La cosa.
La cosa di Cora: io bambino, appiattato nell’angolo, lei grande; si vede una striscia nera di calza.
Io ragazzo, e Cora si sposa, e mentre si mette in ginocchio davanti al prete, la mamma le aggiusta il vestito, e si vede bene quasi tutto.
Almeno io vedo,
Io 25, e Cora 50 o 52.
Una sera di noia.
Lei e mio fratello abitano sopra.
Mi invitano a cena.
Mentre lava i piatti, io che ho bevuto (poco), non reggo e le infilo una mano sotto la maglia, e le struscio un capezzolo.
Impallidisce ma ride.
Il giorno dopo, alle nove, mi bussa a casa mentre mi vesto.
Sotto, Cora è dura, tesa, e bagna la mano che la tocca.
Prima, mi vuole spiegare: mio fratello è andato con un’altra, e lei lo vuole punire.
Fatico a metterlo: emozione.
Vengo presto, ma lei sembra godere lo stesso.
Poi mi dice: puniscimi.
Seriamente.
La volto, le dico di stare così.
Quando mi riprendo, con la cinghia la frusto una volta, non ho coraggio di più.
Fà un verso come di gatta.
E allora vado dentro, dietro, piano, e le dico che la voglio da sempre.
Lei, zitta.
Io più dentro.
Vengo dopo tante spinte.
E lei, dura, asseconda le spinte.
E alla fine mi bacia: la prima volta.

Nulla da dire; bel racconto , forse un po’ strano ma con un suo stile
Bravo