Eravamo seduti ad un tavolino del bar, una mattina di fine estate. Ancora una volta avevo la sensazione netta e precisa che le vacanze estive sono un vero dono di Dio, sono preziose, ma non sono la vita reale, la vita reale sarebbe ricominciata di lì a pochi giorni. A dispetto dei luoghi comuni per me l’autunno ha sempre portato cose nuove, a volte divertenti, a volte importanti, a volte amare. Quindi l’aspettavo, come da ragazzo aspettavo il primo giorno di scuola.
Fui riportato alla realtà da Cinzia che si alzò di scatto e mi chiese:
“Hai voglia di giocare? ”
“E a cosa? ” risposi, trafitto da quella sottile sensazione di inadeguatezza che provavo da bambino di fronte a certe uscite di quella stronza di mia madre.
“Non so… fammi pensare… ” aggiunse Cinzia guardando prima la torre e poi fissandomi negli occhi.
“Mi lasci condurre il gioco? ”
“Come potrei risponderti di no…. ” risposi sorridendo, ma conoscendo Cinzia mi sentivo un guscio di noce in un mare in tempesta e allo stesso tempo un bambino eccitato di fronte ai regali di Natale.
Passammo davanti all’ingresso della torre per vedere se si poteva andare su. Apriva solo due giorni alla settimana, dalle dieci a mezzogiorno; sperai che fosse chiusa, ma il caso volle che fosse uno dei giorni buoni. Cominciammo a salire. Le scale erano quasi buie ma di tanto in tanto una finestra faceva entrare una luce prepotente che accendeva di colori la sua gonna lunga e larga e la sua giacca. Fece un piccolo scatto e scomparve nel buio dicendomi: “Fermo lì, aspetta un minuto! ” Accettai di buon grado fantasticando di trovarla al piano di sopra nuda con un fiocco in vita. Quando mi ha chiamato mi son precipitato su per le scale e l’ho raggiunta ansimante. Lei ha piroettato su se stessa nel pulviscolo dorato di un fascio di luce che entrava dalla finestra. Sotto alla gonna non portava niente, nè calze nè mutandine; che splendore le sue gambe! Quel gesto mi ha stordito emi ha portato lontano, alla prima volta che l’avevo vista ballare il Merengue. Si muoveva nel ritmo sensuale e pulsante sembrava offrire un frutto a chi avesse vibrato in sintonia. Ho cercato di prenderla, lei è ripartita ed io son rimasto indietro. Sono salito col fiato grosso e al piano buio, inciampando mi son trovato con la testa fra le sue gambe aperte con la gonna a metà coscia. Il frutto erà lì ad un palmo dalla mia bocca ma Cinzia ha allungato le gambe puntando i piedi sul mio petto e mi ha spinto con le spalle alla parete. Ho imprecato fra i denti sentendomi eccitato e ridicolo, sbattuto al muro con la mia erezione. Mi ha detto sottovoce: “Tiralo fuori e masturbati, ma non ti avvicinare. ”
Ho ubbidito meccanicamente mentre anche lei iniziava a carezzarsi fra le gambe. Nel buio ho sentito dei rumori di persone che salivano, lei è balzata in piedi mentre io annaspavo per riinfilarlo dentro ai pantaloni. Ma non ho fatto in tempo perchè Cinzia ci si è fiondata sopra e me lo ha preso in bocca. L’eccitazione si è moltiplicata: il calore bagnato della sua bocca e il rumore dei passi che si avvicinavano. Troppo bello e troppo facile; mi ha lasciato di scatto ed è corsa verso la cima rincorsa dal solito coglione a pene eretto che non sapeva se rimetterlo dentro ai pantaloni o chissà dove. Faccio una ipotesi: 14 turisti giapponesi in cima alla torre vedono sbucare un forsennato a cazzo ritto e ci finiscono i flash e le macchine fotografiche.
L’ho raggiunta e mi sono appoggiato al suo fianco per ripreder fiato mentre i passi si facevan più vicini. Forse erano i turisti giapponesi, tre o quattro, io non li ho neanche visti perchè quando si son fatti vicini Cinzia mi ha infilato una mano dentro ai pantaloni e ha iniziato ad andare su e giù guardandomi negli occhi. I passi si sono allontanati e Cinzia che mi stava masturbando piano piano con la mano destra, con la sinistra si è slacciata i bottoni della camicia e ha cominciato a toccarsi i seni e ad accarezzarli. Direte “Finalmente un po’ di pace! “, Macchè si è mossa verso gli scalini successivi portandomi dietro, tirandomi per il sesso. Per il culo mi stava già prendendo, ma evidentemente non le bastava. Era difficile salire per quelle strette scale in quel modo; finalmente m’ha mollato ed è salita di nuovo di corsa verso l’ultimo piano. Dopo poco sono arrivato anch’io. Avevo la faccia stravolta, stavo ansimando e le idee più carine che mi turbinavano per la testa erano due, la prima che l’avrei strozzata, la seconda che aveva ragione Lawrence quando scriveva che l’amore è un campo di battaglia sempre aperto. Comunque avevo ben chiaro quel che avrei voluto fare dopo. Cinzia era eccitata e presente. Dopo un po’ che facevamo finta di guardare la città i turisti se ne sono andati e ci siamo ritrovati da soli, mi ha preso la mano e dopo essersi tirata su la gonna se la è portata tra le gambe. Ci siamo abbracciati, baciandoci a lungo. La mia mano continuava muoversi dentro e fuori di lei, mi ha tirato fuori il sesso e facendo presa col suo braccio attorno al collo si è sollevata su di me e se lo è messo dentro. Pensavo che per l’eccitazione accumulata sarei venuto subito, invece è stata lei che ha avuto un orgasmo istantaneo che ha provocato l’effetto di tirar su nuove energie, come se arrivassero attraverso i piedi direttamente dalla base della torre. La baciavo sul collo e mi muovevo dentro di lei con un ritmo incostante seguendo le onde di energia che sentivo arrivare. All’improvviso si è sollevata e sono uscito da lei. Mi ha baciato a lungo sulla bocca, si è chinata e me lo ha preso in bocca. Ha iniziato a leccarlo e succhiarlo mentre io andavo dentro e fuori alla sua bocca cercando con tutte le mie forze di esplodere in un orgasmo che finalmente avrebbe allentato la tensione. Ad un tratto mi ha morsicato appena e si è alzata in piedi. “Si, ora la strozzo! ” mi è balenato alla base del cervello.
“Masturbati” mi ha detto mentre appoggiava la sua mano sulla mia accompagnandone i movimenti. Ho respirato profondamente ed ho contato fino a 10. “Si, lo farò, ma tu balla per me” Allontanandosi di un paio di passi si è voltata e si è tirata su la gonna dietro, fino alla vita iniziando a ballare al ritmo di una bachata che lei amava moltissimo. Scandiva il ritmo con le anche e con le spalle mentre cantava sottovoce alcuni versi. Mi sono avvicinato tanto da farle percepire la mia presenza, ballando dietro a lei senza toccarla. Il ritmo inudibile ma travolgente era scandito solo dalla cadenza dei passi sulle tavole della vecchia torre. Sfiorandola appena ho portato le mie mani sulle sue cosce dove si congiungono col ventre abbandonandomi all’ebbrezza delle onde dei suoi fianchi. Mi sono chinato per baciarle quel piccolo tratto dove scopriva la schiena, per leccarla giù in mezzo alle natiche mentre il suo ritmo rallentava fino a divenire appena accennato. Mi sono alzato ed abbiamo continuato a ballare mentre da dietro sfioravo le mie dita sui suoi seni intorno ai capezzoli. Con un po’ di fatica sono entrato dentro di lei da dietro, teso come una corda di violino aspettandomi l’ennesimo colpo di scena. Cinzia ha continuato per un po’ a vibrare come se volesse ancora ballare o ribellarsi mentre io con una mano da dietro le carezzavo il clitoride, poi pian piano ha cominciato a flettere i fianchi avanti e indietro. Sentendo che adesso era lei che voleva sentirmi dentro mi sono abbandonato in un ritmo crescente che mi faceva sprofondare in una attesa da vertigine, quasi stessi scivolando in caduta libera fino in fondo alla torre ed anche oltre per sciogliermi dentro di lei che mi pulsava intorno.
Più tardi, nonostante tutto, mentre guardavo la città sotto di noi mi sentivo in pace con l’altra metà del mondo. FINE
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