Geloso!! Ray era terribilmente geloso, si aggirava furente per la stanza tormentandosi con ogni genere di pensieri. Adesso la vedeva fra le braccia del suo amante, ah, la maledetta!!
Ma forse le cose non stavano così, forse lei adesso era davvero dal parrucchiere come aveva detto. Ma allora perchè gli aveva detto che avrebbe fatto un po’ tardi quella sera. Che ci voleva a farsi tagliare quei maledetti capelli? tanto ci avrebbe comunque pensato lui poi a tagliarle la testa. Eh, si, lui non era uno stupido, aveva capito che lei aveva paura a confessare la sua relazione e così accampava scuse su scuse per dover evitare il giusto castigo.
Ray era furente, tre volte aveva telefonato da tre parrucchieri diversi, dove diavolo fosse lei non lo sapeva proprio, però lo immaginava eccome!!
Erano ormai le nove passate, nessun parrucchiere rimane aperto fino a quell’ora. Non c’erano dubbi quindi, lei aveva proprio un’amante.
Ray prese il coltello in cucina e cominciò a stringerlo forte fra le mani. Pregustava il momento in cui l’avrebbe rivista, non l’avrebbe uccisa subito, no prima lei avrebbe dovuto confessare tutto e poi si sarebbe fatto portare da lui e l’avrebbe ucciso.
Il campanello squillò, un brivido lungo la schiena scosse Ray che si precipitò rabbioso verso la porta……
Allen si alzò dalla sedia per andare ad aprire e abbandonò per un attimo il racconto sulla scrivania. Aprì la porta, era Marika.
“Ciao” le disse, “hai fatto un po’ tardi stasera” – “sì” rispose lei “ma ci ho messo un po’ dal parrucchiere, c’era parecchia fila” Allen impallidì di colpo “come dal parrucchiere, a quest’ora? ” aveva detto quella frase in modo automatico, senza rendersene conto “si, perchè, che c’è di strano? ” – “n… no, nulla, solo che pensavo chiudessero prima i parrucchieri, sono quasi” Allen guardò l’orologio e rabbrividì “sono le nove passate… ” disse come un’automa. “si, hai ragione, ma quello dove
sono stato è un parrucchiere speciale e così resta aperto fino a tardi.
Fa dei tagli particolari sai? ” le ultime parole non arrivarono alla mente di Allen, tutta la sua attenzione era focalizzata sulla parola ‘specialè.
Allen la guardò dritto negli occhi alla ricerca di qualcosa, ma non vide assolutamente nulla, lei pareva tranquilla come al solito, poi gli venne in mente il resto della frase, i tagli particolari. allora cominciò a scrutarla con attenzione, cercò di non farsi sfuggire neanche un particolare, ma non vide assolutamente nulla, Marika aveva la solita pettinatura di sempre… o no?
solo adesso gli venne in mente che non aveva mai fatto caso al modo in cui lei portava i capelli e adesso, maledizione era troppo tardi per poter fare un confronto. del resto non poteva continuare con quell’interrogatorio, sarebbe stato ridicolo e avrebbe corso il rischio di litigare senza motivo.
La parola speciale stava tornando a tormentare la mente di Allen quando gli venne un’idea. Nel cassetto della scrivania c’erano delle foto, erano foto dell’anno scorso, ma forse sarebbero servite a ricordargli come portava i capelli Marika. Si precipitò in preda all’agitazione verso il cassetto e ne estrasse quattro fotografie. Erano foto della festa di compleanno di Ellic, loro nipote, Marika portava i capelli raccolti in quell’occasione.
“Amore, non vieni a mangiare, è pronto” Allen decise di smettere di pensarci, non poteva ossessionarsi a quella maniera, la colpa doveva essere tutta del racconto, maledisse il momento in cui aveva deciso di scrivere una storia di gelosia. E poi pensò “le cose non vanno così nella realtà” lo rilesse per rassicurarsi e si rese conto che era anche brutto, gli pareva eccessivo nei toni, non aveva più voglia di scrivere il finale.
Allen si presentò a tavola leggermente più rilassato, prese posto, poi il suo sguardo incrociò quello di Marika e i dubbi tornarono all’istante. Questa volta però una voce insistente li accompagnava, voleva fargli quella domanda, doveva fargliela, in fondo non c’era nulla di strano pensò “me l’ha detto lei che fanno i tagli speciali”. Ci pensò sù ancora un attimo, non voleva mostrarsi in alcun modo preoccupato della cosa e così dopo qualche forchettata di quel cibo insapore (Allen di solito era un buongustaio) si decise a domandare “e quale sarebbe il taglio particolare che ti hanno fatto? ” Marika sollevò lo sguardo distratta, poi sorrise e rispose “ma come non lo vedi? non ti accorgi proprio di nulla tu”.
Questo poneva fine alla conversazione, per un attimo Allen si sentì persino sollevato, doveva essere proprio un idiota per non essersi accorto di nulla, ci viveva tutti i giorni accanto a Marika e non si era accorto di nulla, pensò di essere stato insensibile e si ripromise di essere più attento in futuro. Allen stava mangiando una deliziosa bistecca ai ferri adesso.
Non passarono più di cinque minuti che il demonio tornò a fargli visita, questa volta il demonio aveva la forma di una camicia.
Allen non potè fare a meno di notarla quella, era una camicia nuova, Marika si era appena tolta la giacca e sotto portava quella strana camicia. Non l’aveva mai vista prima, di questo ne era sicuro e anzi adesso che ci pensava bene anche i capelli se li ricordava, ieri quando l’aveva salutata poco prima che lei andasse al lavoro, quell’immagine gli tornò repentina in mente, era sicuro, lei aveva gli stessi capelli del giorno precedente.
Questo voleva dire che Marika gli aveva mentito poco fa, no, peggio, lo aveva deliberatamente deriso. Non solo aveva un amante, ma si era anche presa gioco di lui ridendogli in faccia di fronte alle sue preoccupazioni e raccontandogli una frottola banale.
Allen fissava la persona di fronte a lui, la stessa persona con cui aveva vissuto gli ultimi 5 anni della sua vita, la stessa che aveva amato e che aveva considerato una compagna, Allen la fissava con tutto l’odio possibile di questo mondo.
Marika continuava a mangiare tranquilla, pensava evidentemente ad altro e questo non faceva che aumentare le certezze di Allen.
La tensione era ormai insopportabile per Allen e così decise di alzarsi da tavola e andare a bersi qualcosa in un’altra stanza. Fece di tutto per evitare lo sguardo di lei, per quanto ormai la odiasse, non era del tutto certo del suo tradimento, sentiva però di non poterla più perdonare, comunque le cose da quel momento sarebbero cambiate. Per quanto tutto questo potesse sembrargli folle (Allen era ancora lucido in quel momento), questi erano esattamente i suoi sentimenti adesso.
Marika non fece caso a lui quando si alzò, del resto lui spesso si alzava prima di lei da tavole per andare nell’altra stanza a fumare o a finire di scrivere un racconto. A lui comunque la cosa parve strana, la vide assorta e pensò di ucciderla.
L’ultimo pensiero di Allen lo fece trasalire, ebbe un momento di lucidità e pensò di essere impazzito, era arrivato a desiderare la morte di Marika!!
Di fronte a lui ancora infilato nella macchina da scrivere c’era il racconto, lo rilesse, stavolta gli parve migliore e addirittura sensato.
Decise di scrivere il finale, forse sarebbe servito a sfogarsi o quantomeno avrebbe trovato il modo di parlare con Marika, si avrebbe dovuto parlare con lei prima, dirle quello che pensava, ma non ci era riuscito. Non riusciva a capire perchè, poi si rese conto della vera natura del suo dubbio, capì che avrebbe potuto condividere con lei l’esperienza del tradimento (stranamente sentì che di questa cosa non gli importava molto), ma mai e poi mai avrebbe potuto accettare la falsità e
la menzogna. Cominciò a pensare che se Marika non avesse mentito, allora ogni domanda sarebbe stata inopportuna e avrebbe portato ad un inutile lite, mentre se lei avesse mentito anche in questo terribile caso la conversazione sarebbe stata perfettamente inutile, a che serve discutere con chi si prende gioco di te?
Il problema logico era risolto, restava soltanto quello umano adesso, in fondo era cosa da poco sapere di poter avere accanto la Marika di sempre oppure una falsa doppiogiochista traditrice, robetta!!
Allen rilesse di nuovo il racconto, per un attimo si mise nei panni di Ray, non gli venne per nulla difficile, poi scrisse:
“Il campanello squillò, un brivido lungo la schiena scosse Allen che si precipitò rabbioso verso la porta….. l’aprì e vide Erika fra le braccia di un altro uomo. Ray si scagliò rabbioso sullo sconosciuto quando sentì la voce di Erika che diceva ‘fermati Ray, è mio fratello, il parrucchierè…… ”
“Che cazzata pensò” però non strappò il foglio, lo lesse e lo rilesse parecchie volte invece. Ogni volta che lo leggeva si sentiva più tranquillo, cinque minuti dopo si accese persino una sigaretta e aspirò una gustosa boccata. Decise di occuparsi del problema con più calma, riconsiderò il tutto e decise che era di fondamentale importanza conoscere la vera natura di Marika, la persona che aveva accanto.
Ripetè in un certo senso la considerazione della pettinatura: come poteva avere questo genere di dubbi dopo cinque anni di vita insieme? non era stato attento abbastanza, ma com’era possibile? eppure sentiva (almeno fino ad un momento fa) di amarla Marika, può essere che non si conosca una persona che si ama a tal punto da non riconoscere se è sincera o
ipocrita? Non erano domande a cui era facile rispondere, provò quindi a mettersi nei panni di lei, nell’ipotesi della menzogna chiaramente, altrimenti non c’era nulla da analizzare. Vista da questa angolazione la faccenda era tutta diversa, in fondo poteva anche darsi che lei lo amasse e non volesse farlo soffrire, magari lei aveva bisogno di avere delle avventure di quando in quando, ma questo non voleva dire niente. Poteva anche darsi però che lei stesse meditando di lasciarlo, per un’altro, ma in tal caso non avrebbe potuto mentire con quella disinvoltura pensò. Non gli era chiaro tuttavia il confine netto fra la prima e la seconda ipotesi, “ci vuol poco che l’una si trasformi nell’altra”, poi la nausea lo assalì.
Allen decise di uscire di casa, stavolta Marika gli domandò come mai e lui rispose che voleva fare due passi per farsi venire qualche idea per il racconto. Non rimase a discutere più di tanto, uscì di fretta, agonizzante, cercando l’aria che gli mancava in quella casa.
Una volta fuori si sentì meglio, i pensieri ossesivi erano scomparsi, il lungo viale alberato prometteva una passeggiata rilassante.
L’aria era fresca e pulita, aveva fatto bene prendere casa in campagna, all’inizio Marika non era d’accordo, diceva che si sentiva isolata in quel posto, ma poi ne era rimasta soddisfatta pure lei e poi lei andava tutti i giorni in città per lavorare.
Lui si era rintanato definitivamente in quel buco di paese e non ne aveva voluto sapere più nulla del resto del mondo, fondamentalmente Allen era un egoista che amava solo se stesso e in parte era cosciente di questo fatto, ma non era in alcun modo capace di cambiare. Anche adesso, sapeva di avere torto marcio per la faccenda di Marika, ma lo stesso voleva a
tutti i costi dominare la faccenda, voleva che le cose andassero come lui aveva deciso. Perchè tutta la faccenda si riduceva a questo, non gli era neanche passato per la testa che se Marika gli aveva mentito aveva comunque il diritto di farlo e forse aveva anche le sue buone ragioni, l’aveva classificata subito come un nemico, un nemico in quanto non rispettava le sue regole.
Ad ogni modo Allen passeggiava tranquillo adesso, non ci pensava più a tutta quella storia, anche perchè la scarsa illuminazione della strada attirava continuamente la sua attenzione verso tutti gli angoli bui. Un rumore proveniente da dietro un cespuglio lo fece trasalire, per un attimo smise persino di respirare, poi vide una donna uscire dal buio e si
domando chi potesse essere, notò anche che era seminuda.
La prostituta gli sorrise sguaiatamente, gli mostrò la lingua, poi gli disse “andiamo? “. Allen rimase interdetto di fronte a quella scena, non c’era mai andato con una prostituta e poi non ne aveva mai viste da quelle parti, ma certo quella era carina, carina forte.
Povero Allen, non gli venne in mente che qualcosa di strano doveva pur esserci in una prostituta nascosta in un viale abbandonato in piena campagna, ma lui cieco a tutto non notò neanche una cosa tanto evidente.
I due si allontanarono dal viale e presero per un sentiero buio che piegava sulla destra verso una radura erbosa. I canti dei grilli si facevano più forti in quel punto e il sentiero prese a rischiararsi illuminato dalla luna. Ad Allen venne in mente che non si era parlato di soldi, non ne aveva parecchi in tasca e non voleva rischiare di fare una brutta figura con la prostituta. “Non mi hai detto quanto vuoi” – “Quanto hai bello? ” – “Poco, solo ventimila” – “va bene, ma solo di bocca allora” – “d’accordo” Allen cominciò a sentirsi eccitato per tutta la faccenda, era contento di aver incontrato la prostituta, era la giusta punizione per Marika e poi non ci era mai stato con una prostituta, chissà com’era.
I due arrivarono allo spiazzo erboso, lì lui che non sapeva cosa fare stava in piedi come uno stoccafisso osservando la prostituta che aveva cominciato a muoversi sinuosa come un serpente. “I soldi prima, bello” – “subito” rispose Allen con la voce strozzata dall’eccitazione, “chiamami pure come vuoi bello” questo lo sorprese, poi cominciò a chiamarla “troia, zoccola” e in vari altri modi e questo lo eccitava ancora di più.
Allen si sentiva a suo agio con la prostituta, non solo per via dei nomi, ma perchè sentiva che avrebbe potuto esprimersi egoista e maiale come era, tanto a quella non fregava assolutamente nulla, era pagata e basta.
Pensò che le prostitute dovevano essere la soluzione a tutti i problemi, quelle si che erano donne!!
La prostituta gli aveva appena tolto i pantaloni e dopo averlo fatto sedere per terra aveva iniziato il suo lavoro. Ad Allen non pareva vero, tutto quella stessa notte stava accadendo. Fu pochi istanti dopo Allen tornò bruscamente alla realtà, poco dopo aver concluso il lavoro la prostituta non gli diede il tempo di rivestirsi, gli assestò una bella botta in testa.
Allen si svegliò stordito ed infreddolito, addosso non aveva più nulla, era completamente nudo, gli tornò in mente la prostituta, che era successò? poi ricordò, doveva trattarsi di una zingara che lo aveva derubato di tutto, perchè lui di soldi non ne aveva parecchi, ma i vestiti qualcosa la valevano.
Si incamminò frettolosamente verso casa, zoppicando sulla ghiaia a piedi nudi, ma prima di arrivare al portone gli venne in mente lo stato in cui si trovava e il fatto che avrebbe dovuto spiegare tutto quanto a Marika.
Altro che pettinatura e camicetta, lui si presentava completamente nudo!!
e poi Marika non era idiota come lui, si sarebbe accorta di tante altre cose, questo lui lo sapeva. Adesso gli venne in mente che Marika il giorno prima gli aveva detto che sarebbe andata da un parrucchiere a fare la tinta, “cazzo, la tinta, non la pettinatura!! ” Marika si era fatta coprire quei quattro capelli bianchi che le stavano spuntando in testa e tanto le davano fastidio e questo aveva richiesto più tempo del solito sicuramente. Per quanto riguarda la camicetta, anche di quella adesso si ricordava, l’aveva comprata lei tempo fa per fare un regalo a sua sorella, ma poi non se ne era fatto più nulla perchè la sorella era dovuta partire all’improvviso. Evidentemente Marika aveva deciso di metterla proprio quel giorno, quel maledetto giorno!!!
Adesso tutto era chiaro nella mente di Allen, l’esperienza lo aveva scosso e finalmente aveva capito la verità che cercava, sentiva di amare di nuovo Marika, la cara, dolce, affettuosa Marika che nulla aveva a che spartire con quella donnaccia che lo aveva derubato. Sì, era proprio un uomo felice, Marika era una persona rara, lo aveva capito, ma a dire il vero lo
aveva sempre saputo. Adesso l’avrebbe riabbracciata e poi avrebbero fatto l’amore, sì avrebbe fatto così.
Allen era di fronte al portone di casa, completamente nudo suonò al citofono, rapito dall’estasi dei pensieri sulla dolce Marika “chi è? ” disse la voce al citofono “sono io, amore, mi apri? ” al click del portone seguì il click nel cervello di Allen, si rese conto della situazione, aveva tradito Marika, aveva persino pensato di ucciderla e adesso si trovava lì fuori dalla porta, avrebbe dovuto dire qualcosa, ma non sapeva proprio cosa. Decise che una innocente menzogna non avrebbe fatto male a nessuno, decise di dire che era stato aggredito e in fondo era vero.
Pensò che qua questa versione dei fatti potesse essere un po’ in disarmonia con quanto aveva detto al citofono molto tranquillamente, ma Marika non ci avrebbe fatto caso e comunque al limite si sarebbe tenuta per se questo dubbio, lei era una che ci passava sopra alle sue stranezze.
Marika aprì la porta e lo guardò stupita con tanto di occhi, era il turno di Allen di mentire e lo fece con assoluta disinvoltura. FINE
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