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Morire di gelosia duemiladue

Qualche goccia di pioggia cadeva ancora sulle strade dopo il diluvio che aveva imperversato negli ultimi due giorni. Antonio parcheggiò l’auto nel vialetto sotto casa. Si coprì la testa con la valigetta e corse in casa. Non era atteso a quell’ora, ma sicuramente una sorpresa per pranzo avrebbe fatto piacere a Linda, che se ne stava tutto il giorno da sola. Aprì la porta usando le sue chiavi, pose la valigia con i documenti e il campionario vicino al mobiletto del telefono e chiamò la moglie:
* Linda! Sono a casa. – ma non udì risposta.
* Linda, cosa c’è per pranzo? – domandò all’aria.
Non ottenne nessuna risposta, forse era uscita a fare la spesa, ma era strano visto che al martedì non si muoveva da casa, era una donna molto abitudinaria oltre che bellissima. Occhi verdi su un viso disegnato ad arte, i capelli neri e folti la facevano apparire come una fata a cui non si può dir di no.
Soprappensiero si diresse verso la camera da letto per spogliarsi, ma ecco che vide sua moglie corrergli incontro. Era accaldata e indossava solo un accappatoio sopra al bel corpo nudo.
* Cosa ci fai già a casa? – chiese stupita ed affannata.
* Niente ordini neanche per oggi. Così ho deciso di farti una sorpresa, pranzeremo insieme. – annunciò sorridendo.
* Bella sorpresa! Niente ordini vuol dire niente soldi. – rispose acida.
* Ma non fare così. Ti ho detto che è una crisi passeggera. – cercò di consolarla il marito.
* Si, intanto le bollette ed il mutuo non sono passeggeri. Questa maledetta casa costa, caro mio. E tu non sei in grado di portare a casa abbastanza soldi per mantenerla. Renditi conto di quel che sei! – fece lei con un’ira inspiegabile.
Sembrava turbata, Antonio la fissò per qualche istante. Negli ultimi mesi le cose non andavano per niente bene. Il suo lavoro attraversava una crisi profonda, era un rappresentante di articoli per l’industria, ed il crollo della produzione di quell’anno aveva messo in ginocchio metà dei suoi clienti e di conseguenza anche lui. Sua moglie Linda sembrava sempre più annoiata e distante, quasi come se tutti i problemi dipendessero da lui. Non facevano l’amore da più di due mesi, ma lei sembrava voler continuare questa strana punizione per chissà quale assurdo motivo. Lui ne era profondamente innamorato, fin da quando si erano conosciuti si era perso nel suo sguardo, nei suoi capelli e nel suo splendido corpo. Un corpo da favola nonostante i suoi trentacinque anni. Era stata lei a spingerlo tra le sue braccia, lui era più giovane di lei di sette anni e Antonio fu costretto a subire la forte personalità di Linda fin dai primi tempi. Fu lei a decidere di sposarsi, scelse la casa e non volle mai sentir parlare di bambini. L’attrattiva nei riguardi di Antonio, forse, nacque dal fatto che all’epoca in cui si conobbero disponeva di un ingente capitale e Linda ne fu subito interessata, ma tutti quei soldi finirono in cure mediche per il padre di Antonio. Il capitale si assottigliò a tal punto che la moglie del povero Enrico fu costretta a iniziare a lavorare all’età di sessant’anni per rimpinguare le casse della famiglia prosciugate in cure all’estero e da ciarlatani nazionali. Tutto questo successe pochi mesi dopo che Linda e Antonio si sposarono. Linda la prese male, era convinta di essersi assicurata un buon tenore di vita, ma la morte del signor Enrico e la vista di tutti quei soldi buttati per lui, l’avevano indisposta verso Antonio e tutta la sua famiglia. Ora si ritrovava un marito con un lavoro fin troppo normale ed un fosco avvenire.
* E adesso dove vai? – chiese Linda nervosa al marito che stava dirigendosi verso la camera da letto.
* A spogliarmi. – rispose triste.
Linda si fermò un attimo quasi volesse fermarlo, ma poi continuò a camminare verso il bagno.
Antonio entrò nella stanza e vide le lenzuola arrotolate ai piedi del letto e la finestra che dava sul vialetto aperta. Si incuriosì di quelle stranezze ma non ci diede peso. Forse la moglie era stata a letto fino a tardi e ora stava cercando di far cambiare l’aria all’ambiente.
Si spogliò della giacca e dei pantaloni vestendosi con una più comoda tuta casalinga. Si sentiva a suo agio, amava quella grande casa e non voleva certo separarsene. Avrebbe trovato un modo per far aumentare le entrate familiari, magari con un secondo lavoro. Si sarebbero, così, persino potuti permettere il figlio che tanto Antonio desiderava.
Linda si buttò sotto la doccia con il cuore che le batteva in gola, una sensazione che ultimamene l’accompagnava sempre più spesso.
Antonio aspettò la moglie seduto al tavolo della cucina. Non vedeva niente sui fornelli, forse aveva comprato qualcosa di precotto, pensò accendendosi una sigaretta.
La moglie lo raggiunse dopo qualche minuto, era bellissima avvolta in quella vestaglia da casa trasparente, le sue forme invitavano a toccarla e baciarla. Antonio si alzò per andarle incontro.
* Cosa vuoi fare, adesso? – chiese la moglie scontrosa.
* Voglio baciarti. – fece Antonio stupito – sei mia moglie, avrò il diritto di farlo, spero. –
* Si, ma non ora. Devo preparare il pranzo. – disse lei lasciandolo solo al centro della cucina.
Antonio si sedette sconsolato a guardarla gironzolare tra pentola e fornelli. Un desiderio enorme l’aveva preso. Il lungo periodo d’astinenza si faceva sentire e senza accorgersene si ritrovò con un’erezione a gonfiargli i pantaloni.
Linda gli passò vicino e si accorse del cazzo gonfio.
* Ma che schifo, Antonio! Tieni a bada quel tuo coso. – intimò guardandolo in cagnesco.
* Si, potrei anche tagliarmelo, tanto… – e lasciò l’ultima parte della frase nel cervello.
La donna sembrò non averlo neanche ascoltato. Aveva messo l’acqua a bollire ed ora era seduta in salotto a guardare la televisione. Antonio la raggiunse sul grande divano. Aveva voglia di lei, del suo profumo e della sua carne.
Le accarezzò i piedi caldi e profumati:
* Vuoi che ti faccia un massaggio? – chiese con occhi languidi.
* No, smettila. Mi fai il solletico. – lo rimbrottò brusca.
* Ma cos’hai? – domandò Antonio.
* Niente, cosa devo avere? Mi preoccupa solo la nostra situazione economica. Non sei in grado di fare il capo famiglia, devi rendertene conto. Ci servono soldi e lo sai. – lo apostrofò lei.
* Ma sei ci amiamo tutto il resto si aggiusta. Non è vero? – Antonio si rivolgeva a lei come un bambino. Aveva bisogno di sapere se lo amava ancora, se lo desiderava ancora.
* Si, come no. Vivremo di pane e amore. – buttò lì con un’ironia amara.
* Mi ami, Linda? – Antonio si fece serio.
* Ma che domande fai? – riuscì a rispondere lei prima di alzarsi dal divano e scappare in cucina a servire il pranzo.
Antonio rimase imbambolato a guardare la televisione pensando alle parole di sua moglie. Si sentiva un povero idiota, non meritava una donna del genere. Lei avrebbe dovuto sposare un uomo ricco, doveva essere una regina, non una povera casalinga com’era. Si sentì profondamente in colpa, tanto da camminare a testa bassa fino al tavolo dove Linda aveva messo i piatti colmi di pasta.
Durante il pranzo non si parlarono, Antonio teneva lo sguardo fisso sul piatto con la paura di fare o dire qualcosa che avrebbe innervosito maggiormente la sua compagna. Linda, dal canto suo, sembrava distratta e assente, come se stesse pensando ad un grosso progetto.
Ad un tratto si decise a parlare:
* Antonio, domani vado a fare un colloquio di lavoro. – annunciò secca.
Lui la guardò stupito, erano d’accordo che lei non avrebbe mai lavorato, era un accordo che era stato alla base del loro matrimonio.
* Ma, cosa dici? … Lavorerò io, non ti preoccupare, la crisi è moment… – non riuscì a terminare la frase che la moglie lo interruppe.
* No, ho deciso. Inizierò a lavorare. Sfrutterò il mio diploma e cambierò un po’ vita. Visto che tu non basti, dovrò essere io a pensare alla casa. – apostrofò senza curarsi di ferire Antonio che la guardava con la bocca aperta.
* Ma, dove? Come fai ad aver trovato un lavoro? – riuscì a chiedere il povero Antonio.
* Non ti ho detto che ho trovato lavoro. Ho detto che domani andrò a fare un colloquio. – precisò.
* E dove? –
* Qualche mattina fa, mentre ero in giardino a sistemare le piante, ho rivisto Mario, il mio vecchio compagno di scuola. Ci siamo messi a parlare del più e del meno, le solite cose. –
Il viso di Antonio si fece rosso di gelosia. Si ricordava benissimo quel bastardo di Mario, era l’ex fidanzato di Linda prima che si mettesse con lui. Aveva sempre avuto la fama del figlio di puttana e per quanto ne sapeva lui, la fama era fondata. Aveva sempre avuto paura della figura di Mario, anche perché più d’una volta durante le litigate con Linda, lei si era lasciata scappare, in preda alla rabbia, frasi di pentimento per averlo lasciato, del tipo: – Ah, Mario non mi avrebbe trattata così! – oppure – Con Mario mi sentivo una vera donna! – ed altre cattiverie del genere che non facevano altro che alimentare l’odio di Antonio verso quel bell’imbusto.
* Mario, e cosa ci faceva da queste parti? – chiese geloso.
Linda rispose senza guardarlo negli occhi, abbassò il capo verso il tavolo, si prese le mani nelle mani e spiegò:
* Era passato a trovare un amico che abita da queste parti. Parlando mi ha chiesto se avevo un lavoro, e alla mia risposta ha detto che era un peccato sprecare la mia bellezza tra queste quattro mura. Lui mi avrebbe fatto fare la segretaria dall’indomani, se avessi voluto. Oppure qualcosa di più impegnativo, sarebbe dipeso da me. – concluse Linda.
Sarebbe dipeso dai tuoi pompini, pensò Antonio che iniziava veramente ad insospettirsi. La faccenda non gli era chiara. Cosa ci faceva Linda in giardino? Non aveva mai curato una pianta in vita sua. E Mario, da quelle parti, non si era mai visto. Possibile che sia stata tutta una coincidenza? Il cervello di Antonio elaborò i piani più tristi ed improbabili, ma alla fine si accontentò della spiegazione della moglie.
* E così hai deciso di andare a chiedergli un lavoro? – chiese guardandola negli occhi.
* Si – rispose lei deglutendo l’ultimo boccone di pasta.
* Non voglio – riuscì a confessare Antonio.
* Non mi interessa quello che vuoi. Abbiamo bisogno di soldi. Ed io mi sono rotta di fare questa vita da povera casalinga. Se devo lavorare, meglio che faccia un lavoro… stimolante. – e sorrise in modo un po’ troppo strano.
* Sai benissimo che Mario da te non vuole solo prestazioni… lavorative. – sbottò Antonio sempre più adirato, ma spaventato dalla troppa sicurezza di Linda.
* E se anche fosse. È un bell’uomo. – e troncò la discussione alzandosi per lavare i piatti.
Antonio si alzò di scatto e la prese per un braccio:
* Cosa vuoi dire? Hai intenzione di tradirmi? – era fuori di sé dalla gelosia, e una strana sensazione di eccitamento lo stava prendendo.
* E che male ci sarebbe. Sarebbe solo una bella scopata. Tu, ultimamente, mi sembri un povero fallito anche a letto. – sputò il suo giudizio con estrema calma.
Lo guardò con aria quasi di sfida e si scrollò il suo braccio di dosso, si girò ed iniziò a sciacquare i piatti sporchi. Antonio rimase bloccato con il braccio ancora teso verso di lei. Si immaginò quel porco di Mario che leccava le gambe di Linda facendola ansimare dal piacere, lo vide mentre si faceva succhiare il cazzo dalle labbra di sua moglie, mentre le apriva le gambe e gli infilava il suo cazzo nella fica bagnata. Sentiva la voce di lei che urlava il nome di Mario con tutte le forze, insultando invece lui e deridendolo davanti al suo amante. Si sentiva preda delle sue fantasie e non riusciva a distogliere lo sguardo dal corpo di sua moglie, quei pensieri gli fecero montare un’eccitazione mai provata prima, guardava il culo sodo della moglie e lo immaginava infilzato con il cazzo di Mario che le alitava sul collo, mentre lei si contorceva dal piacere. Si accorse di avere il cazzo gonfio come non mai. Sentiva il bisogno impellente di sfogare i suoi istinti, sorprendendosi di essersi eccitato così tanto pensando a sua moglie come ad una puttana. Si avvicinò piano a Linda che, alzando le braccia per depositare i piatti nella rastrelliera, faceva alzare il bordo della vestaglia lasciando scoperte le sue splendide gambe lisce e abbronzate.
Si limitò ad appoggiarle il cazzo tra le chiappe, facendo una piccola pressione. Linda si girò di scatto e si scandalizzò della sua erezione.
* Adesso cosa fai, schifoso? Ti ecciti pensandomi con Mario? Sei proprio un fallito. Non sei in grado neanche di farmi godere normalmente. – lo insultò con ira.
* Ma veramente… – cercò di rispondere Antonio per giustificare la sua voglia.
* Ma un cazzo! – lo apostrofò lei. – vattene, mi fai schifo. Non riesci a fare nulla di buono. – e gli indicò la porta.
Antonio non volle continuare la discussione e si incamminò sconsolato verso il soggiorno. Sprofondò nel divano e accese la televisione, tormentato dall’amarezza. I programmi giravano sullo schermo e Antonio continuava a schiacciare i tasti del telecomando quasi a caso. La sua testa era altrove. Si stava chiedendo come mai si era eccitato così tanto pensando a Linda con Mario, una cosa strana, non era mai successo. Le sue fantasie erano sempre state normali, tanto che a volte doveva essere Linda a proporre qualcosa di nuovo a letto, altrimenti i loro rapporti si sarebbero sempre consumati nella posizione canonica. Si stupì di se stesso e delle sue brame, ma pensò anche a quello che la moglie gli aveva appena detto, agli insulti e alle minacce di scopare con Mario. La faccenda si faceva complicata, e dopo tutti quei discorsi, lei l’indomani sarebbe andata proprio da Mario. Era sicuro che quel bastardo volesse Linda per tutto, tranne che per lavorare, era sempre stato così. Anche quando erano stati insieme da ragazzi l’aveva sfruttata solo per il sesso, facendole acquisire una fama di puttana che certo non meritava. Antonio l’aveva conosciuta qualche settimana dopo che Mario aveva deciso di piantarla. Lei era distrutta, tutti la guardavano e la voce delle sue prestazioni “particolari” aveva fatto il giro del paese, alimentando i pettegolezzi sulla sua puttanaggine. Antonio era riuscito a placare il suo dolore e piano, piano, Linda si era avvicinata sempre più a lui, tanto da fidanzarsi quasi senza rendersene conto.
Ora, però, il bastardo era tornato e rivoleva la sua Linda. Ma Antonio non glielo avrebbe permesso, avrebbe salvato la sua famiglia e la sua reputazione. Linda era probabilmente scossa dalla crisi che purtroppo riempiva la loro casa, ed era talmente debole da cadere tra le braccia di quell’infame, ma c’era lui a salvarla, a riportarla a casa.
Prese una decisione: la mattina seguente l’avrebbe seguita. Non c’era altro modo per rendersi conto di cosa stesse realmente succedendo.
Mentre Antonio escogitava un piano per il giorno dopo, Linda si trovava al telefono, stranamente non all’apparecchio dell’ingresso, ma a quello che si trovava in camera da letto. Sottovoce comunicava con qualcuno; dall’altra parte del filo c’era il solito interlocutore:
* Ciao, amore. Oggi mi stava venendo un infarto. Quasi ti scopriva! Dobbiamo stare più attenti. – esclamò Linda
* E chi se ne frega. È tuo marito quel cornuto, non il mio. Se proprio ci tieni tanto a lui, perché mi telefoni? Scopa con lui, invece di chiamare me. – il tono di voce dell’uomo era palesemente scocciato. Sembrava che Linda non avesse nessuna importanza per lui. Solo un gioco del quale era lui a decidere le regole.
* Ma lo sai come la penso. Non me ne posso andare di punto in bianco. Devi avere pazienza, amore. Il coglione non è certo sveglio, ma prima mi ha quasi fatto venire un colpo. Figurati che mi ha trovata mezza nuda, con il letto disfatto e la finestra, da cui sei scappato, aperta, e non mi ha chiesto niente. È proprio fesso. – sussurrò Linda con una punta di compiacimento, il suo amante era lì ad ascoltarla, e lei si vantava di come riusciva a cornificare il marito.
* Adesso cosa vuoi? Sono a pranzo. – avvertì Mario scontroso.
* Domani verrò da te per quel lavoro. Sempre che la proposta sia ancora valida. – annunciò Linda convinta in una risposta positiva.
* Veramente ho assunto la segretaria proprio ieri, proprio una bella fica, tra l’altro. Ma se vuoi venire a scopare, vieni. Anzi, lo faremo in tre. Anche la neo assunta mi sembra porca come te. – Mario non si curava minimamente delle persone che lo circondavano. Potevano essere principi o accattoni per lui erano tutti essere schifosi.
* No, non voglio in tre. La tua sgualdrina te la puoi tenere per te. – faticava a tenere il tono della voce basso. Era in preda alla gelosia per il suo amante – ma il lavoro? Mi avevi detto che avresti sempre trovato qualcosa per me. Non ti vorrai mica rimangiarti la parola? – chiese Linda sconsolata.
* No, no. Qualcosa troveremo, ma adesso lasciami mangiare in pace. Ci vediamo domani mattina. – e attaccò il telefono senza neanche salutare.
Linda si fece coraggio, non le piaceva essere trattata così, ma era follemente innamorata di Mario, tanto da sopportare tutte le sue stranezze. Tre mattine a settimana era abituata a riceverlo in casa, mentre Antonio era al lavoro, scopavano per ore, e Mario se ne andava sempre prima di mezzogiorno per tornarsene al lavoro. Due volte si era presentato persino con un’altra ragazza, costringendo Linda a scopare in tre. La cosa le piacque molto, anzi moltissimo. E per parecchie mattine cercò il coraggio, senza mai trovarlo, di chiedere a Mario di riportare quella ragazza.
Era troppo innamorata di quell’uomo per accorgersi di come veniva trattata e soprattutto di come trattava il povero Antonio. Per Linda, il marito, era solo un ostacolo tra lei ed il suo Mario.
Antonio rimuginava tra sé le parole della moglie, sfogliando svogliatamente una rivista senza guardarla. Si sentiva male al pensiero di perderla, di non poter coronare il suo sogno di famiglia felice, era come se tutto il mondo fosse pronto a crollargli addosso.
Il pomeriggio si consumò nell’apatia, Antonio e Linda non parlarono più, si limitarono a sopportarsi per il resto della giornata, fino alla cena.
* Hai ancora intenzione di andare a trovarti un lavoro, domani? – chiese Antonio speranzoso in un cambiamento d’idea della moglie.
* Certo – fece svanire ogni sua speranza – anzi, penso proprio di averlo trovato – rimase sul vago, conscia di far soffrire maggiormente il povero Antonio.
* Secondo me stai rovinando tutto – rimbrottò lui guardandola negli occhi.
* E così sarei io a rovinare tutto? Non la tua inettitudine, la tua noia, il tuo modo di fare? Dovevi essere tu a pensarci prima! – inveì Linda alzandosi dalla tavola.
Era ancora più bella della mattina. La vestaglia gli copriva sempre meno lo splendido corpo sinuoso. Le forme ipnotizzavano il cervello innamorato di Antonio che la guardava senza riuscire a spiccicare una parola. Rimase fisso su di lei mentre la vide andarsene dalla cucina a passo veloce.
Si rese conto di quanto l’amava, di quanto la desiderava. Era una sensazione terribile, la vedeva vicino a sé senza poterla toccare, senza riuscire a baciarla e a farla ritornare la dolce donna che riempiva i suoi ricordi. Stava male, ed ora un’inquietante sensazione di solitudine gli stringeva il cuore. Sconsolato si decise a lavare i piatti e a riassettare la cucina, nella speranza di fare una cosa gradita alla moglie.
Linda era scappata in camera e, attaccata al telefono, cercava di sentire il suo Mario, ma una voce metallica riferiva che al momento non era raggiungibile. Il pensiero che lui potesse essere con qualche sgualdrina la fece innervosire ancora di più, non poteva permettersi di trattarla come aveva fatto in passato. Ora lei era una donna matura, con un marito, e se lei era pronta a mollare tutto per lui, Mario doveva comportarsi in maniera diversa. Avrebbe dovuto farla sentire finalmente amata, non limitarsi a scoparla. I nervi di Linda erano tesi fino all’inverosimile, aveva provato diverse volte a telefonargli durante la giornata, ma dal pomeriggio risultava irraggiungibile. Avrebbe voluto correre a scovarlo, ma quel pezzente del marito le stava alle calcagna.
Antonio decise di andarla a cercare, avrebbe messo il suo cuore nelle sue mani ed avrebbe salvato il suo rapporto. La trovò in camera che malediceva il telefono.
* Cosa ci fai qui? – chiese dolcemente.
* Sono fatti miei. E tu cosa vuoi ancora? – rispose lei seriamente adirata.
* Niente. Sono venuto a vedere dove eri. Perché non ci sediamo a parlare, vedrai che tutto si sistemerà. – propose.
* Non si sistema niente. Tu sei un povero fallito. Ti sei fatto mangiare tutti i soldi da quei ciarlatani che dicevano di curare la carcassa di tuo padre, ed intanto quella pezzente di tua madre si è consumata le mani a pulire le case dei signori. E tu sei il giusto frutto di quell’unione. Bell’imbecille. – era fuori di sé. Il suo cervello non accettava il comportamento di Mario e se la prendeva con il povero Antonio che la stava a guardare con aria distrutta e le braccia lungo i fianchi.
Antonio capì che non era il momento di parlare. Sua moglie stava diventando un mostro, una strega e lui non sapeva più cosa fare. Tornò in salotto, si sistemò sul divano e si mise a guardare la televisione mentre sentiva Linda che si preparava già per la notte.
I pensieri cupi e dolorosi lo accompagnarono per tutta la sera, e quando decise di andare a letto, trovò Linda che dormiva, o almeno fingeva di dormire.
Si adagiò vicino a lei, ma venne spinto dalla sua parte, evidentemente non c’era modo di placare l’inspiegabile ira di Linda, si accontentò così di girarsi dall’altra parte e dopo parecchio tempo riuscì ad addormentarsi ripassando mentalmente il piano per il giorno successivo.
Alle sette e mezza la sveglia squillò come al solito e Antonio iniziò la sua recita. Si alzò con gli occhi ancora chiusi dal sonno, si lavò e preparò la colazione per entrambi. Quando fu pronto e vestito tornò in camera da letto e avvertì la moglie che stava uscendo per andare al lavoro. Ricevette solo un mugugno per risposta e con una tristezza nel cuore uscì di casa. Mise in moto l’auto ma si spostò solo di pochi metri, raggiungendo una posizione dalla quale poteva osservare Linda uscire da casa. L’attesa durò a lungo e dopo innumerevoli sigarette consumate pensando al suo matrimonio che stava andando a farsi fottere, stava per decidersi di andare veramente al lavoro. Si stava convincendo che tutte le parole della moglie erano state solamente delle minacce e niente più. Ma proprio quando i suoi pensieri si stavano facendo più rosei, vide Linda uscire dalla porta di casa e il cuore gli si fermò per un attimo. Era agghindata come una puttana: minigonna nera minuscola, maglietta che metteva in risalto le sue tette lasciando poco all’immaginazione e calze nere che le davano un’aria austera. Camminava sui tacchi alti dei sandali che Antonio le aveva regalato per il suo ultimo compleanno. Sculettò fino all’auto, salì e mise in moto. Antonio era pronto a seguirla nonostante il suo abbigliamento l’avesse scosso parecchio. Linda partì e guidò veloce verso il centro. Antonio fece fatica a non perderla di vista, non si poteva avvicinare troppo per non essere scoperto e le strade sgombre di quell’ora permettevano a Linda di schiacciare il piede sull’acceleratore. Per un pelo non la perse ad un semaforo, ma riuscì a recuperare subito la distanza, vedendola parcheggiare vicino al centro. Antonio parcheggiò la sua auto dalla parte opposta del grosso piazzale, correndo letteralmente dietro a Linda che si era già incamminata verso la strada principale. Gli sguardi dei passanti che lo vedevano correre lo fecero sentire stupido, ma era in gioco il suo matrimonio ed avrebbe pagato qualsiasi prezzo per riavere Linda tra le sua braccia. Vide il suo splendido culetto ondeggiare nella via del centro, seguito dagli sguardi degli uomini presenti. Un’eccitazione gli gonfiò il cazzo, vedendo tutte quelle persone sbavare dietro al corpo di sua moglie. Lei pareva rendersene conto e si fermava vicino ai gruppi di uomini più numerosi, fingendo di guardare una vetrina, abbassandosi a lisciare le calze, oppure a controllare il laccio dei sandali, mostrando il suo culo e le sue gambe a tutti quegli spettatori eccitati.
Antonio si fermava ogni volta che Linda si metteva in mostra, non riusciva a sopportare la vista di quello spettacolo, si aspettava che prima o poi qualcuno di quei porci l’avesse avvicinata per abbordarla, lei sembrava che non aspettasse altro.
Fortunatamente, però, quegli spettacoli erano solo dei giochi con cui Linda si voleva sentire osservata e desiderata. Non si spinse mai oltre a qualche centimetro di coscia o a qualche sguardo attraverso il riflesso del vetro dei negozi. Piano, piano si erano avvicinati a quello che doveva essere l’ufficio di Mario. Linda salì i tre gradini che lo dividevano dal marciapiede ed entrò dalla grande porta di legno.
Antonio non sapeva cosa fare, avrebbe dovuto seguirla anche lì dentro? Avrebbe dovuto aspettarla? Non riusciva a decidersi. Era impalato dall’altro lato della strada senza sapere cosa fare.
Non ci fu bisogno di decidere, infatti, dopo poco vide uscire da quella porta Mario accompagnato da Linda che gli sorrideva con gli occhi dolci. Antonio si sentì morire, non riusciva a sentire quello che i due si dicevano ma sentiva sua moglie ridere chiaramente ad ogni frase di quel bastardo. La gelosia lo stava mangiando e per poco non venne scoperto, dimenticandosi di spostarsi da quel luogo così in vista. Si fiondò dietro ad un cartello pubblicitario per poter osservare gli spostamenti dei due. Li vide mentre continuavano a camminare in direzione del centro storico. Antonio prese coraggio, sospirò e li seguì a debita distanza.
I due camminavano svelti in mezzo alla gente; vide chiaramente Mario mentre toccava, sotto gli sguardi attoniti dei passanti, il culo solido di Linda che rispose semplicemente ridendo a squarciagola. Sembrava una puttana, e neanche di quelle troppo fini. Una puttana e basta. Antonio era combattuto tra il desiderio di scappare da una donna del genere e l’eccitazione che provava a vederla palpata da quel bastardo sotto gli occhi di tutti. Entrarono in un bar per prendere un caffè, Antonio li aspettò nascosto dall’altra parte della strada in presa alle convulsioni della gelosia. Riusciva a malapena a tenere a freno i suoi istinti, l’erezione era minuto dopo minuto più forte e sentiva il bisogno di masturbarsi guardando quella puttana di sua moglie.
Uscirono dopo poco e, con la bocca ancora piena del sapore del caffè, si diedero un lungo bacio mentre Antonio ad una decina di metri li guardava incredulo. Ripeteva dentro se stesso di aver sposato una puttana, ma il pensiero, invece di placarlo, faceva aumentare la sua eccitazione a dismisura. Li seguì fino a che i due amanti entrarono nel motel che si trovava all’inizio del centro storico. Un posto squallido, di sera frequentato dalle puttane e di giorno adibito allo spaccio di droga; uno dei posti più malfamati della città. Li vide dal vetro mentre Mario pagava il conto anticipato ed il piccolo uomo pelato dietro al bancone gli consegnava la chiave.
Era giunto ad un altro punto morto, cosa avrebbe dovuto fare? Non resisteva in quella situazione, adesso sarebbero andati a scopare e lui non avrebbe potuto permetterglielo. Stette qualche secondo a pensare, poi, preso dall’orgoglio, entrò deciso nel motel. L’uomo dietro al bancone lo guardò sorpreso da tanta foga, ma prima che potesse chiedere qualcosa venne investito dalla voce di Antonio che riuscì a malapena a formulare la domanda:
* In che camera sono? –
* Chi? – chiese l’omino.
* Il… signore e la signora che sono appena entrati. – farfugliò Antonio.
* Veramente non potrei dirglielo… – rispose il piccolo uomo nascosto dal bancone.
* Senta, ecco… le do cinquanta euro. – disse estraendo la banconota dal portafoglio – mi dica in che camera sono. È importante, mi creda. –
L’omuncolo strappò i soldi dalla mano di Antonio e biascicò:
* Centoventi – e scappò rinchiudendosi nel retro.
Antonio corse per le scale fino al primo piano, cercava affannosamente la stanza, la testa gli girava vorticosamente per l’eccitazione e la rabbia. La trovò in fondo al corridoio. Sentì delle voci provenire dall’interno. Si fece coraggio, si chinò a guardare dal buco della serratura.
Vide Linda in procinto di spogliarsi, mentre Mario versava da bere nei bicchieri. Le mani di sua moglie, appena tolta la maglietta, cercarono di slacciare il gancio del reggiseno che a stento riusciva a contenere le sue grandi tette.
* Lascia, faccio io – disse Mario
* Mi piace quando mi spogli – sussurrò Linda baciandolo.
Antonio era sempre più furioso, non poteva assistere impotente a quello spettacolo. Si sentiva uno stupido a guardare da un altro dal buco della serratura sua moglie mentre si faceva scopare. Sentiva che il suo orgoglio gridava pietà, ma la voglia di continuare a spiare era più forte.
Mario si staccò dalle labbra di Linda e fece il giro passandole alle spalle, slacciò il reggiseno lasciando le tette all’aria. Lei si sedette sul letto, mentre lui si inginocchiava ai suoi piedi.
* Ho voglia di leccarti – annunciò guardandola negli occhi.
* E allora cosa aspetti, fallo. –
* Pensa a quel cornuto di tuo marito. – fece Mario mentre affondava la testa tra le gambe di Linda.
* Non mi dire così, lo sai che mi eccito quando lo insulti. È proprio un coglione. Tu sai come far godere una donna. – rispose lei eccitata.
L’uomo leccava avidamente le cosce e la fica di Linda, mentre lei si contorceva dal piacere continuando a insultare il povero Antonio che li fissava dal buco senza riuscire a muoversi. L’eccitazione montava fino alla testa e Antonio si sorprese a toccarsi il cazzo, voleva masturbarsi mentre sua moglie iniziava a godere con Mario. Decise però di aspettare, voleva gustarsi quello spettacolo fino in fondo e poi ci sarebbe stata una bella sorpresa per i due piccioncini. Aveva deciso di vendicarsi, doveva punire quella puttana e quel bastardo.
Mario si alzò dal grembo di Linda, si tolse i pantaloni e le mutande ed il cazzo ritto puntò direttamente sulle labbra di Linda che non se lo fece chiedere, ma imboccò immediatamente la grossa asta. Leccava e succhiava mentre Mario le prendeva la testa e le guidava i movimenti violentemente. Linda sembrava godere della violenza con cui Mario gli tirava i capelli e si avvinghiò alle sue gambe per fargli capire quanto gradisse la cosa.
* Tuo marito è proprio un gran coglione. Ma tu sei una puttana. – esclamò mentre le labbra di Linda gli accarezzavano il cazzo.
* Sono una puttana con chi mi fa sentire una puttana. – spiegò Linda tra una leccata ed un’altra.
Mario si gustava il pompino con la testa reclinata ed i capelli di Linda sempre saldamente tirati nelle mani. Quando fu sul punto di venire la fece smettere.
* Basta. Staccati, troia. – ordinò alla donna.
La fece alzare dal letto e la spogliò completamente, lasciandola a pecorina con le braccia appoggiate al materasso. Si avvicinò da dietro e la impalò con un colpo solo. La fica di Linda lo accolse senza problemi. Antonio sentiva i sospiri di piacere di sua moglie, perforata da quel palo in mezzo alle gambe. Stava male e le immagini che il suo cervello elaborava lo facevano imbestialire. Era pazzo di gelosia e di voglia. Avrebbe voluto sfondare la porta per scoparsi Linda ed uccidere Mario, ma il suo cazzo pulsante lo costringeva ad assistere ancora a quello spettacolo.
Mario continuava ad insultare Linda mentre, a colpi secchi, la stava portando all’orgasmo. Anche dall’esterno della camere si potevano sentire i gridolini di Linda che incitavano l’amante a scoparla e ad insultarla.
* Si così. Fammi sentire donna, fammi sentire puttana. –
* Tu sei la più grande puttana che conosca. Ti fai scopare da chiunque abbia voglia tranne che tuo marito. – il turpiloquio eccitava tutti e tre e, a poco a poco, nessuno era più padrone di se stesso.
Antonio non resistette oltre. Il suo cervello era saturo di rabbia. Iniziò a bussare violentemente alla porta.
* Ma chi cazzo è? – chiese Mario da dentro la stanza.
Per tutta risposta Antonio bussò ancora più forte, a mano aperta, quasi volesse sfondare la porta.
* Un attimo – si sentì dall’interno – tu, vestiti. – ordinò a Linda.
Mario aprì appena la porta per vedere chi fosse, ma fu investito dalla furia di Antonio che la spalancò con un calcio. Si ritrovarono faccia a faccia. Mario lo riconobbe subito e, preso dal terrore, corse verso la finestra. Antonio lo seguì e riuscì ad acchiapparlo per un braccio. L’asciugamano che gli copriva la vita cadde per terra facendolo rimanere nudo come un verme.
* Brutto figlio di puttana! – urlò Antonio scagliandogli un pugno in pieno volto.
Mario cadde a terra e cercò di schermirsi dagli altri colpi che Antonio gli stava sferrando. Calci e pugni lo bloccarono a terra, mentre Antonio gli si sedette sopra continuando la gragnola di colpi.
* Bastardo pezzo di merda! – gli urlava Antonio ad ogni colpo vendendo il sangue cominciare a sgorgare dalla bocca e dal sopraciglio.
L’uomo steso a terra non riusciva a coprirsi dai colpi sempre più violenti di Antonio, che sembrava volesse continuare a picchiarlo fino ad ucciderlo.
Ma uno schianto bloccò Antonio in un istante. Rimase con il braccio in alto pronto a sferrare l’ennesimo colpo. Poi, dopo un interminabile secondo, sentì una goccia calda di sangue colare sul suo volto, la mano pronta a colpire si schiuse e si toccò la testa. Antonio si portò il palmo sporco di sangue davanti agli occhi. Vide il liquido rosso schizzare sulla moquette e cadde a terra. Prima di perdere i sensi riuscì a vedere Linda, in piedi vicino a lui, con la lampada che aveva usato per colpirlo ancora in mano. Lo sguardo terrorizzato della moglie fu l’ultima cosa che rimase impressa nei suoi occhi.
Si spense due ore dopo, in ospedale. Fu trasportato dall’ambulanza chiamata dall’omino della reception, che si insospettì vedendo scappare i due amanti ancora mezzi nudi.
La polizia archiviò l’accaduto come aggressione nell’ambiente della malavita. I colpevoli non vennero mai assicurati alla giustizia, anche perché l’omino del motel giurò di non aver visto nessuno.
Ai funerali di Antonio sfilò mezza città, colpita nel cuore dall’espandersi della criminalità. Il corteo funebre attraversò le strade e si infilò in chiesa, ma durante la cerimonia, nessuno notò che dagli occhi della vedova, in prima fila, non sgorgò nessuna lacrima, solo un sorriso per l’uomo che le stava accanto accompagnò l’ultimo addio del marito. FINE

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