Verso la fine della scorsa estate, per un mesetto circa, vissi un’esperienza erotica alquanto singolare.
Tutto iniziò un mattino, di buon’ora, quando mi accinsi a spalancare la finestra della mia stanzetta, per procedere allo studio del latino il cui esame era previsto per fine settembre.
Notai per caso una giovane signora in mutandine e reggiseno (il tutto morbosamente nero) che, disposta dietro la vetrata del suo balcone, procedeva a un’accurato massaggio del proprio corpo, con dei batuffoli di cotone.
Evitai allora di aprire, per non farle intendere di essere osservata, e continuai in tutta tranquillità a godermi la scena da dietro le imposte.
Feci anche ricorso a un binocolo, che sembrava portarla quasi al mio cospetto.
Si trattava di una irreprensibile casalinga, sposata e da poco mamma, e la cosa mi eccitava particolarmente, perché la immaginavo reduce da qualche fantastica scopata col proprio marito, su quel letto dal quale si era appena alzata.
Particolarmente eccitante mi risultava il ripensare al suo pancione di qualche mese prima, opera inequivocabile del marito, arrapatissimo verso una mogliettina tanto deliziosa.
Ero sul punto di venire senza neppure essermi toccato, ma cercavo di resistere perché volevo godermi la scena fino all’ultimo.
Lo spettacolo, ghiotto e coinvolgente, fu messo in pericolo dall’esortazione di mia mamma che dalla cucina mi invitava per il caffelatte.
Ebbi fulmineamente l’idea di simulare un malessere che sconsigliava l’assunzione di qualsiasi sostanza, riuscendo così ad evitare la spiacevole interruzione.
Continuai a osservare il tutto fin quando la signora, dopo una ventina di minuti circa, chiuse accuratamente le imposte, avendo completato l’operazione.
Al culmine dell’eccitazione mi precipitai in bagno a masturbarmi.
L’indomani la situazione si ripresentò con le stesse, identiche modalità e ancora una volta, per potermi godere la scena fino in fondo, dovetti simulare la mia avversione per il caffelatte, inutilmente preparato da mia mamma.
E si ripetè ancora al terzo, quarto, quinto giorno e cosi via.
A questo punto mia mamma cominciò a preoccuparsi seriamente della mia “inappetenza” e, fra i tanti rimedi tentati, mi fece anche un clistere con una peretta di gomma.
Intanto la signora continuava con le sue invitanti esibizioni mattutine e io non avevo certo desistito dall’osservarla.
Mia mamma cominciò a insospettirsi anche perché il balconcino della cucina, nella quale lei armeggiava a quell’ora, offriva la stessa vista e avrà sicuramente notato qualcosa pure lei.
Sta di fatto che un bel mattino (erano quasi due settimane che la scena si ripeteva), si diresse verso la mia stanza, sorprendendomi in un atteggiamento inequivocabile: mi toccavo il membro eccitatissimo, in bella mostra fuori dal pigiama, mentre osservavo la bella signora con lo slippino un po’ scostato e le chiappe ben visibili.
Imbarazzatissima, fece precipitosamente marcia indietro senza dirmi nulla.
E mai più mi invitò per il caffelatte, nè mostrò di preoccuparsi per la mia salute.
Fui io, allora, a incuriosirmi del suo disinteresse, e uno di quei mattini, lasciando per un po’ “in asso” la signora, andai verso la cucina: la porta era chiusa, accostai l’occhio al buco della serratura e, a sorpresa, vidi mia mamma con la sottana sollevata all’altezza dei fianchi, le mutandine abbassate, intenta a sditalinarsi con incredibile foga.
Era venuta a capo di tutto e la eccitava pazzamente il sapere che stavo spiando la signora.
Dopo quella scoperta, divenne difficile, per me, decidere se spiare l’una o l’altra.
In fondo, alla signora mi ero un po’ assuefatto, mentre gli impulsi erotici di mia mamma erano una vera novità: mi eccitavo ancor di più! FINE
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