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Una bella sciata!

Questo è quello che mi è successo quando io e il mio migliore amico avevamo fatto fuga da scuola, anche se entrambi in quinta e con l’esame alle porte, per andare a sciare al Corno alle Scale, con il consenso dei nostri genitori, perchè era difficile uscire di casa con tutto l’occorrente e tornare un po’ abbronzati senza farli insospettire. La giornata era perfetta, con un bel sole e non faceva neanche tanto freddo, anzi era relativamente caldo per quel periodo dell’anno.

Partimmo di buon ora e arrivammo sulle piste, poco affollate, verso le dieci di mattina. Indossammo gli snowboard e ci lanciammo sulle piste. Faceva veramente un caldo della madonna e per non sudare di brutto ci togliemmo la giacca. Ad un certo punto arrivammo ad una seggiovia che sfortunatamente era abbastanza affollata e si preannunciava una fila abbastanza lunga e noiosa. Proprio dietro di noi arrivarono due ragazze che pian piano si misero in mezzo a me e al mio amico ma ne io ne lui eravamo troppo preoccupati visto che le due, inconsciamente presumo, ci stavano offrendo una visuale delle loro tette di cui ti rimaneva poco da immaginare, visto che avevamo la cerniera della tuta quasi completamente aperta. Subito ce ne accorgemmo e ci lanciammo uno sguardo di approvazione e senza farle insospettire ci accordammo di prendere un seggiolino a testa con una ragazza ciascuno. Il mio amico riuscì a farne indietreggiare una in modo che ci ritrovammo al punto in cui dovevamo prendere la seggiovia uno dietro a l’altro affiancati da una delle due ragazze. La fila durò una decina di minuti nei quali ne io ne il mio amico distogliemmo gli sguardi dalle tette delle due ragazze con il risultato che i nostri cazzi andarono in canna abbastanza velocemente e anche con i pantaloni da neve le due verghe erano sicuramente distinguibili da chiunque avesse buttato l’occhio lì.

Quando finalmente venne il mio turno, il ragazzo che stava dietro alla seggiovia era abbastanza incazzato per via del casino che si era creato e quindi non accettava di lasciare seggiolini vuoti, e fù così che mi toccò di prendere il seggiolino con una delle due ragazze e lo stesso accadde al mio amico, il piano stava procedendo come previsto ma quello che sarebbe accaduto sarebbe stato difficile da prevedere.

Appena saliti mi accesi una sigaretta e la ragazza girandosi verso di me mi chiese se gentilmente gliene offrivo una. Mentre tiravo fuori il pacchetto notai che aveva un leggero sorrisetto malizioso e nel momento che la guardai puntò con gli occhi la mia patta, per tutta risposta io puntai nella scollatura della sua tuta, lei fù un po’ sorpresa visto che la controllò e si rese conto che effettivamente stava dando spettacolo di sè. Mi dissi fottuto visto che pensai che si sarebbe chiusa la tuta, mi avrebbe scroccato la sigaretta comunque e probabilmente non mi avrebbe più guardato per tutto il tragitto rimanendo girata dall’altra parte.

Mentre pensavo tutto questo vidi che era arrossita ma che subito si era stampato sulla sua faccia quel sorrisetto malizioso di prima solo più evidente, mi guardò negli occhi e lentamente con una mano fece scorrere in basso tutta la lampo e si aprì la tuta. Rimasi come di stucco con il pacchetto si sigarette in mano a guardare lo spettacolo che si apriva ai miei occhi, non solo aveva due tette fenomenali ma non indossava neanche il reggiseno. Riavutomi dallo schoc iniziale presi una sigaretta e la appoggiai sul mio uccello, che dentro i pantaloni cominciava a farmi male, e aspettai la sua prossima mossa che non tardò ad arrivare. Prese la sigaretta molto lentamente, se la portò alla bocca e mi chiese se avessi anche da accendere e io: “Certo, serviti pure da sola” e allargai la braccia come consenso.

Detto questo mi slacciò i pantaloni, infilò una mano nei boxer e ne estrasse con mio grande sollievo una verga quasi completamente scappellata, si tirò indietro i capelli e mi diede un bacio sulla punta della cappella e cominciò a leccarmi l’asta con vera maestria. Io ero rilassatissimo e non mi fregava un cazzo se quelli davanti a noi, girandosi, avrebbero potuto vederci, rilasciai la testa all’indietro e mi gustai il pompino che la ragazza, di cui non sapevo neanche il nome, mi stava facendo. Una mano la faceva scorrere sul cazzo spingendoselo in gola profondamente e con l’altra giocava con i miei coglioni. Prese a leccarmi l’asta per tutta la sua lunghezza, sù e giù con la lingua, e ogni tanto mi risucchiava una palla in bocca giocandoci. Non potevo resistere tanto con quella sanguisuga attaccata e le sue tette in mano, la avvertì che stavo per venire e lei per tutta risposta prese a pompare più veloce e con mio grande sollievo le allagai la bocca con quattro o cinque schizza di sborra calda che lei bevve voluttuosa senza perderne nemmeno una goccia. Si leccò le labbra come una puttana, mi rimise l’uccello dentro e si chiuse la tuta, sempre lasciandola un po’ aperta, mentre io ero ancora mezzo collassato sul seggiolino ma se volevo scendere senza cadere dovevo riprendermi un po’. Dopo essere sceso anche se con un po’ di difficoltà mi misi ad aspettare il mio amico ma la ragazza mi fece segno di seguirla, provai a ribattere un po’ ma quando la figa, e che figa, chiama, bisogna andare. Così mi avviai dietro di lei, facemmo un paio di piste poi lei si intrufolò in un fuori pista e già le mie narici cominciavano a nasare odore di sesso, e questo mi mise una eccitazione addosso che non riuscì a pensare ad altro, e per poco non mi schiantai contro un albero. Sembrava conoscere la strada a memoria, forse ci era già venuta con qualche altro ragazzo, ma poco importa perchè comunque adesso ci sono io e mi dimenticai di tutto e di tutti, anche del mio amico.

Poco dopo si fermò in una piccola radura e si tolse gli sci, così feci anche io e mentre stavamo per abbracciarci senti il cellulo squillare, proprio al momento giusto pensai, lo tirai fuori dalla tasca e vidi che era il mio amico che mi stava chiamando e senza neanche rispondere spensi il telefonino. Finalmente ci abbracciammo a subito ci attaccammo in un bacio furioso mentre le nostre mani cominciarono a scorrere sui nostri corpi ancora avvolti dalle tute, cominciai a palpargli le pere e pian piano le aprì la tuta mettendogliele alla luce del sole. Gli ciucciai i capezzoli mentre lei aveva intrufolato una mano nei miei pantaloni cominciando a masturbarmi velocemente e con l’altra mano gli aprì e li abbassò insieme ai boxer prendendomi in bocca l’uccello.

Non riuscivo a reggermi in piedi e così dopo averla staccata per un attimo mi sdraiai, le tirai giù la tuta, rimasi nuovamente di stucco quando vidi che non portava neanche le mutandine, e ci allacciammo in un 69 senza precedenti. La sua figa era bagnata fradicia, forse per il bocchino di prima, ed era quasi completamente dischiusa, mentre lei mi pompava il cazzo cominciai a leccarle la passera in tutta la sua lunghezza allargandole le labbra con le dita e spingendo la mia lingua più in dentro che potevo con lei che mugolava strozzata dalla mia asta conficcata nella sua gola. Il suo bocchino era favoloso, migliore del precedente data la posizione più comoda e non ci mise molto a portarmi sull’orlo dell’orgasmo, ma non volevo venire, non ancora, così la ribaltai sfilandole l’uccello dalla bocca e ricominciai a leccarle la vulva accovacciato in mezzo alle sue gambe. Lei intanto gemeva anche per che era nuda sdraiata sulla neve ma ciò non riuscì di certo a spegnerle i bollenti spiriti che erano in lei e che si manifestavano nel fiume di liquidi che le sgorgava dalla passera.

Le infilai un paio di dita dentro mentre le mordicchiavo il clitoride dando ogni tanto qualche lappata al suo buchino posteriore, lei stava godendo di brutto e mi schiacciava la testa sulla sua figa con le mani, sentii che stava per venire dal irrigidimento del suo bacino e continuando a leccarla le sfilai le due dita dalla figa e le spinsi dentro al suo sfintere. Per lei fù il colpo di grazia, venne urlando il magnifico orgasmo che stava provando allagandomi la faccia di umori che scesero fino alla dita nel suo sfintere lubrificandole ulteriormente, per tutto il tempo che la sentii fremere non smisi un istante di penetrarla, sia con la lingua che con le dita, e questo prolungò il suo orgasmo all’infinito. Quando si riprese mi sbatte con la schiena a terra, si appoggiò la mia cappella sulle sue grandi labbra e si impalò sulla mia asta con estrema violenza ma anche con estremo piacere.

Cominciò a cavalcarmi come una pazza mentre si menava il clitoride, certamente non rimasi immobile e cominciai a strapazzarle le tette con le mani con moto rotatorio e strizzandole i capezzoli. Si avvicinò alla mia faccia porgendomi le sue pere, affondai in quel mare di carne soda baciandole e succhiando i capezzoli turgidi e con le mani la afferrai per le natiche guidando il ritmo della sua galoppata sul mio membro duro come una roccia che la penetrava fino in fondo toccando con la cappella le testa dell’utero. Accelerò il ritmo e strinse i muscoli della pancia avvolgendomi il cazzo come un guanto, con la faccia ancora tra le sue tette infilai i due indici nel suo ano allargandolo e cominciando a fare avanti indietro, prima con due poi con quattro dita, in quel caldo buchino che data l’elasticità, di cazzi ne aveva presi parecchi. Ancora qualche colpo e il mio cazzo cominciò a pulsarle dentro facendo fuoriuscire un mare di sperma, lei si piantò bene sulla mia asta e accolse la mia sborra che schizzandole sulle pareti interne la portò inesorabilmente all’orgasmo. Si lasciò andare sopra di me con il respiro affannoso e rimanemmo immobili per qualche minuto con ancora il mio cazzo dentro di lei che pian piano stava perdendo consistenza.

Dopo poco mi disse sottovoce: “Nel culo, adesso lo voglio nel culo”, “Si, ma prima devi farlo tornare sù” le dissi indicando il mio uccello. Lei non si perse d’anima e comincio un nuovo ed esaltante bocchino facendomelo rizzare di nuovo. Si mise a pecora e prima la penetrai in figa per lubrificare un po’ l’asta mentre lei sotto mio consiglio comincio a prepararsi l’ano con le dita. Quando la consistenza della mia asta mi sembrò giusta, la sfilai dalla sua passera grondante di liquidi e puntai la cappella sul suo sfintere dilatato.

Spinsi un pochino e la cappella entrò facilmente nel suo di dietro quasi risucchiata e a piccoli colpi feci scivolare tutto il mio cazzo dentro di lei, toccando con le palle la sua figa mentre lei emetteva gemiti di dolore misti a gemiti di piacere. Pian piano cominciai a fare avanti e indietro, all’inizio con un po’ di difficoltà ma aumentando il ritmo di colpo in colpo. Con le mani raggiunsi le sue tette che dondolavano sotto i miei colpi e che quasi toccavano la neve sotto di lei, e gliele palpai per bene strizzandole i capezzoli fino a farla urlare. Lei intanto si stava menando il clitoride con una mano e ogni tanto mi massaggiava la sacca da sotto, ad un certo punto presi un po’ di neve nelle mani e la spalmai sulle sue tette, lei urlò per il freddo improvviso provato e i suoi capezzoli diventarono duri come il marmo ma che sicuramente le aumentò l’eccitazione.

Le stavo trapanando il culo ormai da cinque minuti e il mio cazzo non ne voleva sapere di venire, a differenza di lei che da come si agitava e gemeva era quasi sul orlo di godere, così quando mi accorsi che era prossima all’orgasmo presi un altro po’ di neve e questa volta le penetrai con la mano colma di neve la figa, cominciò ad urlare come una pazza e a dimenarsi spingendo il bacino indietro per prendere tutti i cm di cazzo che poteva e si lasciò andare sulla neve respirando affannosamente mentre ancora gingillava con il suo grilletto. Dal canto mio continuavo a scoparle il culo con foga per altri interminabili minuti mentre lei accasciata non muoveva un muscolo ancora stravolta dall’orgasmo.

Quando ebbe raccolto un po’ forze riuscì e liberarsi dalla mia presa e dal mio cazzo e si sdraiò di schiena dicendo che non voleva che le venissi nel culo, si prese le tette e le strinse l’una contro l’altra leccandosi i capezzoli e muovendole sù e giù, era un invito che non potevo certo rifiutare e così mi sedetti sopra di lei. Mi prese il cazzo tra le tette e cominciò una spagnola che non dimenticherò mai. Il mio cazzo scompariva del tutto in mezzo a quelle sodi carni, e solo la punta riusciva ad uscire, ma per essere accolta nella sua bocca, era fantastico, non avevo mai provato un bocchino-spagnola del genere. Si vedeva che ci sapeva fare con quelle due tettone che si ritrovava e non ci mise molto a portarmi all’orgasmo. Anche se era la mia terza venuta del giorno, la allagai di sborra dappertutto, alcuni schizzi la raggiunsero in bocca, altri sui capelli e sulle tette. Mi alzai e mi sdraiai di fianco a lei che intanto si spalmava lo sperma su tutto il seno leccandosi le dita. Ci rivestemmo e prima di andare ci scambiammo in numeri di telefono e improvvisamente mi ricordai del mio amico, tirai fuori il cellulo e lo chiamai, era un po’ incazzato ovviamente, gli dissi di incontrarci alla macchina che poi gli avrei raccontato tutto, chissà se anche lui aveva avuto il mio stesso culo con l’altra tipa pensai.

Arrivai alla macchina che erano già passate le cinque e il mio amico era appoggiato al cofano che mi aspettava fumandosi una paglia. Appena mi vide cominciò a riempirmi di nomi, ma per gioco, salimmo in macchina e ci avviammo a casa. Durante il viaggio gli raccontai della mia avventura, e alla fine del mio racconto gli chiesi invece come era andata a lui. Mi disse che una più suora e casta di quella non poteva incontrarla, appena saliti in seggiovia si era messo a spiarla in mezzo alla tuta e lei resasene conto subito si è allacciata tutta e non la più neanche guardato, alla fine della seggiovia lei è sparita e lui se ne è andato al rifugio a mangiare qualcosa per poi uscire di nuovo per cercarmi, ma per fortuna senza riuscirci.

Quando arrivammo sotto casa sua gli chiesi se sarebbe tornato a sciare con me, e a quel punto mi mandò definitivamente a fare in culo. FINE

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