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La moglie del mio migliore amico

La storia che sto per raccontare è una storia vera, che tuttora mi coinvolge, ma dentro di me c’è un qualcuno, un qualcosa che mi costringe a buttarla fuori. Non posso parlarne con nessun amico o conoscente, eppure smanio dalla voglia di raccontare questa mia vicenda, che da un lato mi angoscia un po’, e dall’altro mi fa sentire bene come non mai.

Mi chiamo Giuseppe, ho 48 anni, sposato da 8 anni con una splendida creatura con cui convivo da ormai 10 anni. Siamo felici e innamorati e non abbiamo mai avuto problemi di sentimento e sono sicuro non ne avremo mai. Non avrei mai immaginato di essere in grado di tradirla, ma ciò che mi è capitato non so se chiamarlo propriamente tradimento…. Il mio migliore amico si chiama Antonio e sua moglie è una donna sui 35 anni, estremamente vitale e allegra, di nome Daniela: alta, carina, viso ovale un po’ acqua e sapone, capelli lunghi e neri, seno piccolo ma ben fatto, un bel culetto, molto intrigante, e non posso negare di averci fatto più di una volta pensieri molto spinti su di lei. Siamo molto amici, usciamo spessissimo in quattro e si può dire che la nostra sia una splendida amicizia, quasi fraterna.

Tutto cominciò nei primi giorni di Aprile del 2005. Quella sera eravamo usciti con dei co9lleghi per mangiare una pizza. Avevo telefonato anche al marito di Daniela, ma era fuori città per lavoro. Mangiata la pizza decidemmo di andare in una birreria e ci rimanemmo, bevendo, fino all’ora di chiusura. Prossimo ad avviarmi verso casa, salutai gli amici e mentre tornavo verso la macchina mi accorsi che avevo esagerato un po’ con qualche birra e mi sentivo piuttosto brillo e già pregustavo il mio letto quando, dietro di me, sentii un vociare allegro di donne. Mi voltai e vidi Daniela che rideva.

Era insieme ad un gruppo di sue amiche, un paio le conosco anch’io, alcune carine altre decisamente no. Quella sera lei era particolarmente carina: stivali neri, calze scure, una gonna color vinaccia appena sopra il ginocchio, una camicetta un po’ scollata e un giubbino corto di pelle. Era lei che teneva banco bella compagnia con il suo solito sorriso, che ha sempre un che di malizioso… Restai per un momento abbagliato dalla sua bellezza, ma mi ripresi subito e avvicinandomi e tendendo la mano le dissi: – Cosa ci fai in giro a quest’ora? ! Il gatto non c’è e i topi ballano, eh? ! ? – – Ma no – rispose lei – una banale uscita con le mie vecchie amiche. E poi Antonio lo sa benissimo! – – Lo so bene che tu dici tutto al tuo fortunato maritino – e ci mettiamo a chiacchierare per un po’, nel parcheggio, finché le amiche non decidono che è tardi. – Giuseppe tu vai a casa adesso? – mi chiede Daniela – Se non ti scoccia, potresti accompagnarmi, così risparmio a Lory un viaggio? – – Certo! – le rispondo io, – tanto sono di strada, ti riaccompagno io! Saliamo in auto, continuando a chiacchierare allegramente.

La strada è abbastanza lunga, dal centro della città a casa loro, e la chiacchierata è allegra; mi casca spesso l’occhio sulle sue belle gambe lisce e noto (non senza una certa eccitazione) che indossa calze autoreggenti. Non è la prima volta che gliele noto: tante volte abbiamo cenato insieme e il bordo di una autoreggente scappa spesso da sotto una gonna… eppure stavolta, in macchina, la cosa mi sembra più intrigante, forse anche perché sono un po’ brillo… Finalmente arriviamo davanti a casa sua: – Che fai, vieni dentro a bere qualcosa? – Mi chiede lei. -No, grazie. è tardi, e mi sa che per oggi ho già bevuto abbastanza…- -E dai, Giuseppe! Ti offro una birra, tanto per chiudere la serata, e poi te ne vai, ok? – Sono un po’ contraddetto, ma cedo, così parcheggio ed entro in casa con lei.

Mi siedo sul divano, lei prende due birre dal frigo e si siede accanto a me, riprendendo a chiacchierare. Io mi sento piuttosto imbarazzato, non è una situazione molto comoda: io seduto sul divano insieme alla donna del mio migliore amico, peraltro in una mise molto sexy, mentre il mio amico non c’è… Finisco la birra e decido di andarmene, ma lei mi ferma, appoggiandomi una mano su una gamba: -Aspetta, Giuseppe, che fretta c’è? ? Tanto stanotte lo sai che Antonio non torna….. – Resto di sasso, ma un attimo dopo mi ritrovo con una mano sotto la sua gonna, a frugare avidamente per trovare il margine delle autoreggenti e oltre e con la lingua nella sua bocca calda e sensuale. In breve ho il cazzo durissimo e lei se ne prende subito cura succhiandomelo avidamente e facendomi così scoprire che è davvero una brava pompinara. Io le infilo le mani sotto le mutandine, trovandola già fradicia di piacere. –

Forza Giuseppe, scopami! – Non me lo faccio ripetere due volte: la scopo lì, sul divano, splendidamente troia con indosso solo le autoreggenti e gli stivali e le vengo dentro, dato che lei mi rassicura di prendere la pillola. E poi la scopo di nuovo, sul letto, sborrandole sulla pancia, stavolta. E ancora una terza volta, a quattro zampe sul pavimento, stavolta penetrandole addirittura nel culo, vedendola dimenarsi e mugolare come una vera troia incallita! Non avrei mai pensato che fosse tanto troia! Alla fine mi abbandono esausto a terra, lei sembra avere ancora voglia, ma io non ne ho più, ed è molto tardi, quindi si ferma, e mi lascia riposare. Il tempo di riflettere, e io mi ritrovo a pensare: “e ora?

Che cazzo succede tra me e Antonio? E tra tutti noi, che cazzo devo fare? ? ? ” Lei sembra leggere la preoccupazione nei miei occhi e mi da subito una risposta che mi lascia allibito, ma anche sollevato, almeno in parte: -Tranquillo, Giuseppe! Non è successo niente, abbiamo solo bevuto una birra, no? – -Beh, veramente…. – -No- insiste lei, – solo una birra, anche se io e te sappiamo che non è così. Ma lo sappiamo io e te. Solo io e te, e questo fa si che la cosa non si saprà mai, giusto? Io non posso farlo sapere a nessuno e nemmeno tu, sennò rovineremmo rapporti, amicizie, matrimoni…. E invece, facendo sesso io e te questo tradimento reciproco resta obbligatoriamente blindato, non credi? – Il suo ragionamento torna e cancella in me parte del rimorso per aver tradito Antonio e anche mia moglie. -E in quanto a noi due? – le chiedo. -Beh, noi due siamo sempre amici. Mica vorrai una amante, vero? Perché io non voglio rapporti sentimentali o robe varie, solo una serata di sesso! – La cosa mi lascia esterrefatto, ma anche un po’ affascinato dalla sua intraprendenza e dalla sua sincerità.

Quindi la cosa sembra fermarsi lì. La settimana dopo, addirittura, ci troviamo di nuovo insieme tutti e quattro per una cenetta e sembra proprio che niente sia cambiato. Io ogni tanto la guardo, ma lei sembra non accorgersene, o è bravissima a dissimulare. Tutto liscio, finché una sera mi ritrovo nella solita pizzeria a bere qualche birra con alcuni colleghi di lavoro: si tratta di quattro ragazzi di una città vicina, Marco, Massimo, Edoardo e Luca, che lavorano per la stessa ditta per cui lavoro io, e che stanno in città per alcuni giorni, in un appartamento che la ditta utilizza come foresteria quando appunto viene qualcuno da fuori. A un certo punto entra Daniela con le solite amiche, io ho un sussulto, ma vedo che lei mi saluta come al solito e poi si comporta in maniera assolutamente normale, così mi tranquillizzo: dopo tutto è vero ciò che ha detto, allora… solo una serata di sesso, nessuno strascico. Meglio così. Invitiamo le ragazze a sedere con noi e loro accettano. La serata si fa allegra, i miei amici si dimostrano molto simpatici e espansivi, e le amiche ridono e scherzano volentieri. A una certa ora, le ragazze cominciano a dire che è tardi, mentre Daniela vorrebbe rimanere ancora e cerca di convincerle a rimanere. -Ma se vuoi ti riaccompagniamo noi! – afferma allegramente Marco. -Buono Marco! è la donna del mio migliore amico…. – -E noi mica glielo diciamo! – e tutti scoppiano a ridere. -Mica ho bisogno di essere riaccompagnata, io. Sono con la mia macchina. è che se loro se ne vanno, devo riaccompagnarle! – Fatto sta che alla fine le ragazze decidono di stringersi un po’ in una sola auto, liberando Daniela che resta con noi e continua a ridere e scherzare. Tiriamo tardi, tanto che arriva ora di chiusura e praticamente ci sbattono fuori dalla pizzeria. -E adesso dove andiamo? – Chiede uno dei quattro colleghi -E dove vuoi andare? – Gli chiedo io, – A quest’ora è già tutto chiuso… -Beh, potremmo chiedere se ci lasciano prendere qualche birra e andare al nostro appartamento – propone Marco e un attimo dopo si infila sotto la saracinesca della pizzeria per riuscirne qualche minuto dopo con un sacchetto pieno di bottiglie di birra, suscitando le risate di tutti. -Vieni anche tu, Daniela? – chiede uno di loro -Perché no? – risponde lei. Così saliamo sull’auto della ditta, in dotazione ai miei amici, un Voyager di quelli da otto posti, Io e Daniela sediamo dietro insieme a Marco e lei si siede in mezzo. Durante il tragitto, a un certo punto, sento una mano che mi accarezza la gamba. Mi volto e incrocio lo sguardo con quello di Daniela, che mi sta guardando col suo solito sorriso malizioso. Sento la sua mano salire, allora anch’io decido di carezzarle la coscia, scostandole la gonna per sentire il contatto liscio delle sue calze. Lei mi si avvicina e mi ritrovo di nuovo ad assaporare la sua splendida lingua guizzante dentro la mia bocca. Lei mi carezza il rigonfio dei pantaloni, infilando le dita fra bottone e bottone e io salgo con la mano, scoprendo con piacere che anche stavolta indossa le autoreggenti. Salgo ancora, cercando le mutandine, ma sussulto, trovando una mano. Guardo, e scopro che anche Marco, dall’altra parte, le sta accarezzando le gambe!! Arriviamo nell’appartamento e Massimo mi dice: -Ehi, però non ce lo avevi detto che ti scopi la donna del tuo migliore amico! – -Infatti non è vero…- Lui mi ride praticamente in faccia. Io mi siedo su un divanetto e lei viene a sedersi accanto a me, subito seguita da Marco, che non perde tempo per ricominciare a tastarla. Io allora mi occupo delle sue tette, liberandole dalla camicetta e scendendo a baciarle, mentre lei si mette a slinguazzare con Paolo. Non passa molto tempo che tutti cominciamo a prenderci cura di lei, spogliandola (io però propongo di lasciarle indosso gli stivali e le autoreggenti), palpandola dappertutto, leccandole la fica. Lei ricambia spompinandoci a turno, inginocchiata davanti al divanetto. La scopiamo a turno con lei che grida come una troia impazzita nei vari e rari intervalli in cui ha la bocca libera dai nostri cazzi. Siamo tutti eccitatissimi e i miei amici ci vanno pesi, apostrofandola con frasi tipo: “Ma quanto sei troia Daniela! ” o “Avanti cagna, succhiami il cazzo! “, o ancora “Ti piace sentire il cazzo duro dentro la fica, vero puttana? ” e così via, ma lei non sembra offendersi, anzi sembra piuttosto eccitata dal turpiloquio. Mi sorprende vedere quanto sia troia e mi sorprende ancora di più quando è lei stessa invitarci a sborrarle tutti quanti addosso. Non ci facciamo certo pregare e a turno la riempiamo di sperma senza ritegno, schizzandole in faccia e nella bocca aperta, godendo ancor di più nel vederla fradicia e gocciolante come una troia da film porno! Ma lei non è certo arrivata al capolinea e una volta asciugatasi un po’ alla meglio, torna alla carica, inscenando una sorta di ballo erotico sul tavolo, con il risultato che i nostri cazzi sono di nuovo duri! Allora ricominciamo a scoparle la bocca e la fica a turno, ma lei vuole di più. Nessuno di noi è molto esperto e non è così facile fare una doppia penetrazione, ma ci proviamo tutti, con più o meno successo, chiavandole il culo come forsennati e riempiendola di carne fino all’inverosimile! Siamo andati avanti per un bel po’, riducendo oltretutto quel povero appartamento una schifezza, con schizzate dappertutto. Ognuno di noi l’ha chiavata più e più volte, quella notte, io mi sono fermato alle mie tre sborrate, di più non ce l’ho fatta, ma alle cinque di mattina, Massimo ancora se la stava inculando sul tavolo, tenendola per i capelli e ansimando come un porco, mentre Luca preparava il caffè. Sono tornato a casa esausto, facendo i salti mortali per non insospettire mia moglie, e deciso a chiamare Daniela l’indomani, forse per scusarmi, forse per chiederle che cazzo le era preso, non so. Fatto sta che lei mi ha preceduto con un SMS con scritto “Solo una birra, non dimenticartelo…” Passano alcune settimane, ci vediamo un paio di volte per le nostre consuete serate a quattro, dove ci troviamo a casa nostra, o a casa loro, per ottime cene e tranquilli dopocena, e apparentemente nulla è cambiato. Almeno non in Antonio, non in mia moglie (loro non sanno nulla, logicamente), ma nemmeno in Daniela. Però in me qualcosa è cambiato, anche se senza strascichi: mi trovo in imbarazzo a cenare con loro, facendo finta di nulla, quando poi ogni volta che guardo Daniela, non posso fare a meno di rivedere l’immagine non riesco a togliermi dalla mente l’immagine di lei con il viso e i capelli grondanti sborra, sorridente e ancora vogliosa di cazzo; o quella di lei , a cavalcioni sul tavolino, la schiena reclinata, ormai stanca e quasi abbandonata sui propri muscoli, ma ancora disponibile, mentre Massimo la tiene per i capelli e le fotte il culo come un forsennato dicendole “Ti piace il cazzo nel culo, vero puttana? Lo senti il mio cazzo in corpo, puttana? ? ? ? ” E tuttavia il tempo passa, arrivano i primi giorni d’estate, senza che niente accada, e io mi convinco che è stato solo un gioco senza strascichi. Lei non mi cerca, io non la cerco, non siamo amanti, e probabilmente siamo tornati ad essere semplicemente amici. Un giorno di metà giugno mi prendo una giornata libera, e verso le cinque del pomeriggio decido di fare un salto al negozio di un amico. Ci trovo anche Daniela, d’altra parte è un amico comune, e lei va spesso lì, anche se non lo sapevo. Chiacchieriamo un po’, poi io saluto, lei fa lo stesso e usciamo insieme. Indossa una stretta minigonna verde militare e una magliettina aderente, gialla e nera, un po’ stile teenager: non è proprio una delle sue solite mise sexy in autoreggenti e stivali, ma il caldo si fa sentire e comunque la visione non è decisamente delle peggiori. Oltretutto deve anche essere uscita da poco dal parrucchiere, perché il suo caschetto rosso mogano è particolarmente brillante e ben pettinato. Ci dirigiamo verso il parcheggio dove abbiamo ambedue lasciato l’auto, chiacchierando del più e del meno. Io evito accuratamente ogni argomento che possa riportare alle nostre vicissitudini, e lei sembra proprio non avere vissuto niente del genere. -Hai visto? Hanno proseguito i lavori della pista ciclabile nei giardini- le dico, tanto per trovare un argomento. -Davvero? – dice lei, volgendo lo sguardo all’altro lato della strada, dove i giardini pubblici costeggiano il fiume, attraversati da una ciclabile. -Andiamo a vedere, ti va? Facciamo due passi! – -Ok, perché no? – dico io, tanto non è certo tardi, la giornata è calda, e tutto mi sembra a posto. Passeggiamo nei giardini, seguendo la pista. Non c’è molta gente, i giardini sono nuovi e non molti li conoscono, ancora. Lei è molto allegra, e io ancora una volta mi ritrovo ad apprezzare quel suo modo di essere così gioviale e sincero. -Ci sediamo un po’? – chiede lei e senza aspettare la risposta si avvia verso una panchina, al bordo dei giardini, dove il fiume incontra un po’ di alberi. Mi siedo accanto a lei e non riesco ad evitare di buttare uno sguardo alle sue belle gambe lisce, ben messe in mostra dalla minigonna che è piuttosto corta. Quando alzo di nuovo lo sguardo, mi accorgo che lei mi sta guardando, il suo solito sorriso intrigante e malizioso stampato sulle labbra. Poi reclina la testa, allargando le braccia sulla spalliera della panchina, allargando leggermente le gambe, quel tanto che basta perché io possa intravedere il rosa fucsia delle sue mutandine di pizzo. Improvvisamente la mia eccitazione sale a duemila. Continuo a guardarla, allora lei si volta di nuovo verso di me: -Beh? Vuoi un invito scritto? ? ? – e reclina di nuovo la testa indietro. Non resisto, e comincio a baciarle il collo, lisciandolo con la punta della lingua e stuzzicandole il lobo dell’orecchio, mentre la mia mano corre sulle sue cosce nude, esplorando la sua pelle e la sua biancheria di raso e pizzo. -Certo, Daniela che hai sempre una gran classe, nella biancheria intima- dico, quasi senza accorgermene- -Ti piace? Me l’ha regalato Antonio…. Senti come è morbido anche il reggiseno! – Le alzo la maglietta, scoprendo un bel reggiseno fucsia a motivi floreali che le da una splendida forma al seno. Le afferro le tette, cominciando a leccargliele e a baciargliele, mentre con l’altra mano le ho già superato le mutandine e la sto sditalinando. Lei comincia ad interessarsi alla patta dei miei pantaloni, la apre, ne tira fuori il contenuto con aria soddisfatta, poi si china su di me e ingoia il mio cazzo senza troppi complimenti. Io mi guardo attorno, eccitato ed imbarazzato: ci vedranno? C’è gente che passa, a una settantina di metri dietro le nostre spalle, lungo la ciclabile, sicuramente possono vederci. Ma chi se ne frega, un bocchino così ben fatto me lo lascerei fare anche in mezzo a Piazza del Duomo!!! E lei continua a succhiare, incurante dei passanti dietro di noi guidandomi con la mano libera per farsi stimolare la fica nel modo migliore. Io la accontento, mentre con la sinistra continuo a palparle le belle tette, prima di poggiarla sulla sua testa per cadenzarle a mio piacimento le pompate sul cazzo. Lei si alza e si siede incollo a me, ma io mi sento davvero un po’ troppo in piazza, adesso: -Aspetta! C’è troppa gente, qui…- -Ok! – Mi dice lei, – Vieni! – Si alza di nuovo, mi prende per mano e mi porta qualche metro più in là, dove tra gli alberi lungo il fiume troviamo un muretto di un rudere abbandonato. Non è molto alto, si vede la pista e i giardini, ma forse noi siamo al riparo dagli sguardi. Lei si sfila la maglietta e si alza la minigonna, il suo completino intimo rosa è eccitantissimo, addosso a lei, e io ho il cazzo durissimo! -Qui c’è meno gente, no? E allora scopami come si deve!!! – La faccio voltare e la fotto a gambe larghe, in piedi, con le mani sulle pietre del muretto, rubandole non pochi sussulti e mugolii. è caldo, io sono un bagno di sudore, e anche la sua pelle è lucida di sudore, e io le sborro dentro, copiosamente, chiudendo la scopata con un bacio perverso con tutta la lingua dentro la sua bocca. E anche dopo questa volta, solo il solito SMS e niente più contatti, stavolta per tutta l’estate, se non un paio di uscite in quattro, io, mia moglie, Daniele e lei L’estate passa, tornano le prime giornate di autunno e io di nuovo mi sono convinto che è stato un bel gioco, ma che adesso è finito. Lei non mi chiama mai e io mi guardo bene dal farlo e dopo cinque mesi, è ormai chiaro che era proprio tutto come diceva lei. E invece un bel giorno mi ritrovo una sorpresa che non mi sarei aspettato: è il 12 Ottobre, e mi arriva un SMS: “Che ne dici se ci vediamo per una birra, stasera? ” Io rimango un po’ stupito, ma soprattutto perplesso, non me lo aspettavo e il sottinteso mi sembra abbastanza palese. Tuttavia ho anche un po’ paura che il gioco diventi troppo frequente, fino a trasformarsi in relazione, quindi le rispondo che quella sera non posso perché ho già fissato con mia moglie. Ma dopo pochi minuti mi arriva un nuovo SMS, in risposta: “Allora dimmi tu quando: Antonio lavora la sera x tutta la settimana fino tardi. ” Mi decido allora ad accettare, ma più che altro per parlare con lei e spiegarle che forse è meglio smetterla. Fisso per il giorno dopo, alla solita pizzeria. Io arrivo prima di lei, fuori piove a dirotto, uno dei primi giorni di intensa pioggia autunnale. Mi siedo al bancone e ordino subito una birra, teso ma deciso a mettere in chiaro che è meglio darci un taglio. Lei arriva, mi viene subito incontro, e io mi rendo improvvisamente conto che non sarà poi così tanto facile: indossa un impermiabilino bianco, corto, che apre subito appena entrata nel locale, rivelando un abitino corto ma non troppo, un po’ sopra il ginocchio, color verde oliva (che già altre volte le avevo visto, ma che stavolta appare particolarmente sexy), un paio di stivali marroni alti quasi fino al ginocchio e calze color carne. è truccata un po’ pesantemente, cosa un po’ strana, dato che sembra non truccarsi quasi mai: un rossetto piuttosto scuro, gli occhi impreziositi da un velo di colore… un po’ pesante, insomma, ma sta tutt’altro che male! Viene verso di me e si accomoda su uno sgabello, molto vicina a me, con le ginocchia attorno alla mia gamba sinistra. Noto che il movimento con cui si siede è fatto a regola d’arte per farmi intravedere che le calze color carne sono autoreggenti, che fanno appena capolino da sotto il bordo del vestitino. -Mi offri una birra, Giuseppe? – -Certo! – E ne ordino anche un’altra per me. Provo ad affrontare subito il discorso, cercando di spiegarle che stiamo sbagliando, che tutto quello che facciamo non è giusto, che io sono innamorato di mia moglie e che voglio bene a Antonio e che non voglio assolutamente essere coinvolto in una storia. Lei mi ascolta senza interrompermi, bevendo la sua birra e fissandomi dritto. Io continuo a parlare per venti minuti o forse più, senza che lei dica niente o quasi, finché finisco gli argomenti e resto muto. -Mi vuoi dire che ti stai innamorando? – mi chiede. -No, non è questo… Sono innamorato di mia moglie…- -E allora hai paura di essere coinvolto e basta, giusto? – -Si, è questo il problema. Se anche cominciamo a invitarci per passare le serate, che può succedere? – Lei allora si alza in piedi, mi si fa più vicina, schiacciando il pube contro la mia coscia e dicendomi, quasi in un orecchio: -Allora puoi stare tranquillo! Sono le stesse cose che penso io…. Per questo preferisco farmi scopare da te, quando ho solo voglia di divertirmi…. Sbrigati a finire la birra, che te lo spiego meglio fuori! – Non ho le idee molto chiare, l’unica cosa che so è che Daniela mi ha di nuovo fatto diventare il cazzo duro come il marmo! Trangugio la mia birra, pago il conto, e usciamo dalla pizzeria, fuori piove ancora a dirotto: -Dov’è la tua macchina? – chiede lei. -Qui davanti, nel parcheggio! – rispondo io, e le faccio strada. Entriamo in auto, metto in moto. -Dove vado? ? ? – -Dove cazzo ti pare!!!! – Non faccio a tempo ad uscire dal parcheggio che lei è già piegata su di me ad ingoiarmi avidamente il cazzo mentre guido! Allungo la mia mano destra per sollevarle il dietro del vestito e le ripasso il solco tra le natiche, trovandole il buchetto del culo e poi la fica, già bagnatissima. Lei si sfila il perizoma, per aiutarmi, ma senza smettere di succhiarmi il cazzo; io le sditalino la fica con due dita, infilandole contemporaneamente il pollice nel culo. è difficile guidare così, e mi fermo in un piccolo parcheggio, lungo la ferrovia. Per fortuna la mia macchina è spaziosa e permette un certo spazio di manovra, così la spingo sul suo sedile reclinandolo e la fotto alla grande, lei a gambe larghe, gli stivali puntellati sul cruscotto e io che con una mano le palpo le tette e con l’altra le sditalino il buco del culo, mentre il mio cazzo riempie la sua fica fino ad inondarla di sperma. Lei, come al solito, è tutt’altro che soddisfatta e ricomincia subito a menarmelo, per farmelo tornare duro. -Odio la macchina! È troppo angusta! – mi dice lei, sorridendo -Beh, con questa pioggia, o andiamo a casa tua…. – -No! Antonio non torna prima delle due, in questi giorni. Ma non voglio rischiare! Perché non trovi un posto un po’ più riparato dalla pioggia? ? ? – Mi viene in mente che poco più avanti, quella strada scende molto, passando sotto la ferrovia attraverso una grande arcata per poi finire lì, prima di una fattoria, un posto molto fuori mano. Metto in moto e mi dirigo lì, mentre Daniela continua a segarmi mordicchiandomi sul collo. Mi fermo sotto le arcate della ferrovia, al riparo dalla pioggia, e lei affonda di nuovo la sua bocca sul mio cazzo, pompandolo come si deve, poi apre lo sportello e scende dall’auto, liberandosi del vestitino che aveva indosso, e rimanendo con solo gli stivali, le calze autoreggenti e il reggiseno. Scendo anch’io, le vado vicino e la abbraccio da dietro, palpandole le tette, baciandola sul collo, e scendendo con una mano lungo la schiena fino a tornare a stuzzicarle il culo. La spingo un po’ avanti, allargandole le gambe, lei si appoggia con le mani sul cofano dell’auto e la inculo, spingendo quanto più possibile il cazzo dentro di lei per sentire il rumore dei colpi forti dei miei lombi sulle sue natiche, sborrandole infine sulla schiena e sul suo splendido culo. Il giorno dopo, mi arriva il solito SMS: “Solo una birra, non dimenticarlo. ” E di nuovo passano altri giorni e altri sabato sera in quattro facendo finta di nulla, magari finalmente con un po’ di abitudine in più e un po’ di timori in meno. A fine Ottobre ricevo una sorta di bombardamento di telefonate: sono i miei amici; tre di loro devono tornare in città per alcuni giorni e non gli dispiacerebbe organizzare un’altra seratina come quella di qualche mese prima. Io rispondo loro che non è come pensano, che quella è stata una situazione particolare, che lei era ubriaca….. Rimedio solo di essere preso in giro e in un modo o nell’altro riescono alla fine a convincermi a fare un tentativo per invitare Daniela a cena. Allora, io, molto imbarazzato, provo a chiamarla sul cellulare, ma lei non risponde. Riprovo diverse volte, e alla fine mi risponde: -Beh? Mica vorrai violare il nostro patto? – aggressiva e quasi irritata, -Siamo abbastanza d’accordo sul non telefonarci, no? – -Scusa, Daniela, ma anche l’altra volta tu mi hai invitato con un SMS…- -E tu hai fatto un sacco di storie! – -Ok, hai ragione. Ti chiamo per un’altra cosa…. Ti ricordi i miei amici? – Le spiego la faccenda, che tre di loro, Marco Massimo e Luca, vengono in città per lavoro la settimana successiva, e che avrebbero piacere di fare una cena insieme, magari in una semplice pizzeria… Lei, che non è decisamente una donna stupida, mi lascia finire, poi, dopo qualche secondo di silenzio, mi dice: – Ok, ma nei prossimi giorni Antonio è a casa e non posso certo far tardi! Diciamo che io ho una cena con le amiche, ufficialmente. Ma saltiamo la cena, e magari vediamoci direttamente all’appartamento dell’altra volta, ok? Così posso tornare a casa a un’ora degna! Fissa e fammi sapere come e quando! – Inutile dire che il mio successo mi rende euforico, ma c’è un problema: dopo il casino fatto l’ultima volta, la ditta non ha messo a disposizione l’appartamento ai miei amici, stavolta. In albergo è impensabile, allora mi viene in mente che mio cugino, che si è trasferito da diversi anni, ha ancora un appartamento, in città, che usa quando torna a trovare i suoi, ogni tanto. Provo a chiamarlo, per chiedergli se mi presta l’appartamento per una sera. Lui ovviamente si insospettisce subito: -Cosa c’è sotto? Una donna, vero? – Non posso fare altro che spiegargli la faccenda, e lui, ridendo, mi dice: -Beh, io l’appartamento te lo presto più che volentieri, però come minimo penso che dovresti invitarmi…. – Mi prende un po’ in contropiede, ma trovo una soluzione anche a questo: dovremo far finta che anche lui è un nostro amico, che però da anni non vive più in città. Mando a Daniela un SMS per chiederle se va bene per mercoledì, ma non nello stesso posto della volta precedente. Lei mi chiede a che indirizzo, perché preferisce raggiungerci lì. “Via Ariosto, numero 11, ultimo piano, alle ore 20” Il mercoledì passo a prendere per tempo i tre amici, già belli carichi e li porto a casa di mio cugino. Arriviamo e mio cugino ci aspetta, ma c’è anche un’altra persona, un tipo un po’ più anziano di noi, sui 45 anni: -E lui? ? ? ? – Chiedo io. -Lui è Roberto, un mio collega e grande amico! Mica ti dispiacerà, vero? Gli ho già spiegato che deve dire che noi siamo di Pisa…. – Beh, ormai è fatta, non ci resta che aspettare, bevendo un po’ di birre e alcolici vari, tanto per caricarci un po’ e vincere la tensione e la timidezza. Finalmente suona il campanello. Daniela entra e saluta tutti, compresi mio cugino Claudio e il suo amico Roberto, che come promesso si spacciano per colleghi pisani. Lei è splendida: si è di nuovo truccata un po’ pesantemente, con un rossetto scuro e carnoso e gli occhi accentuati da un bel rimmel e da un po’ di colore. Forse è stata dal parrucchiere nel pomeriggio, perché i suoi capelli sono curatissimi, un po’ più corti del solito, con un taglio un po’ all’olandese e di un bel color rosso mogano brillante. Al collo ha un nastrino nero con uno strano ciondolo quadrato e sotto un cappottino verde lungo indossa uno dei suoi consueti abitini, rosso fegato, attillato e lungo fino al ginocchio, abbottonato sul davanti, con calze nere e i suoi stivali neri. Si toglie il cappotto e ci chiede se c’è qualcosa da bere anche per lei e ovviamente tutti si affrettano ad offrirle qualcosa. La situazione è un po’ strana, stavolta nessuno è abbastanza ubriaco da fare la prima mossa, allora chiacchieriamo per un po’, con lei che scherza e beve la sua birra tranquillamente. Alla fine è lei che decide di muovere la situazione: appoggia il bicchiere vuoto e senza troppi indugi si sbottona il vestitino e lo lascia cadere a terra, lasciandoci quasi a bocca aperta per la meraviglia: oltre agli stivali e a quello strano e sensuale ciondolo al collo, stavolta non indossa autoreggenti, ma uno splendido completo di pizzo nero a fiori, reggiseno, perizomino semitrasparente e reggicalze, ad esaltare il suo bel corpo candido.. Sorride maliziosamente sedendosi sul tavolo e in un attimo le siamo praticamente tutti addosso, accarezzandola e tastandola dappertutto e contendendoci la sua lingua per assaporarla avidamente. Daniela si lascia subito andare, sdraiata sul tavolo, mentre le palpiamo le tette, la pancia, le gambe già divaricate. Mio cugino è il primo a chinarsi per assaggiarle la fica, leccandogliela mentre noi ci spogliamo rapidamente. Lei si gira a pancia sotto sul tavolo e a turno, ognuno di noi le fa assaggiare il proprio cazzo, mentre dietro di lei mio cugino continua a leccarle la passera avidamente, tenendole le gambe divaricate. Nessuno si attenta a spogliarla più di così: è splendidamente troia, con i suoi stivali, il reggicalze e l’intimo nero “anche se le mutandine sono ormai già sparite, (chiaramente). La chiaviamo tutti quanti, a turno, lei sul tavolo a pancia sotto e noi da dietro, lo spettacolo è fantastico e lei si rivela infoiata come non l’avevo mai vista, mugolando e gridando, e dopo aver provato ognuno dei nostri sei cazzi in fica, ci sorprende con una richiesta da vera puttana incallita: -Voglio tutta la vostra sborra in gola, maiali! Avanti, fatemela ingoiare tutta!! – A turno le sborriamo dentro la bocca, rivoli di sperma le colano dagli angoli delle labbra, ma lei continua a succhiare e ingoiare senza fermarsi, tanto che non facciamo a tempo a sborrare che i nostri cazzi sono già di nuovo duri. Comincia la litania del turpiloquio e anch’io stavolta mi ritrovo a chiamarla cagna, troia, e così via. Mio cugino si rivela particolarmente porco e il suo amico non è da meno: sono loro a godersi la prima doppia penetrazione, senza nessuna difficoltà, dimostrando una invidiabile esperienza nel settore. Roberto, in particolare, che le sta affondando il cazzo nel culo, la tiene per le spalle, costringendola a inarcare la schiena, cosa che sembra piacerle moltissimo. Daniela si concede senza problemi a tutti noi, facendosi penetrare fica e culo da ognuno, con la bocca continuamente piena di cazzo e le mani impegnatissime! Andiamo avanti così per un bel po’, sborrandole tutti quanti addosso e in corpo più e più volte, ma voglio essere io, stavolta, l’ultimo a cedere! Alla fine, lei, esausta, si concede all’ultimo giro, abbandonandosi a pancia sotto sul tavolo, con le gambe divaricate e a turno si lascia inculare in quella posizione da ognuno, chi più violentemente, chi ormai sfinito, ma ancora con la voglia di sfondarle il culo chiamandola “vacca rotta in culo” e cose simili. Io aspetto l’ultimo turno, ho già sborrato tre volte, ma stavolta il mio cazzo ha retto bene ed è ancora duro: quando tocca a me e mi avvicino, vedendola ansimante, con tutta la schiena impiastricciata di sborra e il buco del culo completamente dilatato e arrossato, avverto un misto di disgusto e di dispiacere. Ma dura un attimo: mi basta guardare i suoi bei lineamenti, con tutto il rimmel colato sotto gli occhi, e subito mi torna la voglia! Le afferro i capelli, con una mano, tenendola contro il tavolo con l’altra e le affondo il cazzo nel culo ormai sfondato. -è quello che volevi, vero Daniela? Sentirti troia come sei veramente, eh? – La sbatto con tutte le mie ultime forze, strappandole ancora qualche gridolino, prima di sborrarle per l’ultima volta dentro il culo. Non so con che coraggio sia tornata a casa, in quelle condizioni: mi sembra impossibile che Antonio non si sia accorto di nulla!!!

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