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Dolci Vacanze

Mi chiamo Anna, sono umbra, ho 31 anni, felicemente sposata e con un bellissimo bimbo.

Quello che vado a narrarvi è la storia della mia prima volta. Ancora oggi, a distanza di anni, ripenso a quell’episodio con immutata dolcezza e un pizzico di nostalgia.

La mia prima volta risale all’estate del 1987. Avevo 20 anni e, dopo avere dato con successo un esame all’Università (frequentavo Scienze Politiche a Perugia), accettai, dopo l’OK dei miei genitori, l’invito di mia cugina Chiara a trascorrere tre settimane di ferie con lei al mare. Chiara in quel periodo non attraversava un momento felice: aveva 33 anni e aveva appena divorziato da suo marito. Tuttavia, malgrado i 13 anni di differenza, avevamo una confidenza e un’intesa paragonabile a quella che solo due sorelle possono avere. In quel periodo non avevo il ragazzo; pensavo solo a studiare e quindi avevo avuto solo dei filarini che, al massimo, sfociavano in pomiciate o petting sopra i vestiti a seconda dei tipi con cui saltuariamente uscivo.

Partimmo quindi per Cattolica e le intenzioni di entrambe, malgrado il luogo “di facili promiscuità”, furono improntate al massimo relax per distendere i nervi. E così fu per i primi quattro giorni, vissuti in piena spensieratezza.

Il quinto giorno accadde l’imprevisto. Arrivò una compagnia di quattro ragazzi da Milano. Tra questi, uno si distingueva sugli altri per come si vestiva e per i suoi modi educati. Si chiamava Roberto aveva 22 anni e, soprattutto, aveva due meravigliosi occhi verdi (ho sempre avuto un debole per i ragazzi con gli occhi chiari). Io lo mangiavo con gli occhi ma lui non mi degnava nemmeno di uno sguardo. Lì per lì ci rimasi male. Sono sempre stata abbordata malgrado non mi considero una “stanga”, di conseguenza non capivo questa indifferenza, ma mi ripromisi di cercare di attaccare discorso al più presto. Fortuna volle che questi ragazzi presero in affitto un ombrellone al mio stesso stabilimento balneare. “Bene” pensai, “almeno posso studiarlo anche in spiaggia”. La compagnia era molto eterogenea, oserei dire strana: un ragazzo lo si vedeva solo durante i pasti, uno andava e veniva con lo sguardo un po’ spiritato e uno stava abbarbicato vestito sotto l’ombrellone e alla sera a nanna presto. Solo Roberto era il più dinamico: bagni di sole e di mare e, appena terminato il pranzo di mezzogiorno, subito in spiaggia.

Dopo due giorni di studio ecco l’occasione: io esco dall’acqua e lui entra a fare il bagno. Cielo com’è bello: i suoi occhioni verdi risaltano ancora di più nel contrasto sole mare. Mi guarda, mi sorride e……. si tuffa. Diavolo!! Cosa debbo fare per farmi notare da lui? Le languide giornate di mare iniziano a sopraffarmi. Io, che vengo chiamata dagli amici “Anna il ghiacciolo” stò prendendo una pesante infatuazione per un tipo che nemmeno mi vede.
Aspetto il fine settimana, forse ha una ragazza che lo raggiungerà per il week-end e non vuole creare situazioni imbarazzanti. Niente di tutto ciò.
Arrivati alla domenica pomeriggio sono divorata dalla voglia di conoscerlo. Voglio parlargli, voglio toccarlo, voglio stare con lui. A questo punto esco allo scoperto io. Staziono in riva al mare con un pallone e, dopo avere convinto Chiara a fingere di giocare a pallavolo con me… Sbamm!! Gli tiro una pallonata addosso.

“Scusa, ti ho fatto male? ” Domando con immensa faccia tosta.

Lui mi guarda attonito e mi risponde “Ma parli italiano? ”

“Cavoli” penso io “o è deficiente, o la pallonata è stata troppo forte! ”

“Certo che parlo italiano, come mi dovrei esprimere? ” Dico con tono scocciato.

In tutta risposta esplode in una fragorosa risata e poi dice: “Scusami, ma chissà perchè, mi ero messo in mente che eri francese e, dal momento che non conosco una virgola di quell’idioma, avevo abbandonato ogni speranza di fare amicizia con te. Mi chiamo Roberto”. “Ciao, io sono Anna”.

Finalmente il ghiaccio era rotto. Lo invitai al mio ombrellone. Parlammo inizialmente del più e del meno e poi iniziammo con i discorsi personali. Gli raccontai perchè ero lì e lui mi disse che doveva andare in ferie con la sua ragazza ma si erano lasciati e quindi aveva accettato di venire al mare con questi suoi amici ma si stava tirando “due scatole così” perchè li trovava un po’ “amorfi”. Poi, mentre tornavamo in hotel ecco, con estrema gentilezza, la domanda che stavo aspettando da quando lo vidi, ma che non mi impedì di mandare a mille i miei battiti cardiaci: “Vorresti uscire con me dopo cena? ”

Diventai paonazza (anche se penso che il rossore dell’abbronzatura mitigò molto quello stato) e, in preda a sensazioni mai provate, emisi un suono gutturale che venne interpretato come un sì.

Occupai per quasi un’ora il bagno con grande arrabbiatura di Chiara e poi cercai di vestirmi il meglio possibile con le cose sportive che avevo portato al mare. Indossai una camicia di lino bianco e una gonna di cotone turchese sopra il ginocchio con sandali bianchi. Ero eccitatissima, come un’adolescente al primo appuntamento. Chiara, vedendo la mia grande agitazione mi disse con tono da sorella maggiore: “Ghiacciolino non ti sciogliere perchè se abbassi la guardia ci finisci a letto! ” ma io non diedi peso alla frase.

La sera dopo cena fu stupendo, dopo una lunga passeggiata andammo in gelateria e mi regalò un gigantesco cono alla fragola (il mio gusto preferito) e parlammo del più e del meno. Durante il ritorno in hotel (erano ormai le due del mattino) con la scusa che si stava alzando una leggera brezza mi cinse un braccio attorno al collo e mi strinse a sè. Io andai letteralmente in tilt e mi avvinghiai attorno i suoi fianchi. Giunti dinanzi alla mia camera mise le sue mani sulle mie guance e mi diede un lungo e dolcissimo bacio. Alla fine mi disse “Buonanotte francesina, a domani”. Appena entrai trovai Chiara ancora sveglia. Come una sorella maggiore mi stava aspettando e io, saltando di qua e di là come morsa da una tarantola, le spiegai tutto. Alla fine si fece una bella risata dicendo: “Non credo ai miei occhi, Ghiacciolino ha preso la sua prima cotta!! “. Io arrossii dalla vergogna e andai a letto.

La settimana successiva fu stupenda. Eravamo sempre insieme, formavamo coppia fissa ovunque e, appena possibile ci baciavamo. Ma ormai le nostre mani cominciarono ad andare anche oltre. A tre giorni dalla fine delle vacanze decidemmo di stare svegli tutta notte attendendo l’alba. A quell’epoca, le spiaggie erano frequentate da “pomicioni”, gli extracomunitari non esistevano e quindi gli stabilimenti balneari non avevano i riflettori che illuminavano a giorno il bagnasciuga.

Verso le quattro, sdraiati sui lettini, le nostre mani iniziarono a lavorare. Lui iniziò a sbottonarmi i jeans mentre io lo accarezzavo in mezzo alle gambe. Poi la sua mano si insinuò sotto la mia maglietta e mi sbottonò il reggiseno. Mi sollevò la maglietta e mi accarezzò i seni. Al tocco delle sue calde mani ebbi un sussulto e mi accorsi che mi si inturgidirono i capezzoli. Con abile gioco di dita e di lingua Roberto sollecitò i miei capezzoli fino a farmi raggiungere il primo orgasmo della mia vita. Fu una sensazione bellissima, che i successivi orgasmi, anche i più violenti e passionali, non sarebbero stati in grado di riprodurre. Sentivo gli umori vaginali colarmi dall’inguine e mi bloccai un attimo. Non ero mai venuta e pensai inizialmente a mestruazioni anticipate. Spiegai la cosa a Roberto il quale sorrise dicendomi con estrema naturalezza che ero semplicemente venuta. Con delicatezza mi abbassò i pantaloni fino alle ginocchia e abbassò anche gli slip. Mi infilò una mano tra le mie gambe grondanti e con estrema maestria massaggiò le grandi labbra e il clitoride. Dopo pochi minuti di spasimo venni abbondantemente una seconda volta. Io ero completamente andata. Gli infilai una mano dentro gli slip e glielo toccai. Era di pietra. Non avevo mai toccato un membro maschile “a pelle” prima d’allora e nemmeno l’avevo visto da così vicino. Iniziai a masturbarlo e poi, pronta a tutto gli dissi “Voglio fare l’amore con te! “.

La sua risposta, ancora oggi, mi fa capire quanto a volte l’amore, anche se si tratta di avventure, possa essere pulito.

“No! , preferisco continuare a massaggiare queste stupende e marmoree tette. Non è il luogo adatto, la prima volta va fatta in un letto con tutte le comodità e le tranquillità anche psicologiche e poi non ho il profilattico e non penso che tu prenda la pillola”.

All’inizio ci rimasi male ma poi compresi. Così, quella sera, venni altre tre volte grazie alle sue sapienti mani sulle mie parti intime e poi feci venire lui.

Il giorno successivo dopo cena mi mostrò una confezione di profilattici facendomi capire che era finalmente giunto il momento. Andammo in camera mia visto che Chiara era andata a ballare. Tenemmo accesa solo la luce del bagno e quella porta socchiusa. Io volevo fare l’amore al buio perchè, malgrado avessi deciso di non essere più vergine, mi vergognavo un po’ a mostrarmi nuda a un ragazzo (la notte in spiaggia era buio pesto e le altre volte – come già detto – feci petting sopra i vestiti). Come mi avrebbe considerato? Gli sarei piaciuta? Lui mi disse che anche l’occhio vuole la sua parte e che nella penombra le cose sono molto sfumate.

Si spogliò, restando solo con gli slip e poi iniziò a spogliare me. Restata in mutandine e reggiseno si pose alle mie spalle e, slacciato il reggiseno, mentre mi baciava la nuca fece scivolare le mani dalla mia schiena ai seni massaggiandoli con delicatezza. In poco tempo i miei capezzoli riapparvero più irti che mai e iniziò un trattamento eccitatorio con le dita e con la lingua che mi fecero bagnare immediatamente. In breve tempo, con la sola stimolazione dei seni e dei capezzoli raggiunsi il primo intenso orgasmo della serata. Poi mi tolse le mutandine, si inginocchiò e mentre le sue mani toccavano le mie natiche avvicinò la bocca al mio sesso baciandolo. Poi, dopo avermi detto che ero un incanto, mi fece sdraiare sul letto e mi disse di tranquillizzarmi in quanto avrebbe soltanto eccitato maggiormente il mio sesso prima della penetrazione. Iniziò un cunnilinugs maestoso e, vuoi per la sua bravura; vuoi per la mia inesperienza ed eccitazione, abili colpi di lingua sulle grandi labbra e sul clitoride mi fecero avere un secondo e prolungato orgasmo. Con la lingua raccolse tutti i miei copiosi umori vaginali e poi volle che gli togliessi gli slip. Mi apparve un membro già eretto, statuario, impacciata tentai di baciarglielo ma lui mi disse che bisognava continuare a fare divertire me, per lui ci sarebbe stato tempo dopo. Si infilò il profilattico, si stese sul letto e mi fece salire su di lui. La mia vagina aveva il clitoride e le grandi labbra gonfie per l’eccitazione e i miei umori continuavano a sgorgare copiosamente. Mi disse che la posizione di smorzacandela era quella che dava il maggiore piacere a una donna e permetteva una rapida penetrazione. Mi disse di stare tranquilla mentre continuava a serviziarmi di piacere i seni. Completamente rilassata mi feci penetrare e, dopo una leggera fitta di dolore per la rottura dell’imene, mi assalì una sensazione di caldo e di piacere mai provata. Iniziai ritmicamente a oscillare su e giù per sentire in pieno il suo membro e vidi con piacere i miei seni ondeggiare. Questo mi provocò ancora più piacere; inoltre, ad ogni colpo del mio inguine sul suo bacino, sentivo l’attaccatura del suo membro sollecitarmi il clitoride. In poco tempo ebbi il mio terzo violentissimo orgasmo. Iniziai ad ansimare, a mugolare, mi sentivo i fremiti per tutto il corpo e venni pervasa da una sensazione di calore e rilassatezza. Lui continuò a dare rapidi e decisi colpi e anch’egli raggiunse l’orgasmo. Sfilato il profilattico gli chiesi con candida innocenza: “Che sapore hanno i miei umori? ” “Dolcissimi” mi rispose. “E i tuoi? ” domandai.

“Perchè non li assaggi? ” Mi chinai su di lui e per la prima volta presi in bocca un membro maschile. Era salato il suo sperma ma caldo, con estrema goffaggine feci una fellatio ma a lui piacque lo stesso dal momento che in poco tempo il suo membro si rimise sull’attenti. Infilò un nuovo profilattico e ricominciammo. Tra rapporti completi, stimolazioni orali e manuali venni almeno una decina di volte. Roberto era un amante fantastico e io una spugna che assorbiva ogni insegnamento erotico.

L’ultimo giorno eravamo entrambi tristi per la partenza. Come ricordo di lui mi regalò una spilla d’oro a forma di freccia e una di quelle biro con i messaggi sulla quale era scritto “Mi hai preso il cuore”. Ancora oggi, a distanza di anni, conservo questi doni come fossero reliquie.

Ci sentimmo e ci vedemmo ancora qualche volta dopo le vacanze ma a causa della distanza e degli impegni universitari di entrambi ci perdemmo di vista.
Io ritornai la secchiona e il ghiacciolo di sempre e in tre anni ottenni la laurea con il massimo dei voti. L’ultimo anno di università conobbi Aldo.
Diciotto mesi dopo la laurea ci sposammo.

Amo mio marito e darei la vita per lui, ma ciò che ho dato e ricevuto da Roberto in quelle vacanze resterà per tutta la vita indelebile nei miei ricordi più dolci. FINE

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