Un nuovo viaggio per lavoro, amo viaggiare, spostarmi velocemente in aereo, tra un mondo e l’altro, nuove culture, abitudini ed incontri.
Sciopero! Ormai una irritante quotidianità, niente aerei.
“Dottore con l’intercity sono solo quattro ore di viaggio, le prenoto il biglietto? ” la voce ansiosa di Paola, la mia segretaria mi distoglie dai miei pensieri;
“si grazie Paola, prenoti pure”.
è tanto che non viaggio in treno, stazione Centrale, caos di visi, voci, odori, umanità frettolosa.
Il mio treno, la mia carrozza, salgo, cerco il mio posto, fortunatamente vicino al finestrino; é vuota, il solito, banale, illusorio pensiero di ogni viaggiatore “speriamo non ci sia nessun altro almeno faccio un viaggio tranquillo”.
Sistemo i bagagli, una rivista tra le mani e… attendo.
L’impersonale voce metallica dell’altoparlante annuncia la partenza, sbuffi, cigolii, il lento avviarsi del treno, l’aumentare della velocità. Sono solo!
Giro lentamente le pagine, mentre il treno corre veloce, prima fermata Stresa, la “perla” del lago Maggiore, poi la Svizzera e finalmente Basilea, fredda meta del mio viaggio.
Il rumore della porta della scompartimento mi distoglie dai miei pensieri, solo ora mi accorgo che siamo fermi a Stresa e qualcuno sta entrando.
Accidenti, finita la solitudine.
Sollevo lo sguardo e ti vedo, seria ed accigliata, elegante nel tuo tailleur professionale, solo un accenno di frivolezza nel foulard colorato che ti stringe il collo. Un uomo ti accompagna, accigliato anch’egli, posa i tuoi bagagli, frettoloso, quasi scocciato; un bacio leggero sulla guancia “ciao, fai buon viaggio, ci sentiamo quando arrivi”, “ciao, ciao”.
Scende
Guardi il numero della tua prenotazione, il tuo posto è di fronte a me, accanto al finestrino, ti siedi evitando il mio sguardo, solo un “buongiorno” di cortesia ed anche tu ti immergi nella lettura di una rivista.
Il treno, lentamente, riparte; getti solo un fugace sguardo dal finestrino accennando ad un lieve cenno con la mano all’uomo che ti osserva dal marciapiede.
Silenzio, rotto solo dai metallici rumori del treno. Entrambi rincorriamo i nostri pensieri.
Ti guardo, 30 anni circa, lunghi capelli neri, raccolti in una complicata crocchia, viso ovale, occhi scuri, carnagione candida, mani ben curate, dita lunghe ed affusolate, il corpo snello si intuisce piacente sotto l’abito, un seno piuttosto piccolo ma ben modellato.
Mi sorprendo a pensare, sorridendo tra me, che i seni piccoli molto spesso sono i più sensibili, quelli che più amano essere lungamente accarezzati.
Sicuramente una donna piacente, sicura di se, in viaggio per lavoro.
Sicuramente una donna che, come me, ama viaggiare seguendo i propri pensieri ed evitando le sciocche e banali conversazioni da “compagni” di scompartimento.
Chiudi la tua rivista, appoggi il capo al poggiatesta chiudendo gli occhi, il capo reclinato, il tuo collo sottile parzialmente celato dal colorato foulard.
Ti fisso, il disegno delle tue labbra, la pelle delicata.
Ti muovi appena sul sedile cercando una posizione più comoda e, per un attimo, apri gli occhi incontrando i miei.
Il treno corre veloce, accarezzo la tua pelle con i miei sguardi, ti sfido quasi ad accorgerti di me, a sentire i miei pensieri, a donarmi i tuoi.
Un fremito nelle tue ciglia mi dice che, di sottecchi, mi stai guardando, forse infastidita dai miei sguardi ….. forse……
Ora i miei pensieri mi fanno compagnia facendo scorrere veloci le noiose ore di viaggio. Ora sono felice di averti qui, di fronte a me e poter ingannare il tempo fantasticando su di te, ignara protagonista delle mie fantasie.
Fa caldo, come sempre la temperatura sui treni è esasperata: gelida o tropicale.
Ti alzi, sfilando la giacca del tailleur ed appendendola, ora posso ammirare il tuo corpo ben proporzionato, indovinare il minuscolo slip che copre il tuo pube segnando appena la gonna.
Ti risiedi
Il tuo corpo cerca di rilassarsi, di trovare una posizione più comoda, la gonna sale leggermente mostrandomi le tue gambe, hai richiuso gli occhi, ma vedo che li riapri a tratti, osservandomi. Forse infastidita dai miei sguardi, … forse…
Appoggio la testa al mio sedile, socchiudo gli occhi fingendo di dormicchiare, ma senza smettere di osservarti e di … sognare.
Apri gli occhi, mi guardi pensando che non ti veda. Ora è il tuo sguardo che scorre su di me, ora sono i tuoi occhi a studiare il mio viso, il mio corpo, scivolando lievi.
Insegui i tuoi pensieri.
Il lento dondolare del treno fa ondeggiare il tuo corpo
Le tue mani posate in grembo, intrecciate, immobili, poi pian piano le nocche sbiancano un poco, le dita si contraggono ritmicamente.
Quasi immobile stai premendo lentamente le mani sul tuo pube, rubando sensazioni, esaltate dalla situazione, mentre la tua mente sta volando.
I tuoi occhi su di me, la tua mente lontano, inseguendo immagini perverse, desiderate.
Il movimento delle tue mani si fa più deciso ora, il tuo viso arrossato, le labbra socchiuse da cui sfugge un lieve sospiro, le narici dilatate, quasi a cogliere odori eccitanti; Il tuo corpo si tende sotto le prime ondate di piacere che partono dal tuo ventre irradiandosi in te, sensuale marea che travolge la realtà, la trasfigura.
Posso quasi vedere, dipinte sul tuo volto, le immagini della tua mente, eccitanti, perverse, frutto di fantasie forse troppo spesso negate.
Più rapido ora il premere delle tue mani sul tuo ventre, lo spingi in avanti, lo sollevi un poco schiudendo appena le gambe, ondeggiando, ormai persa nelle tue fantasie, ignara della realtà; tu e la tua mente, appagando il tuo corpo.
Più rapido, più deciso, con più forza, osservandomi con occhi vacui, quasi non esistessi; eppure protagonista dei tuoi sogni.
Più veloce, ancora di più, il piacere scorre nel tuo corpo come un fiume impetuoso,
il tuo sesso la sorgente, il tuo cervello la foce, nulla può più fermarlo, nulla può impedirti di raggiungerlo.
Il capo abbandonato contro il poggiatesta, i muscoli tesi, il respiro mozzo, che riprende a tratti, mordendo l’aria; un velo di sudore imperla la tua fronte, piccole gocce disegnano il tuo viso scivolando verso le tue labbra.
Più veloce, di più, senza pudore.
Apro gli occhi fissandoti, spudoratamente, sfidandoti a vergognarti, a smettere, a ricomporti, ben sapendo che ormai non puoi, non più, non ora, troppo intensa l’esigenza di raggiungere il piacere, troppo esaltante la sensazione di mostrarti a me, così, senza tabù, la vergogna che aumenta il piacere, annebbia la mente ed accende i sensi.
Mi alzo, i miei occhi nei tuoi, leggendo il tuo desiderio, parlandoti del mio, sfidandoti.
Ora, senza ritegno, le tue mani ti accarezzano attraverso la gonna, hai le gambe aperte e l’illusione di sentire il tuo odore di donna eccitata che pervadere lo scompartimento.
Di più, più veloce.
Chiudo la porta dello scompartimento, tiro le tendine, fissandoti, senza abbandonare mai i tuoi occhi.
Un gemito rauco dalle tue labbra, prolungato, sensuale, mentre il tuo bacino cavalca le tue mani, offrendosi a me, impudico.
Sono davanti a te immobile, slaccio lentamente i miei pantaloni, segui con trepidazione i miei movimenti, vorresti urlare il tuo desiderio, chiedermi di fare in fretta, il tuo corpo non può più attendere.
Il mio sesso tra le mie mani, davanti al tuo volto eccitato, rosso di desiderio e vergogna, segnato dalla voglia, dal senso di liberazione di essere finalmente donna libera di mostrarsi com’è; con i suoi desideri e le sue perversioni.
Le mie mani sul tuo capo ti spingono contro me, ti abbandoni mentre un lampo sensuale attraversa i tuoi occhi; schiudi le labbra mentre il mio odore di maschio esplode nel tuo cervello, la tua lingua sporge ansiosa di cogliere il mio sapore, sentirlo in te, mescolarsi alla tua saliva.
La tua mano ormai senza pudori scompare sotto la gonna, sente il leggero tessuto del perizoma umido sotto le dita, preme, muovendosi con sapienza, di più, sempre più rapida.
Scivolo lentamente in te, senti il mio sesso gonfiarsi contro il palato, la sensazione esaltante di dare piacere con la tua bocca, con i lenti movimenti della tua lingua.
Mi muovo in te, gustandomi il tuo calore, la tua abilità troppo spesso negata e nascosta, ti lasci guidare dall’istinto, sai, inconsciamente, come e quando muoverti, accordando i tuoi movimenti con i miei.
Il tuo corpo si tende, chinata in avanti, me tra le labbra, le tue dita che premono il clitoride pulsante, tremi, fremi ora non c’è più vergogna, non ci sono più tabù ne doveri, ora siamo solo noi, due corpi che danno e ricevono piacere.
Più veloce, di più, ancora.
Ti sento irrigidirti tra le mie mani, suoni inarticolati dalla tua bocca scivolano sul mio pene, soffi di piacere intenso e violento scorrono caldi da te sulla mia pelle, le tue dita ora ferme sul clitoride, il ventre scosso da spasimi incontrollabili, una bianca marea di piacere ti avvolge, ammantando i tuoi sensi, trasportandoti lontano, quasi volando, ignara di tutto.
Il respiro rotto da lunghe apnee, il corpo scosso da fremiti, inarrestabili, ondate che trascinano i tuoi sensi, facendoli rotolare sulla spiaggia del piacere raggiunto.
Pian piano riprendi coscienza della realtà, risenti il mio sapore tra le tue labbra, mi senti muovere piano, spingendo in fondo alla tua gola, per un attimo, un solo fugace attimo, provi vergogna per ciò che è accaduto, che sta accadendo; ma è solo un attimo. Il tuo corpo appena appagato da un solitario orgasmo vuole di più, la tua mente chiede la realizzazione di altri sogni. Le mie mani ora decise guidano il tuo capo, sciolgono i tuoi capelli che incorniciano il tuo volto, le tue dita ancora umide di te imparano il mio corpo.
Senti nuovamente i tuoi umori bagnare le tue gambe, l’eccitazione riprenderti prepotentemente. Di più, vuoi di più, sai che sei pronta ad ogni cosa io ti chiederò, aspetti con ansia che io chieda, pronta a soddisfarmi, a soddisfarti.
Il bucolico paesaggio svizzero scorre lento dal finestrino, lindo ed ordinato, così contrastante con il disordine dei tuoi pensieri, delle tue emozioni.
Esco lentamente dalla tua bocca, il mio sesso lucido, le tue labbra bagnate di umori e saliva che lentamente colano sul tuo viso, sul tuo collo, hai il capo sollevato verso me in una muta richiesta, quasi una supplica prepotente.
Ti faccio alzare, appoggiare al finestrino, le mani aperte contro il vetro freddo, il viso premuto a guardare l’invisibile esterno, le mie mani sapienti e desiderate scorrono su di te, accarezzano i tuoi seni eccitati attraverso la camicetta, ne sfiorano i capezzoli, turgidi, piccoli boccioli desiderosi di essere stretti, adorati. La mia carezza sicura scende sui tuoi fianchi facendoti ansimare a bocca aperta, velando di vapore il finestrino, sollevo la gonna scoprendo le tue intimità appena velate dal minuscolo indumento profumatamente intriso di te, dei tuoi umori. Ti protendi verso me, cercando il mio corpo con il tuo, le mie mani ti trovano, decise ora, quasi rudi, come spesso hai sognato. Uno strappo improvviso libera il tuo sesso di quell’ultimo impalpabile diaframma, apri le gambe, sussurrando frasi sconnesse e oscene che mai avresti pensato di poter dire ad un uomo, men che meno ad uno sconosciuto. Il tuo bacino freme in una danza incontrollata, le mie dita sulle tue natiche, scivolano più giù, accompagnate dai tuoi ansimi impazienti, i tuoi peli umidi e ribelli tra le mie dita, gocce di piacere le bagnano mentre scivolano dolcemente tra le pieghe del tuo desiderio. Un sussulto improvviso mentre premo con forza il clitoride e ondeggi sui miei polpastrelli urtando contro il mio sesso sempre più teso. Colgo frasi sconclusionate, colme di desiderio perverso. Afferro con forza i tuoi capelli costringendoti a voltare il viso verso me mentre affondo in te le mie dita. I tuoi occhi velati di torbido desiderio nei miei, la bocca aperta, cercando aria, implorando piacere.
Non servono parole, i nostri occhi, i nostri corpi si dicono tutto, sanno tutto. Mi senti appoggiare a te, prepotentemente desideroso di averti, le mie dita escono da te, lasciandoti un momentaneo senso di vuoto, ma subito la decisa spinta del mio sesso ti fa inarcare le reni urlando senza ritegno.
Scivolo in te, una calda guaina di muscoli ed umori mi circonda. Sento le violente contrazioni del tuo utero su di me, carezze indecenti.
Spingi, mi cerchi, mi implori, mi vuoi.
Le mie mani decise sui tuoi fianchi ondeggianti guidano i miei colpi; osservo il tuo viso per rubare i tuoi ritmi, per seguirli accordandoli ai miei.
Sento i tuoi muscoli tendersi sotto i miei colpi repentini, la tua lingua impazzita lecca immaginari amanti sul vetro, disegnando lubriche scie di saliva mescolate a smozzicate parole ansanti.
Di più, vuoi di più.
Nulla deve esserti negato ora, nulla puoi e vuoi negare.
La mia mano abbandona il tuoi fianchi per bagnarsi tra la rugiada del tuo sesso e posarsi indecente sul tuo buchino ancora intonso, lo sento contrarsi improvvisamente alla mia pressione, un lampo di paura nel tuo sguardo, subito sopraffatto dalla furia dei tuoi sensi, lo sento rilassarsi un poco, un po’ di più; le mie dita si fanno lentamente strada in te, mentre il mio sesso apre voragini di piacere nel tuo corpo e nella tua mente: un gemito di dolore mentre supero l’ultimo scoglio del tuo sfintere, sono in te, ovunque: Spalanchi la bocca urlando il tuo piacere, senza vergogna, femmina finalmente.
Ti muovi, sulle mie dita, che ti aprono di più, facendoti scoprire quella nuova fonte di piacere che hai sempre negato. Ora non più, ora non ti bastano più le mie dita, è il tuo corpo a dirmelo, i tuoi occhi a chiedermelo. Esco lentamente dal tuo sesso fradicio
Senti il mio pene scorrere sulle natiche, batterci sopra, sfilo le mie dita e realizzi che rimani oscenamente aperta, in attesa. Il glande appoggiato preme, forza, ti mordi le labbra guardandomi, gli occhi colmi di lacrime per il dolore, ma in te la decisione a continuare, ora, ora si. Sei tu stessa a spingere contro me, con forza, impalandoti, urlando di dolore e di gioia, accelerando i tuoi movimenti, sentendo il mio sesso impadronirsi di te, totalmente, come mai avresti immaginato. Più veloce, più a fondo, senza ritegno. Forzando i tuoi muscoli ad aprirsi come mai avresti immaginato, piacere e dolore. Una folle danza scomposta di corpi nell’ignaro oblio della passione. Il dolore che provi è superato dall’inatteso piacere, fisico e mentale. Ti doni totalmente, per la prima volta, senza pudori, urlandolo, chiedendo di più.
Colpi sempre più frequenti, le tue natiche impazzite urtano ritmicamente contro me, di più.
Un lungo urlo rauco, le mani sul vetro afferrano inesistenti corpi, la lingua accoglie immaginari piaceri, mentre reali piaceri invadono il tuo corpo.
Ti pieghi su te stessa, offrendo inconsciamente le tue natiche a colpi più profondi, le mani posate a terra ora, i capelli a coprire il tuo volto, la gonna rovesciata sul tuo ventre. Un ultimo rauco grido e resti immobile, squassata solo da spasimi di piacere assoluto. Resto immobile in te, lasciandoti gustare a fondo quel nuovo e travolgente orgasmo. Pian piano il tuo respiro si cheta, mi muovo lentamente, lenti ondeggiamenti del tuo bacino mi seguono, con dolcezza ora, senti il mio desiderio inappagato premere in te.
Con infinita lentezza esco da te, il tuo istinto ti fa voltare verso me, accoccolata ai miei piedi, il mio sesso teso davanti a te. Avvicini il viso, trasfigurato dal piacere raggiunto. Odori violenti che riconosci come tuoi ti scoppiano nel cervello, apri la bocca, fissandomi con sguardo adorante, ora vuoi darmi piacere. La tua lingua, le tue labbra impazzite su di me, baciano, leccano, succhiano, senza una logica, come deve essere, solo istinto animale, solo i nostri corpi che chiedono e danno, solo i nostri odori che ci inebriano. Più veloce, più sensuale. Afferro il tuo capo, stringendolo con forza mentre un urlo liberatorio accompagna il mio piacere che si libera in te, su di te, dipingendo sul tuo volto scie di bianco piacere. Tra le nebbie del mio orgasmo ti sento urlare di nuovo, la tua mente ti ha portata a raggiungere un nuovo orgasmo, senza neppure sfiorarti; per il piacere per avermi portato al piacere, per l’eccitante sensazione di sentirmi svuotare su di te.
Restiamo immobili, lungamente, fissandoci ed aspettando che i nostri muscoli si rilassino, che il nostro respiro rallenti, che la realtà torni in noi trascinandoci fuori da quel fantastico mondo di piacere in cui siamo ancora immersi.
Dopo minuti che sembrano ore mi stacco da te, un sorriso malizioso sul tuo volto appagato, sciogli il foulard dal tuo collo e mi ripulisci amorevolmente, passandolo poi sul tuo viso a raccogliere le profumate tracce del mio orgasmo.
Ci ricomponiamo lentamente, ignorandoci quasi e lentamente torniamo a sederci, di fronte, scambiandoci una sensuale complicità silenziosa.
Solo ora mi rendo conto che non ci siamo detti neppure una parola a parte il tuo formale buongiorno prima della partenza.
Il trillo del tuo cellulare, rispondi rapidamente mentre il treno ormai sta entrando alla stazione di Basilea: “ciao, si sto arrivando ora” prendi il tuo foulard intriso di noi e lo avvicini al viso fissandomi sfrontatamente “tutto bene, il solito noioso viaggio, si, ci sentiamo dopo dall’Hotel, si certo scendo come sempre al Majestic, ciao”.
Ci alziamo prendendo i bagagli, mentre sollevi la valigia posso ammirare una volta di più le linee sinuose del tuo corpo; mentre ti avvii verso il corridoio ti volti verso me, posi sul sedile accanto un biglietto, lo prendo, il tuo nome: P.. G…, il tuo cellulare, un muto invito nei tuoi occhi, esci.
Un ultimo sguardo allo scompartimento vuoto domandandomi se è stato un sogno.
A terra il tuo slip stracciato ed il tuo biglietto tra le mani mi ricordano che è stata una realtà, una stupenda realtà e che presto. FINE