Non erano ancora le tre del pomeriggio. Camminavo per la strada fermandomi a guardare le vetrine, soprattutto quelle di gioielli e di abbigliamento. Non era la prima volta che facevo da modella per un quadro. Questa volta si trattava di posare in coppia, e questo mi rendeva nervosa e curiosa nello stesso tempo.
Salivo le scale invasa da una crescente agitazione. Sara mi aspettava sul pianerottolo. “Bene, mia cara, sei in orario. Lui è già arrivato”.
Richiudendo la porta mi faceva strada. Nello studio, alzandosi da uno sgabello, un ragazzo sui vent’anni mi ha teso cordialmente una mano. Si era già spogliato e con una mano teneva un asciugamano attorno alla vita.
Mascherando l’imbarazzo mi sono diretta senza esitazione verso il bagno, aprendo la gonna già nel corridoio. Spogliandomi, sentivo l’agitazione svanire, per lasciare il posto ad un crescente languore. Mi sono guardata allo specchio, toccandomi i capezzoli, prima di indossare un accappatoio e tornare nello studio. Il quadro doveva rappresentare il peccato originale, e sul tavolo una mela faceva mostra di sè. Ho appeso l’accappatoio alla parete, mostrandomi nuda. Il cuore mi pulsava in gola, ma fingevo indifferenza e quel ragazzo mi assecondava, guardandomi solo con la coda dell’occhio. Poi ha lasciato cadere l’asciugamano e si è alzato, avvicinandosi a me.
Ci siamo posizionati in piedi: lui doveva stringermi in vita con una mano, toccarmi un seno con l’altra, mentre io gli porgevo la mela, avvicinandola alla sua bocca. Sara ha iniziato ad abbozzare linee veloci con una matita, chiedendoci a volte di aggiustare la posizione. Il mio profumo aleggiava intorno. Guardavo la spalla di quell’uomo nudo, la sua mano sul mio seno, abbandonandomi a dolci fantasticherie. All’improvviso Sara si ferma, aprendo la bocca, fissando con gli occhi spalancati all’altezza della vita del ragazzo. Lui bruscamente si separa da me, portando la sua mano a coprire un’evidente erezione.
“Ti conviene andare in bagno”, dice Sara con un tono di apparente normalità che in realtà tradiva emozione. Lui, imbarazzato, ci ha lasciate sole. Indossando di nuovo l’accappatoio osservavo il disegno che Sara stava ritoccando: aveva reso benissimo l’espressione di languore sul mio viso. Si sentivano gli scrosci della doccia. Incuriosita, mi sono diretta verso quel rumore. La porta del bagno era aperta. Lui si stava masturbando sotto la doccia. Accortosi che lo stavo guardando, si è girato. Il desiderio si è impadronito di me: lasciando cadere a terra l’accappatoio sono entrata assieme a lui. Ho chiuso il rubinetto e sono caduta sulle ginocchia. Stavo facendo un pompino ad uno sconosciuto. L’eccitazione mi pulsava nelle vene ed una sensazione di stordimento mi saliva alla testa, come se fossi chinata su un tino d’uva in fermento. L’ho ricevuto in bocca, mi sono alzata, ho raccolto l’accappatoio e sono tornata nello studio. Lui ci ha raggiunte e abbiamo ripreso la posizione. Io sono stata la prima ad accomiatarmi. Scendevo le scale a testa bassa, stordita.
La settimana successiva ero di nuovo nello studio di Sara, ad ammirare il quadro finito. Ad un certo punto le ho chiesto: “Sara, adesso che tu sai, dimmi la verità: è successo qualcosa tra voi, dopo che sono andata via ? “.. FINE
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