Marica aveva sposato Paolo per amore e quando c’è il sentimento, come si dice, c’è tutto.
Lei era carina, giovane, simpatica, spigliata.
Praticamente una moglie ideale e lui era un ragazzo con la voglia di sfondare, di realizzarsi in pieno nella sua aspirazione di manager rampante che amava la bella vita e che si sentiva pronto a ogni genere di compromesso.
Spesso Paolo cambiava anche azienda, per trovare la propria giusta “cifra”.
In complesso Marica viveva bene e non le mancava niente, anzi si trovava ad avere il superfluo.
Tuttavia per ottenere ciò che aveva, un paio di volte aveva dovuto accettare di essere “carina” con i diretti superiori del marito, dietro suggerimento dello stesso.
Non aveva potuto rifiutarsi, accettando il fatto come inevitabile per la prospettiva carrieristica di Paolo.
Ma la nausea l’aveva attanagliata dal momento in cui le avevano messo le mani addosso e fin quando avevano finito di possederla ed umiliarla (aveva sopportato che uno dei “capi” del marito, dopo la solita cena, l’aveva portata in un cinema porno per possederla in quei bagni sporchi e imbrattati di ogni genere di lordura).
Tutto ciò era passato: ora Paolo era dentro una multinazionale, con la sede principale europea a Francoforte. Un punto d’arrivo e il trampolino di lancio per una nuova ascesa, aveva detto lui tutto orgoglioso, non appena arrivati nella nuova casa sontuosa. Poi era andato a conoscere il suo principale e Marica si era sentita battere il cuore perchè sapeva già come sarebbe andata a finire quella nuova conoscenza.
Quando Paolo era tornato a casa, appariva però molto perplesso: il suo nuovo principale era una donna, grintosa e determinata. Era stata lei stessa a entrare nell’ufficio di lui e l’aveva visto sistemare la foto di Marica sulla scrivania.
Dopo le presentazioni la donna lo aveva invitato a casa sua per conoscersi meglio durante una cena.
E fin qui tutto regolare, però poi aveva aggiunto di portare anche la moglie. Si trattava di una donna integerrima oppure di un tipo che se la faceva con le coppie? Per risolvere quell’interrogativo non restava altro da fare che recarsi alla cena, disse Marica. E andò a scovare il suo miglior vestito.
Nero, molto scollato sul dietro al punto di far vedere l’inizio del solco delle stupende natiche, un anello dorato intorno al collo univa i due lembi che appena coprivano i grossi capezzoli che ornavano l’immenso seno di Marica, e quelle scarpe che metteva solo per Paolo nelle serate intime.
A casa della donna manager, costei fece una notevole impressione su Marica: giovane, raffinata, di gusto, di temperamento, con i capelli corvini, i seni non troppo pronunciati ma che sembravano fatti apposta per entrare in due coppe da spumante.
Marzia era il suo nome, e dopo poche battute rivelò subito una corte sfacciata per Marica.
Le sensazioni di Marica non erano la solita nausea, anzi sentiva fortemente la voglia di conoscere quella donna, così dura nel trattare la servitù che affollava la sua villa con piscina.
La incuriosiva tutto di quella donna: gli sguardi che le dedicava, le strane ‘coccolè dedicate ai suoi due alani fulvi, il suo make-up insolito a base di colori scuri, e la strana voce.
Presero il caffè in piscina, che pur avendo dimensioni e caratteristiche olimpioniche, sembrava una vasca da bagno in quell’immenso giardino.
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“Vi mostrerò la mia palestra” disse Marzia.
Il fatto che avesse una palestra non soprese molto Marica, che aveva notato quanto fossero sviluppati i muscoli di Marzia.
“Io anche avevo cominciato a frequentare corsi di aerobica, ma poi sa… ” tentò Marica, più che mai incuriosita.
“Non proprio aerobica… non è proprio quella la mia passione! ” disse Marzia, che senza avvertire, si alzò e si diresse verso una porta di legno che a dire il vero stonava con l’aspetto elegante e nuovo della favolosa villa su tre livelli.
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Dietro la porta Marica e Paolo scoprirono la “palestra” di Marzia…
… ma un torpore colse la coppia senza dar loro il tempo di reagire.
Al loro risveglio, quasi contemporaneo, si resero subito conto di non trovarsi in una palestra, ma in una vera e propria sala delle torture: catene, sedie “attrezzate”, gogne, palchi con “X” di legno, e due vere e proprie celle.
Erano sdraiati su due tavoli di legno, legati mani e piedi e completamente nudi.
Marzia aveva cambiato abbigliamento: un body di pelle nera con una cerniera aperta fino a lasciar vedere il seno, e degli stivali alti con un tacco che la rendeva ancora più alta.
“Il mio luogo preferito… la mia sala hobby… I miei antenati vivevano in un castello in Spagna, e alcuni pezzi dello stupendo mobilio che vedete sono originali… raccolti qua e là”. Dietro di lei, i due cani erano seduti come in posa, e due dei suoi servitori erano alle spalle dei cani.
Marica e Paolo non ebbero nemmeno il tempo di protestare: i due servitori applicarono a Paolo un morso in cuoio, e a Marica un bavaglio francese.
Azionarono poi una leva che divaricò le gambe e le braccia dei due.
“Le macchine che vedete e che avrete il piacere di provare, sono il mio orgoglio”.
Marzia si portò vicino al tavolo su cui era legato Paolo, e cominciò ad accarezzarlo sul petto; poi cominciò a baciarlo e leccarlo scendendo sempre più verso il suo membro che cominciava, nonostante tutto, ad erigersi.
Era completamente eretto quando Marzia lo prese fra le labbra e cominciò a succhiarlo abilmente emettendo dei mugolii di piacere; Marica preoccupata osservava la scena.
Marzia smise di baciare Paolo e si dedicò a Marica, che dopo qualche sapiente bacio fra le gambe si inumidì abbondantemente. Marzia si fermò, e aprì lentamente la cerniera del suo costume… lentamente… fino a scoprire la sua vera identità: un membro maschile di dimensioni ragguardevoli.
Lo stupore della coppia fu enorme, e soprattutto cominciarono a ben capire quale tipo di esperienza li potesse attendere.
Tolto il costume, riprese il trattamento su Marica, mentre uno dei servitori cominciava a baciarle il membro, fino a farlo diventare notevolmente più grande di quello di Paolo.
L’altro servitore si occupò di Paolo, che non gradiva eccessivamente le cure da parte di un uomo.
Marzia interruppe la sua opera, e portandosi al centro della sala, fece un gesto imperioso.
I due servitori eseguirono immediatamente. Liberarono Paolo, che “docilmente” si fece accompagnare sotto una delle coppie di polsiere, che attaccate ad una catena che scendeva da una carrucola, servirono per legarlo a braccia tese verso l’alto.
Uno dei due servitori azionò un motorino, che sollevò Paolo all’altezza che Marzia indicò con un altro gesto.
Paolo si dimenava sospeso a circa 30 cm da terra: Marica sembrava eccitata nel vedere suo marito costretto in quel modo.
“Accompagno il mio piacere per l’antica arte della dominazione ad alcuni hobby moderni… “disse Marzia, “… le telecamere che utilizzo per riprendere tutte le mie serate in compagnia sono un ottimo sistema per evitare che i miei segreti divengano pubblici, e per poter rivedere quando ne ho voglia le immagini”.
Schiocco di dita di Marzia: i servitori presero dal muro le fruste nere e si portarono uno davanti e uno dietro Paolo, cominciando a colpirlo su tutto il corpo.
Marzia riprese le sue attenzioni per Marica, che non nascondeva una eccitazione non indifferente. Fu Marzia stessa a liberare Marica del bavaglio e delle corde.
Non appena fu libera Marica si buttò in ginocchio e cominciò a leccare, succhiare e baciare il grosso membro di Marzia.
L’espressione di dolore sul viso di Paolo si unì allo stupore, e anche lui mostrava segni di eccitamento.
Marzia accompagnava la testa di Marica con una mano, toccandosi con l’altra i seni e stuzzicandosi i capezzoli.
La fustigazione di Paolo fu interrotta e i servitori azionarono la carrucola per permettergli nuovamente di toccare terra con i piedi. Gli misero un cavalletto di legno davanti e legarono le sue caviglie a due delle gambe del cavalletto. Poi facendolo inclinare legarono i suoi polsi alle gambe anteriori del cavalletto.
Marzia fermò Marica, e si portò dietro a Paolo: cosa sarebbe accaduto fra pochi istanti era ben chiaro a tutti e tre.
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Con mosse decise e applicando una forza sempre maggiore, Marzia si insinuò all’interno del posteriore di Paolo.
“Mmmmgh… ” fu l’unico fonema che Paolo emise, mentre Marica non riusciva a trattenere l’affanno che l’eccitazione le aveva provocato, e insinuandosi sotto il cavalletto cominciò a succhiare forte il marito.
Ci volle ben poco sia per Marzia che per Paolo, per scaricare il loro piacere caldo l’una nell’ano e l’altro nella bocca dei compagni di gioco.
Paolo era sorpreso dal fatto di non aver sofferto poi troppo di quella violazione, anzi, ne aveva quasi goduto.
Marica si alzò in piedi con le labbra abbondantemente coperte di bianco succo, e porse i polsi a Marzia: voleva anche lei provare i piaceri della schiava.
Fu accontentata subito, Marzia fece uscire i servitori, e prese Marzia per mano accompagnandola su un’altro tavolo, dove la fece adagiare.
Dal soffitto fece scendere azionando due interruttori, quattro catene fornite di cinghie robuste in cuoio nero.
Ne applicò due ai polsi e due alle caviglie della donna, e poi azionò nuovamente l’interruttore che comandava le catene ai polsi sollevandola in posizione seduta, poi il secondo motorino sollevando le gambe fino ad alzarla a 10 cm dal tavolo ma lasciandola sospesa in posizione seduta.
Il tavolo aveva delle ruote, Marzia non faticò a spostarlo, aiutata da Paolo.
Prese poi una macchina curiosa: simile in tutto ad uno di quei massaggiatori a rullo da palestra, che al posto dei legni nodosi che servono per il massaggio aveva dei lacci di cuoio fissati tutti intorno al tamburo rotante.
La portò sotto a Marica, e azionò i due interruttori delle catene fino a far scendere Marica ad una quindicina di centimetri dalla macchina.
Accese la macchina, e il tamburo cominciò a ruotare, prendendo sempre una velocità maggiore, che Marzia controllava con un variatore, e che fissò non appena vide che Marica riceveva colpi abbastanza forti.
Il trattamento durò un paio di minuti.
Abbondanti furono i segni lasciati dai laccetti sulle chiare natiche di Marica.
Marzia azionò il motorino che regolava l’atezza delle braccia di Marica e la fece scendere fino a sospenderla a mezzaria, parallela al pavimento.
Paolo fu liberato da Marzia, e i due dedicarono le loro attenzioni, alternandosi ad ogni possibile penetrazione di Marica. Dopo poco Marica fu liberata, e i tre si unirono in giochi inenarrabili fino al comparire della luce del sole in una delle finestre della “palestra”…
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“Lunedì mattina… si ricomincia… ” disse Paolo a Marica, che aveva una risposta meno pronta alla sveglia e alla luce del sole che filtrava dalla serranda della camera da letto.
I vestiti della cena di sabato erano ancora sulle poltrone ai piedi del letto.
Facendo colazione i due si interrogarono sullo strano sogno che avevano fatto insieme.
In ufficio Paolo trovò una sorpresa, anche il suo amico Pietro, della divisione Marketing, era stato trasferito e sua moglie lo aveva seguito nella nuova sede.
Paolo e Pietro avevano studiato insieme, pochi erano i segreti che esistevano fra loro: quel sogno non fu uno di questi.
“Ma figurati”, disse Pietro, “sono cose di cui ha parlato anche la televisione, a volte capita anche a me e mia moglie. E poi stamattina ho conosciuto il capo, mi ha voluto parlare appena sono arrivato, e a me sembra una di quelle che in vita loro non l’hanno mai preso… peccato è un gran bel pezzo di… ” il telefono di Paolo squillò improvvisamente.
“Seimour Divisione Marketing… ” Paolo fece segno di aspettare a Pietro mentre rispondeva: era sua moglie che gli annunciava l’arrivo a casa di un pacchetto anonimo.
“Guarda Marica che l’abbonamento al videoclub l’ho disdetto… ci vediamo stasera… Ciao amore. ”
“Allora Pietro, sabato sera festeggiamo con una bella riunione… a cena da me? ”
“Magari, ma il capo mi ha già fregato: sono a cena da lei sabato sera… con mia moglie! “. FINE