I fatti raccontati questa storia sono realmente accaduti qualche anno fa ai tempi in cui ancora frequentavo la scuola. Ho dapprima scritto di getto quello che era avvenuto poi rileggendo ho rimesso in ordine le cose, cercando di riportare esattamente i fatti, i dialoghi, la descrizione dei luoghi e delle persone che fanno parte della storia. Ovviamente i nomi delle persone compreso il mio sono volutamente diversi, ma il resto è tutto riportato esattamente per come lo ricordo. Ero una ragazzina, poco più che un’adolescente, un po’ rotondetta ma non grassa (diciamo che ero priva di spigoli e di ossa in evidenza), direi piuttosto carina e ogni tanto mi accorgevo che le mie forme attiravano gli sguardi dei maschi e spesso per questo evitavo di vestirmi in modo appariscente perché mi vergognavo un poco.
"Acqua e sapone", così potrei definire il tipo di ragazzina che ero, una morettina, capelli ricciuti poco sopra le spalle, dagli occhi azzurri e il faccino spruzzato di lentiggini assolutamente ingenua e inesperta. Le mie uniche esperienze coi ragazzi si erano limitate a qualche bacio e niente più; ai ragazzi io non pensavo molto. I miei genitori sono dei commercianti ed era normale per loro, e lo è ancora, passare tutta la giornata, sabato compreso, in negozio; mia sorella, più grande di me, studiava già fuori città all’università. Per me già da qualche anno erano finiti i tempi della baby sitter e spesso restavo sola in casa gestendo il mio tempo come mi pareva, ma non per questo ho mai trascurato lo studio, anzi i risultati sono sempre stati più che discreti. Pioveva quella domenica pomeriggio di primavera e un poco mi annoiavo, così chiesi ai miei se potevo andare al cinema vicino casa. In programma c’era "Il Quinto Elemento". Permesso accordato. C’era poca gente quel pomeriggio e mi potei sedere in una fila vuota;guardai il primo tempo in tutta tranquillità ma poi all’inizio del secondo tempo non appena si spensero le luci due uomini avanti con l’età (50/60) si sedettero vicino a me. Erano robusti e ben vestiti e mi ricordo anche che avevano un profumo gradevole. Non capii perché con la sala vuota si fossero seduti proprio vicino a me, ma poi fu chiaro:
all’improvviso sentii una mano sui miei jeans, diventai di sasso! la mano dell’uomo mi accarezzava ed io non sapevo che fare. Tante volte avevo pensato che prima o poi mi sarebbe capitata una cosa del genere anche a me come avevo sentito che era capitato ad altre, e mi ero preparata ad eventuali urla o fughe precipitose, invece…restai lì! Ferma! Impietrita! Poi l’uomo si girò verso di me e cominciò a toccarmi il seno prima sopra la felpa e poi infilandosi sotto mi accarezzava il reggiseno insinuando le dita fino a toccarmi direttamente i capezzoli stringendo un poco i seni. Mi sussurrava
"ti piace? Ti hanno mai toccata così?" ; a quelle parole di quella voce profonda il cuore inizio a battermi forte forte". E’ difficile dire cosa provavo ma è ancora più difficile dire cosa provai quando mi disse :
"hei signorina che ne diresti di toccarmi un poco?" , mi prese una mano guidandola in mezzo alle sue cosce. Volevo scappare urlando ma la sua forza mi intimidiva e mi ritrovai ad accarezzare i suoi pantaloni e quello che c’era dentro. Mi sembrava che sotto la mia mano crescesse e si indurisse qualcosa mentre il suo respiro gli gonfiava il petto e la pancia. Mi accorsi che mentre lo accarezzavo allargava le gambe per farmi sentire meglio la forma che cresceva.
"brava" mi disse "ora infila la mano dentro e fammi una bella sega, senti che bel cazzo duro che sta per venire" …io non capivo che volesse dire allora lui si aprì i pantaloni e mi fece infilare la mano dentro e poi dopo qualche carezza sulle mutande mi obbligò a tirare fuori il suo …pene. Lo presi in mano e per me era enorme anche se non potevo vederlo bene nel buio della sala. Era caldo e un poco umido, me lo fece impugnare, poi guidando la mia mano mi fece andare su e giù facendo scorrere la pelle sotto la mia mano, lo sentii che si gonfiava di più e diventando sempre più duro e lungo. E anche il suo respiro si era fatto più intenso.
"dai dai così!" mi diceva mentre si scopriva la pancia alzandosi un poco la camicia,
"dai fammi sborrare che mi stai facendo godere" mi sussurrava nell’orecchio. Continuai per un po’ mentre lui con una mano mi accarezzava in mezzo alle cosce. Mi ricordo che mi vergognai di una cosa:
mi piacevano quelle carezze e anche io mi ritrovai a respirare sospirando.
"dai dai dai così che sborroooo" all’improvviso cominciò a colare sulla sua pancia e sulla mia mano un liquido caldo mentre lui tremava tutto. Mi obbligò a continuare fino a che non uscì più niente. Poi disse
"adesso tocca al mio amico! sei stata brava! Avevi mai sentito sulla mano la sborra calda?? ti piace? Ne avrai ancora" si pulì con un fazzoletto e fecero a cambio di posto. Avrei potuto scappare ma ero come inebetita ed ora che ci penso eccitata e l’idea di provare un’altra volta la sensazione di quel liquido caldo sulla mano mi fece restare lì ad aspettare. L’amico mi chiese il nome mentre mi toccava il seno e fra le cosce
"…Paoletta" dissi a fil di voce e poi dopo ancora qualche stretta sul mio seno mi fece accarezzare la sua pancia facendomi arrivare piano piano ad infilare la mano nelle sue mutande. Anche il suo pene era grosso e cresceva sotto le mie carezze ma appena lo tirai fuori cercando al buoi di vedere come era fatto, mi appoggiò una mano sulla nuca e mi spinse la faccia sulla sua pancia…la mia bocca era vicinissima alla sua punta era a 5 cm dai miei occhi, ne sentii l’odore acre e mi fece schifo l’idea che volesse che io lo toccassi con la faccia o la bocca; cercai di liberarmi, lui mi lasciò ma mi disse
"…continua con la mano piccola…ci penseremo un’altra volta alla bocca…" Continuai con la mano a lungo ma ancora impaurita fino a che anche lui con un tremito cominciò a schizzare sulla pancia il liquido caldo che avevo sentito anche prima.
"Cazzo che sborrata che mi stai facendo fare! Non finisco più!! ti piace toccare la mia sborra calda eh?" Avevo la mano piena di …sborra mentre continuavo ad andare su e giù e non smisi fino a che lui non mi fermò. Avevo fatto quello che credo nessuna mia compagna aveva ancora mai osato fare. Toccare un uomo, anzi due, accarezzarli fra le gambe e farli ansimare fino a fargli schizzare il loro sperma. Ero stordita da quello che avevo fatto, come se fosse capitato a un’altra e non a me, come se fossi stata ipnotizzata. …anche lui mi disse brava, mi aiutò a pulirmi la mano con un fazzoletto e poi mi mise in mano qualcosa dicendo
"bene Paoletta, se ti è piaciuto chiama questo numero" poi mi diede un bacino sulla guancia, si alzarono e se ne andarono.
FINE