“Oggi è stata una giornata pesante… mi andrebbe proprio un bel bocchino.. ”
eravamo in un bar ed il nostro amico ne parlava come nulla fosse mentre noi imbarazzati uscivamo dal locale.
Poi passeggiando fra i giardini continuò raccontando di quella volta in cui
“… dopo uno sguardo sulla spiaggia siamo corsi nel camper e lì, quando non avevo ancora chiuso il portellone, già me lo aveva preso in bocca… gli venni in gran quantità e lei ingoiò tutto.. incredibile la vidi deglutire tutto.. ” inutile dirlo il racconto eccitò tutto il gruppo dei ragazzi tanto che fra una battuta e l’altra decidemmo di andare sulla spiaggia (erano le 10 di sera) a farci una sega collettiva.
Qualcuno suggerì una caletta deserta dove non ci avrebbe potuto vedere nessuno… andammo -era una sera con la luna piena- eravamo sempre più eccitati ed il nostro amico continuava con i suoi racconti.
Quella sera saremmo volentieri andati tutti dall’altra parte dell’Oceano che così ci sembrava il paradiso in terra, altro che la vita monotona di giovani che per vedere il pelo di una fica dovevano sudare sette camicie.
Arrivati sulla spiaggia qualcuno suggerì di farlo in acqua, così ci spogliammo… e sulle ali di una leggenda metropolitana (inventata al momento) qualcuno disse che posizionandoci in cerchio e masturbandosi a vicenda se fossimo venuti insieme sarebbe sorta dalle acque una bellissima
sirena.
Ciò non avvenne, e se pure fosse successo non credo l’avremmo vista quella sirena che rischiava di uscire dalle acque tutta schizzata.
Giunti sulla spiaggia trovammo un’amara sorpresa… i nostri vestiti erano scomparsi.
Dopo un po’ dall’ombra della scogliera ci venne incontro un gruppo di persone (due uomini e tre donne) …
“bene, bene.. ora vorreste i vostri vestiti… ma prima dobbiamo controllare se avete fatto danni ai vostri attrezzi… ” disse uno di loro.
“Forza in fila che adesso le infermiere controllano.. ” e così facemmo mentre già con le mani avveniva il “controllo”, quelle mani esperte esplorarono i nostri attrezzi ed i loro annessi con molta attenzione tanto da farceli drizzare.
Pensammo che dopo questa burla ci avrebbero ridato i vestiti e ci avrebbero lasciati andare ma una delle donne disse che non tutto era a posto, anzi un uccello più stressato degli altri aveva bisogno della respirazione bocca a bocca.
Era proprio il cazzo del nostro amico -più abile di noi a controllarsi- che da floscio si indurì nella bocca della sua infermiera mentre con la mano dietro la nuca della femmina si aiutava per quel tanto desiderato bocchino.
Anche le altre due donne si inginocchiarono davanti a noi e cominciarono -in modo alternato- a sbocchinare ognuna un paio di noi, contemporaneamente anche i due loro amici si accomodarono dietro alle loro compagne trasmettendo i colpi delle loro entrate.
Dopo aver succhiato fino all’ultima goccia del nostro sperma, senza staccarsi dai loro compagni, ci indicarono il luogo dove trovare i nostri vestiti.
E così dopo qualche secondo andammo via… increduli che quell’avventura poteva essere capitata proprio a noi.
Si era fatto tardi, oltre mezzanotte, alcuni di noi dovevano tornare a casa mentre io, Luca e l’amico americano restammo ancora un po’ a passeggiare.
La conversazione continuò, fantasticando, su quello che ognuno di noi avrebbe fatto ad ognuna di quelle femmine della spiaggia… quando John disse che secondo lui i cinque erano ancora sulla spiaggia a trombare e che potevamo andare a guardare.
Giungemmo sul posto e, con molta attenzione per non essere scoperti, ci portammo su uno scoglio panoramico e vedemmo che il nostro amico aveva ragione, erano ancora lì avvinghiati in un doppio 69 con l’altra amica di traverso con le palle di uno in bocca e la mano dell’altro a fargli un ditalino.
Un movimento brusco… e le chiavi della macchina caddero di sotto… se ne accorsero … scendemmo sulla spiaggia.
“Ancora voi? … allora non avete capito che questo posto è riservato. ” …
“ma vorremo solo recuperare le chiavi dell’auto… ” disse John…
” e ce ne andremo”.
“Vi siete goduti lo spettacolo… ora dovete pagare il biglietto” aggiunse una delle donne, lanciando occhiate complici alle altre due, mentre i due maschi stremati raggiunsero l’acqua.
“fateci vedere cosa avete imparato osservando da lassù” ad un gesto incoraggiante di John ci lanciammo quasi dovessimo mettere in pratica tutto quanto avevamo pensato pochi minuti prima.
Ma adesso fu John a prendere il comando..
“ora vi facciamo vedere noi… ” sembrava un direttore d’orchestra, le facemmo mettere alla pecorina con la faccia rivolta verso la spiaggia -verso i loro maschi- ci facemmo bagnare le dita con la loro saliva per poter allargare i loro culi.
Non v’era assolutamente questa necessità -erano già umide ed aperte- e vi entrammo con assoluta facilità spingendo all’unisono fino a sborrare dentro quasi contemporaneamente.
Le rigirammo facendole mettere di schiena sulla sabbia, con le gambe piegate per andare più in profondità, ed anche lì cominciammo a spingere.
Le loro contorsioni sotto i nostri cazzi resero la cosa molto eccitante, ma non ci appestavamo che da troie consumate, avrebbero avuto il coraggio di chiamare i loro uomini per un ultima leccata alle loro aste ormai esauste, così
fecero e ci trovammo faccia a faccia con i due consumati trombatori a cui però nulla avevamo da invidiare in quel momento.
Dopo un ultimo pompino ci ritrovammo più che stanchi, sfiniti. Soddisfatti.
Quell’esperienza ci sarebbe bastata per tutto il resto dell’estate.
La sera dopo raccontammo tutto agli amici che ci avevano lasciato, i quali però non ci vollero credere. FINE