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Voci nella notte

Certo è strano, una sensazione strana, così virtuale da un lato e così viva dall’altra, presente; a volte esaltante a volte inquietante….. Solo adesso sto rendendomene piano piano conto…. Ho appena finito di vedere un film, secondo me bellissimo “Talk Radio”, di Oliver Stone…. Li si trattava di … Beh, si, una sorta di mondo virtuale anche li: una persona davanti ad un microfono che parlava con voci sconosciute…. “Voci nella notte”… Strane certe coincidenze….
Stavo giusto pensando… Il bello dell’entrare e muoversi nella “Città Virtuale” che creiamo sulla rete è che all’inizio non te ne rendi conto… : muovi un passo, poi un altro, poi un altro ancora. La scatola magica è li, a portata di click, ci fai un giretto…. Ma intanto ti allontani dalla riva…. E quando sei un po’ in la ti rendi conto di essere entrata in una realtà parallela, potente come quella reale. Solo che….. solo che è davvero un mondo così simile a quello quotidiano “reale” per certi versi, ma così diverso per altri, così potente, libero, così pericoloso… Limiti diversi, modo di muoverti diverso…. Come entrare in maschera in una festa, costruirsi un’immagine, anche magari solo impercettibilmente differente dalla tua reale, o credere di farlo. Per poi avvertire un sottile senso di inquietudine quando ti rendi conto che l’unica maschera che hai addosso è il non avere affatto maschere, strutture, di essere semplicemente te stessa, di sentirti nuda…. Uno strano fascino che ti porta a conoscere gente forse solo per conoscere un po’ meglio te stessa, che ti stordisce come un Four Roses di prima mattina, nausea, stordimento, sino a che passato l’effetto la cosa diventa piacevole, anche troppo; che ti fa darti e muoverti in un modo che ti spiazza e che ti imbarazza, perchè è solo qualcosa di te, ma qualcosa che non immaginavi di te… Quel mondo fatto di educazione, di abitudini, di cultura, di principi sparisce e… Strano…. quella “coperta dei luoghi comuni” riscalda quanto non avevi idea: senza ti senti stranamente nuda, impacciata. Come una grande libertà che ti prende, che non ha un corpo ma mille vite, mille volti, imprevedibile, che tende a prenderti come mille braccia che ti fagocitano…. A prenderti come un abbraccio che ti trascina in un posto di cui non conosci i parametri, i punti di riferimento…..
Sto conoscendo mille persone, senza filtri. Di tutti i tipi, di tutte le età, culture, attenzioni. Ci sono mille vite e mille emozioni. A volte poche righe, a volte tantissime. A volte mille stimoli, e brividi lungo le gambe. A volte noia. Ma anche quella noia…. è solo conoscere corde diverse dalle mie, che non vibrano assieme alle mie…. Mi piace anche questo, perchè non cerco “una cosa”, ma sensazioni, emozioni…… Alcune di quelle mani senza volto che si allungano su di me le amo; altre le odio; altre mi lasciano indifferente…. Ma io sono li…. Adesso mi ci sento davvero… Ed è come la paura di essere nudi…. Tanti scrivono di me che mi ammirano per come mi pongo, per come sono… Questo mi fa paura: sono una persona normale, che sta camminando in questo spazio strano… E questo, credo, è quello che fa tanto effetto, che mi fa “sentire” così tanto alle persone…. quando capiscono che non sono io a controllare il gioco, che possono prendermi, che posso essere in balia….. In quella “stanza” ci stanno entrando davvero in tanti. Alcuni mi guardano, alcuni si siedono e bevono un caffè. Altri mi saltano addosso e mi violentano, altri si inginocchiano e mi leccano le gambe e mi chiedono di “poter stare li”… aspettano che io li domini…..
La mia presenza “reale” in una nuova “realtà”, quella della rete, si sta disegnando solo adesso…. Ci sono le cose che scrivo, da li già la mia immagine risulta nitida: al di la e anche molto diversamente dalle mie parole vengo letta perfettamente, “realmente”… Ci sono delle mie immagini, delle foto, come un “profumo”, una sensazione fisica. C’è come mi disegnano quelli che mi cercano: la cosa folle è che ogni disegno, anche quelli che mi piacciono di meno, sono straordinariamente veri… Violentata…. è un po’ così che mi sento oggi…. parafrasando parole del film di cui sopra… è come se un giorno camminando per strada mi fossi divertita a spogliarmi e sbattere le mie tette e il mio odore di femmina eccitata in faccia al mondo, a ballare nuda per strade di un mondo che non conosco, a fermarmi a provocare i passanti, a entrare in quelle case e quei negozi… Come un cartone animato, magari senza avere il corpo di Jessica Rabbit, ma divertendomi un mondo a cercare quella rabbia, quell’ “inaspettato”……. All’inizio innamorata delle voci, innamorata della mia nuova voce che ascoltavo come una persona terza, non come fosse la mia…. Per poi iniziare a sentire le sensazioni nella carne, di questo nuovo gioco. Sensazioni forti, difficili da governare….. E la mia mente, il mio cuore, il mio corpo, si trovano a dover ricominciare tutto da capo, a dovere riadattare ogni movimento al nuovo posto, e non è facile. è affascinante, ma non facile. E non puoi stare li passiva, devi accelerare, devi rilanciare…. non hai alternativa. Se ti fai prendere dal panico vieni annientata….. C’è anche da dire che , nella nuova dimensione, che è quella di un gioco, comunque, quanto la vita stessa è un gioco, i mostri a volte si divertono moltissimo a giocare con le ombre e le cimici con un bel mantello messe vicine alla giusta luce che si cercano, possono sembrare gigantesche una volta proiettate sul muro… Devi solo sapere che le armi sono pari, sempre, imparare anche tu a giocare. Dopodichè puoi dire di esserci, annunciarti e starci senza paura…..
Ci sono, ad esempio, come quelle che sto leggendo, parole dolci, complimenti che in qualche modo, posti in mille maniere, fanno effetto. Non è per quello che scrivo, no di certo. Ma certi apprezzamenti, educati o forti, ben scritti o meno, fanno il loro effetto, li “senti” addosso. A volte è piacere morbido, altre volte è il cuore che batte, altre volte è quasi insofferenza…..
Mi possono eccitare molto le attenzioni per il mio corpo. Di certo spesso mi prendono da morire quelle per la mia mente… Bellissimo scoprire che, per fortuna, non c’è ricetta. A volte le parole sono bellissime e raffinate, ma le mosse non sono configurate per gradi e sortiscono l’effetto opposto, mi distaccano…. Forse è solo che la regola del “grandegioco” è sottilmente riassunta in questa cosa che ricordo detta da qualcuno, forse una lezione all’università e che mi è restata impressa, che ho ritrovato su degli appunti su un vecchio block-notes…. “:
“… viene un momento nella ricerca in cui, come in un gioco di pazienza, tutti i pezzi cominciano ad andare a posto. La figura da comporre è una sola, quindi il controllo dell’esattezza delle masse è immediato. C’è sempre però il rischio di usare i pezzi del gioco di pazienza come blocchi di un gioco di costruzioni. Perciò il fatto che tutto vada a posto è un indizio ambiguo: o si ha completamente ragione o si ha , completamente, torto… ”
è come a pocker…. non esiste mai la risposta sicura…. : c’è tutta una gerarchia di scale e combinazioni, ma anche la scala massima non è certezza assoluta, perchè viene battuta dalla minima…. Non so giocare a carte, lo ho solo visto a volte con fascino di bambina in certe partite tra mio padre e i suoi amici in certe lunghe serate pre-natalizie…. Ma mi affascina, è pur sempre un gioco inventato dall’uomo…. Inventato cercando come sublime compimento, l’effetto di non potere mai avere la certezza di una sentenza definitiva, di una certezza….. Che sia questa la vera natura dell’uomo, tante domande volendo sempre mantenere la possibilità che non ci sia una risposta, che ci sia lo spazio per una ulteriore ricerca? … Mi viene da ridere a pensare al “luogo comune” dello strip-pocker: il tuo corpo, le tue prestazioni messe in gioco con la volontà di perder…. si, ci può stare, posso capirlo…… La cosa strana è che non sento tutto questo tanto come il frutto di una ricerca della mente, ma come istanza della parte più carnale di noi stessi, sempre in bilico tra i suoi estremi, piacere e bisogno di soffrire, con tutte quante le sfumature che ci stanno in mezzo…..
Un gioco che può essere affascinante anche nelle sue espressioni più squallide… : le “italiane con le mascherine”, “la doppia vita delle casalinghe italiane”, quella ricerca convulsa di strane serate…… Anche li c’è un fascino presente e sottilmente, impercettibilmente inquietante….. Incontri cercati e costruiti, in fondo come la mia unica volta in quel Club Privè, incontri vissuti a cuore in gola, con emozione, intensità…. eppure poi con la sensazione opposta di svuotamento, di nomi e volti che non riesci a ricordare…. C’è una frase di uno scrittore che amo…….
“… Credo di no. No, non torneranno più. Che me ne viene? Sono appena partiti ed è tanto se mi ricordo di loro. Eppure esistono, meritano di esistere, non c’è dubbio. Non torneranno più a smarrirsi nel labirinto della mia memoria. è stato un incidente senza importanza. Ci sono sogni che si snodano come incidenti senza importanza, cose che nella vita ad occhi aperti neppure se ne riterrebbe il ricordo, eppure ti occupano al mattino quando li afferri mentre si spingono in disordine contro la porta delle palpebre. Avrò sognato? … ” Raymond Queneau, I fiori Blu.
C’è chi mi cerca come una sorta di “attrice” di certi suoi immaginari…. Sono un’attrice ribelle, perchè spesso mi annoia. C’è troppa posa plastica, la ripetizione infinita di una gesto troppo artificiale. Così mi ribello, perchè accetto tutto potenzialmente, ma ho bisogno che sia vivo… Perchè qual’è la differenza tra un gioco e “IL” gioco… ? Il desiderio, credo…. La prima “città virtuale” in cui mi sono mossa nel mio “viaggio virtuale”si chiama Zobeide: chi ha letture di Italo Calvino nella sua casa credo abbia ben presente…. C’è un suo libro, le città invisibili…. mi sta accompagnando in questi giorni. La citazione non vuole essere irriverente, so che il nostro parlare di argomenti così distanti…. Ma ognuno fa sue le parole, le trasforma, le sente…. così faccio io. :
Le città e il desiderio.
Di là, dopo sei giorni e sette notti, l’uomo arriva a Zobeide, città bianca, ben esposta alla luna, con vie che girano su se stesse come un gomitolo. Questo si racconta della sua fondazione: uomini di nazioni diverse ebbero un sogno uguale, videro una donna correre di notte per una città sconosciuta, da dietro, coi capelli lunghi, ed era nuda. Sognarono d’inseguirla. Gira gira ognuno la perdette. Dopo il sogno andarono cercando quella città; non la trovarono ma si trovarono tra loro; decisero di costruire una città come nel sogno. Nella disposizione delle strade ognuno rifece il percorso del suo inseguimento; nel punto in cui aveva perso le tracce della fuggitiva ordinò diversamente che nel sogno gli spazi e le mura in modo che non gli potesse più scappare.
Questa fu la città di Zobeide in cui si stabilirono aspettando che una notte si ripetesse la scena. Nessuno di loro, né nel sogno né da sveglio, vide mai più la donna. Le vie della città erano quelle in cui essi andavano al lavoro tutti i giorni, senza più nessun rapporto con l’inseguimento sognato. Che del resto era già dimenticato da tempo. Nuovi uomini arrivarono da altri paesi, avendo avuto lo stesso sogno come il loro, e nella città di Zobeide riconoscevano qualcosa delle vie del sogno, e cambiavano di posto a porticati e a scale perché somigliasse di più al cammino della donna inseguita e perché nel punto in cui era sparita non le restasse via di scampo. I primi arrivati non capivano cosa attraesse questa gente a Zobeide, in questa brutta città, in questa trappola”.
Il desiderio…. era quello a rendere la città magica e bellissima.
C’è sicuramente il brivido, il banalissimo gusto del brivido che sei tu a suscitare, inutile negarlo: “il cacciatore è pronto ad uccidere per la tua bianchissima pelle d’avorio, innocente e profumata, inquietante e pericolosa, indifesa e sbandierata…. incosciente e perversa fanciulla”…
Stavo parlando con un amico di quella serata al Privè, che mi sta costando molto, perchè quelle sensazioni che avevo descritto a caldo erano talmente forti, irrazionali e vere da impazzire in mille direzioni volute e non, che mi stanno ritornando da tante persone in infiniti modi, e di cui un po’ mi sento prigioniera; per me era stato forse solo una banalisssima, piccola ed emozionata camminata “talk a walk on the wild side”…… Gli stavo dicendo che da qualche giorno certe sensazioni faccio fatica a dividerle solo con Vale, o con amici virtuali, che c’è un’amica con cui vorrei confrontarmi; una di quelle amiche “quotidiane” con cui è difficile “parlare di”, ma quella che sento più vicina, forse più attraente e sensuale….
“…. Tu lo sai, la vuoi, l’hai cercata…. C’è stato il Privè…. E dove incominciare senza problemi? …. solo lì, dove le donne sono già esperte, aperte, bisex e a volte dolci…… Ma lo sei anche tu solo che vuoi, riesci a raccogliere gli attimi più belli, più sensuali, gli attimi fuggenti… Ma loro (quelle donne) vogliono forse solo godere, avere un diversivo, farsi e farti per una notte, tu no, deve essere anche speciale, vivo, appagante… La tua amica sarebbe perfetta, certo, lo capisco, perchè la conosci, perchè può e deve essere intima con te…. come un’onda di un mare che conoscete tutte e due e vi può fare vedere le stelle…….. se capisce….. provaci poco a poco, non tutto e subito……. Cosa , poi…. chissà….. le donne del Fata sono state brave, al posto giusto e al momento giusto…. hanno saputo leggerti bene e tu, quella sera, ne avevi bisogno…. sei stata anche fortunata, poteva essere brutto…. o forse no: eri tu, in fondo, a governare il gioco…. ma con la tua amica sarebbe diverso, più intenso, nei tempi, nei posti e nei modo giusti e ancora e ancora…. fissare i limiti e toglierli… amanti, complici e confidenti di fantasie così vicine, piacere di sfiorarsi, confronto, lotta………. La tua prima volta comunque è stata bella, lo sento dalle tue parole… la donna senza volto, da provare, come hai fatto lì dentro, al buio, la sconosciuta forse…… solo per il tuo piacere, la bambina cattiva ma curiosa. Mi dici che hai paura di te perchè sai che sei come un violino con le corde tese che se toccate nel modo giusto vibrano e si aprono a nuovi confini… ma tu vuoi lasciarti vibrare, trasgressiva e curiosa…….. è così che sei, è così che ti vogliamo………. Si deve aver coraggio per fuggire.. ? … La realtà sta dentro di te, è già di fronte a te…. il tuo coraggio per un’esaltazione alla trasgressione che si cerca per essere vivi….. Per essere forti ad affrontare il giudizio, il rientro, le lacrime, il rimorso, i tabù…. “.
è strano… “è così che ti vogliamo”…. Sì, è strano, forte, doloroso, eccitante, dirompente, imprevedinile, esaltante, pericoloso….. ma difficile da descrivere, una sorta di necessità cui adesso non posso fare a meno…. La mia amica…. Ela…. forse solo un pensiero uscito verso una persona che non conosco in volto e che mi è tornato indietro… Una persona cui ho dato la sensazione di un immaginario appena sfiorato in cui c’ero io, c’era lei. C’era Vale… E questo mi metteva i brividi… Averla offerta a Vale, anche solo per un istante, quasi un bisogno di soffrire immaginandolo tra le sue gambe morbide….
Poi si torna alla vita di tutti i giorni, fatta di problemi ed accenti, di matrimonio e di poesia e di banalità………. Non ci torni più come prima, ormai hai “cucito” le due realtà…. Se sei una sarta attenta diventi più ricca, più bella… Ma devi essere attenta: solo così avrà significato qualcosa, avrai un sesto senso più attento ed acceso per vivere la tua vita…

Come degli “Isolati temporali”…. Avete presente i bollettini delle previsioni del tempo? Queste due parole mi hanno ronzato in testa per un sacco di anni quando ero piccola….. Come la “perturbazione delle Azzorre” o “l’alta pressione dalle Baleari” o il “golfo di Bisceglie”: ci sono voluti anni perché capissi dove cavolo era questo golfo di Bisceglie…. (Ignoranza di bimba scarsa in geografia! ). E quando lo ho saputo era meglio se non lo avessi scoperto, perché nella mia testa lo avevo potuto immaginare e sistemare in mille altri posti …… Come una delle città invisibili descritte da Italo Calvino …. adagiate all’orizzonte come un miraggio….. Il viaggio della tua mente…. : nella realtà quotidiana lavoro nel “ramo” viaggi… L’impressione è che più il viaggio cercato è lontano e complesso più di fatto è una ricerca, un viaggio dentro te stessa…. “Isolati temporali”: un’immagine che mi piace, non so bene perché…. Tu sei li e ti arriva addosso un “isolato temporale”….. Imprevedibile, inevitabile. Intendo simpatico, libero, non la “catastrofe” che ti coglie….. Vale dice che per natura io sono un isolato temporale: ma non perché non “ho continuità”, ma perché “quando devi piovere piovi, semplicemente… ” . Non so se sono davvero così…. Lui usa sempre parole troppo belle per me….. Ma quei temporali mi piacciono… Un isolato temporale è come lo vedi….. per me può essere una pioggerella inglese che non ti aspetti in una giornata di nebbia che non sarebbe perfetta se non avesse piovigginato, di quelle in cui il buio arriva troppo presto e le luci dei negozi e i fumi delle macchine e i giubbotti di velluto a coste…… Fiore di magnolia e capelli spettinati e un bel sorriso….. Una piccola cosa da non dimenticare, mai….
Così io non sono certo una temeraria delle emozioni, tutt’altro; ma a volte mi piace lasciarmi prendere….. Questo mio “compagno di viaggio”, questo mio amico di confidenze mi ha scritto una cosa, spiazzandomi; immaginando una situazione, descrivendomela, senza sapere che era successo davvero qualcosa di molto simile nella realtà….

Eravamo a Parigi, la città che sino ad ora ha lasciato più profumi e fascini nei miei ricordi. Un appartamento di amici che studiano la e che ci avevano lasciato per quindici giorni il passato Natale del 1998… Eravamo assieme non da molto io e Vale, la prima vacanza vera tutta per noi. Ci eravamo arrivati in treno, e stavamo passando giorni bellissimi e freddissimi….. Ricordo un panificio sotto casa dove finivamo le lunghe affascinanti notti, non ancora “trasgressive” in senso “particolare”: ballare, girare per la bellissima città e i suoi mille mondi, bere con amici. Poi a casa da soli…. Ma succede che siamo piuttosto vicini a Pigalle, il quartiere a luci rosse, fatto di porno shops e spettacoli dal vivo, ormai quasi solo un’attrazione turistica, ma con varchi inquietanti per me che certi “angoli” conosco così poco. Ti trovi a mangiare una brioche con una prostituta, un travestito, una guardia notturna che stanno staccando, a trovare persone incantevoli, o stanche, o stufe…. Comunque vere, che ti parlano per come sei. Una realtà che mi ha affascinato e che non avevo mai sfiorato….. Succede che una sera , camminando, quasi con sfizio da turisti, entriamo in un porno shop, con quella ironia artificiale di una coppia curiosa e che vuole stemperare e celare certe emozioni e curiosità da due soldi che però la attirano; sia io che lui giochiamo a nascondino. O forse è solo una normalissima reazione di due persone che cercano di mettere l’altro a suo agio. All’interno, tutto attorno, quegli armamentari, per lo più ridicoli, bambole gonfiabili che immagino come materassini al mare, manette e articoli sado maso da ycona stereotipata, riviste e videocassette porno, quei cazzi in gomma, e plastica colorata, addirittura in legno, come souvenir arditi dell’Alta Valtellina…. Ma in effetti, sì, lo ammetto: un po’ mi sento strana….. E dandomi un contegno da donna di mondo, ridendoci su, inizio a girare, a guardare, a toccarli. In qualche modo però sto già giocando: muovo le dita per Vale , una piccola sfida, lo provoco. Immagino che come noi entrino tante coppie: come noi girano, guardano, ridono, escono al limite comprando qualche piccola stupidaggine per ricordo, magari facendo una foto davanti all’entrata… Avevo già fatto un simile giretto, non con Vale, con un paio di amiche, a Milano, per cercare un qualche regalo improbabile per un qualche addio al celibato. Ma li era quasi una vetrina fatta apposta per cose simili. A Parigi…. mi inquietava… Molto più grande, molto più reale…. nel senso che, per quanto lontano dalla mia fisicità la necessità di simili attrezzi e ammennicoli, ne percepivo un uso “reale”… Un po’ lo respingevo con la mente, un po’ mi incuriosiva. Fatto sta che dentro c’è una ragazza. Molto molto carina, molto normale, vestita normale, i capelli raccolti con una matita, occhiali, dolce vita nera, una gonna corta ma non troppo, scozzese bianco e nera, calze coprenti nere, scarpe basse nere… Mi si avvicina… non so, probabilmente credo anche stufa di gente che entra come al museo del kitsch, ride e scherza, denigra ed esce anche se dentro se ha tutt’altro spirito ed immaginari opposti alle parole. Mi butta li, in uno strano e buffo italiano per poi proseguire in francese non appena mi sente rispondere nella sua lingua, … “se mi interessa davvero qualcosa da usare o se deve essere solo un giocattolo per dire di essere stata a Pigalle”… è gentile ma abbastanza pungente. Divento viola in volto a abbozzo che non sono certo esperta di quegli aggeggi e che preferisco i metodi diretti…. Mi ribatte che se comunque un “souvenir” mi va di prenderlo su, tanto Vale non precludersi esperimenti che potrebbero rivelarsi molto divertenti….. Legge il mio imbarazzo e si scusa ridendo della sua “arroganza”…. E cominciamo a parlare. Incredibile, per me: una studentessa, che lavora li come io facevo la baby sitter… “Si guadagna bene, il posto è tranquillo, in fondo è divertente”…. Parliamo come fossimo in tutt’altro posto, di dove siamo, del fatto che anche lei è stata qualche mese a studiare a Venezia all’Accademia che anche io ho frequentato anche se in altro ramo….. Insomma alla fine sorridendo, mi dice… “allora vuoi un consiglio? … Un po’ di cose le ho imparate stando qui… “. E la cosa mi prende…. e diverte. Va sicura verso una delle teche, prende uno di quei falli di gomma…. ma molto reale, molto mosso, venato, molto grosso…. Troppo, ritengo. Ma lei dice che l’uso, da donna, non è solo interno…. che a toccarlo fa impressine anche a lei. Duro ma morbido, incredibilmente reale, che l’uso può anche essere solo esterno ma che comunque, dalle sue “esperienze” è la misura “reale” e non esagerata più grossa ancora “adoperabile”….. Mi fa effetto quando mi dice “prendilo in mano, toccalo”….. mi eccita, lo sfioro con le dita… Ammetto, sono molto turbata…. E imbarazzata… Comunque faccio quella che accetta il gioco, estraggo anche il portafogli con la battuta che non deve essere un regalo di Vale, ma un mio “auto-regalo” (tra l’altro anche molto costoso!!!! … Ma si è a Pigalle una sola volta… forse…. : ) ) dicendo che male che vada ci posso mescolare la minestra… Lei abbozza un sorriso e butta li un “Io credo che lo userai e non ti spiacerà troppo… “. Lo riguardo, mi lascia perplessa, davvero grosso, tra l’altro con tanto di pile “per il movimento”, come un giocattolo “robot-transformer” per bambini viziati…. Mi viene in testa la battuta di un film dove una donna dice che non avrebbe mai avuto rapporti sessuali con qualcosa con scritto sopra “Toshiba”…. Lei dice che una volta tra le mani poi acquista uno strano fascino e “trova da solo la sua strada”…. Rispondo che sarà possibile ma che mi sento ridicola a immaginarlo e che mi pare di dimensioni inaccettabili per la mia passerina…. “Vuoi provarlo… ? ! “… Come un vestito!!!!! Mi viene da ridere… “Se vuoi ti insegno a muoverlo un po’, a eccitarti… poi vedrai che fai da sola come nemmeno immagini… “. La realtà è che sono molto eccitata, che lei è bella, il posto lontano da casa, Vale impazzito e c’è il classico retrobottega…. E sono le sei e mezza…. Lei mi prende la borsina di mano, estrae e compone il giocattolo con una tranquilla sicurezza e mi porta per mano verso il retro. Non c’è bisogno di chiudere il negozio, la porta è di quelle automatiche e suonerà, ignorata, una sola volta “durante”. Dietro un semplice tavolo basso dove ci sono carte e computer, mi ci appoggio, mi ci fa appoggiare, cappotto appena scostato, mini un po’ risalita, appena una striscia di pelle scoperta tra autoreggenti e mini. è tranquilla, sicura, sorriso non perverso, da “amica”. Un’occhiata assassina a Vale li in disparte come uno stoccafisso e mi dice che ho delle bellissime gambe. Mi da i brividi quando “scappella” il giocattolo (iper realistico come potete immaginare… ) e inizia a sfiorarmi le gambe con quello, divertita ma lentissima, perfetta. Mi scappa un gemito che cerco di trattenere con una mano sulla bocca quasi mi vergognassi della cosa… il che un po’ è così…… ed è solo alle ginocchia…. risale con il “coso” a sfioro e con le dita, apro le cosce quasi senza accorgermi, apppoggiata all’indietro con le mani sul tavolo e me lo muove sulla fica, sopra gli slip. E sa muoverlo. Cerco di non guardarla perché mi vergogno ma non ho nessuna volontà di farla smettere. Mi vergogno perché ho gli slip fradici… Ma mi cerca con gli occhi, e non posso evitare di guardarle e mi chiede se mi piace…. faccio di si con la testa… “Ti piace molto? “…. “Mi sta facendo impazzire”. è vero: con la punta continua a tormentarmi il bottoncino, “studia” il mio modo preferito di essere toccata…. solo una donna sa…. Allora lo fa scivolare dalla gonna, lo avvicina alla bocca, lo lecca, prende la punta in bocca e a occhi chiusi lo insaliva, Credo di impazzire. Sinceramente di Vale me ne frega poco…. Mi si avvicina, mi fa risalire la gonna sopra i fianchi, si abbassa a fa scivolare gli slip per terra; mi bacia le gambe e mi lecca un po’ la fica, dice che “so di buono”… mi ri spinge sul tavolo, sento il freddo della superficie sul culo, mi appoggio sui gomiti e apro le cosce più che posso impacciata dal cappotto ancora assurdamente addosso e lo sarà tutto il tempo… Mi accarezza il dorso delle cosce, sento anche la mano di Vale fare lo stesso delicatissima e tremante, lei col pollice accarezzarmi il bottoncino e col cazzo di gomma farmi schiudere le labbra…. sono fradicia… Mi tormenta un bel po’. Vale è seduto di fianco e lei inizia a farsi largo in me, spinge, esce, spinge, ruota, spinge, spinge… Adesso sono le dita di Vale sul bottoncino…. E la mano di lei sui suoi pantaloni, sull’uccello. Provo un brivido, che è di fastidio, ma , di fatto, è li che mi “apro”, lei lo sente e affonda… E in due o tre spinte è dentro tutto…. Mi sento piena, mi inarco, gemo forte stesa all’indietro. Lo accende e fa muovere…. è enorme, se penso ad averlo visto e che adesso è tutto dentro…. Un minimo fastidio per le misure, passa in un attimo e lei spinge…. Forse più per l’atmosfera, ma sono al limite…. Mi prende la mano, ma la porta tra le cosce, mi fa fare da sola…. Tutti e due mi baciano le gambe. Vengo in una scarica violentissima rantolando come un animale ferito, il senso delle dimensioni lo provo sfilandolo, quasi inebetita e impaurita, non finisce mai…….. Sconvolgente…. Impacciata, imbarazzata… Lei è eccitata, ma nessuno ha fatto null’altro, mi sono stati addosso, vicino…. Dice solo un “allora” che non risponderò mai, solo un sorriso ebete. Comunque Isabelle la ho incontrata tempo dopo, in Italia. Ad una mostra cui abbiamo esposto entrambe delle cose fatte da noi…. C’è molta carnalità nelle sue opere, ma con uno stile delicato e intenso…. Io, credo, riuscivo a coglierlo molto di più delle altre persone. Ci siamo scopate con gli occhi, solo con quelli e di fronte a molte persone….. La cosa difficile, il “dopo” si era già risolto, bene: il che non è affatto scontato…. Lei ha ancora le mie mutandine….

“… (… )… Fu allora che si mise a piovere. Piovve per giorni e giorni. C’era tanta nebbia che non si poteva sapere se la chiatta andava avanti o indietro e se restava ferma. Finì per arenarsi in cima ad una torre. I passeggerei sbarcarono… (… )… All’indomani le acque s’erano ritirate nei letti e ricettacoli consueti e il sole era già alto sull’orizzonte… (… )… Uno strato di fango ricopriva ancora la terra, ma qua e la piccoli fiori blu stavano già sbocciando. ”
“Raymond Queneau”, I fiori Blu. FINE

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