La trasformazione

Avevamo conosciuto Melissa al mare , l’anno scorso.
Sulle prime mia moglie stentava a darle confidenza, forse per invidia o gelosia.
“Guarda quella” , diceva,
“deve essere una troia, non vedi come va in giro? sempre con le tette al vento , chiappe fuori , tutta truccata anche in spiaggia”.
Indubbiamente Melissa era un tipo molto appariscente, molto sexy, aveva qualche anno in più di mia moglie ma non lo dimostrava assolutamente. Un sacco di uomini le ronzavano intorno.
Durante l’estate si conobbero e diventarono amiche inseparabili. Continuarono a frequentarsi anche durante l’inverno in città. Una sera a casa nostra , si parlava con Melissa dell’estate trascorsa insieme.
“Certo tu, il topless in spiaggia te lo puoi permettere”, diceva Paola,
“hai un seno bellissimo”.
“Grazie, ma sai, non è tutta roba mia , mi sono fatta gonfiare un po’ da un mio amico chirurgo estetico”,
“hai fatto la plastica ? non si nota assolutamente”.
“Guarda, è stata una cosa da niente, e non ho neanche sofferto, se vuoi te lo faccio conoscere”.
Tre mesi dopo Paola usciva dalla clinica, fasciata e un po’ dolorante, ma con due tette da sballo, alte , sode, veramente esagerate. I capezzoli, infiltrati con collagene per aumentarne il volume, le rimanevano perennemente duri e sporgenti.
Da quel momento iniziò per Paola una veloce trasformazione. Finalmente poteva sfogare tutto il suo esibizionismo represso, consigliata da Melissa e incoraggiata da me. Le sue gonne divennero sempre più corte e strette, tacchi sempre più alti, indossava solo calze con reggicalze ben in vista o autoreggenti.
Le minigonne che si comperava erano per me sempre troppo lunghe, io stesso le accorciavo ulteriormente in modo da costringerla a mostrare sempre di più le coscie al di sopra dell’orlo delle calze, ed era per lei diventato impossibile sedersi senza mostrare cosa indossava sotto.
Il reggiseno non le serviva più, indossava qualche volta dei modelli particolari , roba da sex shop, che io le regalavo e che portava sotto camicette trasparenti o giacche tenute sempre aperte.

Passò l’inverno e ci ritrovammo ancora al mare insieme a Melissa.
Mia moglie insieme all’amica erano diventate il centro dell’attenzione di tutti gli uomini della spiaggia, seni sempre nudi, microscopici tanga di stoffa leggera che, uscendo dall’acqua diventavano completamente trasparenti insinuandosi in ogni minima piega del loro sesso perfettamente depilato; così si sdraiavano a prendere il sole a pancia all’aria con le gambe leggermente divaricate, tirate a lucido dall’olio solare, felici di catturare gli sguardi arrapati dei maschi che ronzavano intorno.
Spesso trovavo delle scuse per lasciarle sole, mi piaceva guardare da lontano il via vai dei corteggiatori e ascoltare i commenti:
” Che fighe, cosa darei per fottermele”.
“Secondo me devono essere due lesbiche”,
“Ma va! , quelle hanno una voglia di cazzo bestiale”.
“Per me sono due zoccole”.
” Hai visto che tette ! , darei un milione per farmi fare una spagnola”. “Esagerato quelle per centomila ti danno anche il culo”.

Melissa ci fece conoscere Franco, il suo uomo del momento, un bel tipo, molto brillante, faceva il fotografo, lavorava per una agenzia di promotion; conosceva tutti di tutte le discoteche della zona . Cominciammo ad uscire con lui tutte le sere.
Con lui si entrava gratis ovunque, Paola si divertiva molto, le piaceva molto frequentare la gente di quell’ambiente, e confondersi con loro. Cominciarono i primi balli sui cubi, le prime foto in discoteca, in spiaggia , con sempre meno vestiti addosso ……… poi in studio.
Mi piaceva vederla fotografata da Franco, guardarla spogliarsi ai suoi comandi e posare in pose sempre più sexy.

Quella sera nello studio di Franco regnava un’atmosfera particolare, avevano appena terminato un servizio per un locale dove ci sarebbe stata una festa in tema sado maso.
“Perchè non ne approfittiamo per farci qualche foto” , propose Melissa.
“Ottima idea”, rispose Paola .
“ok, ma non rovinatemi i costumi che debbo restituire”.
Melissa aiutò mia moglie a pettinarsi, impastandole i capelli con il gel, tirandoli al massimo a formare una coda di cavallo che legò con una fascia di pelle borchiata.
Le fece indossare un perizoma di pelle nera, che scompariva profondamente nel solco delle sue natiche riaffiorando all’apice di un minuscolo triangolino che sembrava spaccare in due la sua splendida figa glabra. Sopra portava un reggiseno che abbracciava solo la parte inferiore del seno e che lasciava scoperti, spingendoli verso l’alto, i capezzoli che aveva ritoccato con del rossetto rosso brillante.
Lentamente calzò un paio di stivali a punta, di finta pelle elastica, estremamente aderenti, con un tacco sottile ed altissimo.
“Guarda, così sono un bel po’ più alta di te, mi sembri un nanerottolo”.
Franco cominciò a scattare le prime foto.
“Melì, succhiale i capezzoli, voglio vederglieli gonfi e durissimi, dai falla eccitare di più…….. , brave così, ora baciatevi, voglio vedere bene le vostre lingue che si toccano”.
Mia moglie era eccitatissima. Dopo qualche foto Franco mi propose di unirmi a loro.
” Dai, vieni quì con noi”, aggiunse Paola,
“Potresti fare la parte della nostra schiavetta”.
Cercai di fare un po’ di resistenza, ma in fondo l’idea mi piaceva e ubbidiì. Mi truccarono perfettamente, parrucca nera a caschetto, molto rimmel, fondo tinta rossetto, mi fecero indossare un body di vinile rosso a cui avevano riempito le coppe con del cotone, calze a rete, reggicalze.
“Sei perfetto, sembri proprio una gran troia”, disse mia moglie con una certa arroganza
“Adesso vieni quì, giù a quattro zampe! “.
Melissa prese una spazzola per capelli di metallo e cominciò a battermela sulle chiappe.
“Guarda che bel culetto, adesso te lo faccio diventare tutto rosso”.
Batteva sempre più forte e di tanto in tanto forzava con il manico cercando di penetrarmi. Paola ci guardava divertita.
” Dai Franco, smettila di fotografare, vieni quì anche tu” gli disse.
Franco lasciò la macchina fotografica per terra e si avvicinò, lei lo prese per mano e lo portò davanti a me a pochi centimetri dal mio volto. La vidi aiutarlo a slacciarsi i pantaloni e calargli con frenesia la cerniera. Dopo averglielo preso in mano lo tirò verso di me.
“Amore, prendiglielo in bocca, da bravo fagli un pompino come si deve”, così dicendo spingeva il cazzo di Franco contro le mia labbra chiuse.
“Allora apri sta bocca troia”, quasi gridò cambiando il tono della voce.
Appena socchiusi le labbra Franco mi piantò il suo grosso uccello fino in gola, cominciando a scopare la mia bocca con foga. Nello stesso momento Melissa con il manico della spazzola mi penetrò da dietro, muovendolo avanti e indietro, sempre più in profondità . Sentivo il mio culo cedere ad ogni colpo ed allargarsi sempre di più.
Franco venne quasi subito, ad ogni suo getto sentivo la mia bocca
riempirsi del suo sperma.
“Ingoia tutto, da bravo così, e adesso leccagli bene la cappella, non perderne neanche una goccia”. Così dicendo , Paola premeva con la punta del suo stivale contro la lucida plastica del body, tesa dal mio sesso eccitato.
“Ah ! , Guarda che cazzo duro che hai, ti è piaciuto prenderlo in culo e in bocca contemporaneamente, sei proprio una gran puttana, sono fiera di te ! ”
Continuai a leccare l’uccello di franco, deglutendo ogni goccia, fino a quando non gli si ammosciò completamente.
“Bene Paola, disse Franco allacciandosi i pantaloni, non immaginavo che saresti stata così brava nella parte della padroncina”.

La mattina seguente dormimmo fino alle prime ore del pomeriggio, mi svegliai sentendo il telefono squillare, Paola rispose, io mi girai nel letto e vidi sul comodino una grossa scatola, lessi la scritta sul coperchio :
“Alla mia troia, con amore, da tua moglie, così non sembrerai più un nanerottolo”.
La apriì, conteneva un paio di stivali di vernice bianca alti fino alla coscia, con zeppa e tacco di metallo altissimo, misura n° 43.
Paola riattaccò, si girò verso di me e sorridendo mi disse :
“Amore, era Melissa, questa sera viene a trovarci dopo cena con Franco e un suo amico”. FINE

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