da quel giorno avrei cominciato con Silvia una nuova vita sessuale, e tutto grazie a Marco ed al nostro piccolo “affare”. FINE

About A luci rosse

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