Oramai è passato un po’ di tempo… Di solito scrivo “a caldo”, senza rileggere troppo: una scelta… Per dare meno ricerca estetica e formalità alla cosa; il rischio di ripetizioni ed errori c’è, ma il modo diventa molto più simile a quello di una lettera ad una amica… Anche se in questi giorni, risistemando e rivedendo un po’ di materiale per il piccolo, bellissimo (per me! ) sito del “Grandegioco” che “The Cat” con il supporto di Vale stanno re-impostando (Dopo il lavoraccio che Franck si è sobbarcato per quella che era la “prova generale di impostazione”) -una cosettina per gli amici più speciali… Senza pretese, se non forse quella di riuscire un giorno a costruirne qualcosa che diventi uno scritto di impressioni ed emozioni di quello che per noi è un “viaggio” affascinante… Se qualche “anima pia” (o perduta che dir si voglia) di vostra conoscenza ci farà da angel”A” custode… – mi sto accorgendo che una rilettura ogni tanto eviterebbe strafalcioni e disattenzioni clamorose!!!
Comunque… Forse è meglio così: a distanza di poco tempo restano le impressioni di un viaggio a sorpresa, organizzato all’ultimo momento e quindi per questo ancora più prezioso e sorprendente con l’uomo che amo… Meno fronzoli e più sensazioni…
Io adoro il caldo… Vale dice che sono una sorta di marchingegno per produrre calore e che si nutre della luce del sole… Abbiamo temperature ideali di acclimatamento differenti ma, insomma… : non mi pare che la cosa gli dia troppo fastidio…. !!! : )
Difficile scegliere una sola cosa che possa riassumere gli stati d’animo e le emozioni di un viaggio che davvero mi ha lasciato un’impronta di sensualità e desiderio, una voglia di ripartire immediatamente per un altro viaggio, davvero indescrivibili…
Da un lato di sicuro c’è la fisicità del luogo che è totalmente differente dal mio quotidiano; anche nelle piccole cose… Sabbia, vento e polvere. E piante che di quella polvere si nutrono e in quella polvere crescono forti e sicure… Una città che è un labirinto inestricabile, un brulicare di vite che scorrono lente anche nel caos e che percorrono sicure sentieri di abitudini tracciate in millenni… Millenni che senti addosso in ogni istante non come passato ma come un presente progressivo che sta li e suggerisce, orgoglioso di se stesso e del posto in cui è nato… La mia conoscenza della cultura Egiziana era banalmente scolastica; pur in una decina di giorni solamente è cambiato tutto, ho scoperto un pianeta che mi ha schiacciata a terra, di cui in qualche modo ho scoperto di far parte anche se non mi apparterrà mai completamente; ma sono io che appartengo a lui, da sempre, in tante piccole cose che non sapevo da dove venissero e che hanno trovato la loro casa… Senza l’obbligo di capire, ma solo quello di ammirare, guardare, riempirmi gli occhi, il cuore e l’anima e vivere quei giorni, quei posti, quei momenti al massimo di ciò che potevo…
In quel misto limitato di possibilità che un viaggio organizzato ti concede; io, sempre un po’ anarchica e allergica a tempi scanditi da altri… Ma con in questo caso l’aiuto a organizzare il tuo guardare in modo un po’ più logico per poter avere un aiuto, un percorso, per comprendere meglio… (Anche perché ti sfido ad uscire la sera e a distinguere, in arabo, un panificio da un’oreficeria nelle insegne lungo le strade… )
Un viaggio sulle rotte classiche di un consolidato pellegrinaggio di genti, dal Cairo ad Abu Simbel sul confine del Sudan, poi ad Asswan volando e poi giù, lungo il Nilo verso Comombo, Edfu, Luxor… Per tornare al Cairo. Seguendo quella striscia verde di vita larga pochi, infiniti chilometri sulle due sponde del fiume, incastrato tra il grande Sahara e gli altri deserti, con confini netti come un taglio… : Dopo l’ultima palma solo sabbia e vento e una vita impalpabile ma che senti e intuisci… Come facevo da piccola, quando ero dalla nonna. C’era una corte, che terminava con una filanda. Già in quel cortile per me c’era un universo… Poi, dietro la filanda, aperta la porta, il mio mare, ora verde ora dorato. I campi di grano. Per me allora sterminati… E la mia fantasia volava a quando avrei potuto esplorare quegli spazi in cui prendevo farfalle dai colori bellissimi; a cosa avrebbe potuto esserci oltre la linea del mio orizzonte, verso quei cespugli e quei voli d’uccelli… Bello sapere che c’era qualcosa da esplorare, di ignoto… Ecco: io ho visto il deserto come da quella porta. Era li, lo toccavo. Toccavo quella sabbia asciutta e grossa, vedevo quelle dune che dall’aereo sembravano ricami di giganti con graffiti sussurrati e appena visibili di creature molto piccole. Ne intuivo le strade sotterranee e le impensabili mille sorprese di vita. E mi dava un senso di vita e di futuro, non di “nulla”, di paura. Il deserto senza il Nilo e il Nilo senza deserto non avrebbero senso. La celebrazione di quel fiume come madre di ogni cosa era un’esplosione che solo quei deserti sapevano conferirgli…
E così ho sentito vere quelle letture della chiave della vita nei geroglifici (e a dire il vero, un po’ per appropriamento più o meno indebito della cultura cattolica, un po’ per un fattore di moda sempre più spesso anche a ciondolare come simbolo sulle nostre catenine d’occidente… ): la parte allargata ad anello, la foce del Nilo, fonte di vita, sede dei campi, parte femminile; la parte allungata verticale, la rincorse alla fonte, la parte maschile; i due fratelli ribelli, il sud e il nord a riunirsi in un amplesso miracoloso, fonte di una storia, una cultura, una vita ineguagliate… Strano poi, all’inizio… Il loro vero nord è la sorgente del Nilo, logico, ma ribaltato per i nostri parametri asettici.
E poi lontano dalle “egizianerie”, lungo quella traccia verde, di continuo, esplosioni, sorprendenti, assurde per dimensioni, raffinatezza, ingegno, eppure così normali e ovvie come elementi della natura, li da sempre… : templi, intere città, frammenti ora coperti ora restituiti dalle sabbie e dall’acqua. Colorii dipinti da mani di 5000 anni fa e storie di vita straordinarie e fiabesche eppure ordinarie e vere… Su quei muri una scrittura apparentemente complessa eppure che giorno per giorno sentivi sempre più intuitivamente chiara, almeno in parte. Il ritrovare, dal profondo sud all’estremo nord di codici uguali, di continuazione di una storia lasciata mille chilometri prima, di padri e madri e amanti che si combattevano e si cercavano, di odio e amore, bene e male, di violenza e straordinaria dolcezza… Sculture di sembianze talmente perfette da mancargli solo il soffio di vita e dall’altra parte di raffigurazioni murali che di quelle sembianze reali non si servivano, preferendo codici di prospetti e profili scelti a seconda di ciò che potevano rappresentare simbolicamente: tre quarti di profilo e uno di prospetto per il volto, il profilo è perfetto, il prospetto tradisce le imperfezioni… Le ginocchia sono di fronte e solo per un quarto di profilo, danno la lettura del tempo che passa sul corpo umano, raccontano la storia senza cambiare la bellezza della persona celebrata… E su quei muri in cui ti aspetti solo le storie dei principi trovi le persone più umili: tutti partecipano alla festa della vita, al viaggio della morte che non è una conclusine ma il transito dal nostro mondo ad un mondo come il nostro solo senza nessun problema… Le divinità che i nostri film usano per il loro impatto emotivo e simbolico, come Anubi, il dio sciacallo, non sono mai spaventose. Sono nobili, sono necessarie. Il falco è il volo che all’uomo non è dato… E montagne di granito e roccia scavate senza metallo, chicchi di diamante perforati con chissà quale mezzo; e la pietra diorite, tutt’ora difficile da lavorare ai nostri artigiani, plasmata millenni fa con sembianze perfette. Sistemazioni astronomiche perfette ed irrisolte; ad Abu Simbel un raggio illumina il volto di Ramsete il Grande solo due volte all’anno, arrampicandosi nella grotta sino ad accarezzargli gli occhi: il giorno della sua nascita e quello della sua ascesa a faraone… Ed ombre sui bassorilievi e gli altorilievi, come quando noi qui, su Internet, chattiamo e per far capire che urliamo scriviamo maiuscolo…
L’impatto enorme del tesoro di Tutankamon, un tesoro immenso, l’unico ritrovato, per un faraone morto quasi bambino, in una delle tombe più piccole della Valle dei Re a Luxor… Cosa ci siamo persi? … E in me, il fascino sorprendente della storia delle donne, delle mogli di Ramsete il Grande di Nefertiti “la più bella” e Nefertari “la bella che viene da lontano”, di quelle sembianze che poi ritrovi al nord, nelle bellissime ragazze Nubiane dal portamento nobile e dai profili sensuali e il profumo irresistibile, i vestiti scuri e i tatuaggi sulle mani…
Pochi giorni per sgretolare le mie povere conoscenze mitizzate su Cleopatra rappresentante di una cultura corrotta e oramai in disfacimento e, pare, nemmeno bella come la fiction traslata di Liz Taylor ci ha dato in immagine… E capisco che il faraone non si portava tutti quelli che avevano lavorato alla piramide con se, non erano uccisi: le statue rinvenute, di materiali diversi, dall’argento all’argilla secondo le classi e i mestieri erano in qualche modo portare le loro anime nel paradiso quando poi sarebbe venuto il loro momento, assieme al faraone che avevano servito. E che “Lo scarafaggio porta fortuna” che vedo al tempio di Karnak a Luxor era il simbolo del giorno, del ciclo del sole: esce dalla sabbia all’alba, vi rientra a mezzogiorno quando la sabbia è impossibile per l’uomo, dopo avere fatto sette giri su se stesso e ne riesce al tramonto; un gesto ripetuto dagli uomini attorno alla sua effige in segno rituale e preso come scaramanzia dalla cultura romana… I cui simboli e monumenti in Egitto sono quasi volgari, insignificanti al cospetto del resto. In confronto per esempio al tempio di Hapshepsut, la donna che regnava in vece del figlio vestita da faraone di giorno ed essendo splendida amante di notte…
Tanto quanto solo li ti rendi conto che quelle mancanze, quelle asimmetrie di fronte ai templi, quegli obelischi che poco ti avevano detto a Londra o Roma o Parigi, sono una ferita e un’incompletezza triste dei posti da cui sono stati rubati senza capire… E mille altre cose…
Impressioni, descrizioni di una turista ignorante… Perché qui, in questa sede… ? Perché c’è stata un’altra parte, l’altra metà del mio viaggio; che senza questa prima parte non avrebbe avuto significato…
L’altra parte è fatta di… profumi, di calore, di colori, di vestiti, di diversità. Di carnalità. Del ritrovarmi in un’altra me stessa in un’altra donna vista con altri occhi con movimenti diversi…
In teoria in Egitto viaggi su binari preferenziali. Che tu lo voglia o meno sei turista; puoi fare l’alternativo quanto vuoi. In più io sono una donna. Sono una bella ragazza bianca… Ho un’amica al Cairo, ci abita anni, ci lavora, parla l’arabo come un arabo… Non ci è nata, è italiana, questo non potrà mai cambiarlo. “I tuoi movimenti: le tue mani, il tuo viso, la tua pelle, le tue gambe, i tuoi seni, il tuo odore sono differenti dal loro. Puoi rispettare la loro cultura e i loro usi quanto vuoi. Puoi camminare quasi invisibile nella Moschea di Alabastro di Muhammed Ali sotto l’incredibile lampadario circolare facendoti piccola piccola. Puoi camminare per le strade del bazzar coperta dalla testa ai piedi per non urtare sensibilità culturali… Ma sarai sempre in quel formicaio, in quel labirinto di strade e polvere, tra quei milioni di occhi, eternamente violata, eternamente nuda, eternamente penetrata. Anche le ragazze lo sanno: i loro colori, i loro profumi violenti, il loro continuo attaccarti e sfidarti o arruffianarti per averti al loro fianco… La fisicità è continua, è in tutto. Non puoi negarti al Cairo, Manuela: rinunciaci. Consegnati a loro, cambierà poco. Anche il clima li aiuta: i vestiti ti si appiccicano addosso, la polvere ti solletica le gambe e il tuo odore lo sentono… Sei femmina… e non sei di qui. Non serve starci troppo attenta, credimi: vestiti come vuoi, finirai in mostra comunque. Migliaia di occhi faranno sesso con te, migliaia di ombre, lasciati scopare, sarà un’esperienza unica dal mattino quando ti alzi alla sera… “.
Così succede, e mi consegno all’Egitto. All’inizio è terribile, sono impacciata. Poi mi arrendo… Abbiamo amici che ci permettono deviazioni dal nostro destino di turisti. Ripeto, impressioni e sensazioni che do non in successione cronologica.
Mi trovo ad Asswan, e la mia amica mi porta in un posto bellissimo dove fanno profumi ed essenze. Da stordire, ma anche li c’è un linguaggio di odori, una logica che in parte mi regalano. Ne porto via un po’ in boccette d’alabastro: per ammaliare e sedurre, per rilassarmi, per ricordare… Per ogni cosa c’è un profumo. Le ragazze avvolte in tessuto blu notte sono bellissime e sensuali e ricoperte di tatuaggi di hennet (se si scrive così! ). Non sono in una bottega turistica: la mia amica è imparentata dopo matrimonio “egizio” con una delle ragazze della famiglia proprietaria della bottega ed è una sorta di piccola azienda familiare. Sono incuriosita dai tatuaggi, mi chiedono se voglio farmene qualcuno… Era da un sacco che lo desideravo. Mi spiegano significato disegni e di dove si pongono, mi regalano una busta per farli quando vedono che, a modo mio, per i miei studi e per esperienza di “mascheratrice carnevalesca a Venezia” qualcosa so fare… La mia amica sussurra qualcosa all’orecchio di una di loro e mi prendono per mano e mi portano giù e su, lungo il labirinto della casa con Elle che mi dice: “Tranquilla, seguile, sei speciale per loro e non ti temono perché hai un uomo… “. Uomo che nel frattempo se ne sta in giro per il negozietto… Mi portano in una stanza con i vetri colorati e un divanetto e sono tre ragazze. Non capisco una sola parola e parliamo a sorrisi… Cominciano con una mano, la sinistra: una falange e poi a salire con un giro attorno al polso sino al gomito… Poi è il fiore di loto sulla caviglia: sono precise, lente, delicatissime… Poi non capisco… Sempre molto delicate ma decise mi spostano la gonna lunga, mi scoprono le cosce e me le aprono… Arriva Elle e dice “Tranquilla, questo te lo regalo io… Porta fortuna ed è di pochi… “. Mi porta un the alla menta, mi dice di rilassarmi. Una ragazza mi sta vicino e mi accarezza i capelli sorridendo, sono distesa sul divanetto mentre una delle altre inizia a farmi un tatuaggio all’interno della coscia, molto piccolo, dettagliato. Mi guardano, si parlano, mi sfiorano la pelle delle gambe. “Sei diversa… dicono che hai la pelle morbidissima e un buon odore… “. Sono stordita ed eccitata da impazzire, sudatissima, ma tutto tranquillo… un’avventura paradisiaca. Chiudo gli occhi un istante appena e quando li riapro Elle è sempre seduta accanto a me, solo… Solo che è nuda! E mentre la ragazza termina il disegno inizia ad accarezzarmi sopra gli slip e mi appoggia un dito sulle labbra, tranquilla, sorridendo lieve, a dirmi di stare zitta… Paralizzata, nemmeno l’ombra dell’intenzione di muovermi, mi sfilano gli slip, mi spogliano tutta e iniziano ad accarezzarmi e baciarmi il corpo ed Elle si distende tra le mie gambe e me la bacia. Quando le ragazze si spogliano sono stordita: sono profumate, lunghe lunghe, di una bellezza straordinaria. Pulitissime, le unghie lunghe dipinte. Elle lascia il posto e iniziano a fare a gara per leccarmi le gambe, baciarmi la fica, iniziano a masturbarmi penetrandomi a fondo che ne ho quasi paura… : io raramente lo faccio se mi tocco da sola… Sono serie, tranquille ma non sorridenti, sento le dita farmi impazzire, prima scoprirmi il bottoncino come dai petali di una rosa e tormentarmelo delicatamente tra le unghie, poi dentro, a fondo con due dita e con il pollice massaggiarmi le labbra… Le altre due mi accarezzano scientificamente ovunque, lentissime, ho la pelle d’oca e sudo… Poi mi appoggiano i seni, tutte e due, sul viso, me lo accarezzano: sono enormi, sodi, bollenti, capezzoli come ciliegie. Poi mi baciano con la lingua. Quando inizio a venire mi bloccano le braccia, quella tra le gambe mi tira i peli della fica per fermare l’orgasmo, poi riprende… Di mio, in vita mi, nove volte di fila non sono mai venuta: orgasmo completo intendo… Finisco disintegrata dal piacere, sublime, che quasi non ho saliva e respiro e cammino a stento. Non ho mai provato tanto piacere in vita mia…
Al ritorno, al Cairo, mancano solo due giorni alla partenza. La notte precedente si è deciso che una fumatina di narghilè sarebbe perfetta. “Ci vediamo dopo” dice Elle… Ci manda a prendere da un amico che sono le 22. 30, la zona delle ambasciate è tranquilla per girarci di notte… Mi sorprende che non ci sia lei “La vediamo più tardi, tranquilla”. Capisco poi perché, ormai ho imparato a non fare domande… La caffetteria è piccola e non pulitissima anche se incantevole, nascosta in un intrico di strade… Solo che è per Egiziani. Solo che non ci mette quasi mai piedi un europeo; solo che una donna difficilmente l’hanno vista… In realtà c’è Vale, c’è il nostro amico e sono molto più che tranquilla. Tabacco di mela… Io non fumo se non una sigaretta ogni tanto… o qualcosina d’altro, a volte e nell’atmosfera giusta. Ci guardano senza guardarci, giocando a dadi o a cos’altro. La televisione dà musica araba. E le volute di fumo sono buonissime da respirare e sono fresche ma… Entrano fino all’anima e stordiscono !!! Vale fuma, ma al narghilè non è abituato di certo… Fa il duro, ma dopo un po’ gli tocca fare un giretto all’aria aperta e Khaled lo accompagna… Insomma resto li dentro da sola… E avevo preso in giro Ale, ma adesso sono stordita io, mi gira la testa… Adesso mi guardano senza mezzi termini. E sono tanti e non so cosa fare. Sono anche vestita poco, leggera più che altro… Camicetta bianca di cotone senza maniche, gonna lunga leggera di cotone, calze corte bianche avvoltolate sulle scarpe da tennis bianche alte, gli occhiali e una fascia avvolta a raccogliere i capelli… Cerco di resistere, sento il sudore sulle cosce, mi accorgo che sono scoperte, che le ho aperte, gli slip in mostra; riesco a portare il narghilè alla bocca con fatica e ho molta sete… Non chiudo le gambe, una sensazione fisica dagli sguardi, dai sorrisi di quelli intorno che continuano a fare ciò che facevano ignorandomi attivamente. Ho paura e al tempo stesso vorrei togliermi tutto, darmi a tutti… Non so quanto passi, per me un’eternità… Quando mi vengono a prendere e mi portano via quasi a braccia… In macchina e con l’aria mi riprendo un po’ e il fumo mi fa stare molto bene anche se non ho tutte le mie forze… Arriviamo a casa di Elle, una villa bellissima… All’ingresso mi accoglie, mi abbraccia… Solo che mi bacia anche, e con la lingua, ed è decisa. “Lasciatemela, è roba mia stanotte… “. Mi fa portare su in braccio da Khaled che poi esce e sul letto resto li incapace di ribellarmi, e poi arriva lei, nuda. Mi prende, mi spoglia, si rotola su di me… : Sono sua, mi possiede, violenta, intensa… Poi mi lega a culo per aria a mi penetra con un fallo molto grosso allacciato in vita, spinge a fondo frenetica, poi mi fa il culo. Cattiva, decisa, tirandomi per i capelli, vuole che urli, non posso non farlo, mi fa male e mi da piacere assieme immensamente… Mi alzo alle due del pomeriggio in un’altra camera abbracciata a Vale. Facciamo all’amore in vasca da mille e una notte e giù dalle scale in sala c’è un sacco di frutta su un tavolo ed Elle splendida dice solo “Non sei stata male stanotte! “. Le rispondo che in effetti l’Egitto la ha piuttosto migliorata oltre che cambiata. Non serve dire altro.
“Pomeriggio: shopping! ” dice… Dalla faccia so che non c’è nulla di buono da aspettarsi… Dai vestitini, quello che mi “regala” e quello che indossa lei, ancora meno. Un suicidio, ecco cos’è! Andare al bazar vestite così è un suicidio. Meglio scriversi sopra “Violentami! ” e andare in giro nude.
Perché hai un bel dire che è elegante anche se sexy… Di maglina, a spalline, cortissimo… Nessuna delle due ha tante tette ma insomma… Il giusto!!! Sandali e via…
Sotto solo slip microscopici… All’inizio nella bolgia tutto tranquillo. Si prende un bellissimo lampadario, un narghilè e bicchieri di vetro blu e ottone, delle altre cose per il the; del tabacco, e poi tra i colori e le essenze: indaco, hennet per i capelli, carcadè, zafferano e menta; poi Elle dirotta Khaled con Vale a prendere degli strumenti musicali da loro amici e mi dice “Seguimi! “. Col capo non si discute. E ci immergiamo nel labirinto. Alla prima sosta per i cuscini “puff” capisco che aria tira. Elle si accoscia per “esaminare” un cuscino e -oplà-, gambe aperte in modo brutale e spettacolo offerto a una parata di uomini! Si rialza, il vestitino è risalito ulteriormente e lei, ovviamente, non accenna a riabbassarlo… E si prosegue. Il bello è che mi parla come quando eravamo in Italia a Venezia assieme, tranquilla. Siamo li mezze nude e attorno solo milioni di uomini ma non succede nulla di che. Solo che inoltrandosi c’è sempre più gente. Sta di fatto che mi diverto e “faccio la troja” anche io: robetta in Italia, sculettamenti, slip in mostra per pochi istanti… Ma qui mi da i brividi farlo. Si prende qualcosa, lei contratta da vera araba e conosce molti di quelli da cui ci fermiamo. Poi sosta vestiti “tipici”, davvero incantevoli! Piccolo particolare: siamo si all’interno di una bottega, ma aperta all’esterno. Elle prende e via il vestito: nuda. “Su dai non fare storie: sei con me! Tranquilla! Non ti vergognerai mica? !! “. Come no… Impacciata ma lo faccio. Ovviamente si prova tanti vestiti e anche se prendiamo i primi tre lei me ne fa “provare ” altri sette. Poi contratta… “Un affarone Manu: togliti gli slip! “. La guardo stralunata. “Su dai, cosa mi guardi! ? ! ” mi fa con un sorriso da sberle… Poi sussurra “Dai, non possono averci ma per sentire il profumo della tua fica farebbero follie! “… E via l’ennesima cazzata: due paia di slip bagnati contro sei vestiti, finiamo un’altra volta nude, stavolta del tutto, ma ormai qui… Finita la follia? Quasi… Intanto lei “sa una scorciatoia”: è pieno di gente che non passi e ti devi strusciare, non ho idea di quanti ci toccano il culo e le tette sopra i vestiti (non per “caso”: proprio allungano le mani e toccano! ) ma tant’è… Ormai… Quando siamo belle che perse in quel casino, dentro e fuori da case e negozi e cortili e scale, in un vicolo con cortiletto da paura ci si trova davanti a un ragazzo molto bello e ben vestito ma dall’espressione durissima. Le fa un cenno con la testa e la spinge al muro. “Non muoverti per l’amor di Dio!!! Ci penso io… Lo conosco… “. Lui la afferra, la spinge al muro, butta il vestito di lei e dopo averlo tirato fuori inizia a montarla. Dal vero non ho mai visto una cosa simile!!!! è spaventosamente grosso, l’espressione del viso di lei è eloquente, fa fatica a “riceverlo”, ma sembra impazzita di piacere…. Dopo pochissimo si mettono a ridere e lei ansimando mi fa “Ti presento mio marito!!! “… Stronzissima creatura… In effetti con il fatto che è chirurgo non lo avevo mai visto, e avendo saltato il matrimonio… Le foto non rendono sempre la realtà… Sta di fatto che dare la mano a uno in circostanze così particolari… Ma sicuramente lei gli aveva detto di noi… Sento sorridere e vedo Vale… Altra stronzissima creatura…. Lei nuda, si morde le labbra, va verso Vale e mi dice “ciao……. “. Sbottona e inizia a lavorare di bocca in ginocchio nella polvere. Suo marito mi guarda… mi avvicino, lo spoglio lenta… Un corpo da statua… Mi inginocchio, mi sfilo il vestito… Lo tengo con due mani, non mi sta in bocca, è durissimo. Mi scopa inginocchiata a terra, mi sembra di morire, mi sento squarciata, lo imploro di smettere ma non lo voglio… Vedo Vale montare Elle e baciarla, mi carica, succede ciò che non penserei: lui mi bacia il culo… Mi dibatto, mi afferra, non mi ascolta. Quando entra è devastante… quando inizia a darmi piacere sublime… Ci mettono vicine e ci godono sul viso, ci baciamo tra noi… Poi su il vestito, via a casa, piscina faraonica e via a scopare fino a notte….
Ad ogni buon conto nel mio piccolo anche da sola avevo combinato le mie. Avete presente che sulle navi da crociera le cabine hanno i vetri a specchio tipo “Da-fuori- non-vedi-un cazzo-da-dentro-vedi-fuori? “. Ora: quale migliore occasione per fare qualche foto nuda e in “azione” magari quando sei in porto in pieno centro a qualche città? ! ? ! ? Con sullo sfondo a pochi metri pieno di gente e traffico come fossi la… ? Ora succede che, quando finiamo i nostri numeri e i nostri scatti, me ne sto li nudina nudina a osservare il panorama… Fa comunque effetto essere nuda davanti a un vetro oltre al quale c’è un città in movimento a un passo da te (le barche sul Nilo non sono molto grandi per via della scarsa profondità dei fondali… ). Così, per stemperare la sensazione e divertire Vale, sorrido e faccio ciao ciao con la manina…
Beh, non succede che dall’altra parte, con dei sorrisi larghi che se non avessero avuto le orecchie gli cascava la testa per dietro, un gruppo di “portuali” ricambia il saluto… ! ? ! ? ! ? ! Resto di sale, non so se ridere o scappare a nascondermi e rendermi irriconoscibile prima di scendere in città… Delle due l’una: o gli egiziani hanno sviluppato la super vista o i vetri a seconda dell’ora del giorno cambiano i loro magici poteri!!! Mi pareva questo fosse un aneddoto e una peformance per una degna conclusione!!!!! FINE