Mi bacia con dolcezza poi si fa passionale e con la voce roca che denota la sua eccitazione inizia il racconto mentre si accovaccia sul mio petto e serra le dita intorno al mio cazzo.
“La nostra passionalità mi ha fatto scoprire voglie strane che mai avrei pensato di provare. Durante i nostri rapporti abbiamo sempre parlato eccitandoci con le nostre fantasie e parla oggi, parla domani ho iniziato a immaginare come sarebbe stato un rapporto sessuale con un’altra donna. Camminando per strada mi sono trovata a guardare le altre con gli occhi di chi desidera, cercavo di immaginare come fosse la loro biancheria intima, come avessero i seni, il loro monte di Venere, se ricoperto di peli o nude come la mia. In alcuni casi mi eccitavo a vedere delle belle ragazze con dei pantaloni attillatissimi che nulla lasciavano all’immaginazione. Qualche mese fa ero uscita per fare degli acquisti e nel girovagare incontrai una ragazza molto bella che sembrava avesse i miei stessi gusti in fatto di moda, si fermava ad osservare le stesse vetrine che suscitavano il mio interesse.
Ci ritrovammo infatti ad entrare insieme in un negozio di calzature.
Chiesi un paio di scarpe al commesso che prontamente mi porse e la vidi seduta sul sedile di prova di fronte a me mentre provava lo stesso modello. Sorrisi della cosa e anche incuriosita dal tipo, mi trovai a guardarla con attenzione.
Aveva i capelli neri su un ovale perfetto, labbra carnose ed era vestita con una minigonna vertiginosa che mi permise, quando accavallò le sue lunghe gambe di vedere molto bene la sua figa carnosa poco nascosta da un tanga. La stavo guardando con desiderio quando incrociai il suo sguardo, mi parve che lei tenesse le gambe leggermente aperte, ebbi l’impressione che volesse farsi osservare.
Più volte i nostri sguardi si incontrarono, lei mi guardava con attenzione, cercai di non guardarla più, ma ero attratta da quella donna e non trovavo il coraggio di fare la sua conoscenza.
C’era magnetismo tra di noi e credo che anche lei ne fosse cosciente anche se appariva confusa come me.
Ci ritrovammo insieme alla cassa per pagare i nostri acquisti e mentre consegnavamo ognuna di noi la sua carta di credito, ci sfiorammo le nostre mani, ebbi un brivido al contatto, fu come una scossa.
Non so se la stessa cosa accadde anche a lei ma mi guardò a lungo, ebbi un brivido che mi percorse la schiena. Non capivo quella mia sensazione ma non mi dispiaceva, nelle miei mutandine sentivo un umidore, non avevo dubbio sul mio stato di eccitazione ma la cosa che mi pareva strana che era provocata da una donna, lei.
Guardai nella scollatura e vidi dei seni magnifici liberi sotto la camicetta, capii che anche lei era eccitata da come erano eretti i suoi capezzoli. ”
Fermai quella manina che aveva continuato la mia lenta masturbazione,
avevo paura di venire, il racconto mi eccitava da morire e avevo voglia di ascoltare fino alla fine, nel frattempo non volevo godere in quel modo.
La pregai di continuare e lei proseguì il racconto.
“La ragazza si chiamava Laura lo lessi sulla carta di credito, andò verso l’uscita e potei valutare meglio il suo fisico.
La minigonna che indossava era elasticizzata e mentre camminava ancheggiando con sensualità le guardai il culo, la gonna aderiva alle sue chiappe ben modellate che dovevano essere durissime a giudicare dai movimenti dei suoi muscoli, si infilava nella fessura nella quale già alloggiava il suo tanga.
Avrebbe fatto la felicità di molti maschietti ma in quel momento anche la mia.
Desiderai di infilarci la lingua facendola scorrere in quel paradiso.
Ero così presa dalla visione che non mi accorsi della buccia di banana sul mio cammino e caddi stupidamente emettendo un grido provocato dal dolore.
La ragazza venne in mio aiuto e ancor prima di aiutarmi ad alzare mi mise sulla sbucciatura al ginocchio il suo fazzoletto impregnato del suo profumo.
Per farlo si era chinata e standomi davanti mi mostrava le sue belle gambe, seguii tutta la lunghezza di quella scultura fino ad arrivare all’inforcatura delle cosce.
Laura si era accorta di quello che stavo facendo e mi provocò allargandole, mi trovai di fronte il minuscolo pezzetto di stoffa trasparente che poco lasciava all’immaginazione. La sua figa era carnosa e i peli ben curati, mi sembrò di scorgere una macchia sul tessuto intimo.
Il suo seno era visibile nella sua abbondanza e ebbi la voglia di infilare una mano nella sua scollatura e sfiorarne appena la pelle. Sentivo il suo profumo conturbante.
Segui il mio impulso e le sussurrai un “Grazie” nell’orecchio approfittando per darle un bacio sulla guancia molto vicino al lobo, sentii il suo brivido.
Aggrappandomi a lei mi sollevai e mentre la gente ci passava a fianco incuriosita facemmo le presentazioni:
“Laura, ora il minimo che io possa fare è invitarti a bere un aperitivo – ridendo aggiunsi- mi hai salvato la vita”
“Va bene Carla, accetto. ”
“Sei una osservatrice cosi attenta? ”
“Per il nome? Solo quando c’è qualcosa che mi interessa! ”
Ci avviammo allegramente verso il bar e ci sedemmo ad un tavolo appartato del giardino interno dove ordinammo gli aperitivi.
“Laura, non so come dirtelo ma io mi sento attratta da te e non so spiegarmi la cosa. Sono sposata, amo mio marito, sono sessualmente appagata e non ho mai provato finora attrazione verso le donne. ”
“Posso dire la stessa cosa, sono fidanzata con un bel ragazzo con cui ho un rapporto più che soddisfacente anche sessualmente parlando, non sono lesbica, ma sono ora molto confusa per quello che sto provando per te. ”
Continuando a parlare non ci siamo accorte di quanto fosse tardi, quando le proposi:
“Perché non pranziamo insieme? ”
“Perché no? Ho voglia di rimanere ancora con te, sai cosa facciamo Carla? Ordiniamo un piatto freddo qui e poi se ti fa piacere andiamo a rilassarci a casa mia qui vicino,
tanto Giorgio, il mio fidanzato non torna prima di sera. Ma tu come sei messa a tempo,
ti aspetta tuo marito a casa? ”
“No Stefano non pranza quasi mai a casa ora è in tribunale. Lo chiamerò al cellulare per avvisare che rimango con te. ”
Mangiammo velocemente e ci incamminammo verso il suo appartamentino grazioso e ben arredato. Laura dopo avermi messa a mio agio andò verso lo stereo che accese e mi versò da bere un amaro che sorseggiammo insieme sul divano.
“Carla, ti dispiace se faccio una doccia veloce? Ne ho bisogno con questo caldo, intanto ti rilassi e fai come se fosse la tua casa, io ti raggiungo subito dopo. ”
“Ma no! Se non ti dispiace ti faccio compagnia in bagno, così nel frattempo continuiamo a parlare. ”
“Mi fa piacere, andiamo. ”
La seguii in camera da letto dove c’era un letto rotondo con un tappeto colorato tutto intorno. Iniziò a spogliarsi togliendo la camicetta e ammirai i suoi splendidi seni leggermente scostati tra loro e con grossi capezzoli eretti. Si girò lentamente di spalle mentre toglieva anche la gonna e vidi finalmente dal vivo quel culo da favola ancora imprigionato dal tanga. Avevo voglia di gettarmi ai suoi piedi e leccare quelle chiappe,
infilare la lingua nel suo buco del culo ma non ne trovavo il coraggio nonostante il desiderio, vidi la sua immagine riflessa nello specchio davanti a lei che mi mostrava la fica. Con una lentezza esasperante si era tolto il tanga e ancora quel desiderio di leccare, stavolta la sua fica carnosa. Notai il suo liquido vischioso che colava tra le cosce, era eccitata come lo ero io.
Afferrò l’accappatoio e prendendomi per mano andammo in bagno dove per un attimo
Pensai che mi stesse per baciare ma c’era il desiderio e non il coraggio in ambedue.
Finalmente entrò nella doccia e con il getto d’acqua rivolto sulla testa era ancora più eccitante con tutti quei rivoli d’acqua che carezzavano la sua pelle.
“Carla mi passi il bagno schiuma dal mobiletto? ”
Glielo porsi e mentre lo prendeva mi guardò con desiderio di cose proibite.
“Vuoi fare anche tu la doccia? ”
“Insieme? ”
“Si Carla, insieme. ”
Mi spogliai freneticamente e la raggiunsi, sentivo il suo sguardo pieno di ammirazione e desiderio su di me. Quella situazione era di una libidine mai provata prima.
Non stavo più nella pelle di sentire il suo corpo contro il mio, insaponarci insieme per poi coronare quel sogno di poggiare le mie labbra sulle sue in un bacio pieno di lascivia.
Fu lei che si portò alle mie spalle e insaponandomi la schiena passò poi ai seni che sfiorò appena provocandomi un piacere incredibile, mi voltai e con i miei capezzoli toccai i suoi continuando quella danza oscena a cui non avrei rinunciato per nulla al mondo. Fu allora che passandomi le braccia intorno al collo mi baciò.
Le sue labbra morbide si aprirono insieme alle mie e la sua lingua fece capolino nella mia bocca, quando incontrò la mia fu una scarica elettrica a 20000 volts, venni mugugnando nella sua bocca.
Le sue mani non si fermavano un secondo al pari delle mie con la curiosità di scoprire tutte le parti dei nostri corpi.
Sentii durante l’orgasmo le sue dita dovunque, nella fica e nel mio culetto e parte del mio piacere venne leccato da lei mentre i suoi occhi erano puntati sui miei con tanta libidine. Non potendone più dal desiderio mi inginocchiai e guardando il suo dolce fiore di carne, avevo voglia di leccarla ma non riuscivo a farlo. Mi aiutò, spinse delicatamente la mia nuca verso l’oggetto del mio desiderio e cautamente prima, poi più decisamente
Mi dissetai a quella fonte di piacere, ma la feci voltare quasi subito, avevo troppa voglia di quel infilare la lingua nel suo culo. Dire che era un’anguilla in quel momento è dir poco, si dimenava come un ossessa per il piacere e dopo un po’ la sentii tremare e urlando venne nella mia bocca. Non posso dire come mi piacque so solamente che continuai a leccare e succhiare tutto il liquido che colava come una fontana.
Dovetti smettere perché a un certo punto ebbi paura che si sentisse male per come tremava e gridava. Quando smisi si accasciò vicino a me e rimanemmo per qualche minuto abbracciate mentre ci baciavamo con delicatezza sulle labbra.
“Carla, andiamo sul letto? ”
“Andiamo tesoro”
Fu un groviglio di membra, i nostri corpi non rimasero mai fermi, volli provare a fare il 69 e la sensazione che ne provai fu sconvolgente, ero posseduta e possedevo in quel momento, non era come con un uomo era qualcosa di delicato e torbido nel contempo.
Glie lo dissi. Per tutta risposta mi girò quasi di forza, ma non c’era violenza, era tutto così delicato, anche lei volle il mio culo, sentivo la sua lingua che forzava il mio buco.
Avrei voluto che in quel momento mi penetrasse, sentii il suo dito che scivolava all’interno e con l’altra mano mi accarezzava la schiena, provai un orgasmo da favola mentre lei infilava un altro dito nella mia fica, svenni per il piacere.
Quando mi ripresi ero tra le sue braccia, coccolata e mi stava coprendo di baci sulle labbra. Rimanemmo così non so per quanto tempo.
“Laura, mi hai sconvolto la vita. Mai avevo provato queste sensazioni, non starò diventando lesbica? ”
“Non credo. Devo confessarti che anch’io sono appagata e ancora più confusa di prima.
Non ho dubbi che il piacere provato è stato unico e mai avevo avuto sensazioni così forti ma proprio per questo se mi domandassi se ci rivedremo non avrei una risposta. ”
“Io non so se riuscirò a farne a meno di questo tipo di piacere, ma mi piace troppo il cazzo per poterci rinunciare, vorrà dire che potrò avere due modi di godere uno diverso dall’altro. Comunque non ti forzerei a rivedermi, è stato troppo bello con te per rovinare tutto con forzature. ”
“Forse hai ragione ma devo rifletterci. Anche per me è stato unico. Carla me lo lascerai il tuo numero di telefono? ”
Le scrissi il numero sul blocco vicino il telefono mentre stavo per andare via, quando mi girai me la trovai davanti e fu naturale baciarla di nuovo. Fu un bacio lunghissimo che ci lasciò senza fiato.
Arrivai a casa verso le 18 con addosso un senso di appagamento ma ancora eccitata per ciò che mi era capitato e i nuovi orizzonti che si aprivano. Mentre pensavo al momento in cui ti avrei raccontato tutto, mi eccitai e la mia fighetta ricominciò a colare di nuovo.
Nella mia mente c’era la voglia di farti impazzire nel nostro letto e mentre scopavamo ti avrei sconvolto confessandoti i fatti del pomeriggio.
Decisi di farmi una doccia e mi tolsi i vestiti rimanendo completamente nuda, ripensai nel frattempo al culo di Laura e alle sue dita nel mio, presa da un impulso irresistibile mi inginocchiai sul tappeto della nostra stanza e iniziai una masturbazione lenta e delicata che mi riportava ancora a quel pomeriggio. Sentii l’orgasmo che stava arrivando con violenza e tra un po’ mi avrebbe travolto.
Immaginai ancora la sua lingua su di me che lappava tutti gli umori che colavano in abbondanza e l’esplosione del mio piacere mi fece piegare su me stessa tenendomi la mano premuta sulla clitoride fin quando non scivolò per quanto ero spossata.
Immaginavo ancora la lingua di Laura che mi tormentava la conchiglia e il culo era una splendida sensazione, mi sembrava reale per quanto piacere stavo ancora provando, era così forte che mi stavo avviando verso un nuovo orgasmo, colavo umori come una fontana. Fu allora che mi accorsi della lingua che realmente mi lappava: era Wolf
Che forse attratto dai forti odori dei miei orgasmi aveva iniziato a leccarmi la bernarda.
Quello che provai in quel momento non so descriverlo, provai dapprima ad allontanarlo ma il piacere che mi stava procurando era troppo forte per rinunciarci, lo lasciai fare anche curiosa di dove andava a parare quella nuova situazione. Con la testa appoggiata sul tappeto e il bacino rivolto verso l’alto guardavo Wolf che mentre mi leccava aveva il suo membro completamente fuori dalla sua guaina pelosa e ne fui impressionata dalla dimensione nonostante l’abitudine alle tue, ma lui era un cane, il nostro cane che avrebbe dovuto difenderci non scopare la sua padrona.
Probabilmente l’assenza di femmine della sua razza l’avevano fatto confondere e il richiamo della natura a volte è irresistibile e in quel momento la sua natura aveva preso il sopravvento e stava riversando le attenzioni sessuali sulla sua padrona che in quel momento si sentiva una porca libidinosa ma nulla faceva per porre fine a quella cosa.
Il nostro cagnone smise di leccarmi e con un balzo mi saltò con le zampe anteriori sulla mia schiena e cominciò a muoversi cercando di infilare il suo strano uccello nella mia figa, ma dava colpi a vuoto, non riusciva ad introdursi.
Provai l’impulso di aiutarlo a trovare la mia fessura passando la mano sotto le mie gambe e impugnando il suo pene imboccarlo nella vagina.
Non riusciva nell’intento e forse innervosito strinse ancora di più le mie reni con le zampe provocandomi un po’ di dolore senza smettere un attimo di scopare a vuoto,
fu quel dolore che mi riportò alla realtà convincendomi a smettere quella eccitante depravazione, contro la sua volontà e non so se anche la mia lo allontanai. FINE
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