La notte di San Lorenzo

Da un cielo nero come la pece la sera del 10 agosto cadde una stella. Prima che sparisse nella profondità dello spazio, Gabriele riuscì ad esprimere un desiderio, lo stesso che andava formulando da anni con la segreta speranza che un giorno o l’altro, come per magia, si sarebbe avverato. Anche se la cosa era abbastanza insensata, continuava a crederci, perché l’illusione non costa nulla ed in compenso scalda il cuore: a 85 anni si ha anche il diritto di andare a braccetto con la pazzia. La vita non era facile nel paese dove Gabriele, il sognatore, viveva. La popolazione era quasi del tutto scomparsa: giovani ed anziani se ne erano andati per motivi diversi e a chi campava non rimaneva altro che pensare a qualcosa di eccitante. Un giorno sulla piazza del paese fece la sua apparizione un anziano signore, mai visto prima. Aveva un volto da grande saggio, i capelli e la barba candidi come neve. L’uomo si sedette sulla panchina più vicina alla maestosa fontana, che troneggiava al centro della piazza e sembrava affaticato, come se avesse fatto un lungo viaggio. A Gabriele, che tanto amava la compagnia, non parve vero di poter scambiare due parole con il nuovo arrivato. Si avvicinò e si sedette accanto a lui con molta discrezione. * Buongiorno! – disse con un tono di voce molto basso ed un sorriso. * Buongiorno! – rispose lo sconosciuto, sventolandosi con un Panama bianco. * Va tutto bene? * Bene grazie, anzi benissimo. Sono solo un po’ accaldato dal lungo viaggio. – Ma permetta prima di tutto che io mi presenti: il mio nome è Clarence. Il vecchio tese la mano. * Diamoci del tu. – lo sollecitò Gabriele. – Io mi chiamo Gabriele. Ma tu hai un nome straniero… non sei italiano per caso? * Oh, no. – rispose sorridendo l’altro. – Sono italianissimo. Soltanto il nome non lo è. * E da dove vieni? * Da un posto così lontano che non ne ricordo nemmeno più il nome. * Che lavoro facevi prima di andare in pensione? * Pensione? – ripetè il vecchio con aria stupita. – Non sono ancora andato in pensione! * Vuoi dirmi che lavori ancora, nonostante l’età? Mi sembri abbastanza avanti negli anni… * Ne ho 96 per l’esattezza… e spero proprio di godere il meritato riposo dopo l’ultimo lavoro che mi è rimasto da fare. * Beh, spero per te che lo finirai presto. – gli augurò Gabriele sinceramente dispiaciuto per quel vecchio sudato e stanco che, nonostante l’età avanzatissima era ancora costretto a lavorare per mantenersi. * Non manca più molto tempo ormai… – riprese a parlare il suo interlocutore. – ma toglimi una curiosità, qual è il tuo desiderio più grande? * Beh, a dir la verità… come tutti anch’io ne ho uno… – Gabriele divenne rosso come un peperone e provò profonda vergogna nel confessare il suo segreto. – Lo accarezzo da quando sono rimasto solo. Gabriele tacque per saggiare le reazioni dell’anziano uomo. Poi, incoraggiato dal suo sguardo, riprese a parlare. * Sai… mia moglie è morta da più di vent’anni… però, prima di lasciare per sempre questo mondo… – qui Gabriele si interruppe di nuovo. * Prima di lasciare per sempre questo mondo? – Clarence lo sollecitò a continuare. – … mia moglie… non è stata mai… troppo amante del sesso… * E così? – chiese Clarence. – … mi piacerebbe proprio farne un po’ ora. Gabriele, girandosi dall’altra parte, cercò di nascondere l’aria birichina che gli dipingeva il volto. * E non hai trovato il modo di soddisfare questa tua voglia? * Magari! Ma… non ho più… lo strumento adatto per farlo… * Allora… è proprio una brutta faccenda… – disse con aria seria Clarence. * Lo so. Ed è proprio per questo che quando vedo una stella cadere, esprimo il desiderio di trovarmi fra le braccia di una bellissima donna e di affondare la testa fra i suoi seni. * Ma questo, visto come stanno le cose, non basta a soddisfare nemmeno la più brutta delle ragazze! – disse, quasi con aria di rimprovero, il vecchio saggio. * Lo so, lo so. – ammise tristemente Gabriele. – Infatti, subito dopo, sogno di avere un’erezione mostruosa, come non ne ho mai avute in vita mia. * E con chi ti piacerebbe farlo? * Con una bella bionda. * Oh, questa è bella poi! E perché bionda? * Beh, sarà per colpa della televisione… sono sempre tutte bionde… Ma, intendiamoci! Io mi accontenterei anche di una mora! Stuzzicato dall’argomento, Gabriele volle soddisfare una sua curiosità. * E tu nel campo in questione, come te la passi? * Mah… io… non ho avuto mai problemi da questo lato. Mi sono sentito molto appagato dalla vita trascorsa e ora vivo senza particolari desideri. * Beato te! – concluse Gabriele, provando molta invidia nei confronti del compagno di conversazione. Clarence d’un tratto, come se stesse rincorrendo un pensiero che non riusciva a focalizzare, cessò di dialogare e divenne serio. Gabriele osservò incuriosito quell’uomo dalla barba bianca, molto più vecchio di lui, che gli incuteva rispetto e soggezione. * Credo… – disse Clarence, annuendo -… che si possa fare. * Che cosa? – domando ansioso di sapere Gabriele. * Oh, niente, stavo facendo solo un pensiero fra me e me. – rispose Clarence, senza aggiungere altro. Approfittando di un momento di pausa nella conversazione, Gabriele tirò fuori dalla sua tasca un sigaro toscano. Lo tagliò a metà con un paio di forbicine che teneva in un astuccio e lo accese gustando con voluttà il sapore del fumo. Il rumore di un batacchio in lontananza richiamò la sua attenzione e lui si girò istintivamente verso la direzione del suono. Lontano sulla collina c’era una mandria di mucche intenta a pascolare, indifferente ai destini degli uomini. In piazza il silenzio era ora rotto soltanto dal cinguettio delle rondini e dal frinire delle cicale nei campi. Il suono delle campane della chiesa antistante annunciò l’ora del rosario. Proprio allora sulla strada avanzò in bicicletta una bellissima ragazza dai lunghi capelli biondi. Gli sguardi dei pochi presenti furono attratti dalla figura in movimento. La ragazza indossava un paio di calzoncini da ciclista neri che coprivano, fin quasi al ginocchio, due splendide gambe affusolate. I suoi seni abbondanti sobbalzavano ad ogni asperità del terreno. * Vedi, Clarence, quella sembra proprio essere la ragazza dei miei sogni! – disse Gabriele rivolgendosi al suo compagno. Ma non ottenne risposta. Quando si girò si accorse, con dispiacere, che Clarence non c’era più. * Poteva almeno salutarmi prima di andar via! – esclamò risentito Gabriele. Non ebbe nemmeno il tempo di terminare il suo pensiero che una voce sconosciuta le rivolse una richiesta. * Ehi, nonno, mi fai accendere? A fargli la domanda era la ragazza di qualche istante prima. Teneva ora una sigaretta penzoloni fra le labbra. Era davvero splendida e Gabriele quasi sobbalzò dalla sorpresa quando se la vide vicina. * E tu chi sei? – le domandò lui, vincendo un comprensibile imbarazzo, mentre le avvicinava la fiamma del cerino al viso. * Sono il sogno che si avvera. – rispose lei guardandolo fisso negli occhi. * Non capisco. – aggiunse il vecchio dubbioso. La ragazza, dopo aver appoggiato la bicicletta ad un albero, gli si sedette accanto. * Come te la passi, amico mio? * Beh, con una come te vicino, direi proprio bene, ma… * Ma? – … ma purtroppo… eh… che vuoi che ti dica… * Sei omosessuale forse? La giovane aveva assunto ora un’aria impertinente. * Nient’affatto! – ribattè risentito Gabriele in forte difficoltà per quella provocazione. * Se solo tu sapessi quello che mi frulla per la testa… – aggiunse riscaldandosi Gabriele, che aveva una folle voglia di mettere una mano sulle tette della ragazza. * Perché non lo fai? – gli domando lei con voce suadente. * Che cosa? * Quello che stai pensando. Gabriele non rispose. Lo sconcerto gli aveva tolto il lume della ragione. La ragazza aveva intuito il suo pensiero e ora lui si sentiva fortemente a disagio. Abbassò la testa intimidito. I due rimasero a lungo senza parlare. Poi, pian piano il vecchio riacquistò padronanza di sè e con molto ardire iniziò ad osservare la ragazza. Dapprima furono le gambe belle e tornite ad essere oggetto del suo esame, poi il ventre. Lì si soffermò a lungo: gli sembrava addirittura di vedere i peli del pube trasparire sotto la sottile stoffa dei calzoncini. Poi con lo sguardo salì più in alto, arrivando a quelle tette grandi e sode che si agitavano davanti ai suoi occhi con movimenti flessuosi. Terminò il suo giro esplorativo fissandola temerariamente negli occhi. Era davvero bella: aveva due occhi celesti come il mare di settembre ed un’invitante bocca carnosa che sembrava scavata in un frutto polposo. Avrebbe voluto baciarla e toccarla, come un ragazzino alle prime esperienze amorose. Ma purtroppo per lui nessuna erezione assecondò il suo desiderio. Da troppo tempo ormai Gabriele non viveva più quel tipo di emozioni e così, come impaurito, si richiuse in se stesso, senza più parlare. * Beh? … – interloquì la ragazza -… tutto qui? Il sogno che da tanti anni hai inseguito, merita così poca considerazione? * È una parola… – bofonchiò sconsolato Gabriele* Cosa? * Se solo avessi il vigore degli anni passati, non parleresti così! Ora sono… ma lasciamo perdere, per carità! * Oh… a tutto c’è rimedio. – disse la ragazza, cercando di tirarlo su di morale. * Ci vorrebbe un miracolo, altro che storie! – replicò scoraggiato il vecchio. * A tutto c’è rimedio. – ripetè lei con aria sicura. – Ti andrebbe di passeggiare un po’ con me? * Perché no? Non è cosa di tutti i giorni camminare a fianco di una bella ragazza. * Andiamo laggiù, dai! La ragazza puntò l’indice in direzione di un fienile che si vedeva in lontananza. Aiutò Gabriele ad alzarsi dalla panchina. I due imboccarono una strada sterrata, attraversarono un ponte che correva su un fiumicello quieto e in breve tempo furono lontani dal paese. * Che caldo! – disse la ragazza togliendosi all’improvviso la maglietta e rimanendo a tette nude. Gabriele perse il lume della ragione: non riusciva a distogliere lo sguardo da quei seni che assecondavano ogni movimento della ragazza con dolcezza. Mai in vita sua si era trovato a fronteggiare una situazione del genere. E le novità non erano terminate: con grande meraviglia si accorse di avere un’erezione! Si toccò sul davanti per avere la conferma tattile a quanto sentiva dentro. Non c’erano dubbi: il pene era rigido e duro. Gabriele a quel punto recuperò tutta la sua spavalderia. Si avvicinò alla ragazza con intenzioni da ‘maschiò. * Bello, eh? – disse lei, che ne aveva attentamente osservato le reazioni. * Incredibile! – rispose lui mostrando orgogliosamente il suo strumento. – Ora non mi sento più un handicappato. Ora posso…. Gabriele prese a palparla. * Calma, nonno, calma! – lo interruppe lei, smorzandone l’ardore sul nascere. Camminarono ancora per un po’ finché arrivarono sotto un grande albero. Lei lasciò cadere la bicicletta a terra. * Fammi vedere ora che cosa sei capace di fare. – Nel dire così lei sfilò maliziosamente i calzoncini e li gettò lontano da sè. * Guarda che roba! Non porta nemmeno le mutandine! – fu la prima cosa che notò Gabriele, mentre con un po’ di impaccio si toglieva i calzoni.    Ancor prima che la ragazza si sdraiasse a terra, lui le fu sopra. Toccò il suo corpo vellutato, mettendo le mani ovunque, in un crescendo di cupidigia incontenibile. Ossessionato dalla paura di perdere quell’erezione, che aveva del miracoloso, Gabriele violò senza pensarci due volte l’intimità della ragazza, spingendosi a forza dentro di lei. La ragazza assecondò con armonia i movimenti convulsi del vecchio, che, in preda ad un furore quasi selvaggio, era diventato forte come un ventenne. Dopo aver raggiunto l’apice del piacere, Gabriele lanciò un urlo mostruoso che era insieme di liberazione, di gioia, di rivincita contro la vita e contro la morte. L’energia che ora lo animava era quella di un ventenne. Ma lo stato d’esaltazione non durò molto. Dopo pochi istanti la meravigliosa eccitazione finì e Gabriele si rovesciò a terra come morto. Rimase così semi-svenuto per alcuni minuti. Quando si risvegliò dal suo torpore, si guardò intorno. Si sentiva molto, molto confuso. Cercò la ragazza. Ma lei era scomparsa. Per un attimo, ripensando a quanto era accaduto, pensò di aver fatto solo un bellissimo sogno. Si grattò la testa a lungo, cercando di mettere ordine nei suoi pensieri. Ma poco ci capì. Si rivestì lentamente e riprese a camminare sulla strada sterrata, in direzione del paese. Qualcosa in lontananza attrasse la sua attenzione. Riconobbe il panama bianco di Clarence, in sella alla sua bicicletta. * Come va, Gabriele? – gli chiese l’amabile vecchietto, fermandosi allorché lo incrociò. * Ho realizzato il mio sogno! Almeno credo… – rispose questi fiero. * Davvero? Sono contento per te. – replicò l’altro. * E tu dove te ne vai ora? * Dal momento che ho compiuto la mia missione, ritorno a casa. * Almeno potrai riposarti. * Più che riposarmi: potrò finalmente andare in pensione. Clarence riprese a pedalare con fatica. * Addio, Gabriele. È stato bello averti incontrato. – disse il vecchietto senza voltarsi. * Sì, è stato proprio bello. – replicò Gabriele, osservando l’anziano uomo che sembrava arrancare sui pedali. Lo osservò a lungo, finchè non divenne un punto lontano. Quando giunse all’incrocio con la strada statale, Clarence sembrò sul punto di fermarsi. Ma la sua esitazione durò soltanto un attimo. Poi, come investito da una grande energia, il vecchietto prese a vorticare furiosamente i pedali. In poco tempo acquistò una velocità impossibile: ad un certo punto sembrò in sella ad una motocicletta. Poi, come per magia, Clarence volò in aria e sparì fra le nuvole in pochi istanti. Credendo di sentirsi poco bene, Gabriele si sedette a terra. Si stropicciò gli occhi per meglio mettere a fuoco la vista. Guardò in largo e in lungo il cielo, ma non gli riuscì di vedere nient’altro che nuvole. * Ma che giornata strana è stata questa? – si chiese sbigottito. FINE

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