Era molto innamorato di Giusy

Era molto innamorato di Giusy. Era lei una ragazza di ventitré anni, dai lunghi capelli, color biondo scuro, di poche parole, apparentemente timida ma, in realtà, solo bloccata, inibita da una educazione bigotta e da un eterno, unico, fidanzato, prepotente, gelosissimo, asfissiante.

Arrossiva facilmente, teneva spesso gli occhi bassi. Lui la aveva scoperta sul suo lavoro e, poco a poco, tra loro era nato qualcosa che, all’improvviso, era esploso in un rapporto infuocato, senza respiro, in cui entrambi sfogavano le loro frustrazioni, gli istinti a lungo repressi.

Era lei, per lui irresistibile. Erano irresistibili i suoi occhi azzurri, i suoi sguardi sempre torbidi, stravolti, nei momenti in cui rimanevano soli e capiva che lui stava anche solo per toccarla. Era irresistibile il suo odore, erano irresistibili le sue mutandine che lui, ogni volta, trovava già bagnate, era irresistibile la sua carnosissima e sempre fradicia vulva, erano irresistibili i suoi candidi, piccoli seni, erano irresistibili le sue labbra carnose, erano irresistibili le sue tonde, piene, sode natiche, era irresistibile l’oscuro, appena celato da un ciuffetto di peluzzi del colore dei suoi capelli, suo cerchietto posteriore che più volte gli aveva donato con immenso, reciproco piacere.

Da qualche settimana, però, lei non era più la stessa. Era diventata nervosa, scorbutica, poco disponibile ai loro infuocati incontri.

Lui ne soffriva e, senza volerlo, all’improvviso, cominciava a soffrire e, suo malgrado, ad eccitarsi per strane fantasie e sogni, sempre più ricorrenti, in cui lei, con la carica che lui ben ricordava, faceva l’amore con altri uomini, non più con lui, e, in particolare con quello straniero suo coetaneo che, da qualche mese, gironzolava e stazionava a lungo nell’ufficio in cui lei lavorava.

L’idea di altri uomini che possedevano la sua amata, penetrandola attraverso quei dolcissimi buchi che considerava suo terreno esclusivo, era per lui insopportabile e, al contempo, fonte di eccitazione fortissima.

Così quel pomeriggio, nel sentirla al telefono, strana, come timorosa, reticente, aveva avvertito un colpo al cuore ed aveva deciso che era giunta l’ora di scoprire se lo tradiva, come ormai, purtroppo, sospettava da tempo.

Fattasi sera andò, perciò, ad appostarsi, nascondendosi appena fuori l’ufficio, per vedere se sarebbe uscita con lo straniero e scoprire cosa avrebbe fatto.

Alle 18 precise vide, così, Giusy uscire dall’ufficio e salire in macchina con lo straniero: indossava quella minigonna bianca e nera di maglia, molto corta, con la quale, ultimamente, più volte era venuta in ufficio; ed una volta, ricordava bene, gli sguardi suoi e dello straniero si erano incontrati sul sedere di lei fasciato dalla morbida, attillata gonna.

Era lei, infatti, molto eccitante con quella minigonna che fasciava i fianchi come un guanto, facendo risaltare prepotentemente la pienezza e conturbante rotondità delle sue sfere posteriori e le rigogliose gambe normalmente coperte dai pantaloni che lei, per lo più, indossava.

La macchina di Giusy si avviò, seguita nel buio, prudentemente a distanza, da lui che badava a non farsi scoprire.

Dopo aver percorso un tratto della solita strada, la vide girare, di colpo, verso una zona buia, non frequentata, che conoscevano bene entrambi per esserci stati insieme più volte; lentissimamente, a fari spenti, continuò a seguirla finchè vide la macchina fermarsi nel punto più buio ed appartato della zona.

Lui allora parcheggiò la macchina poco distante, scese rapidamente e raggiunse a piedi un punto da dove, ben nascosto da un cespuglio e grazie al lieve chiarore lunare, riusciva a vedere benissimo quanto accadeva nella macchina della donna, scorgendo persino l’espressione dei volti.

Vide così Giusy che, dopo aver ben guardato tutt’intorno, si volgeva verso l’uomo mostrando uno sguardo molto turbato: sembrava timorosa anche se visibilmente sconvolta dalla eccitazione, come più volte lui stesso la aveva vista nei loro, caldissimi, precedenti incontri. Lo straniero, visibilmente impaziente ed eccitato anche lui da quello che, forse, era il loro primo incontro intimo, dopo essersi guardato intorno, fu subito sopra lei, le rovesciò la testa all’indietro e le sprofondò la lingua tra le labbra, baciandola a lungo con furore mentre, infilatole la mano sotto la maglietta e scopertole i candidi, deliziosi seni, glieli accarezzava fremente.

Passato qualche minuto l’uomo, dopo aver reclinato frettolosamente entrambi i sedili, cominciò a baciarle, a leccarle a succhiarle avidamente i morbidi, candidi seni, mentre le infilava la mano tra le cosce cercando di raggiungere, fremente, le labbra della vagina; lei allora si sollevò, abbassò i collant e le mutandine e, fissandolo con sguardo pieno di sconvolgente eccitazione, allargò le gambe il più possibile offrendogli la carnosa fichetta grondante liquidi copiosi che avevano già imbrattato tutte le mutandine.

Lo straniero le introdusse il dito medio della mano destra tra le carnose labbra della vagina e cominciò a penetrarla con quello, godendo dei fremiti e della copiosa umidità della caldissima fica della donna che ora cominciava ad agitarsi visibilmente; dopo un po’ si fermò, si sollevò e in tutta fretta tirò giù pantaloni e slip, scoprendo, proprio sotto gli stravolti occhi di lei, un membro rigidissimo, piuttosto grosso ma, soprattutto, assai lungo, ben oltre i 20 centimetri, e vistosamente nodoso.

L’uomo, rimanendo inginocchiato sul sedile davanti a lei seduta, le prese la testa tra le mani e la diresse verso il ritto membro cominciando a strusciarglielo sulle guance, sugli occhi e puntandone, infine, la grossa testa tra le carnose labbra che Giusy aveva già inumidito con la lingua; continuando a fissarlo con il suo sconvolgente sguardo, la donna poggiò le labbra sulla testa del membro ritto davanti al suo viso e cominciò a leccarne avidamente la punta, asportandone i liquidi prodotti dalla eccitazione dell’uomo; poi, spostandosi lentamente in avanti, spinse indietro il prepuzio con la stretta delle sole sue labbra, scoprendo voluttuosamente il glande che fece scorrere sopra la lingua mentre accoglieva il membro in bocca.

L’uomo tradito, da fuori, vide così Giusy che – dopo aver inghiottito, con evidente voluttà, il lungo membro, per intero, cacciandoselo fino in gola, quasi a strozzarsi – poste le mani sulle natiche dell’uomo, cominciava a percorrerne con le labbra il lungo, curvo corpo del cazzo, facendolo entrare ed uscire con frequenti affondi dalla sua bocca sensuale e massaggiandolo ed umettandolo, con passione, con le labbra ed il lavoro fremente della lingua.

Durò a lungo il lubrico gioco della bocca della donna che, mentre inghiottiva e succhiava il cazzo, continuava a fissare con occhi sconvolti l’uomo che continuava a tenerle la testa fra le mani, penetrandola tra le labbra come in vagina e gemendo di piacere nel sentire la carezza di quella bocca sensuale e nel guardare quegli occhi sconvolti, eccitati, eccitanti.

Finalmente l’uomo estrasse, con voluttuosa lentezza, il membro dalla bocca di Giusy, la fece distendere sotto di lui, le aprì le cosce con le sue mani e, nell’adagiarsi tutto su di lei, reggendo il membro con la destra, glielo introdusse con decisione nella viscida vagina, di colpo, facendola sussultare; il cazzo affondò per intero dentro lei, riempiendola tutta, fino a toccare l’imboccatura dell’utero; subito l’uomo cominciò a stantuffarla furiosamente, con colpi potenti che la sollevavano, ad ogni affondo, dal sedile facendola gemere, quasi rantolare, vistosamente per il piacere e la eccitazione di quella selvaggia penetrazione.

Dopo qualche minuto Giusy, pur visibilmente ansimante, temendo un troppo rapido epilogo, cercò di allontanarlo: “aspetta” disse “voglio essere posseduta da te come mai da nessun altro; voglio sentirti mio signore e padrone”.

Così dicendo lo fece sollevare e continuando a fissarlo con il suo sconvolgente sguardo gli voltò le spalle e si mise in ginocchio sul sedile, poi, lentamente, abbassò la testa fino a poggiarla sullo schienale posteriore, mantenendo i fianchi ben sollevati ed arcuati all’indietro, appena coperti dal corto lembo della gonna di maglia ed offerti proprio all’altezza del membro dell’uomo che, ben ritto dietro di lei, sembrava un lungo, curvo pugnale.

Il respiro dei due uomini, il fortunato che la stava furiosamente possedendo ed il tradito che assisteva impotente, come paralizzato, si mozzò nel vedere le mani di Giusy che, silenziosa, il corpo e le mani percorse da vistoso tremore, abbassati ancor più, con cura e come studiata lentezza, collant e mutandine fino alle ginocchia, sollevavano il più possibile il corto lembo della gonna, scoprendo prima le deliziose, piene terga e poi quasi tutta la schiena.

Apparve, al chiarore incerto della luna, il candore delle natiche nude, morbide, sensuali, appena dischiuse di Giusy, di quella Giusy la cui pelle il tradito rimpiangeva amaramente e di cui ora immaginava di sentire lo sconvolgente odore.

Appena fu tutta scoperta, lei pose le sue mani sui fianchi, mentre il tradito, fuori, si spostava lateralmente per guardarla meglio da dietro, e le adagiò sulle sue sfere posteriori, poggiando delicatamente le dita sui bordi delle natiche, di quelle natiche adorate dall’uomo che da fuori guardava, di quelle natiche piene, rotonde, sensualissime che lui aveva aperto tante volte, baciato, accarezzato, penetrato lungamente con passione e che lei, mentendo spudoratamente, aveva appena detto essere inviolate a colui cui, ora, le offriva con assatanata voglia.

Come condotta da una volontà a lei estranea, le mutandine abbassate fino ai ginocchi, la carnosa fica – ormai fradicia dei suoi liquidi – tutta scoperta, il volto sconvolto dalla eccitazione, Giusy apriva così, pian piano, con le sue stesse mani, le sue natiche a quell’uomo e scopriva, lì in fondo, il suo scuro, tondo, dolcissimo, segreto buco, quel piccolo, irresistibile buco circondato da un ciuffetto di bruni, ribelli peluzzi che il tradito – che, stravolto, continuava a guardare da fuori – ben conosceva.

Quando fu tutta scoperta e così totalmente offerta alla durezza del grosso cazzone che incombeva appena dietro lei, Giusy – ormai decisa a dare il culo a quell’uomo ed a compiere da sè tutti i necessari preliminari (questo sì, per la prima volta) ed a compierli con voluttuosa lentezza, pregustando il momento in cui, dopo tanto tempo, avrebbe sentito dentro di sè il bastone di un uomo che desiderava – portò la mano destra alla bocca mettendo sulle dita un bel po’ di saliva, poi la riportò dietro e, aprendo nuovamente le natiche con l’altra mano, la sparse con le dita dentro e intorno il suo buco posteriore.

Ripetè più volte l’operazione, sotto lo sguardo eccitato dello straniero, poi, quando ritenne di aver lubrificato per bene tutto il suo orifizio, si voltò verso di lui e sussurrò, ansimando vistosamente: “sono pronta, entrami dietro, tutto! ”

Così dicendo, si dispose per consentire a lui di incularla nel modo più agevole: abbassò la testa, inarcò all’indietro il più possibile i fianchi e – continuando a tremare tutta, sconvolta da timorosa eccitazione per la dura, imminente penetrazione che la sua mente e il suo corpo bramavano urlanti – spalancò le natiche, ancora una volta con le sue stesse mani, aprendole il più possibile ed offrendo, tutto scoperto e reso morbido e lucido dai liquidi abbondantemente cosparsi, il proprio scuro, dolcissimo, irresistibile buco.

“Prendimi! vienimi dentro, entra nel mio culo fino in fondo, amore mio! non l’ho mai dato a nessuno, è tuo, solo tuo! ” sussurrava Giusy, con un filo di voce rotta dalla eccitazione, mentre continuava a dilatare il più possibile il proprio orifizio posteriore e lo offriva ansiosa al suo nuovo uomo; non sapeva che lo stava facendo proprio davanti agli occhi dell’altro uomo che tanto la aveva amata, di quell’uomo che, per primo, le aveva aperto, con immenso amore e dolcezza, quella segreta porta; quell’uomo che lei stessa aveva altrettanto amato ed al quale aveva giurato che mai più avrebbe consentito ad alcuno di possederla così.

Lo straniero – tremante per la emozione, per la inattesa, incondizionata possibilità offertagli di possedere quella donna tanto desiderata, di possederla, per giunta, penetrandola attraverso il suo culo stupendo, e ciò già da quello che era soltanto il loro primo incontro intimo – le poggiò la mano sinistra sulla schiena facendola inarcare ancor più, poi impugnò l’enorme membro con la destra e ne poggiò delicatamente la grossa testa sul buco, rabbrividendo di piacere nel sentirne sul pene gli umidi, caldi, vibranti bordi e cominciando a percorrerne con la punta i contorni per apprendere i liquidi copiosamente cosparsi tutto intorno.

Quando sentì che il membro era ben bagnato e reso viscido dalla saliva e dai liquidi vaginali di Giusy, glielo puntò perfettamente sul centro del buco e, dopo una brevissima pausa, cominciò a spingere progressivamente, con lievi movimenti circolari intorno allo scuro abisso centrale, per dilatarlo e farsi condurre così, con immenso piacere, dentro il corpo di quella donna dolcissima, dal volto così pulito ma dai fianchi e dagli sguardi, quasi per contrasto, torbidamente sensuali.

Dopo qualche secondo di tali movimenti – che sconvolgevano Giusy di ancora crescente eccitazione e che, resa impaziente dalla ormai inarrestabile voglia di essere posseduta nel modo più duro, ansimava e, a tratti, sussurrava, con un filo di voce, “dai! dai ! si, si, ci sei! spingi lì, spingi lì” – l’uomo inarcò la schiena all’indietro dopo aver fermato la punta del membro proprio sul centro del buco e, contraendo i muscoli delle reni, spinse poderosamente: l’altro, da fuori, vide così, con devastante chiarezza, il cazzo di Alessio che, ben guidato dalla mano di lui, penetrava – finalmente, sconvolgentemente, con lenta ma decisa progressione – dentro il culo di Giusy mentre lei, con voce rotta, sussurrava “dai! dai! entrami, entrami ! inculami amore, si, si, inculami Alessio! ” e, al contempo, gemeva di doloroso piacere.

Nel sentire il proprio sfintere che, sotto la prepotente spinta della dura, grossa testa del membro si allargava in modo prima eccitante, poi doloroso e, infine, quasi insostenibile, schiudendo quella stretta porta alla completa penetrazione del grosso, lungo corpo della serpe del maschio, Giusy strabuzzò gli occhi, quasi le fuoriuscissero dalle orbite; temette, per qualche attimo, di non riuscire ad accogliere in culo quel membro così grosso: gridò, sentendosi quasi squarciare e riempire in modo insostenibile ma, ormai irrimediabilmente decisa a farsi totalmente inculare da quell’uomo, non si ritrasse e continuò a mantenere le natiche spalancate il più possibile, con le mani e con la pazza forza della eccitazione.

Alessio – pur tremendamente eccitato dalla situazione, dal fatto che stava per possedere, già dal loro primo incontro intimo, quella donna tanto desiderabile ed a lungo desiderata senza speranza, che stava per possederla in modo così torbido e proibito, pur ansioso di affondarle subito tutto il membro ben dentro le calde viscere – preoccupato dal suo grido e dal suo tremore smise di spingere assaporando, comunque, la fremente stretta dei muscoli del buco del rovente culo di Giusy; dopo qualche secondo, appena capì che lei, rilassato l’anello del proprio orifizio, era ormai pronta ad essere totalmente penetrata, pressò nuovamente con forza con la sinistra sulla schiena, sibilò “Giusy, Giusy, ci sono, ti sto inculando, fino in fondo! ” e, afferratola con la destra sul fianco mentre lei, tutta aperta, spingeva indietro, si inarcò per affondare il colpo decisivo.

Il tradito, da fuori, trafitto dalla gelosia ma, suo malgrado, assurdamente eccitato, assisteva immoto a ciò che in tanti, tremendi sogni e fantasie erotiche aveva paventato: vide così l’enorme cazzo di Alessio che – facilitato dalla copiosa lubrificazione e dalla dilatazione indotta da Giusy stessa che, pur gemendo di eccitato dolore, continuava a mantenersi tutta aperta – vide quell’odioso cazzo che, malgrado le imponenti dimensioni, di certo sproporzionate rispetto alla grandezza del tondo, dolcissimo buco di lei, affondava progressivamente ed inesorabilmente, millimetro dopo millimetro, per tutta la sua prepotente ed arcuata lunghezza, dentro quella che tante volte aveva considerato casa sua, dentro le dolci, calde viscere della sua amata Giusy, di quella Giusy, ormai rantolante, costretta, in quella assurda posizione, dalla sua stessa volontà, dalla sua volontà di sottomissione incondizionata, irrazionale alla potenza del suo nuovo amore.

Dopo alcuni, lunghissimi secondi di tremendamente eccitante scivolamento, doloroso per lo squarciato sfintere della donna e per il cuore dell’uomo che, da fuori, continuava a guardare, il cazzo sprofondò per intero dentro il culo di Giusy.

Sparì alla vista il grosso corpo del membro, mentre il ventre di Alessio si adagiava sul fondo delle natiche di Giusy e le palle strusciavano sulla grondante fica di lei che, sentendolo, infine, tutto dentro, volle, malgrado il dolore, catturarlo, sentirlo tutto suo, stringendo, con tutta la forza che le rimaneva, i muscoli del dilatato anello tutto intorno alla radice del desiderato, durissimo membro dell’uomo.

Alessio, tutto piegato su di lei, sentì di averla penetrata fino in fondo, la sentì così finalmente, pur tremante, immensamente morbida e soggetta, senza volontà alcuna di opposizione, al suo potere; assaporò, a lungo, il calore e la stretta vibrante del canale di Giusy su tutto il corpo del membro che la riempiva insostenibilmente; poi si sollevò, la prese per i fianchi e, dopo qualche breve attimo di sosta, cominciò prima piano, poi con crescente, fremente frequenza, a stantuffarla con palpitante violenza, visibilmente ancor più eccitato dai continui gemiti, lamenti, sospiri che lei continuava ad emettere ad ogni movimento del cazzo, implorandolo comunque di non uscire, di non fermarsi, di continuare, anzi, con sempre maggiore potenza.

L’altro, da fuori, vedeva così la curva eccitante delle natiche di Giusy totalmente aperte, vedeva il cazzo dell’uomo che assaporava voluttuosamente lo stretto buco ed il caldo, tremante canale del culo di Giusy, vedeva il grosso, lungo cazzo entrare ed uscire, alternativamente, con fremente passione e crescente frequenza, riempiendole tutto il retto ed allargandone tremendamente il buco.

Durò un tempo che sembrò lunghissimo quella tremenda, straordinariamente eccitante, torbida penetrazione e possessione da parte di quel cazzo che si introduceva scorrendo, con sempre maggiore facilità, dentro l’esausto, tenerissimo buco posteriore di quella dolcissima, libidinosa donna, per uscirne subito dopo quasi totalmente, saggiandone, per tutta la lunghezza, la calda stretta e con la sadica, imperiosa voglia di affondarvi di nuovo, totalmente, con la massima forza, per il gusto sadico di fare sentire alla donna, sulle sensibilissime pareti del suo stretto orifizio, ogni asperità della superficie del nodoso membro ed infliggerle vibrazioni potentissime dirette alle più intime profondità del suo essere.

Il prepotente cazzone di Alessio, nuovo signore e padrone del dolcissimo, grande, bellissimo culo di Giusy sembrava mai stanco di porre fine alla tremenda penetrazione ma, ad un tratto, si fermò, il corpo della lunga serpe quasi tutto fuori, solo la grossa testa trattenuta ben stretta dai muscoli dello sfintere di Giusy.

Sentendo con la sconvolgente sensibilità del suo esausto orifizio posteriore una vibrazione nuova e travolgente indotta da chi la stava penetrando, Giusy strinse con forza il suo anello e gridò il nome del suo uomo con quanto fiato le rimaneva in corpo, posseduta da un orgasmo incontenibile mentre veniva finalmente percossa dai potenti sussulti del cazzo che, con fiotti copiosi, le inondavano il retto riempiendola del caldo, viscido sperma dell’uomo che, godendo degli sconvolti sussulti di lei, gridò stringendo furiosamente tra le mani i dolcissimi, generosi fianchi della donna.

Alessio si abbattè su di lei con tutto il suo peso schiacciandola sul sedile; affondò di nuovo il cazzo, per intero, nel culo di Giusy e vi rimase dentro finchè l’ultima goccia di sperma non fu versata dentro lei ed il membro non si afflosciò definitivamente.

Si sollevò quindi e stava per estrarlo ma lei, voltandosi, gli disse di star fermo “è dolce” disse “sentirti ora così molle ed indifeso, è dolce stringerti ora con quell’anello che fino a pochi momenti fa hai massacrato senza pietà; aspetta, vedrai che ora saprò muovere il mio buco così bene da fartelo ridiventare duro e consentirti così di percuotermi e possedermi nuovamente con altrettanta durezza e voglia.

Mentre lei parlava così, gli occhi di lui, però, improvvisamente, incrociarono gli sconvolti occhi del tradito che, da fuori, aveva assistito alla tremenda violazione, da parte di quell’estraneo, del culo della propria amatissima donna.

Lo straniero non si scompose. Estrasse lentamente, come un automa, il membro dal culo di Giusy e si adagiò sull’altro sedile. Poi, con tono di voce gelido, disse “ti aspettavo, anzi aspettavo uno dei due, il marito o l’amante; a questa bella troietta non basta uno solo; vieni, prendila tu ora, come tante altre volte! “.

Alessio, così dicendo, si spostò sul sedile posteriore mentre Giusy, ora piena di vergogna, cominciava a tremare tutta ed a respirare affannosamente, tentando frettolosameamente di coprirsi e togliersi dalla posizione in cui si era posta per farsi penetrare.

Il tradito entrò nella macchina e la abbracciò teneramente dicendole, tra le lacrime, “qualunque cosa tu abbia fatto, io ti amo comunque” e le accarezzava il viso e i capelli con immensa dolcezza; dopo un po’ il respiro di lei diventò meno affannoso e si baciarono lungamente, poi lei disse “voglio essere anche tua, di nuovo, vi amo entrambi, fate di me quel che volete”; così dicendo si dispose come prima, la testa in giù, i fianchi tutti inarcati indietro e risollevò il lembo della gonna scoprendo il buco posteriore ancora tutto umido e dilatato dalla penetrazione poco prima subita.

Mentre Alessio si sedeva sul sedile posteriore, all’altezza della testa di Giusy, il tradito si denudò dalla cintola in giù ed estrasse il suo membro puntandolo sul buco di Giusy che, poste di nuovo le mani sui bordi delle natiche, le riaprì con dolcezza e tremante decisione.

L’uomo si sollevò e le introdusse dolcemente il membro nella grondante vagina stantuffandola per un po’ fino a quando il membro non fu bene umettato poi lo estrasse e lo puntò decisamente sul centro del buco posteriore di Giusy mentre con la destra la prendeva dolcemente per i capelli e le dirigeva la testa sul membro di Alessio seduto davanti a lei.

Le labbra della donna si dischiusero per inghiottire il membro di Alessio mentre il cazzo del tradito spingendo con decisione sul centro del buco affondava con dolce progressione dentro l’ormai bene aperto culo di Giusy, che emise un profondo sospiro ed un flebile gemito quando sentì che il cazzo del tradito era sprofondato per intero dentro di lei; ne stringeva così la radice con la poca forza rimastale sull’esausto sfintere mentre la punta del membro dell’altro la penetrava fino in gola togliendole quasi il respiro.

Il tradito cominciò così a stantuffarla con frenetica passione godendo finalmente, di nuovo, del caldo abbraccio dell’amatissimo culo di Giusy il cui canale, dopo averlo percorso a lungo come un pistone impazzito, inondò con copiosi fiotti di sperma fremente che lei accolse come benefica rugiada.

Continuarono così a lungo, dentro quell’auto, a godere di lei, del suo corpo dolcissimo, dei suoi sguardi appassionati, entrambi instancabili; si alternarono su di lei penetrandola ora dolcemente in vagina, ora inculandola con durezza, ora introducendole i cazzi tra le labbra, in bocca fino in gola facendola godere più volte finchè non esplosero entrambi riempiendola ovunque del loro sperma. FINE

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