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Bionda con occhiali, intimo rosa e reggicalze nero

Un tailleur di troppo

Mi scuso in anticipo per non essere troppo dettagliato nel raccontare dato che si tratta di una storia vera su cui mantengo uno stretto riserbo.

E’ da quando iniziai a lavorare in quell’ufficio che provai una certa attrazione verso di lei. All’inizio pensai che si trattasse di una semplice infatuazione. Capita quando ti trovi in un ambiente nuovo con tante persone. Ma da lei avvertivo un’attrazione che non sapevo spiegare. Mi dissi: “Vabbè, quando la conoscerò meglio diventeremo amici, oppure mi sarà antipatica e tutto passerà”. Certo era una bella donna, difficile non subire un certo fascino. Classica segretaria con i capelli alzati dietro la nuca e occhiali grandi, anche se segretaria non era.

Le nostre strade non si incontravano facilmente, ma lei creava, ogni tanto, un’occasione per far sì che le nostre strade si incontrassero, con qualche esigenza di cui non poteva fare a meno di me. Ed era in quei momenti che avvertivo quel fascino irresistibile. Ma non era una tipa facile, anzi, stava sempre sulle sue, immersa e dedicata al suo lavoro, da cui non si staccava neanche per un caffè.

Col passar del tempo la situazione non cambiò, spesso mi ritrovavo a pensare a lei e questo mi incuriosiva, perché subivo un tale fascino da lei? Ad oggi, dopo diversi anni, ho imparato a convivere con questa mia attrazione, a stare lontano da lei ogni volta che dovevo risolvere un caso, perché vicino a lei non riuscivo a svolgere il mio compito. Siamo molto amici, ma non sono mai andato oltre. Ho trascorso tanto tempo a pensare di dirle quanto ero affascinato da lei, quanto è forte l’attrazione che provavo nei suoi confronti, ma non ci sono mai riuscito. Avrei voluto dirglielo, forse così avrei terminato questa mia situazione di stallo.

Poco tempo fa si presentò l’occasione di fare una trasferta insieme, un viaggio d’affari. Dovevamo andare alla sede principale della nostra azienda, che si trovava in un altro stato. Volo in aereo, pernottamento in albergo e, il giorno dopo, mega riunione ai vertici per decidere come procedere in un progetto importante. Qui mi si presentò l’occasione di stare insieme a lei lontano da occhi indiscreti.

Partimmo presto quella mattina quando il nostro autista ci venne a prendere alle rispettive abitazioni. Non mi piaceva vestirmi in giacca e cravatta, ma lo feci perché la riunione era importante con persone importanti. Lei era vestita con un tailleur blu scuro e scarpe con tacchi non molto alti, quel tanto che bastava per farmi sentire incontrollabile, tremavo al solo pensiero di ciò che stava accadendo quel giorno. Arrivati all’aeroporto con bagaglio a mano e checkin fatto da casa passammo direttamente il varco e ci sedemmo in attesa di avviarci all’imbarco.

Fu lì che tra un discorso e l’altro, quasi come per gioco, che le parlai di questa mia attrazione verso di lei. Che non sapevo spiegarmi, che spesso trascorrevo del tempo a immaginare di parlare con lei, che non passava mai questa attrazione e che ho imparato a convivere con questo mio pensare a lei. Insisto con l’usare la parola “convivere” perché è proprio così, non si è mai affievolita, è un’attrazione che provo da quando l’ho conosciuta e non ha mai smesso. Lei non fu sorpresa più di tanto, quasi come se se lo aspettasse, quasi per dire: “Cavolo ce ne hai messo di tempo per dirlo!”. Non faceva tante domande, mi lasciava parlare ed io ero un fiume in piena.

Tra volo, arrivo a destinazione, taxi e arrivo alla sede principale l’argomento fu interrotto solo dal parlare della riunione a cui stavamo andando a far parte. Arrivati nel tardo pomeriggio alla sede principale ci fu un incontro di cortesia e benvenuto agli uffici della sede principale. Dopo un po’ fummo invitati a cena e trascorremmo la serata insieme ad altri colleghi in un ristorante della zona. Infine ci accompagnarono all’albergo dove avremmo dovuto pernottare e lì ci congedammo dai nostri colleghi. Arrivammo alla reception dell’albergo, prendemmo la stanza e salimmo al piano. Il dialogo tra noi era forte, quasi impossibile spezzarlo. Le chiesi di restare ancora con lei, ma mi disse che era stanca e che avrebbe voluto andare nella sua stanza a dormire. Non insistetti nel persuaderla a rimanere con me, anche se sapevo che un’occasione come questa non si sarebbe presentata mai più, ma avevo deciso di accontentarmi di aver trascorso una giornata intera con lei. Ci salutammo tra bravi colleghi e ognuno nella sua stanza.

Arrivato in camera disposi le poche cose che avevo con me in modo che l’indomani non avrei dimenticato niente. Poi decisi di fumare qualche sigaretta. Trovo molto rilassante fumare dopo una giornata di lavoro e lì, in uno stato diverso, in una stanza d’albergo, solo, seduto sul divano con una luce soffusa, mi ritrovai a pensare a lei, come capitava spesso.

Quando ad un tratto sentii bussare alla porta. Il cuore mi arrivò in gola. La mia mente si svuotò, le gambe iniziarono a tremare. Guardai sotto la porta e vidi le sue scarpe con i tacchi. Sì, era lei, ma chissà perché era venuta da me. Cercai di stare con i piedi per terra quando aprii la porta. I suoi occhi erano spalancati nei miei, aveva il tailleur che manteneva chiuso con la mano e… senza la gonna! La feci entrare e lei avanzò con un passo seducente e si fermò davanti a me. Chiusi la porta, lei lasciò la mano e il tailleur fece capire che sotto non aveva nient’altro. Il suo sguardo non lasciava spazio ad altre intenzioni se non a quelle che avevo sempre desiderato. L’abbracciai e iniziai a baciarla. Lei mi abbracciò e fu lì che mi sentii il re del mondo. Un istinto animale mi pervase e la presi per i fianchi, aveva un culo sodo come il marmo e, mentre la baciavo le allargavo le natiche con una presa a dieci dita. Più la stringevo e più mi dava ad intendere che le piaceva. Ebbi un’erezione improvvisa e la strinsi a me facendole sentire quanto mi piaceva.

Il tutto si svolse in un silenzio che ci trasportò in una dimensione dove eravamo solo io e lei. Un profumo dolce e caldo dalle sue gambe mi spinse a portarla a letto. Le aprii le gambe e iniziai a leccarle e a bere del suo nettare che le colava tra le gambe. Aveva un sapore bellissimo. Mi fermavo ogni tanto ad ingoiare il suo liquido vaginale. Ma poi lei mi fermò per baciarmi, quasi a voler sentire anche lei il suo sapore. Mi spogliai mentre la baciavo e la penetrai con molta semplicità. Avevo un cazzo durissimo di cui mi compiacevo in quel momento. Ero sopra di lei quando le allargai le gambe e spinsi il mio pene durissimo dentro, ma lei mi fermò con un sorriso, facendomi capire che era grande e che dovevo andare piano.

Poi fu lei a volermi cavalcare e io mi ritrovai in suo splendido corpo che avevo sempre desiderato alla portata delle mie mani mentre il mio cazzo faceva il suo dovere. Poi si fermò e iniziò lentamente, baciandomi, a scendere sul mio cazzo in erezione fino a prenderlo tutto in bocca. Non era molto brava ma dolce, gentile, mentre io ero in uno stato confusionale nel vedere il mio cazzo entrare nella sua bocca.

La fermai perché volevo ancora possederla, mi piaceva il gesto di aprirle le gambe e la penetrai dolcemente standole sopra, in modo da poter controllare l’orgasmo. E così fu, mi fermavo a guardarla sotto di me a gambe aperte mentre accoglieva il mio cazzo completamente dentro di lei, ogni tanto la sua leggera smorfia di sofferenza mi faceva capire di essere arrivato a fondo nella sua vagina. Sborrai copiosamente dentro di lei con forti contrazioni e, in quel momento, ci demmo un bacio fortissimo quasi come per ringraziarmi di averla inondata del mio sperma.

Non so quanto tempo era passato, la mia concezione del tempo era sballata. La strinsi forte. Poi lei andò in bagno a sistemarsi. L’abbracciai forte, poi mi chiese di affacciarmi per vedere se c’era qualcuno sul piano. Uscì facendomi segno di restare in silenzio. Capii che il mio silenzio doveva essere per sempre, non dovevo mai far parola con nessuno di quanto accaduto. Riuscii ad addormentarmi quella notte, incredulo di quanto fosse accaduto.

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