Stavo con Rita (21) da ormai tre anni; tra di noi tutto andava bene, eravamo innamoratissimi uno dell’altro e a letto ne avevamo combinate proprio di belle.
Anche tra le nostre famiglie c’era un buon rapporto, in quanto vicini di casa.
Però si sa, l’amore non dura in eterno… così un giorno decidemmo di lasciarci; ricordo ancora quel giorno d’estate (e come potrò mai scordarlo! ): io e lei litigammo violentemente la mattina, il pomeriggio, però, rendendomi conto che già mi mancava una parte della mia vita, decisi di andare a casa sua, per chiederle ovviamente scusa e per ritornare insieme.
Uscito da casa mi ritrovai subito davanti al cancello della sua villetta quasi adiacente alla mia.
Mentre citofonavo ero già scoppiato in lacrime; mi rispose la madre di Rita, la signora Marianna, di pochi anni più giovane di mia madre che aveva appena 40 anni (mi ha avuto a soli 18 anni); la signora Marianna era una bella donna, alta, con due belle gambe affusolate ed un seno abbastanza piccolo (soprattutto rispetto alla terza misura abbondante della figlia! ) ma sodo, e con un sedere un po’ cascante ma sicuramente molto piacevole da guardare.
Sin da piccolo la signora Marianna era entrata (ancor prima della figlia) nei miei desideri sessuali, tanto da diventare argomento preferito dei miei ormoni , e non solo dei miei!
Infatti quando d’estate ci riunivamo a casa mia con i miei amici, attendevamo tutti le cinque del pomeriggio, ora fatidica in cui la signora apriva la porta, usciva sulle scale della veranda seminuda (solo con una specie di vestaglia colorata e trasparente, oltre ad essere molto corta) per affrontare il completo lavaggio di quelle benedette scale; io e i miei amici ci mettevamo in un punto strategico del mio giardino dal quale la potevamo osservare con tranquillità senza correre il rischio di essere osservati; quei pomeriggi erano favolosamente eccitanti, non arrivava sera che qualcuno di noi resistesse dal farsi una sega, ci metteva (forse involontariamente) in mostra tutte le sue grazie, dalle bellissime mutandine di pizzo nero ai suoi capezzoloni scurissimi che nei suoi momenti di eccitazione dovevano essere sicuramente enormi!
Ma ritorniamo al momento in cui citofonai a casa di Rita.
Mi rispose la voce dolce e sensuale della signora Marianna:
“Chi è? ”
“Sa… salve, si… signora” dissi io singhiozzando per il pianto- “sono Walter, mi faccia entrare, la prego… ! ”
“Ma certo, entra pure, sali dalla veranda perché giù sta dormendo mio marito che è appena arrivato dal lavoro. ”
Salii le scale (famose) e mi ritrovai davanti alla porta e per non far troppo rumore con il campanello bussai.
“Ciao Walter, entra pure, ma perché piangi? ”
“Colpa di sua figlia” le dissi io, mentre notavo che indossava ancora quella famosa vestaglietta.
“E che cosa avrà combinato questa volta quella stupida! ? ”
Nel sentire chiamare sua figlia stupida, capii che doveva tenerci molto a me, quasi più di sua figlia.
“Mi ha lasciato”- sparai io ricominciando a piangere.
“Su dai, Walter non fare così, lo sai che fai stare male anche me se piangi; vedrai che Rita ritornerà da te, lo sai che ti ama tanto, vero? ”
“è proprio questo il punto” dissi io piangendo sempre più forte.
“Cosa significa, spiegami” e così dicendo mi prese per la mano e mi accompagnò sul divano, con vero fare di una mammina preoccupata per il figlio.
“Rita ama un altro! ” confessai io, abbracciandomi quasi istintivamente a lei.
La signora capì il mio stato d’animo e voleva tranquillizzarmi, ormai era attaccata a me, le sue braccia avvolgevano delicatamente il mio collo sì da sentire il profumo dolce della sua pelle.
A quel punto io ero sul salotto che piangevo disperatamente sulla spalla della signora, e lei era lì che mi teneva la mano e mi stringeva al suo petto.
Essendo estate, io indossavo un paio di pantaloncini da calcio del tipo aderenti e una maglietta di cotone grazie ai quali potetti fare due piacevoli constatazioni: la prima era che sentì all’improvviso come due spille che mi toccavano il petto, erano cioè i capezzoloni della signora che stranamente si inturgidivano; la seconda era invece la conseguenza della prima: nei miei pantaloncini cominciava ad intravedersi un’erezione mostruosa.
A cosa era dovuto questo? Continuavo ripetutamente a farmi questa domanda… e l’unica risposta possibile fu subito confermata da quello che successe in seguito…
… Quel salotto stava diventando incandescente: io mi stavo eccitando da morire, la signora anche, nonostante il suo viso non lo desse a vedere.
Ad un certo punto mi resi conto che la donna che ho sempre desiderato trombare, meta delle mie seghe quotidiane, stava di fronte a me e, per di più in preda all’eccitazione dei sensi.
Così, mentre continuavo ad abbracciarla facendo finta di niente, decisi di affrontare il grande passo: spostai le mie mani prima sui suoi fianchi, poi una sulla coscia, una sotto la mini vestaglia che la cingeva. All’improvviso ebbe un sobbalzo, mi guardò con occhi sbarrati, si alzò in piedi, andò in cucina pensierosa… l’aspettai per circa cinque minuti e all’improvviso arrivò, con un accappatoio in dosso, con i suoi capelli rossicci ancora bagnati: si era fatta una doccia.
Venne verso di me, mi prese la mano e la portò sotto l’accappatoio, all’altezza del pube; in quel momento non lo vedevo, ma toccandolo riuscivo ad immaginare tutto, come se avessi quella gran figa sotto gli occhi; quando la vidi, subito dopo, realizzai che era come l’avevo immaginata per tanti anni: grossa, ricoperta d un soffice mantello di peli neri tra i quali si potevano scorgere le grandi labbra e il clitoride tesissimo per i miei tocchi precedenti… e intanto il mio cazzo stava diventando una bestia, e lei se ne accorse (chi non se ne sarebbe accorto! ? ) e inizialmente arrossì, poi si fece sempre più audace e cominciò a toccarmi, prima con la mano, poi, ormai nuda, denudò anche me e subito si gettò in ginocchio a prendere in bocca la mia mazza.
Era una vera maestra del cunnilingus, adesso capisco da chi aveva appreso la figlia!
Mentre lei continuava con dolcezza, ma con una foga incredibile, io le stuzzicavo il clitoride sempre più teso, e i suoi gemiti mi facevano intuire che non avrebbe tardato a venire, così decisi di riempirle quel buco già bagnato di piacere che stava per diventare un lago madido di umori.
La girai, le infilai due dita nella figa e poi tutto il mio cazzo in un sol colpo: esplose di piacere bagnandomi i pantaloncini per come colavano i suoi umori; comunque io non ero ancora venuto e decisi di profanarle quel buchetto piccolo ancor più invitante di quello più grosso, e che avevo notato essere vergine: comincia a leccarlo, infilai prima un dito, poi due, poi tre, finché i suoi gemiti non si fecero più acuti. Decisi che era il momento più giusto per penetrarla, e infatti appena le infilali l’asta nel culo ebbe un altro sussulto e venne di nuovo, allora continuai a muovermi sempre più velocemente e con più forza finché non sentii di essere arrivato all’intestino; mi implorava di continuare, di maltrattarla, di chiamarla troia, puttana, zoccola, voleva che io la picchiassi con qualsiasi oggetto.
Io ero in preda ad un’eccitazione incredibile: stavo scopando con la madre della mia ex-ragazza. , in casa sua, con suo marito che dormiva di sotto e con la possibilità che la figlia rientrasse da un momento all’altro; l’aver fatto queste considerazioni mi fece eccitare ancora di più finché non esplosi in una sborrata colossale: la feci girare e le misi tutta l’asta in gola per farle bere tutto il mio succo: non se ne lasciò sfuggire neanche un po’, la troia!
Una volta che tutti e due raggiungemmo l’orgasmo, continuammo per un altro po’ a stimolarci i sessi a vicenda, finché il mio arnese non fu di nuovo ritto e pronto a farsi spompinare nuovamente dalla mia nuova compagna di sesso: la signora Marianna.
Terminate le nostre effusioni ci demmo appuntamento al giorno dopo e poi al giorno dopo ancora… insomma ci eravamo programmati un’estate all’insegna della trasgressione e del sesso no-limits. FINE