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Un giovane amante per mia moglie

Mia moglie Giorgia è una donna di cinquant’anni, bionda, ciccia nei punti giusti, con due tette grandi a non finire (una sesta abbondante).
Io sono più anziano di lei, ho sessantadue anni, e da un anno a questa parte, per ragioni ancora sconosciute, non mi si alza più. Abbiamo provato a consultare dei medici, ad esporre loro il problema. “Andropausa” è stato l’unanime verdetto di ciascuno di loro, e anche se conosco persone più anziane di me (addirittura un mio vicino settantacinquenne) che ancora hanno regolari rapporti sessuali con le loro mogli, per me la situazione è questa e, a detta anche dell’ultimo specialista di fama al quale ci siamo rivolti, è irrevocabile.
Giorgia mi è stata molto vicina, in questo periodo. Le voglio ancora più bene, perché so quanto siano forti ancora i suoi appetiti. è sempre stata una donna vogliosa, mai e su niente si è tirata indietro con me nei nostri trentacinque anni di matrimonio. Siamo sempre stati una coppia disinibita, grazie soprattutto a lei. Per vivacizzare il nostro rapporto, abbiamo in passato ricorso a “strumenti di supporto”: dapprima riviste porno, che guardavamo assieme nei momenti di intimità, da una decina d’anni a questa parte siamo passati ai film hard, scegliendo di volta in volta gli argomenti più eccitanti, che ci hanno portato ad esplorare molti meandri del pianeta sesso. Guardavamo le pellicole mentre facevamo l’amore, sperimentavamo posizioni e perversioni che ci venivano suggerite dai filmati. In particolare Giorgia si eccitava nel vedere una donna alle prese con più uomini, mentre io avevo sempre avuto una predilezione per il sesso anale. Giorgia è venuta incontro a queste mie voglie, e adesso in mezzo al suo culone bianco e burroso si può ammirare il bruno anello raggrinzito del suo sfintere sfondato. Negli ultimi anni, dopo i quaranta, le fantasie di Giorgia hanno cominciato a spostarsi dal sesso di gruppo ai rapporti fra signore attempate e giovani stalloni. Non ci ho messo molto a capire che proiettava sé stessa in quelle scene allucinanti, e soprattutto ora che non posso più placare le sue voglie, vorrei convincerla a realizzare almeno le sue fantasie.
Negli anni, parecchie volte ho tentato di farle fare il grande passo, senza mai riuscire a convincerla. Durante le fasi calde degli amplessi, si lasciava andare e parlava a briglia sciolta di quel che le sarebbe piaciuto fare e farsi fare, quando poi si trattava, a freddo, di passare dalle fantasie a una loro concretizzazione, si tirava sempre regolarmente indietro, accampando come scusa il fatto che mi amava e non voleva tradirmi, che voleva soltanto me e le mie carezze.
Sapevo che non era vero. O meglio, sapevo che Giorgia mi amava, ma che il suo amore c’entrava poco con ciò che era disposta a sperimentare in fatto di sesso e sapevo che se rifiutava di concepire la possibilità di avere rapporti con altre persone, questo lo si doveva soprattutto all’educazione, repressiva e bacchettona, che aveva ricevuto nella sua famiglia.
A cosce spalancate, distesa sul letto, le mutandine bianche tese abbassate all’altezza del ginocchio. Il suo roseo fiore dischiuso, contornato da una selva di bruni peli intrisi del suo miele, è lì davanti a me, mi si offre. Sono con la testa fra le cosce, ma ancora non la sto sfiorando. Con le mani allargo quelle labbra, labbra tenere e carnose, stillanti la sua dolce rugiada. Con la lingua fuori, mi avvicino. Mi avvicino pian piano. Voglio farle desiderare la lingua, voglio che me lo chieda. Lei lo sa, e non si fa pregare, non vuole più indugi.
“Leccami la fica, Franco… oh… sì… ”
Penetro con la lingua l’anfratto di mia moglie, mentre mi incollo con le labbra a quelle della sua micetta. è un bacio che so essere molto gradito nei bassifondi della mia signora, che ha afferrato con le mani la mia nuca e si sta strofinando la mia testa sulla vulva. La mia lingua esce, soltanto per pochi istanti, cerca il clitoride, che Giorgia ha eretto come un piccolo cazzo. Il cicciolo di mia moglie è davvero sublime, grosso ed eretto quanto la punta di un dito, arrossato dagli sfregamenti e intriso d’umore. Lo prendo in bocca e lo mordicchio, portando Giorgia nell’olimpo del godimento. La bella di casa orgasma nella mia bocca, una cascata d’effluvi inonda la mia bocca, che non si stanca di dissetarsi a quella fonte di lussuria.
“Giorgia, Giorgia… se avessi un cazzo da metterti dentro… ” dico a mia moglie.
“Non fa niente, amore… è stato bello lo stesso… ” mi sussurra dolcissima il mio amore. So che è vero, i gemiti della mia dolce metà li avranno sentiti anche in fondo alla via. Ma so anche quanto il cazzo le manchi, mi ricordo bene gli sproloqui cui si abbandonava nei momenti di godimento intenso, sentendosi aperta e riempita da quell’organo che ora non funziona più.
“Potremmo sempre rimediare… ” butto là con la solita flemma. Giorgia si è già rabbuiata, ha cominciato a rivestirsi in fretta, il momento magico è finito e come al solito l’ho vista irrigidirsi al solo accenno al solito argomento.
Ma oggi non la mollo, voglio approfondire il discorso, andare sul concreto, perché da qualche giorno un’idea fissa tormenta il mio cervello. Le dico che ho trovato la soluzione, e le spiego che si trova a due passi da noi, nella casa dirimpetto alla nostra, dove abita una famiglia benestante, con due figli, una ragazza di ventisei anni, in procinto di sposarsi, e un ragazzo appena diciottenne, timido e riservato, sempre pronto a diventare rosso a qualunque domanda.
La soluzione mi si è presentata da sola, senza doverla cercare. Domenica scorsa Giorgia stava prendendo il sole sul retro del giardino; indossava il costume bianco, che mette ancor più in risalto lo splendore delle sue floride forme, perché il reggiseno è di una mezza misura inferiore a quel che servirebbe e fa fatica a contenere tutta quell’abbondanza di tette.
Io stavo al piano di sopra, schiacciando il solito riposino del pomeriggio. Un bisogno fisiologico mi ha costretto a entrare nel bagno, dalla cui finestra si gode il panorama del retro della casa. Ho stentato a credere ai miei occhi quanto mi sono affacciato ai vetri della finestra, scostando le belle tende ricamate da Giorgia: il ragazzo dei vicini era accovacciato vicino alla siepe che divide le due abitazioni e stava inequivocabilmente spiando mia moglie. La sua età escludeva la possibilità che si trattasse di un gioco, dunque la conclusione cui sono giunto subito è che Luca desideri mia moglie e il suo corpo di cinquantenne.
Giorgia si è schermita, non vuole sentirmi più parlare di quelle sciocchezze, l’ho vista però diventare rossa e sorridere di imbarazzo e di qualcos’altro, quando le ho riferito di quel che ho visto domenica nel nostro giardino.
Poi lei stessa, smentendo subito il proposito appena formulato, mi chiede:
“E io cosa vuoi che ci faccia, se quello si fa le seghe guardandomi? ”
è già un passo in avanti, penso. Non ho affatto parlato di masturbazione, io. Ma Giorgia ha fatto due più due, e forse già se l’è immaginato a cazzo in mano, mentre si spara una sega, sognando di scoparsi la mia bella.
Provoco ancora:
“Beh, potresti insegnargli che ci sono giochi più interessanti di quello”
Giorgia sorride, un sorriso birichino, dei suoi.
“Scemo… ” mi butta là non troppo convinta.
“Giorgia, lo vuoi tu quanto lo voglio io. Devi guardare in faccia la realtà e prenderla per quello che è. Tu hai bisogno di cazzo e io non posso dartelo. Devi prendere al volo le occasioni, e questa è una di quelle grosse. Forse è più grossa di quel che tu immagini, puoi scoprirlo da sola… ”
“Brutto porco che non sei altro… ” ribatte mia moglie, ma il sorriso della porca ce l’ha tutto lei stampato in faccia. L’idea di farsi scopare da quel ragazzino, sta pian piano prendendo possesso dei pensieri della mia dolce metà. Forse quel che mancava, per spingerla a concretizzare le fantasie, era proprio la mancanza di una visione intera della realtà, di una realtà concreta. Mia moglie non avrebbe mai fatto l’amore con qualcun altro che non fossi io, ma presentandole quel Qualcun Altro in carne ed ossa ha dovuto prendere atto delle voglie che solleticavano il suo sottobosco.
Mi ci è voluta l’intera serata, per convincere del tutto la mia porcellina ad abbandonarsi nelle braccia di quel diciottenne, ma ci sono riuscito. Penso che l’idea fosse già entrata in lei dall’inizio, e pur tuttavia ho dovuto sottomettermi a quel gioco di schermaglie in cui lei fingeva il ruolo di virtuosa mogliettina, tutta dedita al marito e timorosa di perderne l’amore, mentre io ero il vecchio satiro che la voleva perversa e licenziosa ad abbandonarsi ai piaceri della carne.
Una serata intera, ma ce l’ho fatta. Ora mettiamo a punto i dettagli essenziali. Giorgia attirerà il ragazzo in casa, con una scusa qualsiasi. Una scatola da spostare, troppo pesante per lei, con suo marito fuori casa. Lo farà entrare e accomodare in salotto. Sarà vestita in maniera tattica, in modo da attirare gli sguardi di Luca. Il resto verrà da sé, mia moglie sa il fatto suo e non le devo insegnare nulla. Io me ne starò in tinello, e dalla finestrella sopra la porta potrò assistere, non visto, alla scena, dato che da quel punto si gode una panoramica totale dei divani, sopra i quali, io e Giorgia siamo già d’accordo, si consumerà il rapporto.
Tre giorni abbiamo dovuto pazientare, in attesa del momento giusto. Oggi è sabato, e Luca nel pomeriggio è a casa. Si è messo in giardino a lavare l’auto del padre. Uno sguardo d’intesa con Giorgia, un occhiolino, non c’è bisogno d’altro. Fingo di uscirmene a piedi e passando saluto Luca, impegnato nel lavoro di pulizia. Mi saluta anch’egli, cordiale e timido come al solito. Faccio il giro del caseggiato, rientrando da un’entrata posteriore. Dico a mia moglie di aspettare almeno venti minuti, prima di mettere in atto i nostri propositi. La vedo nervosa, mi dice che teme di perdermi, la rassicuro del mio amore con un bacio in bocca, tenero e appassionato. Resiste un quarto d’ora, poi spalanca la porta e sparisce dalla mia visuale. Mi acquatto nel tinello, prendo la sedia e salgo, incollando gli occhi alla finestrella che dovrebbe spalancare un nuovo futuro per me e mia moglie.
La vedo rientrare. Subito dietro a lei Luca, rosso e imbarazzato come al solito. è forse a causa della canottiera di Giorgia, dalla quale s’apre il panorama delle splendide e lattee colline della mia mogliettina. La vedo avvicinarsi al ragazzo, prendergli una mano e appoggiarsela alle tettone. Luca le palpa, e le fa uscire dalla canottiera: hai capito il ragazzo, tutto bollori e balbettamenti! Giorgia non indossa reggiseno, oggi. Il giovane si abbassa sui capezzoli e li lecca, vedo la lingua saettare sulle capocchie appuntite. Voglio sentire le loro voci, e allora scendo dalla sedia e apro piano piano la porta. I gemiti di mia moglie sono stupendi, era da tanto che non li sentivo così intensi. La vedo armeggiare con i vestiti di Luca. Lo sta spogliando. La maglietta di cotone vola sul pavimento e Giorgia bacia sul petto il suo giovane amante, cercando con la bocca le sue tettine, per rendergli almeno una parte del piacere che ha appena finito di provare. Poi armeggia con i pantaloni, lo tocca sulla patta, sentendolo certamente duro. Lo vedo da qui, il bozzo notevole di quel diciottenne, e un po’ di invidia la provo, per quella virilità che a me manca. La mia porcellina si affanna sui bottoni e la cerniera, finchè un maestoso cazzo in tiro le esplode in faccia. è notevole, per un ragazzino e anche per un uomo. Sarà grosso quasi il doppio del mio, e dieci centimetri almeno più lungo. Un gemito di sorpresa, appena, per Giorgia, che rompe ogni indugio affondandoselo in bocca e cominciando a spompinarlo. Quanto mancava il sapore del cazzo, a lei, virtuosa del pompino! So bene anche come finirà il gioco, visto che mia moglie adora farsi spruzzare in bocca e bersi il mio seme.
Non dura a lungo, la fellatio. Vedo Luca inarcare la schiena, prendere mia moglie dietro la nuca e imporle un ritmo più veloce. Un gemito gutturale del ragazzo, e Giorgia comincia a inghiottire di seguito, quattro-cinque volte consecutivamente. Le ha riempito la bocca di sperma, e non accenna a finire. Mia moglie è costretta a farsi uscire l’uccello di bocca, e a ricevere gli ultimi spruzzi sul mento e sulle tette.
“Ammazza, Luca, che sborrata! ” lo loda la mia Giorgia. Il “bambino” arrossisce e non sa più cosa fare, ora che l’eccitazione è scemata con l’orgasmo. La mia dolce metà si spoglia di tutti i vestiti, e finisce di spogliare il suo giovane amante. Lo trascina sul divano, lo abbraccia e lo bacia. Un palmo di lingua esce dalla bocca di mia moglie e invade la bocca del giovane. La cinquantenne prende la mano di quell’imberbe e se la pone sul ciuffetto boscoso della sua topina. Gli prende due dita, e con esse si penetra, invitandolo a continuare i movimenti cui lei stessa ha dato il via. I gemiti s’odono ora per tutta la casa, le dita sono intrise d’umori che colano lungo il braccio di Luca. Il cazzo del giovane dà i primi segni di risveglio: non è ancora duro, ma non appena se ne accorge la mia piccola, se ne accaparra e lo fa ritornare usando le mani, le tette e la bocca, agli splendori di poco prima. Poi il ragazzo viene fatto sedere sul divano, mentre mia moglie sale sopra di lui e si impala tutti i duri centimetri della sua giovane verga. Giorgia comincia a montarlo con affondi lenti e profondi, poi il ritmo sale e con esso i gemiti della coppia. Luca affonda la faccia fra le tette di mia moglie, mentre con le mani palpa le chiappe consistenti e le cosce carnose della sua attempata amante.
“Ah… vengo… vengo… ” sento mia moglie blaterare.
“Oh… sì.. sì… ” le fa eco la voce di Luca, che sborra nell’utero di mia moglie. Non c’è problema, non abbiamo mai potuto avere bambini, perché mia moglie ha sempre avuto un problema alle tube, così almeno ci hanno sempre spiegato i medici.
Si accasciano esausti e sfiniti, i due amanti, ma soddisfatti del rapporto consumato.
Sono passati sette mesi da quel giorno, mia moglie ha incontrato di nuovo molte volte il ragazzo, si è fatta sfondare anche il culetto da quel cazzo enorme. Ora afferma di non poter più fare a meno delle gioie che il sesso con quel giovane le procura. Ma sono preoccupato del futuro. Guardo mia moglie, col pancione, penso ai suoi cinquant’anni e al poco tempo che a me resta, e tuttavia non riesco a rammaricarmi d’averla spinta nelle braccia di Luca. FINE

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Un commento

  1. in effetti spesso non avere figli era sempre incolpata la donna, una mia amica mi confido che il marito era sterile e non voleva che si dicesse il contrario……………..erano gli anni 70

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