La moglie gli aveva detto che la cognata aveva lasciato il fratello, aveva lasciato la casa non senza avere lasciato dei debiti, pesanti, cui forse il marito non avrebbe potuto fare fronte.
La moglie si era lasciata andare in commenti pesanti, sostenendo che la cognata prima aveva cornificato il marito, poi l’aveva lasciato con i debiti, affermazioni espresse con tutta l’acredine e la cattiveria profonda di cui le donne riescono ad essere capaci, specie quando parlino di altre donne.
Una sera il cognato gli propose di uscire, dicendo che aveva bisogno di parlare: infatti, era così, aveva bisogno di sfogarsi, di raccontare la propria situazione, di sentire qualcuno che l’ascoltasse.
In fondo, una separazione mette sempre in discussione il ruolo delle persone e talora hanno bisogno non solo di sfogarsi, ma anche che qualcuno dica loro che, tutto sommato, la responsabilità di quanto accaduto non è tutta loro, anche se essa non è mai tutta di una sola delle due parti.
Alcuni giorni dopo questa uscita con il cognato, incontrò casualmente la cognata e l’invitò a prendere un caffè al bar.
Era bella, con un vestito allacciato in vita, abbottonato sul davanti, di stoffa leggera, che, in contro luce, consentiva di vedere la forma del corpo, bello e sinuoso, i capelli biondi, lunghi, sciolti le cadevano sulle spalle con onde che lasciavano riflettere la luce.
Era particolarmente bella, la pelle distesa e la si sentiva rilassata, distesa e tutto sommato in pace con sè stessa.
Parlarono del più e del meno, lei non fece cenno alcuno al fatto di avere lasciato il marito.
Quando si congedarono, lei gli diede un biglietto da visita, dicendo che era l’indirizzo nuovo della ditta.
Era strano, non gli aveva mai dato indirizzi o numeri di telefono, prima, sapeva solo che aveva una ditta, un ufficio, svolgeva un’attività di rappresentante e non molto di più.
Alcuni giorni dopo, casualmente gli venne in mano il biglietto da visita, così pensò di chiamarla, senza sapere il perchè, ma lo fece.
Rispose una segreteria telefonica, che, al solito, comunicava l’assenza, invitava a lasciare un messaggio oppure, in casi urgenti, lasciava un numero di cellulare.
L’annotò e chiamo il numero.
Rispose, quasi stupita per la chiamata, ma molto gentilmente.
Lui non sapeva cosa dirle: “Sai … volevo sentirti, come stai … ” – si sentiva banale, così tentò di proporle di uscire a cena”
“Questa sera non posso, ma … se vuoi, perchè non vieni a cena da me … ci sarà anche un mio amico … “.
Accettò, così lei gli diede un indirizzo e concordarono un orario.
Si recò da lei puntuale, portando dei fiori ed una bottiglia di vino.
Gli presentò l’amico cui aveva fatto cenno “… adesso stiamo assieme …. ” aggiunse tranquillamente, senza altre spiegazioni.
Non sapeva che atteggiamento prendere, si sentiva imbarazzato, simulò un atteggiamento disinvolto.
Cenarono, parlando di cose di poco conto, giusto per parlare.
Lei propose di prendere il caffè in salotto e invitò i due uomini ad accomodarsi di là.
L’altro si sedette su una poltrona, lasciando a lui il divano.
Lei li raggiunse con il caffè, poggiò il vassoio sul tavolinetto, inchinandosi con un movimento che lasciò intravedere i seni abbondanti.
Sedette accanto a lui sul divano, accavallando le gambe che lui potè apprezzare nella loro bellezza, gli offrì lo zucchero e gli porse la tazzina.
Bevuto il caffè, si alzò per accendere la televisione, passando davanti a lui e
ponendogli una mano sulla spalla, quasi per evitare di cadere.
Una gamba uscì dalla gonna, facendosi largo tra i due lembi che la chiudevano e che, disinvoltamente, erano abbottonati solo quasi a partire dall’altezza del pube in sù.
Accese la televisione, cercò un po’ fra i canali, soffermandosi su un talk show, ma senza interesse per quanto stavano dicendo visto che tenne il volume molto basso.
L’altro propose un drink e si alzò per prendere la bottiglia.
Lei passò un braccio attorno al suo collo, poggiò il capo sulla sua spalla; in quella posizione lo sguardo di lui non potè non posarsi sulla rotondità dei seni che sembravano voler uscire dalla scollatura, non eccezionale, ma la posizione sembrava proprio fatta per consentirne la migliore visione.
L’altro non dava segni di cogliere questo atteggiamento, nè che notasse il suo imbarazzo.
Osò. Passò un braccio dietro di lei, su di un fianco, poi, fattosi coraggioso, mosse la mano leggermente verso l’alto, per arrivare a sentire l’attaccatura del seno.
“Metti una cassetta … ” disse la cognata all’altro, e lui si alzò, rovistò in un cassetto, prendendone una ed inserendola nel videoregistratore.
Sedette, poi con il telecomando la fece avviare.
Non se l’aspettava proprio: era una cassetta hard core!
Non sapeva più cosa fare, che atteggiamento assumere, quale comportamento tenere.
L’altro, quasi subito, si era slacciato in pantaloni e si massaggiava sulle mutande; durò poco, perchè vide come inserisse la mano sotto le mutande per prendersi in mano il cazzo, massaggiandoselo lentamente.
Contemporaneamente, lei si strusciava addosso a lui e con la mano che aveva sul collo cominciò a rigirargli le dita tra i capelli, toccandogli l’orecchio, spingendo con la testa e con il corpo verso di lui.
Con l’altra mano, si spostò sul suo petto, l’inserì nell’apertura del vestito cercandole un seno, mentre con quella che teneva sui fianchi afferrò decisamente il seno, sentendo la stoffa, il reggiseno sottostante e il capezzolo che iniziava ad indurirsi.
Era però imbarazzato, non tanto dalla visione della cassetta, quanto dalla presenza dell’altro, che, all’improvviso, si alzò avvicinandosi a loro lasciando che i pantaloni gli scivolassero lungo le gambe: lei si rivolse a lui e con la mano che le era rimasta libera gli si infilò nelle mutande, da sopra, prendendogli il cazzo e portandolo all’aperto.
Mosse la mano lungo il cazzo, poi spostò il viso in modo da prenderlo in bocca, leccandolo, muovendosi avanti ed indietro.
Ma fu per poco: lasciò il cazzo, si riappoggiò sullo schienale del divano, prese a slacciare il vestito.
Finito con i propri bottoni, senza fare cenno a togliersi il vestito, si rivolse a lui, piegandosi un po’ in avanti, gli sciolse la cintura, poi abbassò la zip dei pantaloni, allargò i pantaloni aperti ai lati, cercò con la mano il suo cazzo per portare alla luce anche questo, si piegò ancora prendendolo in bocca e cominciando a succhiarlo.
L’altro, da dietro, prese a sollevarle il vestito, scostandolo e mettendo in evidenza il culo della cognata, che prese a massaggiare con interesse.
Ti tanto in tanto una mano di lui la raggiungeva sul seno.
Lei si distolse, alzò prima la testa, poi il corpo, quasi a liberarsi dei due uomini.
Si alzò, tolse il vestito, lasciando vedere come portasse un perizoma che le segnava e sottolineava la bellezza del culo e delle chiappe.
“Forza, toglietevi tutto … ” li invitò con voce rauca.
L’altro non se lo fece ripetere e si spogliò tenendo solo i calzini.
Lui rimase interdetto e reagì più tardivamente.
Mentre si toglieva la camicia non riusciva a distaccare lo sguardo dallo schermo, sentiva una sensazione di calore, di arrapamento, di voglia di sesso.
Lei tolse il reggiseno, agganciato sul davanti, ma tenne il perizoma e si risedette, rivolgendo lo sguardo verso lo schermo con intensità ed attenzione.
Come presa da un pensiero improvviso, si rialzò sfilandosi anche l’ultimo indumento.
Si trovano tutti e tre sul divano, nudi, lei al centro e i loro indumenti ammucchiati sul pavimento.
Presero a toccarsi, a baciarsi, a ritoccarsi dappertutto, fio a chè lei non impugnò con ciascuna mano i due cazzi ai suoi fianchi, menandoli in un doppia sega, lentamente, con gusto e partecipazione.
Li fece alzare in piedi, avanti di lei, riprese con le mani i due cazzi, poi prese in bocca prima l’uno, poi l’altro, alternandosi tra i due. L’altro mise un braccio attorno al collo di lui ed accennò a baciarlo nella bocca, ma non era ancora preparato a questo e, percependo ciò, l’altro non insistette oltre.
Lei smise, quasi all’improvviso, lasciandoli lì sorpresi da quella mossa:
“Ma per fare quella cose … occorre essere dei contorsionisti” commentò la scena che al momento si svolgeva sullo schermo.
“Proviamo a farlo … “, disse, alzandosi, prendendoli per le mani e conducendoli con sè.
Giunsero subito nella camera, c’era un letto disfatto, con le lenzuola stropicciate e variamente disposte, alcuni cuscini a terra.
Lei li raccolse, gettandoli sul letto.
L’altro la prese per le chiappe palpandole il culo e l’attirò a sè, con un bacio fremente nella bocca.
“Abbiamo … ospiti … non dobbiamo essere scortesi …. , nè … egoisti …. ”
Lo prese per una mano con un gesto che voleva essere un invito a mettersi sul letto.
“Vi voglio entrambi … insieme …. fatemi vedere cosa sapete fare … ” aggiunse, distendendosi sul letto. L’altro prese a leccarle la fica, lui, non avendo altra scelta, rivolse la sua attenzione ai seni, iniziando a baciarli, a leccarli, lasciando scendere la saliva, poi ripulendo con la lingua, attorno alle aureole,
attorno ai capezzoli, mordicchiandola delicatamente in quel punto.
Lei stava fremendo tutta sotto le lingue dei due uomini e fu percorsa da alcune scosse, da alcuni sussulti. L’altro prese a salire in modo da penetrarla, lui vide che lei gli dirigeva il cazzo dentro alla fica.
Quando fu dentro, cominciò a muoversi avanti ed indietro, si sentiva il rumore che faceva il cazzo dell’altro dentro quella fica, come un rumore tenue di sciacquio.
Lei si divincolò, si mise a carponi, prese in bocca il suo cazzo, con la lingua roteava attorno al glande, si aiutava con le mani.
“Vi ho detto che vi voglio entrambi … insieme … forza … allora, mettetemeli …. dentro invocò sommessamente, ma con ansia piena di voglia.
L’altro si distese, facendo in modo che lei potesse salire su di lui, cosa che lei fece immediatamente e con una mano pilotò quel cazzo a entrarle nella fica, non senza prima averlo strusciato più volte sul clitoride e sulle grandi labbra.
Lui si trovò, ancora una volta, a non avere possibilità di scelta, ma non ne fu dispiaciuto, in quanto la posizione assunta dai due gli aveva riservato il culo.
Si apprestò quindi a prenderla da dietro, mettendosi alle sue spalle, prendendosi in mano il cazzo, dirigendolo verso quel culo che gli veniva offerto in aria.
Poggì il cazzo sul culo, mirò verso l’ano, sentì che faceva resistenza, spinse un po’, faceva ancora resistenza.
“Dai, … spingi … inculami …. ” lo incitò lei, eccitandolo ulteriormente.
Spinse, forte, fino a che non entrò quasi come uno scatto, la sentì emettere un breve grido
“Ahi … uhm … che male … dai … ancora … spingi dentro …. ” intanto l’altro dava i colpi nella fica dalla sua posizione.
Lei muoveva il corpo, la fica, il culo in modo da favorire i due uomini, rantolava, gemeva, di godimento ora.
“Uhm … si … che bello … dai, forza …. ancora …. uhm … uhm …. che bello … sentire … i vostri cazzi ….. uhm …. ”
Si accasciarono, contenti di quella doppia penetrazione, lei sorrise, ripresero un po’ di fiato.
“Ma, tu, poverino … non me l’hai ancora messo … in fica … ” gli disse, invitandolo
“Voglio che mi chiavi, voglio sentirti sborrare … dentro …. voglio il tuo cazzo …. “.
Lui prese posizione e accostò il cazzo a quella fica, che, a parole, lo stava aspettando e ne era vogliosa.
Entrò in lei senza difficoltà, la fica era bagnata, intrisa degli umori di lei e di quelli lasciati da lui.
Comincì a muoversi, prima lentamente, poi sempre più velocemente.
Ad un certo punto, sentì la lingua dell’altro leccargli i coglioni: era una sensazione del tutto nuova e reagì aumentando il ritmo della scopata.
Poi non sentì più la lingua che gli leccava i coglioni.
Fu per poco, perchè sentì il cazzo dell’altro appoggiarsi sul culo, le sue mani gli stavano aprendo le chiappe, il cazzo si pose sul suo ano e cercò di penetrarlo.
Con un colpo decisò entrò, sentì un dolore improvviso, una lacerazione profonda, lanciò un breve gridò:
“Vedrai che è … bello” lo consolò lei.
Non poteva reagire, era con il cazzo nella fica e un altro cazzo piantato nel culo, che cominciava a muoversi; a mano a mano che si muoveva il dolore si riduceva e la sua prima preoccupazione diveniva quella di coordinare i movimenti, il ritmo della sua scopata con l’inculata dell’altro.
Non ci volle molto, i tre corpi si muovevano assieme e ogni dolore era smorzato, superato dal piacere di quel sandwich che non si aspettava, non si aspettava di essere in mezzo.
Venne sussultando dentro alla fica di lei, che si stava scuotendo tutta, con il cazzo dell’altro ben piantato nel culo e in continuo movimento.
Stava provando una sensazione unica, irripetibile, di grande piacere e di grande coinvolgimento, aveva i brividi di piacere.
Si accasciarono tutti e tre sul letto, ancora più sfatto.
Lei prese il cazzo dell’altro con le mani, gli fece una sega fino a chè anche lui non sborrò con getti ripetuti, abbondanti, senza alcuna preoccupazione di dove cadesse lo sperma.
Si rilassarono distesi, lei ogni tanto giocherellava con i due cazzi che aveva a sua disposizione, anche se nessuno dei due era così prestante come lo era stato fino a poco prima.
Si alzarono, lei propose una doccia, entrarono tutti e tre assieme sotto il getto d’acqua, si insaponarono, si baciarono in bocca, si lavarono reciprocamente, con particolare attenzione alla fica ed ai cazzi.
Il culo gli stava ancora dando sensazioni di bruciore.
Andarono nel salotto per recuperare gli indumenti, il televisore era ancora acceso e la cassetta era finita.
Si rivestì e si avviò all’uscita, salutando. “Torna … quando vuoi …. se vuoi … ” lo salutò lei, aggiungendo, maliziosamente, “… e non occorre che mi saluti tua moglie …. “.
Tornando verso casa, pensava ad una scusa per la moglie, ma non potè non considerare come la cognata glielo avesse … fatto prendere in culo. FINE