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La vicina

Io 35 anni
Anna 30 anni
Da oramai un paio di anni si era trasferita vicino a casa nostra una coppia appena sposata.
Due ragazzi simpatici con cui stringemmo subito una discreta amicizia.
Lui un bravo e simpatico ragazzo, lei una non tanto loquace e carina ragazza di origine emiliana.
Uscivamo qualche volta a mangiare una pizza.

Lei, nonostante fosse mora, alta, bel fisico con un viso carino (a proposito si chiama Anna come mia moglie), non l’avevo mai considerata oltre il rapporto amichevole che c’era tra le nostre coppie, pur vedendone la discreta, ma notevole bellezza.

Fino ad un giorno particolare.
Pensandoci mi viene da chiedermi come a volte le cose nascano da eventi estemporanei, o come diceva un antico navigatore “le grosse cose nascono da piccole cose”.

Un giorno, ero momentaneamente a casa solo, guardando casualmente fuori dalla finestra vidi i miei vicini che tornavano a casa (erano usciti pochi minuti prima) evidentemente perchè si erano dimenticati qualcosa.
Scese lei.
Per la prima volta, rimasi estasiato a guardarla.
Tacchi alti, gonna sotto in ginocchio aderente e maglietta altrettanto aderente che rendeva merito ad un notevole seno.
Portamento eretto e camminata decisa e sicura.
Non l’avevo mai vista cosi in forma, soprattutto non mi aveva mai fatto quell’impressione.

Rimasi a guardarla per tutto il tragitto che fece dalla macchina a casa.
La guardavo dalle persiane semichiuse quindi ne lei ne suo marito potevano vedermi.

La sua visione mi aveva eccitato.
Attesi che uscisse di nuovo, ma questa volta mi calai i pantaloni e mi presi in mano l’uccello.
Devo dire che quella notte ebbi addirittura un sogno erotico con lei protagonista.
Era tempo che una donna non solleticava cosi i miei istinti più reconditi.

La cosa comunque non ebbe nessun seguito a breve, se non che io la guardavo con un occhio, come dire, più interessato e molto, ma molto blandamente cercavo di lasciarle cogliere le mie occhiate più ficcanti.
A volte la guardavo (stando attento a mia moglie e suo marito) come le facessi una radiografia.
Cosi piano, piano mi feci un’idea della magnifica donna che si nascondeva dietro il suo carattere un po’ chiuso ed il suo fisico mai esposto.
Cercavo di trovare l’occasione, in modo casuale, per incrociarla e scambiare
qualche parola.
Magari quando vedevo che arrivava in macchina nel mio stesso istante facevo finta di perdere tempo per poterla incrociare nel vialetto che portava alle nostre case.
Era comunque difficile lei era sempre veloce nei convenevoli, raramente si attardava.
Insomma non successe molto, diciamo che qualche volta avemmo un incrocio di occhi un po’ più, o forse un po’ troppo, marcato e a volte un sorriso gratuito di quelli che si fanno alle persone che ci piacciono.

Dopo qualche settimana la incrociai in garage che metteva via la macchina (come stavo facendo io).
Come al solito era ben vestita, gonna al ginocchio con un notevole spacco e camicetta appena scollata e tacchi.
Approfittai dell’occasione della mancanza dei nostri partner per cercare di capire se le occhiate erano state un caso.
Le chiesi come stava, come era andata la giornata, e mi accorsi che per la prima volta era lei che dava enfasi alla conversazione, di solito era educata e gentile, ma non si preoccupava molto di dare confidenza.
Questa volta invece sembrava quasi logorroica nel protarla.
Era ovviamente un segno positivo, ma ben lontano da un chiaro approccio.
Il discorso andò casualmente sulla casa, e altrettanto casualmente sulle novità che ogni coppia aveva realizzato.
Le parlai del nostro nuovo camino in taverna.

E lei subito “bello, posso vederlo ? “, questo era veramente non in linea con il suo comportamento solito.
Ovviamente (oltretutto mia moglie non c’era a quell’ora) le dissi
“certo vieni pure, passiamo pure dal garage che facciamo prima” (e non ci vede nessuno avrei voluto aggiungere).
Entrammo in taverna, lei subito “che bello, scommetto che tu e tua moglie state benissimo qui”.
“Certo” le dissi “ma non solo noi” lasciando un certo doppio senso latente.
Lei per spostarsi a vedere meglio il camino sfiorò con i suoi fianchi il mio corpo, causandomi una vampata di adrenalina nel cervello.
Mi chiese come casualmente “Anna non c’è ? ”
Io mi avvicinai, quasi deciso a cercare un approccio più deciso, quando lei mi anticipò.
Si girò di colpo ponendo il suo viso a pochi centimetri dal mio, con i tacchi era alta quasi quanto me, guardandomi dritto negli occhi.
Questa volta non c’era dubbio.

Le presi la testa tra le mani e le infilai la lingua in bocca, caldamente ricambiato.
Mi attaccai a lei sentendo sul mio petto quel magnifico seno che si intuiva quando aveva indumenti attillati.
Appoggiai le mani sul sedere e sentii sotto le mani delle chiappe molto sode,
ancora di più evidenziate e marcate dai tacchi alti.
Il nostro bacio continuava appassionato e mi chiedevo quanto fuoco nascondesse sotto quella discrezione che finora sempre la aveva contraddistinta.
Le slacciai la camicetta, mi staccai dalla sua bocca e le guardai il seno contenuto da un sensuale reggiseno azzurro grigio.
baciandogli le parti lasciate scoperte dal reggiseno mentre cercavo di slacciarglielo.
Quando il reggiseno scese, rimasi così estasiato di fronte alla perfezione di quel seno che non riuscii a trattenermi dal dirglielo “sembra una scultura”.
Lei sorrise e mi schiacciò la testa tra le sue mammelle.
Un seno pieno, forse una terza abbondante, ma con delle mammelle turgide, non cadenti.
Capezzoli rosa intenso, non molto esposti, con una aureola di dimensione media.

La feci sedere sul divano.
E mentre con una mano stavo slacciandole la gonna, con l’altra le stringevo il seno sinistro e con la bocca giocavo con il suo capezzolo.
Prima lo succhiai un po’, risucchiando tutta l’aureola in bocca.
Poi presi solo il capezzolo e prima lo leccai sulla punta con colpetti rapidi e poi lo mordicchiai delicatamente, ma in modo che lei lo sentisse bene.
Lei rispondeva muovendo le mani sulla mia testa in modo scomposto ad ogni sollecitazione diversa che le davo.

Le feci capire che volevo sfilarle gonna, lei agevolò questa mia intenzione e rimase in autoreggenti e mutandine.
Più la esploravo più potevo capire quanto fosse notevole.
Magra, ma con un bel seno e bel sedere, vestita sensualmente.
Ed il resto lo avrei capito più tardi.

Le baciai l’ombellico, il ventre, le cosce. Sfiorai con la bocca le sue mutandine che coprivano oramai solo la sua fica.
Contemporaneamente con le mani le accarezzavo i fianchi e scendevo lungo le cosce godendo del contatto superficiale con le sue autoreggenti.
Le sollevai un bordo di una autoreggente baciandole passando la lingua dove prima c’era il silicone di tenuta.
A questo punto lei non voleva più essere passiva mi fece alzare, rimanendo seduta, e mi sfilò la camicia dai pantaloni, infilando da sotto le mani e accarezzandomi il petto. Poi con molta calma sominciò a slacciarmi la camicia e quando questa fu tutta aperta appoggio la sua bocca sull’ombellico leccandolo e palpandomi con le mani il petto.
Ma la cosa che più mi eccitò fu il suo sguardo, dal basso all’alto,
lascivo, pieno significati e pazzescamente eccitante.
Quello sguardo mi fece capire che avevo di fronte una DONNA che mi poteva riservare molte sorprese.
Mi apri i pantaloni, con calma. Una calma enorme. Voluta.
Li fece scendere sulle ginocchia. Con sempre più calma mi sfilo i boxer. Iniziò a baciare tutto attorno al mio pene, sfiorandolo con le guance, lasciando che i suoi lunghi capelli lo strisciassero tutto.
Mi prese le chiappe con le mani. Sentivo le sue unghie che graffiavano la mia pelle.
Sentivo che stava giocando con molta maestria, probabilmente non avevo molto da insegnarle, anzi.
Mi passo la lingua dalla base fino alla cappella dell’uccello, mentre si sfilava
le mutandine. “Peccato” pensai “volevo togliertele io”, ma come mi sarei abituato da questo momento in poi le piaceva condurre il gioco e stupire.
Poi si alzò e mi rimise la lingua in bocca, mentre mi appoggiava, ed io facevo
altrettanto, il suo corpo contro il mio.
Le misi le mani sulle chiappe stringendola a me, le sue mani si cinsero al mio collo e sentii che alzava le sue gambe allacciandole dietro di me.
Mentre io la sostenevo lei, aiutandosi con una mano, si diresse il mio cazzo dritto dentro il suo buco. Senza fatica. Doveva essere bagnata come di più non si può.
Mentre io la sostenevo lei si muoveva piano facendo scorrere la mia asta dentro la sua vagina, nel frattempo mi baciava con foga, quasi con violenza.
Non so quanto proseguimmo in questo modo, certo per me fu un notevole sforzo.
Ma era bellissimo sentire che lei del tutto indipendentemente da me riusciva a gestire la scopata alla perfezione. Quando arrivai al limite della resistenza fisica la adagiai sul divano, senza uscire da lei, e lei stessa non tolse l’incrocio delle sue gambe dietro la mia schiena.
Quando si senti appoggiata allargò le gambe e mi prese per le chiappe, dopo pochi secondi la sentii gemere “sto venendo… “.
A dir la verità anche io avrei voluto venire, ma per fortuna l’impegno fisico della posizione precedente era magicamente riuscita a non farmi venire, e poi volevo offrire a quella dea la mia migliore prestazione.
Mentre lei gemeva (un po’ forte a dir la verità e pensando ai vicini) io la pompavo di continuo. La mia bocca ora era dedita al suo collo e alle sue orecchie.
Sentivo che quando le mordevo un lobo lei reagiva con tutto il corpo inarcando le reni.

Di colpo mi spinse fuori dalla sua vagina, anzi mi spinse contro il lato opposto del divano dicendo “Ora tocca un po’ a me farti godere”.
Una dichiarazione di intenti notevole a cui seguirono notevoli fatti.
Si chinò sul mio membro e lo prese tutto in bocca. Senza preamboli.
Ricordo che mi sfiorò il pensiero che le piacesse iniziare sempre alla grande:
subito tutto, forse per stupire, cosa che in effetti le riusciva benissimo.
Il suo pompino era fatto in un crescendo all’opposto.
Aveva iniziato alla grande ora smorzava i toni.
Da tutto in bocca a piccoli morsi, piccole leccate.
Comunque brava. Sapeva cosa stava facendo e come farlo (altro che mia moglie).
Con le mani mi stringeva le palle con un moto pulsante che ricalcava il movimento della sua bocca.
Mentre lei mi faceva impazzire con la sua bocca io le accarezzavano i capelli.

Non volevo venirle in bocca. E se l’avessi fatta proseguire ancora qualche secondo sarebbe successo. Le chiesi “Prendi la pillola ? “, lei senza interrompere mi fece un cenno di assenso con la testa.
Le spinsi indietro piano la testa mentre le dicevo “Voglio venirti dentro”.
Lei lascio la ‘presà.
La feci sdraiare sul tappeto.
La presi piano ed altrettanto piano cominciai a pomparla.
Adoro scopare sul tappeto, è abbastanza morbido da non farsi male ed abbastanza rigido da trasmettere tutte le ‘vibrazionì.
Entravo fino in fondo in lei. Io non ho un gran cazzo. Funziona molto bene, è resistente, duro, ma quanto a centimetri non è granchè.
Proprio per questo mi posso permettere di prendere una donna davanti e dietro senza problemi di toccare il fondo o di allargarla tutto.
Quindi entravo completamente dentro di lei, fino in fondo, schiacciandole il mio bacino sul suo. Poi davo ancora dei piccoli colpi, con delle piccole rotazioni.
Poi uscivo ancora, piano e quando ero quasi fuori ricominciavo.
L’andare cosi in fondo e premermi contro di lei da delle belle stimolazioni, infatti la sentii gemere.
Stava per venire. La anticipai di qualche secondo. Glielo dissi “Sto venendooo… “.
E lei “Anch’iooo.. “.
Continuai ancora il movimento finchè non fui sicuro che avesse esaurito tutto
il godimento.
Continuavamo a baciarci. Lei mi disse “Non ho mai goduto tanto”.
Uno di quei complimenti che rendono felice un uomo. Le risposi “Voglio farti
godere ancora”.
Inizia a scivolare sul suo corpo verso il basso baciando tutta la pelle che potevo.
Il collo, le spalle, il seno in tutte le sue parti, l’ombellico e la pancia.
Arrivai al limite della peluria. Ci giocai un po’ con le mani, scendendo ogni
tanto a toccarle delicatamente le grandi labbra.
Le baciai con calma e perizia l’attaccatura delle gambe, leccandole.
Aveva una bella peluria, rifinita per il costume estivo.
Le grandi labbra erano effettivamente ben sviluppate.
Le infilai la lingua dentro aprendole.
Era ancora piena di sue e mie umidità, un mix di sperma che stava scendendo e suoi umori che lubrificavano.
Come mi eccitava, questa donna, mi sporcai la labbra e la bocca dei sui umori e tornai su alla sua bocca e la baciai, facendole assaggiare il mio e il suo sapore mescolato.
Dopo il bacio, molto eccitato da parte sua, tornai giù sulla sua vagina.
Cominciai a leccarla con molta enfasi, stampando la mia bocca su tutte le sue labbra e risucchiando il clitoride in bocca.
A volte inarcando il bacino me la spingeva con forza in bocca, e i suoi peli si
sfregavano su tutta la mia faccia.
Sentii vagamente che diceva qualcosa come “Continua… “, “Come sei bravo”.
Sentii anche che stava venendo ancora, me lo confermò dicendolo “Vengooo… “.

Ora mi sentivo soddisfatto.
Guardai l’ora. Era passata si è no una mezzoretta. Ma l’orario di arrivo di mia moglie si stava pericolosamente avvicinando.
Anche lei probabilmente pensava la stessa cosa.
Mi disse. “Ora è meglio smettere”. E mi baciò, ampliamente ricambiata, di nuovo.

Le dissi “Spero ci sia una prossima volta. ” e lei maliziosamente, sorridendo rispose “Chissa! “.
Poi prosegui più seriamente dicendo “Ora rivestiamoci se non vogliamo che ci trovino cosi”. Era ritornata la solita Anna. Seria, pratica.
La adoravo. Glielo dissi. Altro sorriso. Altro bacio.
Le indicai il bagno per darsi una pulita veloce, mentre anche io feci altrettanto.

Ora c’era la parte più difficile. Ritornammo nel garage. Io guardai che non ci fosse nessuno. Le feci un cenno. Lei usci, arrivò alle scale velocemente,
si girò e sorridendo felice mi mandò un bacio, mimando con le mani la spedizione verso di me. Feci altrettanto sorridendo.
Era un messaggio. Ci sarebbero state altre volte. Le volevamo entrambi.
Magari la prossima volta avremmo anche parlato, anche se le parole del corpo erano state ottime.

Avevo ancora qualche minuto di margine prima che arrivasse mia moglie, ed ero pieno di eccitazione e adrenalina.
Andai in bagno e mi masturbai pensando al corpo di Anna.
Più tardi quella sera presi mia moglie con impeto nuovo che lei stessa mi evidenziò. Ma nella testa avevo un altro corpo.

Il corpo della mia amante. FINE

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