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Hotel Paradiso

L’estate scorsa sono stata per quindici giorni al mare con Daniele, il mio cuginetto. Lui è un tipo strano, un biondino con gli occhi azzurri, carino come un bambolotto, ma terribilmente chiuso e introverso.

Frequenta il terzo anno delle superiori, ma non va troppo bene a scuola, ogni tanto lo bocciano, forse proprio a causa del suo carattere così difficile. Per questo i suoi genitori sono stati contenti di mandarlo un po’ fuori con me che, oltre a essere più adulta (ormai ho 27 anni), sono esattamente il contrario del cuginetto come carattere: allegra e estroversa.

La prima settimana di vacanze è stata davvero noiosa: colazione in albergo, spiaggia, pranzo, dormitina pomeridiana, ancora spiaggia, cena, gelato sul lungomare e a letto prima di mezzanotte. Daniele poi è di poche parole e la sua compagnia non è certo divertente, cosicché toccava sempre a me tenere in piedi la conversazione.

Una sera non ne potevo veramente più e verso le 10 e mezzo, quando lui cominciava già a sbadigliare gli ho detto:
– Senti, se vuoi andare a dormire và pure, ma io resto qua a sentire la musica nel piano-bar dell’albergo. Non ho mica novant’anni !
Daniele mi ha fatto un sorrisetto infantile, mi ha dato il bacio della buonanotte e se ne è andato in camera sua. Io ho tirato un sospiro di sollievo, mi sono ordinata un gin tonic e sono rimasta nel piano-bar.

Un gin tonic dopo l’altro, verso mezzanotte però cominciavo a sbadigliare anch’io: d’altra parte l’albergo era frequentato per lo più da maturi e anziani signori, molti erano stranieri, che gradivano assai di più riempirsi la pancia di birra che fare quattro chiacchiere con me. Insomma, considerato il disastro della serata, ho pensato bene di andarmene a letto pure io.

Mi sono infilata la camicia da notte e ho spento la luce. Ma non riuscivo a prender sonno. Così sono andata davanti alla camera di Daniele. Un po’ perché avevo paura che si fosse offeso, un po’ perché in realtà non avevo nessuna voglia di dormire, ho deciso di dare un’occhiata e controllare se dormiva o se magari avesse voglia di scambiare due parole con me. La porta, come sempre, non l’aveva chiusa a chiave: così sono entrata silenziosamente nel buio della stanza.

Dal piccolo ingresso della camera vedevo solo i piedi del letto di Daniele, letto che era leggermente illuminato dalla luce di un lampione che penetrava da alcune fessure della serranda. Sentivo dei rumori e per questo sono rimasta nel piccolo ingresso e, non vista, mi sono affacciata silenziosamente dall’angolo del muro convinta di sorprendere

il cuginetto nel pieno di una bella masturbazione liberatoria. La scena che stavo per vedere era però assai diversa. Daniele stava prono sul letto, la giacca del pigiama ancora infilata, pantaloni e slip in terra. Inginocchiato alle sue spalle, un anziano e grasso tedesco che avevamo conosciuto in spiaggia, lo teneva fermo per i fianchi e lo penetrava con violenza, menando colpi durissimi dentro di lui. Stavo per gridare, o forse no, fatto è che rimasi allibita guardando il volto di Daniele, completamente trasfigurato, come fosse ubriaco o drogato: il ricciolo biondo scendeva sui suoi occhi che erano rovesciati di piacere, la bocca socchiusa che lasciava filtrare dei sommessi gemiti di godimento. A bassa voce il vecchio gli diceva parole incomprensibili ma che dovevano eccitarlo parecchio visto che dopo ogni frase dava un colpo di reni ancora più forte.

Tanto ero esterrefatta da quell’immagine che solo in quel momento mi sono accorta che sulla poltrona vicino al letto stava seduta una donna, che poi ho capito essere la moglie del tedesco: lei però non guardava verso il letto, mi aveva visto e guardava verso di me, con un sorriso arcigno e pieno di soddisfazione. Non potendomi più nascondere stavo per gridare quando dalle mie spalle ho sentito due robuste braccia che mi afferravano, uno intorno alla vita e l’altro cingendomi le spalle in modo da tapparmi la bocca con la mano. La persona che mi aveva bloccata, con un calcio alle sue spalle aveva immediatamente richiuso la porta e poi mi aveva spinto in camera. Come se niente fosse successo il vecchio continuava a sodomizzare Daniele il quale non aveva neanche alzato gli occhi per guardarmi.
Non so quanto tempo è durata quella situazione, ma sono rimasta immobilizzata a guardare quella scena fino a quando con un sospiro convulso il tedesco non eiaculò dentro mio cugino sdraiandosi poi sulla sua schiena a riprendere fiato, mentre Daniele chiudeva gli occhi come non sentisse il peso del grassone su di lui. Cominciai a agitarmi, ma la persona che mi immobilizzava sembrava di pietra e nessun movimento mi era consentito. La donna seduta guardò ancora qualche istante il marito riverso su Daniele. Poi allargò le gambe e si tirò su la gonna. Si sfilò gli slip e guardò verso di me. Sgranai gli occhi.

L’uomo alle mie spalle mi spinse verso di lei e con uno strattone mi fece cadere in terra, proprio in mezzo alle gambe della donna. Senza togliermi la mano dalla bocca disse :
– Ora ti libererò la bocca, ma stà attenta: fà un solo grido e di tuo cugino ti restituiamo solo i brandelli.
Mi fece girare la testa verso il letto e vidi che il vecchio teneva in mano un enorme fallo artificiale la cui punta era diretta proprio sul sedere di Daniele.
– La bocca devi usarla in un altro modo… o quel cazzo di gomma lo faremo uscire dalla gola del tuo cuginetto… Mi hai capito bene ?
Feci cenno di sì con la testa e subito lui mi lasciò la bocca. Mi afferrò quindi per i capelli e trascinò la mia testa sul sesso della donna seduta.
– … e leccala bene se ci tieni al cuginetto… disse ancora l’uomo alle mie spalle.

Terrorizzata tirai fuori la lingua e con tutta l’energia che avevo presi a leccare fra i peli della donna, infilandola nel suo sesso, succhiandola e bagnandola con la mia saliva. Mentre mi adoperavo in questo l’uomo alle spalle mi lasciò libera completamente e dovetti afferrarmi alle ginocchia della donna per non scivolare. L’uomo però non si era scordato di me e mentre leccavo freneticamente lo sentii che mi sfilò di dosso la vestaglia e la camicia da notte lasciandomi completamente nuda. Per un attimo arretrai con la bocca ma la donna mi prese per i capelli tirandomi verso di lei e facendomi di nuovo affondare il viso fra le sue cosce.
– Non devi fermarti, carina… mi piace la tua lingua dentro la mia fica… infilala bene, forza…

Non ce la facevo quasi più neanche a respirare. Le mani dell’uomo alle mie spalle intanto si erano trasformate in tentacoli che mi frugavano tutto il corpo, mi stuzzicavano i seni, mi carezzavano la schiena, si insinuavano in tutti gli angoli della mia pelle, rovistavano da dietro fra le mie natiche e le mie cosce.

La donna allora si spostò col bacino in avanti, sollevò le due gambe in alto, poggiandole sui braccioli della poltrona in modo che davanti alla mia bocca venisse a trovarsi non più la sua vagina ma la sua apertura posteriore:
– Forza, infila la tua linguetta calda qui dentro adesso. Se mi lecchi bene il culo ti darò un premio… altrimenti quel fallo artificiale da elefante potremmo utilizzarlo su di te, oltre che sul cuginetto… anche perché ho l’impressione che a lui farebbe piacere…

Mi voltai per un momento verso il letto. Il vecchio continuava a carezzare col fallo artificiale la schiena di Daniele e ogni volta che scendeva fra le natiche mio cugino lanciava sospiri di piacere. Forse perché avevo paura per lui, forse perché l’avevo per me, come drogata dalla situazione e probabilmente dai gin tonic bevuti, mi girai ancora verso il culo della donna e cominciai a slinguarlo con foga, prima con la punta della lingua, poi spalmandola fra le pareti cavernose. E le dovette piacere parecchio sentendo come cominciava a mugolare.
– Ahhh, sìììì, vedi che se ti impegni sei brava? Ohhh, ancoraaaaaa… non fermarti….

Mentre ero intenta a fare rabbiosamente quello che mi era stato ordinato, l’uomo alle mie spalle mi lasciò e, avvicinatosi alla poltrona dove la donna stava seduta le porse il sesso davanti alle sue labbra. Alzai per un attimo gli occhi e mi resi conto che l’uomo era il cuoco dell’albergo, un nord-africano dal fisico possente, un vero culturista dai muscoli d’acciaio. Aveva un pene di dimensioni eccezionali e la donna lo risucchiò quasi completamente nella sua gola. Continuai a leccarla nel culo sentendola scuotersi sotto le mie labbra sia per le vibrazioni che le provocavo con la mia lingua sia per il movimento dell’africano che la stantuffava in bocca. Quando sentii un rantolo strozzato la guardai in faccia: dalla sua bocca colava un fiotto di sperma che l’uomo le aveva scaricato in gola. Guardai allora l’africano che aveva il membro ancora teso e luccicante. Con una pedata la donna mi spinse a terra. Poi il nero, prendendomi come un fuscello con una mano fra le cosce e una dietro al collo mi sbatté a sedere sul bordo del letto. Il vecchio tedesco intanto aveva preso per un braccio mio cugino, lo aveva fatto alzare e lo aveva portato davanti a me.

La donna disse:
– Guarda che bel cazzo fresco ha Daniele… forza prendilo in mano…. Guardai Daniele ma lui stava diritto con lo sguardo perso nel vuoto. Presi il suo sesso non del tutto in tensione fra le mie mani e lui ripiegò la testa all’indietro con un gemito
– Mmmm….
– Vedi che gli pace ? , continuò la donna , su, massaggiaglielo per bene !

Cominciai a masturbare mio cugino sotto gli sguardi libidinosi della donna, del vecchio e dell’africano mentre a pochi centimetri dai miei occhi vedevo il pene di mio cugino inturgidirsi sempre di più.. Quasi subito Daniele cominciò a sussultare. La donna intervenne:
– Fatti schizzare nelle mani… raccogli tutto… non fartene cadere neanche una goccia !

Mio cugino spruzzò un getto di liquido bianco e io lo raccolsi nelle mani come si fa con l’acqua di una fontana. La donna allora lo prese per un polso e lo tirò verso di sé, facendolo mettere sulle sue gambe a testa ingiù come volesse sculacciarlo. Prese a carezzarlo sul sedere e mi guardò. Io stavo immobile con le mani a calice senza la forza di pensare. La donna disse:
– E allora? … Non hai sete?
Guardai le mie mani ma rimasi immobile. Il vecchio tedesco allora mise una mano dietro la mia nuca, un’altra sotto le mie mani e, spingendo con forza, mi costrinse a infilare la faccia nel liquido che tenevo nei palmi.

Quando mi lasciò si mise dove prima stava mio cugino e tenendosi in mano il suo pene flaccido lo diresse verso la mia bocca.
– E adesso succhia il mio maritino, disse la donna seduta, mentre con un dito penetrava il culetto di Daniele.
La guardai allucinata: Tutto il medio della sua mano destra entrava nel buchetto di Daniele. Scorreva in avanti e indietro provocandogli sussulti di piacere. La visione fu però interrotta dalla pancia lardosa del tedesco che mi fu davanti è mi infilò in bocca la sua carne moscia.

Succhiai con forza senza riuscire a farglielo indurire: nonostante questo dopo qualche minuto lui sussultò e sentii poche gocce di sperma scendermi in gola. Lui non estrasse il sesso dalle mie labbra, ma aspettò ancora qualche istante finché non gli divenne di dimensioni davvero insignificanti. Si ritrasse e davanti agli occhi mi comparve allora l’asta lucida del nero che si infilò ancora nella mia bocca e, senza che neanche mi muovessi, cominciò a stantuffare dentro, scopandomi la gola. Riuscivo a vedere la donna seduta che, eccitatissima, aveva infilato nel culo di Daniele almeno tre dita mentre lui sembrava godere continuamente come in preda a un delirio sessuale.
– Forza signorina, ghignava la donna, impara da tuo cugino… vedi lui come sa godersela la vita? Guardalo come gode, sembra una troia consumata… scommetti che quel cazzo artificiale non lo disturba?

Continuando a succhiare il sesso dell’africano vidi che il vecchio aveva consegnato alla moglie l’enorme fallo artificiale, dal diametro di diversi centimetri, con cui aveva giocato poco prima. La donna lo puntò sul culo di Daniele e con un colpo solo ne infilò dentro un pezzo. Daniele strabuzzò gli occhi e rantolò.
– Ahhh !
E subito prese a mugolare:
– Spingi ancora… mmmm…. ahhh, ancora…. non fermarti, và in fondo… !

Avevo gli occhi sgranati e non riuscivo a credere che il timido Daniele potesse provare gusto per quella orrenda violenza. Improvvisamente sentii un fiume caldo invadermi la bocca. L’africano estrasse il suo sesso dalle mie labbra e mi guardò fisso negli occhi dicendo :
– Da brava… fà vedere come ingoi tutto.

Mi guardava mentre mandavo giù il suo sperma e quando un rivolo bianco scese da un lato della mia bocca lui con un dito lo raccolse e me lo reinfilò tra le labbra. Mi lasciai cadere disfatta sul letto, ma senza darmi tregua il nero mi voltò a pancia ingiù. Il vecchio tedesco si sedette al mio fianco e cominciò lentamente a spalmarmi fra le natiche una crema. Sapevo cosa mi aspettava, ma non avevo ormai nessuna forza per ribellarmi. Mentre le dita del vecchio mi ungevano il sedere sentii che la donna sollevava la cornetta del telefono. Disse solo:
– Ora potete salire e riagganciò.
I polpastrelli del vecchio si insinuavano ora fra le mie carni ma il fresco contatto con la crema quasi mi sembrava un sollievo dopo quello che avevo subito. Avevo la faccia affondata nel cuscino, ripiegata in direzione delle poltrona dove la donna teneva chino il mio cuginetto.

Con un buffetto quasi affettuoso sulle natiche di Daniele, la donna gli disse :
– Allora giovanotto, quel sederino unto non ti interessa ?
Come un automa Daniele si alzò, lo vidi avvicinarsi, tolse la mano del vecchio dal mio sedere e si sdraiò sulla mia schiena. Sentivo il suo pene rigido appoggiato sull’attaccatura delle mie natiche. Il tedesco infilò allora una mano fra la pancia di Daniele e la mia schiena. Prese fra le dita il sesso duro e ne accompagnò la punta sulla mia entrata posteriore.
– Dai un bel colpo ora ! disse la donna.

Daniele obbedì e mi sentii penetrare il culo con forza. Rimase fermo un attimo e poi prese a sussultare convulsamente. Non sentivo dolore e ormai anch’io in preda a non so quale delirio iniziai a muovere il bacino per assecondare i suoi colpi.
– Ma guarda un po’ che bella scoperta abbiamo fatto ora, disse la donna, anche la cuginetta è un po’ troia… Bravo Daniele, ficcalo bene dentro!

Sentivo scorrere in su e in giù il giovane cazzo del cuginetto e ormai desideravo solo sentire il liquido bollente invadermi l’intestino. Ma la donna continuò:
– Bene, sono contenta che ti piaccia… Vuol dire che la mia sorpresina non ti deluderà.
Sentii la porta della camera che si apriva e capii che erano entrate altre persone. Non ebbi né la forza ne il coraggio per girarmi.

Poco dopo Daniele mi spruzzò un getto si sperma nella pancia. Contemporaneamente al calore del liquido sentii il pene che si ritraeva e usciva dal culo. Immediatamente però sentii un altro corpo poggiarsi su di me. Uno dei nuovi venuti aveva preso il posto di Daniele. Poggiò la punta del cazzo sul mio buco e disse solo:
Allora, ti piace tanto prenderlo nel culo ?

Con una spinta energica mi penetrò sotto gli occhi di Daniele, della donna, del vecchio tedesco e dell’africano che, intorno al letto si godevano quest’ennesima scena. Mi fece male e non potei trattenere un grido.
– Ahhh ! Mi sfondi !!!!!
Tutt’altro che intimorito il nuovo venuto prese a stantuffare con frenesia.
– Certo che ti sfondo, voglio romperti le viscere brutta vacca. Te le ricorderai queste vacanze, ti faccio schizzare gli occhi dalle orbite !!

Quando raggiunse l’orgasmo e estrasse il sesso dalle mie viscere pensai che fosse finita, ma non era così. Ancora un altro uomo mi fu alle spalle. Quanti ne avevano invitati ? Ne contai cinque prima di svenire. Tutti mi incularono con violenza senza che io riuscissi a vederne neanche uno in faccia. Sentivo solo dei grossi membri maschili che si alternavano dentro il mio corpo, sussultando dentro di me e schizzandomi sperma nella pancia. Qualcuno mi diceva parole sconce, qualche altro mi leccava dietro, sul collo e nell’orecchio. Uno di loro, mentre mi inculava pompando senza tregua del mio buco in fiamme, infilò le mani sotto il mio inguine e con le dita mi penetrò la vagina provocando in me la sensazione di essere riempita da ogni parte : il quinto fu quello che mi fece più male : infilò nel mio buco posteriore entrambi i pollici e lo allargò per infilarci il suo sesso che entrò ormai senza difficoltà. Ricordo gli sguardi della donna e di Daniele, ricordo che il tedesco seduto sul letto e l’africano vicino a lui. Poi svenni e non so quanto tempo rimasi così.
Doveva essere tardissimo quando riaprii gli occhi. La festa non era ancora finita. Accanto a me stava sdraiato il tedesco, nudo e mezzo addormentato. Accoccolato sulla sua pancia Daniele gli succhiava il cazzo moscissimo. La donna stava sempre seduta a cosce larghe e stavolta si stava continuando a far leccare dall’africano. Tutt’intorno al letto sei o sette uomini, quasi tutti dipendenti dell’albergo stavano nudi, in piedi a guardarmi. Quando si accorsero che mi ero svegliata il vecchio tedesco si alzò lasciandomi sdraiata vicino a Daniele. Istintivamente ci abbracciammo. Tutti gli uomini si gettarono su di noi : ogni nostro buco fu riempito da sessi e da mani sconosciuti. Sentivo dita che mi toccavano in ogni parte del corpo, un membro enorme scendermi in gola, vedevo Daniele che masturbava contemporaneamente due uomini mentre a un terzo leccava il culo. Alla fine tutti si alzarono e presero allora a masturbarsi intorno a noi, avvicinando i sessi alle nostre facce.

Daniele mi baciò sulla bocca. Mentre ci baciavamo, quasi contemporaneamente, gli uomini ci inondarono di sperma sulle guance, sulle labbra e sui capelli. Continuammo a baciarci e a leccarci il viso. Poi la donna prese un batuffolo di cotone, lo intrise di una sostanza e lo poggiò sul naso di Daniele che di colpo si addormentò. Subito dopo lo fece con me.

Quando mi risvegliai non sapevo se fosse giorno o notte. Ero stata lavata e profumata e anche il lenzuolo bianco che mi copriva era profumato di fresco. Sdraiata sul letto a fianco a me, sotto il lenzuolo anche lei, c’era la signora. Tutto intorno mi pareva annebbiato ed ero troppo confusa per capire di essere stata drogata. La signora mi carezzava i seni con dolcezza e le sue carezze mi provocavano una grande eccitazione, specie quando con i polpastrelli scendeva fin sotto l’ombelico ad accarezzarmi delicatamente il sesso. Accostò la sua faccia alla mia e mi baciò in bocca. La sua lingua mi sembrava enorme e si insinuava con esperienza in ogni angolo del mio palato. Cominciai ad agitare il bacino in modo da strusciare con la mia vagina sulla mano della donna che vi era appoggiata delicatamente.
Estrasse la sua lingua dalla mia bocca e prese a leccarmi sulle orecchie e poi sul collo, scendendo poi a succhiarmi i capezzoli. Il mio sesso era ormai grondante di umori e desideravo ardentemente che la sua enorme lingua me lo andasse a lambire: il solo pensiero di essere penetrata dalla sua lingua umida mi portava vicina all’orgasmo. Riuscii solo a mugolare:
è bellissimo… e lei mi riempì ancora la bocca con un altro bacio profondo. La abbracciai anch’io carezzandola sulla schiena e sulle natiche. Lei aveva infilato una coscia fra le mie gambe cosicché muovendo i miei fianchi riuscivo a sfregare su di lei il mio sesso che era incredibilmente voglioso. Venni così, abbracciata alla mia aguzzina, con un piccolo grido soffocato dal suo bacio. La donna mi guardò negli occhi e, con una strana tenerezza riprese a carezzarmi sulle spalle e sulle braccia. Con delicatezza mi voltò su di un fianco e sentii la sua lingua scendere lungo la mia schiena fino a sopra i glutei, dove si fermò a titillarmi più a lungo. Non resistendo alla tentazione sussurrai:
continua… non fermarti… e solo dopo queste mie parole la donna continuò a leccarmi lungo l’attaccatura delle natiche fino in mezzo alle mie gambe che avevo divaricato per facilitarle il compito. La sua lingua bollente era ora proprio sul buco del mio ano e la donna con dei colpetti o forzò fino a insinuarsi dentro con la punta. Prese poi a ruotarla dentro di me provocandomi continui sussulti di godimento.

Mentre il suo viso mi affondava nell’intimo le sue mani continuavano accarezzarmi i glutei e i fianchi fino a riconquistare il mio sesso che sentivo liquefarsi. Non potevo trattenermi e smozzicavo frasi oscene:
– Mi stai chiavando con la lingua…. ohhh, mi fai impazzire….. mmmm la tua saliva mi inonda il culo…. non fermarti… ahh !
Quando mi sentì fremere violentemente la donna infilò un dito nella mia vagina e, senza smettere di leccarmi dietro mi masturbò a lungo con la mano, finché non venni ancora con un grido di piacere.
Rimasi carponi, esausta per questo delirio sessuale che mi aveva preso. La donna mi disse allora in un orecchio :
– Se vuoi provare ancora quello che hai provato ora dovrai fare qualcosa per me…
– Chiedimi quello che vuoi… , risposi senza voltarmi
– Dovrai entrare nella camera oscura…
– Cosa ?
– Metti una vestaglia, esci nel corridoio ed entra nella stanza numero 5.
– E poi ?
– Nient’altro.
– Quando ?
– Ora…

Obbediente mi alzai, indossai la vestaglietta che stava poggiata sulla sedia vicino al letto e, meccanicamente uscii nel corridoio che era deserto. La stanza numero 5 era a fianco a quella dove eravamo state finora. Poggiai la mano sulla maniglia e aprii la porta. Davanti a me c’era un piccolo ingresso e una seconda porta. Richiusi la prima e aprii la seconda. La camera era completamente buia e non potevo vedere assolutamente nulla. Con la mano cercai un interruttore della luce e lo trovai, ma nonostante lo avessi schiacciato nessuna lampadina si accese.

Era dunque questa la camera oscura. Feci lentamente qualche passo. Improvvisamente sentii che due mani si erano poggiate sul mio seno e, carezzandolo, avevano raggiunto un bottone della vestaglia e l’avevano aperto. Pian piano tutta la mia vestaglia fu sbottonata e quando fu completamente aperta le mani si infilarono sotto toccandomi di nuovo il seno e i fianchi. Sentii che qualcuno intanto anche da dietro sollevava la mia vestaglia e altre mani cominciarono a toccarmi le natiche. Dita diverse salivano su lungo le mie cosce dalle caviglie fino all’inguine e andavano a lambirmi il sesso. Qualcuno mi prese per le braccia, me le sollevò e mi costrinse a poggiarmi le mani sulla mia testa. Così, in piedi, mani in testa e gambe divaricate, sentivo innumerevoli mani che mi tastavano. Poi come se tutti fossero d’accordo, tutte le mani si ritrassero e sentii prima una lingua sotto un’ascella, poi un’altra sul seno, un’altra ancora mi leccava davanti, fra le cosce, un’altra dietro nell’ano, ancora nell’orecchio e in faccia, sui piedi e sulla pancia.

Ognuna mi insalivava copiosamente il brandello di pelle che si era scelta e in breve mi sentii completamente bagnata, dalla testa ai piedi e piacevolmente massaggiata da infinite lingue che stuzzicavano ovunque la mia carne. Nel buio non riuscivo a vedere nessuno di quelli che giocavano col mio corpo e sentivo solo il contatto con i capelli di alcuni di loro che per leccarmi si appoggiavano a me con la testa.
Ad un certo punto fui costretta a sedermi su un corpo caldo che stava sdraiato in terra. nel sedermi su di lui fui infilata in un solo colpo dal suo membro che mi aspettava teso e gonfio. Qualcuno poi accompagnò le mie mani ad afferrare altri due sessi tesi che stavano ai lati della mia faccia. Li presi e cominciai a masturbarli mentre l’uomo sotto di me sussultava dandomi violenti colpi nella vagina. Anche la mia bocca fu riempita da qualcuno che postosi davanti a me mi aveva infilato fra le labbra un grosso cazzo nodoso. Sentii infine la punta di un altro sesso maschile che si poggiava sul mio culo e lo penetrava senza difficoltà.

Ancora una volta in perfetta sintonia vennero tutti, contemporaneamente. I due cazzi che stringevo fra le mani mi schizzarono sulle guance e sugli occhi, quello in bocca mi fece ingoiare un getto poderoso e le mie viscere, davanti e dietro furono inondate di liquido caldo che mi provocò l’ennesimo orgasmo.
Mi accasciai a terra sputando sperma dalla bocca e mi addormentai.
Mi svegliai la mattina verso le nove, in camera mia, perfettamente pulita e in camicia da notte. Non una traccia di quello che era successo. Vicino al letto Daniele mi guardava con attenzione:
– Come ti senti ? disse preoccupato.

Ero tutta indolenzita e non capivo cosa fosse successo. Avevo sognato?
Domandai allora:
– Che è successo?
– Niente, ieri sere forse avevi bevuto un po’ troppo e mentre tornavi in camera tua devi essere svenuta. Ti ha trovato un cliente dell’albergo e poi ti abbiamo portato in camera e ti sei addormentata… Ma fra poco viene il dottore.

Certo, doveva per forza essere stato un sogno.
Ma allora perché mi bruciava tanto il sedere? FINE

About A luci rosse

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