Vacanza in Thailandia

L’isola a largo della Thailandia che Alessia si era scelta per la sua breve e solitaria vacanza si era rivelata all’altezza del poster appeso nell’agenzia di viaggi: c’ erano davvero la sabbia bianca sulle spiagge, i tramonti arancioni in tinte pastello e i paesaggi da fiaba; così belli da togliere il fiato. A ventitrè anni, la brava studentessa in giurisprudenza, voleva starsene un po’ da sola. Desiderava rovesciare almeno per qualche giorno quella campana di vetro da “ragazza ricca e viziata”, che l’aveva protetta sin lì e di cui ultimamente si sentiva un po’ prigioniera. Desiderava una pausa dai suoi impegni universitari, dal suo lavoro part-time nello studio legale del papà, e dalle noiose feste tutte uguali nelle ville in collina, il sabato sera in città. I suoi genitori avevano storto un po’ il naso all’idea della sua partenza; erano molto protettivi nei suoi confronti, e li preoccupava il saperla da sola in un paese così lontano. Lei però non si era scoraggiata; aveva preso la sua carta di credito, infilato poche cose nello zainetto ed era partita. Alessia aveva trascorso i primi due giorni di vacanza, bighellonando su e giù tra la spiaggia ed il villaggio, oppure, semplicemente, era rimasta distesa a prendere il sole, cosa, questa, che faceva con una punta di malizia: il suo corpo era bello ed armonioso e le piaceva mostrarlo, era alta un metro e settantacinque centimetri, aveva i capelli biondi e lisci, raccolti in una breve coda dietro la nuca. Il suo viso delicato e sorridente le conferiva un’aria sbarazzina, da eterna adolescente. I suoi seni non erano grandi però erano sodi, il ventre piatto, le gambe snelle, tornite, e perfettamente depilate. Il suo sedere era tondo, alto e provocante, perfettamente diviso in due dal solco scuro che lo attraversava in maniera molto sensuale. Alessia era consapevole della propria bellezza, curava il suo corpo con dedizione; teneva le ascelle sempre ben depilate e nuotava nella piscina di un circolo privato vicino casa, tre volte la settimana. Insomma, stava benissimo quando indossava il suo costume nuovo a due pezzi (aveva depilato al punto giusto la propria micetta in modo da poter indossare perfettamente il ridottissimo slip nero), ed ora che la sua pelle era anche dorata dai raggi dal sole, era davvero deliziosa, e non le dispiaceva di certo il farsi ammirare da tutti quei turisti sconosciuti che le passavano accanto quando se ne stava distesa in riva al mare. La prima volta che Alessia aveva fatto l’amore aveva diciannove anni, e in vita sua aveva avuto solo due ragazzi, (entrambi ricchi e noiosi), che non avevano acceso granchè il fuoco della passione. Nel suo oziare su e giù per il villaggio vacanze, si era imbattuta più volte in una ragazza giovane e molto carina, che lavorava lì. L’aveva osservata a lungo: i capelli lisci e neri le ricadevano morbidamente sulle spalle rotonde, il suo corpo era minuto ed atletico, molto simile a quello delle giovani ginnaste; con braccia e gambe sottili ma lunghe e robuste. Gli occhi neri e profondi, le conferivano un’espressione dolce ma al tempo stesso volitiva. Davvero intrigante. Alessia, incuriosita, avrebbe voluto rivolgerle la parola, farci amicizia, ma, per timidezza, alla fine, aveva sempre rinunciato. Il terzo giorno, di pomeriggio, la studentessa, invece di scendere in spiaggia, era rimasta nel suo bungalow. Languidamente sdraiata sul letto indossava solo le mutandine ed una canottiera, senza reggiseno. Guardava attraverso i vetri della finestra ed osservava il cielo che era di un magnifico blu. Le foglie della palma in giardino si muovevano, dolcemente sospinte qua e là dalla docile brezza proveniente dal mare. Alessia si lasciò andare. Quell’incanto la trascinò come un’onda nel mare delle sue fantasie più segrete; infilò la mano destra sotto la canottiera e cominciò a carezzarsi i seni, poi chiuse gli occhi e fece scivolare la mano sinistra fin sotto le mutandine: ne indossava un paio bianche, di cotone. Tirò leggermente a se le gambe e prese e gemere dolcemente, mordendosi piano piano le labbra, mentre mille immagini a luci rosse le attraversavano la mente. Ad un certo punto però, sentì bussare alla porta. Si fermò. Si destò dal letto col viso tutto rosso per la vergogna. Aveva ricevuto un’educazione molto rigida e si sentiva sempre in colpa quando faceva pensieri proibiti.

“Un momento perfavore: arrivo! ” disse. Non badò al fatto che la canottiera era corta e lasciava scoperte le mutandine, camminò a grandi passi attraversando la stanza, a piedi nudi, ed aprì. Le apparve davanti proprio la ragazza che l’aveva così incuriosita. Sorrideva, indossava una maglietta polo blu, calzoncini chiari, scarpe da tennis senza calzini e stringeva in mano una busta da lettere. Vista così, da vicino, era ancora più bella.

“Ciao, ecco l’invito alla festa danzante sulla spiaggia, per questa sera. ” disse.

“Grazie molte” rispose Alessia, afferrando la busta,

“Conosci l’italiano? ” domandò visto che finalmente aveva una scusa per parlarle.

“Un pochino” sorrise la ragazza.

“Qui vengono molti italiani in vacanza. ”

“Come ti chiami? ”

“Kyoren” rispose la thailandese, mostrando un bellissimo sorriso.

“Io mi chiamo Alessia. Tu quanti anni hai? Sembri molto giovane. ”

“Diciannove. ” Fu la risposta. Alessia rimase incantata davanti all’esotica bellezza di quella fanciulla. Se ne sentiva misteriosamente attratta.

“Vuoi entrare? ” domandò.

“Grazie, ne sono felice” La giovane entrò, Alessia richiuse la porta e posò l’invito sul tavolino.

“Cosa stavi facendo? ” domandò maliziosa Kyoren, guardando le lenzuola sfatte ed i cuscini sparigliati.

“Niente di speciale, stavo solo riposando” mentì Alessia, arrossendo di nuovo. Kyoren le guardò le mutandine, poi si avvicinò, sorrise con l’innocenza di una bambina, e la baciòsulle labbra. Alessia era tutta eccitata.

“Che fai? ! ”

“Ti è piaciuto? ” le chiese Kyoren, scostandosi appena. Alessia sentì le farfalline che le correvano su e giù per lo stomaco.

“Non so, penso di sì…” ammise.

“Io so cosa piace alle ragazze bianche…” disse Kyoren, e senza esitare insinuò una mano sotto la canottiera della studentessa, scese giù per il suo ventre piatto, fino all’elastico delle mutandine.

“Apetta! Aspetta un istante! ” protestò Alessia, senza però muovere un dito per fermare quell’intrusione così sfacciata. La giovane thailandese non si fermò; spinse le sue agili dita dentro le mutandine, fino a che trovò il tesoro che stava cercando: il boschetto di peli biondi.

“Sei tutta bagnata” disse ridendo Kyoren, continuando a muovere audacemente le sue dita. Poi baciò Alessia con la lingua. Le due ragazze si baciarono a lungo, mentre Kyoren teneva ancora la mano infilata nel boschetto di Alessia.

“Facciamo l’amore” Sussurrò poi la giovane thai. Alessia si sentiva come travolta da un ciclone. Stava morendo di vergogna. Era stata appena ispezionata nella sua intimità da una perfetta sconosciuta, molto più giovane di lei, e per giunta non era mai stata con una ragazza prima di allora, anche se ci aveva fantasticato su parecchie volte. Però era anche curiosa da morire. La giovane thailandese ritirò la mano e annusò le proprie dita.

“Mi piace il tuo profumo” commentò godendosi l’immenso imbarazzo stampato sul volto della ragazza europea.

“Non vedo l’ora di vederti tutta nuda” sorrise Kyoren.

“Io, non so…non l’ho mai fatto prima con una ragazza. ” Kyoren rise divertita dal candore di Alessia.

“Ti piacerà, vedrai. ” La rassicurò. Alessia esitò ancora per un istante, poi lasciò cadere le sue difese.

“Che devo fare? ” domandò.

“Sdraiati sul letto a pancia sotto” disse la giovane thai. Alessia si sdraiò sulle lenzuola. Kyoren scomparve, poi tornò con una borsa sportiva.

“Questo è il mio bungalow preferito” disse “e quando non è occupato vengo a farci l’amore con le ragazze, così lascio sempre le cose che mi servono nel ripostiglio” spiegò. Alessia trepidava, li sul letto.

“Per prima cosa ti punirò” annunciò Kyoren con un sorriso impertinente.

“Per cosa? ” chiese Alessia.

“Ti punirò perché ti stavi masturbando prima che io entrassi, ne sono sicura” Alessia si vide scoperta, quella giovane ninfa pareva conoscerla da un secolo.

“Mi sbaglio? ” chiese Kyoren.

“No, hai ragione” ammise la biondina, tutta imbarazzata. Kyoren afferrò una bacchetta di legno dalla borsa. La bacchetta era lunga circa quaranta centimetri, era flessibile, e sottile.

“No, aspetta, non voglio! ” protestò Alessia.

“Se davvero non vuoi, puoi dirlo e io andrò via, ma in quel caso non mi rivedrai mai più” disse la giovane thai

“invece se vuoi, faremo come dico io, ma in quel caso, dovrai ubbedirmi senza discutere” Alessia era confusa, le sembrava un’idea del tutto folle; quella piccola thailandese, dopo averla sorpresa mentre si masturbava, l’avrebbe frustata con una bacchetta! Che pazzia! Ma che eccitazione! Era una cosa che certamente non avrebbe potuto raccontare al suo ritorno in Italia, ma sarebbe stato anche un incredibile segreto da tenere tutto per se. Una cosa cui ripensare nei lunghi inverni grigi trascorsi in città. Inoltre, era o non era la sua vacanza?

“Allora? ” domandò Kyoren.

“Cosa decidi? ” Alessia, travolta dai sensi, accettò.

“Va bene, puniscimi pure” disse. Kyoren sorrise tutta soddisfatta e si avvicinò al letto, poi con un gesto rapido le tirò su la canottiera scoprendole una porzione di schiena, quindi le abbassò le mutandine a metà delle cosce.

“Oh, no, non nuda! Mi vergogno! ” esclamò la giovane europea.

“Invece si, riceverai la tua punizione sul culo nudo” sorrise Kyoren. Alessia arrossì fino alla punta delle orecchie.

“Ti prego, fammi tenere le mutandine! ”

“No, e smettila di lamentarti, riceverai trenta colpi con la bacchetta sul culo, così imparerai a godere da sola! ”

“Che vergogna! ” Alessia ebbe voglia di nascondersi nel cuscino. Kyoren invece fece un passo indietro, si posizionò per bene, poi colpì.

“Aaaaaahhhh!! ” gridò Alessia. Una riga rossa le segnò le terga. Kyoren colpì ancora.

“Aaaaahhhhiiiii, ” gridò ancora Alessia, scostandosi e mostrando la sua micetta bionda.

“Devi stare ferma! ” la rimproverò Kyoren

“Altrimenti ricomincerò a contare daccapo” Le due righe rosse formavano ora una x sul sedere della studentessa.

“Voi ragazze europee dovete essere punite molto spesso, perché siete troppo insolenti e viziate” sentenziò la thailandese.

“Ora rimettiti in posizione e sporgi bene il culo indietro” Alessia con gli occhi allagati da due dolcissime lacrime si appiattì sul letto, e cercò di sporgere il suo sedere che in quel modo diventava un bersaglio perfetto. Kyoren diede un altro colpo con la sua perfida bacchetta. Alessia gridò ancora, sentendo bruciare la sue chiappe, ma era anche eccitata come mai prima di allora. Il culo le bruciava, ma non si mosse di lì, desiderava essere punita per bene. In fondo pensò di meritarselo, si era masturbata come una piccola pervertita. Kyoren colpì per trenta volte quel delizioso ed irriverente sedere da ragazza ricca e viziata. Alessia gridava, stringeva il cuscino, ma dovette sopportare tutta la sua punizione. Alla fine anche la giovane thailandese, era eccitata da morire.

“Ora devi ringraziarmi perché ti ho punito” annunciò.

“Grazie Kyoren, per avermi punita” disse Alessia tra i singhiozzi e le lacrime che la rendevano ancora più carina.

“Ora alzati e vieni davanti a me” Alessia si alzò lentamente, e con le mani si coprì davanti.

“Metti le mani dietro la testa” ordinò Kyoren. Alessia esitò, era imbarazzata a mostrarsi nuda davanti a quella ragazza vestita.

“Mani dietro la testa o ti punirò ancora” ordinò la giovanissima thailandese. Alessia dovette mostrarsi per bene allo sguardo curioso di Kyoren.

“Inginocchiati” sorrise Kyoren, quando fu soddisfatta per aver guardato abbastanza a lungo il triangolo di peli biondi tra le gambe di Alessia. Alessia si inginocchiò.

“Ora, in segno di devozione, leccami i piedi” Così dicendo la ragazza thailandese si tolse le scarpe da ginnastica, che aveva portato tutto il giorno, e rimase a piedi nudi.

“Io…non…no so se posso”.

“Muoviti! O me ne andrò subito via” Alessia tutto desiderava tranne che quel gioco finisse, era curiosa ed eccitata, desiderosa di conoscere, oltre i propri limiti, anche le capacità amatorie di Kyoren che nonostante la sua giovane età, pareva una dea del sesso e della perversione. La bionda studentessa si fece forza e si avvicinò col viso al piede destro della sua seduttrice, poi cominciò a leccarne il dorso. Il piede era bello e sottile sottile, ma era anche sudato e per questo disgustoso, ma Alessia prese a leccarlo avidamente.

“Anche sotto. ” ordinò Kyoren. Alessia leccò anche la pianta del piede della giovane thailandese.

“Metti in bocca le dita, per bene” Ordinò Kyoren. Alessia completamente coinvolta lo fece; leccò e prese in bocca le dita del piede di Kyoren, le leccò con la lingua, le succhiò avidamente, una dopo l’altra, come fossero la cosa più buona del mondo e più lo faceva, più si eccitava. Stava quasi impazzendo in preda alla lussuria che ormai la possedeva. Sentì di avere le cosce bagnate. Immaginò che in quel momento potessero vederla le sue amiche, i due ragazzi con cui era uscita, i suoi colleghi di lavoro, e persino suo padre; così com’era ridotta, lì, in terra, nuda, col culo rosso per le bacchettate ricevute, con le mutandine calate alle ginocchia, che leccava i piedi di una ragazza di diciannove anni. Ridotta come schiava. Kyoren si assicurò che Alessia le leccasse per bene anche il piede sinistro, poi, una volta soddisfatta, le disse di smettere.

“Ora voltati, e cammina in ginocchio; mettiti con la faccia al muro” Alessia camminò a quattro zampe finchè fu davanti alla parete di legno. Sentì Kyoren che armeggiava lì dietro ma decise di non voltarsi. Kyoren si tolse i pantaloncicni e le mutandine zuppe dei suoi umori, la sua vagina era uno stretto ed invitante boschetto di peli neri, ma Alessia non fu in grado di vederla. La ragazza thailandese prese dalla borsa un dildo fissato ad una cintura di cuoio, e legò la cintura intorno ai propri fianchi. Poi prese le sue mutandine e si avvicinò ad Alessia.

“Apri la bocca” le disse da dietro. Alessia aprì la bocca e Kyoren le infilò dentro le sue mutandine tutte zuppe.

“Voglio che tu senta il mio sapore mentre ti scopo” le disse, e le cacciò per bene, tutto in fondo l’indumento intimo. Alessia dovette succhiarlo, sentì il sapore di Kyoren, tutto dentro alla bocca.

“Poggia le mani al muro e sporgi indietro il culo” ordinò la giovane thai. Alessia acconsentì, ormai in preda ai sensi, trascinata dalla sua folle ed incredibile voglia di essere sottomessa ed umililiata. Poggiò i palmi delle mani al muro, divaricò leggermente le cosce e sporse indietro le natiche. La giovane thai le penetrò la vagina da dietro con una spinta che quasi le tolse il fiato. Il dildo era lungo diciotto centimetri, ed aveva una discreta circonferenza. Alessia dovette faticare molto per prenderlo tutto dentro. Ci vollero alcuni minuti perché quell’osceno arnese fosse ben inserito nel suo canale. Alessia gridò più volte di piacere, ma il suo grido era soffocato dalle mutandine che la giovanissima thailandese le aveva ficcato in bocca. Kyoren cominciò un lento e cadenzato su e giù, un avanti e indietro che sembrava un moto perpetuo, la tirò per i capelli e cominciò a montarla come fosse una cavalla da ingravidare. Alessia prese ad assecondare quei movimenti, si accorse che le piaceva da morire essere scopata a quel modo, con le ginocchia poggiate sul duro legno del pavimento, e col culo segnato dalle bacchettate ricevute, e con le mutande zuppe di umori della sua giovane seduttrice cacciate per bene in bocca. Poi Kyoren piazzò le sue mani sui fianchi di Alessia. La prese e la penetrò per tutto il tempo che volle; Alessia raggiunse per due volte l’orgasmo, poi toccò anche alla giovane thai raggiungere il suo piacere. Quando fu soddisfatta, Kyoren si sfilò dalla vagina della studentessa, si tolse il dildo, si tirò su i pantaloncini e tolse di bocca le mutandine ad Alessia. In tutto questo la biondina non si voltò mai, e non riuscì a vedere Kyoren nuda. Poi la giovane thai s’ inginocchiò dietro ad Alessia.

“Ora voglio vedere per bene il tuo culo. ” le disse. Alessia si sentì morire di vergogna quando Kyoren le poggiò le mani sulle natiche e con due dita le divaricò, scoprendole lo stretto passaggio celato nel solco scuro.

“No, ti prego Kyoren, mi vergogno tanto! ” sussurrò la giovane studentessa

“Non guardarmi lì dietro”

“Non c’è niente di cui vergognarsi tra noi ragazze, non dobbiamo avere segreti tra noi” disse la giovane thailandese osservando il buchetto rosa e delizioso di Alessia.

“Sei vergine qui? ” domandò Kyoren

“Sì! ” confessò Alessia. Kyoren infilò un dito nello stretto passaggio e lo mosse delicatamente su e giù. Alessia gemette, e quella nuova umiliazione la spedì letteralmente in orbita per quanto la eccitò. Ma Kyoren smise quasi subito di penetrarla.

“Sei stretta, devi lavorarci su” disse la giovane thai. Alessia era tutta confusa, travolta nel frullatore delle sue emozioni; era stata sodomizzata! Come una puttana; penso tra se, come le era capitato solo nelle sue fantasie più segrete ed inconfessabili.

“Ora sdraiati sul letto a pancia in su” ordinò la ragazza thailandese. Alessia, ancora eccitata nonostante gli orgasmi, tutta sudata, ubbedì; si sdraiò sul letto, decisa ad andare fino in fondo. Kyoren stette a guardarla per un momento, ne ammirò di nuovo la candida bellezza, la perfezione delle forme, le guardò la vagina bionda che aveva poco prima posseduto con tanta energia.

“Ora ti bacchetterò di nuovo, cosicchè tu possa accostare il piacere alla punizione” disse Kyoren.

“non c’è cosa più bella al mondo” spiegò. Riprese di nuovo in mano la bacchetta e la bacchettò per bene, stavolta sulle cosce, e sul ventre piatto, e appena sopra alla sua micetta. Alessia gridò ancora e ancora. Per il bruciore e per il piacere. La giovane thai le alzò la canottiera scoprendole il seno.

“Ora punirò anche le tue tette” disse. E così fece. Per un po’ le bacchettò le tette. Alla fine Alessia era esausta, immersa in un bagno di sudore, il suo corpo segnato dalle righe rosse lasciate dalla perfida bacchetta.

“Ho finito” disse Kyoren sorridendo

“se vuoi rivedermi, puoi venire a cercarmi” Non aggiunse altro; prese la sua borsa, si infilò le scarpe, prese le sue mutandine, ed uscì. Alessia rimase lì sul letto; stravolta. Ripensò a com’era stata umiliata, frustata, scopata, sodomizzata, da quella giovanissima sconosciuta. Si sentì felice, finalmente viva! Non seppe resistere, si toccò a lungo fra le gambe, e raggiunse di nuovo un bellissimo, lunghissimo ed intenso orgasmo. FINE

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