Sono una troia. Lo so. Ma non ci posso far niente. Mi fa eccitare il solo pensiero di stare con lui. Mi piace come dirige il sesso, lo fa con una tale freddezza che mi fa sentire quella che sono: un oggetto. Sono a casa, è da poco trascorsa l’ora di pranzo. Mio marito è al lavoro e tornerà in serata. I miei due figli sono ancora a scuola. Torneranno verso le 16.00. E’ il momento giusto per spogliarmi della mia veste di madre/moglie casalinga per dare libero sfogo a questo fremito che mi pervade tra le gambe. All’improvviso mi sento le gambe tremare, mi viene un nodo in gola, ecco che mi eccito fino a bagnarmi. E allora guardo l’orologio. Lui sarà sicuramente lì, in quell’ufficio che a quest’ora è chiuso. Riaprirà più tardi, ma lui è lì dentro. Avrà già pranzato e sta aspettando l’orario di apertura ai clienti.
Devo andare, il mio istinto mi dice che questa è la mia priorità assoluta. Devo stare attenta perché non voglio che mio marito mi scopra per questo mio istinto di farmi usare da lui come si trattano le troie. Perché è questo che mi sento: una grande troia da sbattere a gambe aperte, o da prendere da dietro nel culo. Non lo so, forse vorrà che io gli faccia un pompino. Non lo so, è sempre una sorpresa. Voglio sapere come mi userà. Voglio sapere come voglia sborrare usando il mio corpo. Voglio vedere quel bel cazzo che si ritrova, non è grande, ma non è neanche piccolo. Ha un cazzo di circa 17cm, dritto con una cappella grande che quando si eccita dà sul violaceo. Un cazzo nervoso e dritto con una cappella violacea, mi ricorda tanto il cazzo di un porno attore, un cazzo fotogenico.
E’ lui ora che mi interessa. Prendo le mie cose, mi preparo per uscire ma non metto trucco o profumo. Lui non vuole perché non deve rimanere traccia di me su di lui, perché è sposato, come lo sono io. Devo uscire e nessuno deve pensare che sto andando a farmi sbattere da qualcun altro, a farmi usare come un oggetto per le porcate di un altro. Per sentirmi troia. Allora esco di casa. Non incontro nessuno per le scale. E’ una giornata primaverile dove sono tutti rinchiusi in casa dopo pranzo e in strada non c’è nessuno. Prendo la macchina e guido per circa 15 minuti. Il suo ufficio non è distante da dove parcheggio la macchina. I negozi sono chiusi e arrivo facilmente a destinazione. Lui non sa che sto andando da lui, ma è sempre pronto a ricevermi.
Busso al citofono, lui risponde e mi fa salire. Io entro nell’ufficio camminando frettolosamente, lo faccio per controllarmi perché il cuore mi batte forte. Lui mi saluta, mi guarda con uno sguardo di come si guarda una prostituta con cui devi solo pensare a fare sesso e basta. Non mi chiede come sto, non fa social, mi dice soltanto: “Vieni”. Portandomi per mano mi porta nel suo ufficio, mi toglie la borsa e la posa su una sedia. Siamo vicino alla sua poltrona da lavoro, ma non si siede. Mi abbraccia forte e già sento il suo cazzo premere su di me. Lo fa apposta. Mentre lo fa mi sfila la camicetta dai pantaloni e la sbottona. In pochi secondi sono già senza camicetta e reggiseno e lui che mi lecca i capezzoli. “Brava, hai fatto proprio bene a venire”, mi dice succhiandomi i capezzoli e stringendomeli forte. Con una mano mi stringe alla sua gamba destra e con la mano sinistra si sbottona i pantaloni. Tira fuori il cazzo e me lo mette in mano con la semplicità di versare un bicchier d’acqua. Come se io servissi solo a quello. E mi piace, sono la sua troia con cui dovrà, in un modo o in un altro, soddisfare il suo istinto animale.
E’ questo che mi piace di lui, senza convenevoli, servo solo a quello e basta. Inizio ad accarezzarlo ed a masturbarlo un po’. Gli dà fastidio essere masturbato e allora non perde tempo, per interrompermi mi spinge subito la testa al suo cazzo per farselo succhiare. Gli piace quando gli faccio un pompino, dice che io glielo succhio bene. Mi fa piacere sentirmelo dire, mi fa piacere quando mi incita a succhiarlo bene, perché sono brava. Mi piacciono i suoi complimenti su quanto sono troia e io glielo succhio con tanta avidità, perché mi deve apprezzare per questo. Non mi interessa che lui sappia niente della mia vita, non mi interessa niente della sua, mi interessa che lui goda e che io mi senta troia con lui, la sua troia.
Ogni tanto tira fuori il cazzo dalla mia bocca e me lo sbatte in faccia, è duro, ma mi piace sentirmelo sbattere in faccia, sulle guance e sulla bocca. Credo che lo faccia per fermarsi, per non raggiungere subito l’orgasmo. Perché vuole che io glielo succhi tanto tempo. Mi chiede se mi piace, io dico solo “Sì”, ma vorrei dirgli tante altre cose, ma non mi escono. Vorrei spiegargli la sensazione di essere usata, ma lui lo sa già. Oggi non vuole scopare, non mi vuole inculare, altrimenti mi avrebbe già spogliato e, messa in posizione, mi avrebbe sbattuto il suo cazzo dentro senza tanti convenevoli. Perché se lui vuole scopare mi spoglia, mi apre le gambe e mi fotte dentro, mi gira nella posizione che vuole e mi scopa per bene, fino a quando vuole lui. Ma oggi no, perché mi dice di continuare.
Ad un certo punto sento il suo cazzo durissimo, allora capisco che sta per venire e gli chiedo come vuole raggiungere l’orgasmo. Perché a lui piace venirmi in bocca o in faccia. Ma io porto gli occhiali e non mi piace che i miei occhiali si sporchino di sperma. Sfilo il cazzo di bocca e alla mia domanda di come vuole che io finisca il pompino lui mi dice: “Apri la bocca, devo sborrare”. Allora ho capito che vuole spruzzarmi il suo sperma in bocca. Devo tenere la bocca aperta con la lingua leggermente fuori la bocca, affinché lui appoggi la cappella sulla mia lingua e masturbandosi lentamente raggiunga l’orgasmo guardando lo sperma entrarmi in bocca. E così fa. Inizio a sentire il suo getto caldo arrivarmi in bocca. Respiro con la bocca aperta e lo guardo negli occhi. Ma lui è intento a guardare il suo sperma che mi entra in bocca perché ha deciso di finire così, con la mia bocca, che mi chiede di tenere aperta, finchè lui finisca di sborrare. Poi, quando ha finito di sborrare io devo prendermi quell’ultima goccia che rimane appesa al suo cazzo. Si massaggia un po’ per far uscire l’ultima goccia di sperma che io devo pulire con la bocca. Mi guarda negli occhi e mi dice con un tono imperativo di bere e guarda la mia bocca. Perché vuole che io chiuda la bocca, butti giù lo sperma e che la riapra, per fargli vedere che ho bevuto tutto.
Ora mi devo vestire e me ne devo andare, perché lui ha raggiunto l’orgasmo e io non gli servo più. Mi rivesto e me ne vado. Lui mi dice di far attenzione a non farmi vedere. Nient’altro. Me ne vado e so che con me é stato bene, aveva un sacco di sperma che ora è dentro di me e questo mi basta. Me ne vado felice perché mi sono sentita quello che mi piace essere: una troia. E ora torno a casa a rivestire la veste di madre/moglie casalinga e devota. Alla solita vita di sempre. Ma con una grande sensazione dentro di averlo soddisfatto.
Un racconto bellissimo. Una storia che ho letto tutto d’un fiato.