Avevo preso l’abitudine di fare un’ora di ginnastica in palestra, ogni sera, dopo il lavoro.
Mi piaceva tutto di quella scelta, lo stare con amiche allegre, quella complicità da spogliatoio, la ginnastica armonica e formativa con un istruttore carino e simpatico, la forma fisica che andavo acquistando.
Tra noi ragazze si chiacchierava spesso nello spogliatoio di tante cose, e, via via che ci conoscevamo, i discorsi si facevano più intimi e personali.
Diverse tra noi dicevano apertamente che avrebbero dato non so che cosa per scoparsi l’istruttore e qualcuna dichiarò senza problemi che ci aveva proprio provato apertamente, ma senza alcun risultato.
A poco a poco, man mano che aumentava il numero delle ragazze rifiutate, per così dire, da Guido, cresceva l’opinione comune che fosse gay.
E così, pensandolo, pur senza riscontri, molti avevano già rinunciato a “farselo” od almeno a provarci.
Qualunque cosa avesse deciso di essere nella sua vita privata era comunque un ragazzo molto sereno, equilibrato, bello perchè traspariva tranquillità e forza interiore temperata da modi docili ma decisi.
Nessuna sapeva rifiutare un suo invito a provare esercizi nuovi, sapeva davvero convincerti.
Memore di quanto diceva sempre una mia vecchia zia, che i consigli servono a ben poco perchè scegli sempre di non ascoltarci e, solo quando ci hai sbattuto il muso ti rendi conto che erano validi, decisi una volta di provarci anch’io a “redimerlo”.
Avevo da poco lasciato il mio ragazzo, ero tranquilla ma insoddisfatta, cercavo un ragazzo che mi desse tanta dolcezza ed un sesso forte e piacevole ma non prevaricatore.
Cominciai, una sera in cui più avevo bisogno di un uomo accanto, quasi inconsapevolmente, a farmi guidare dal mio utero e non dalla mia testa.
Trovai lo stratagemma che dovevo stare tardi al lavoro e riuscii a spostare il mio orario di ginnastica in modo che iniziasse mezz’ora dopo l’ultimo gruppo e finisse 10 minuti che poi diventarono 20 e poi 30, oltre la fine normale del body workout.
Riuscii insomma a fare in modo da restare sola con lui il più possibile.
Celavo la mia bravura ormai acquistata e fingevo di non conoscere bene alcuni esercizi o di non riuscire a fare un certo movimento.
Rivedo quei momenti come tanti flashback.
Guido ed io sulla panca: lui dietro quasi incollato a me che prende le mie braccia e le muove ondeggiando ritmicamente.
Guido in ginocchio davanti a me, il suo viso a pochi centimetri dai miei shorts umidi di sudore e di voglia che mi massaggia l’interno coscia per un mio presunto strappo.
Guido col mio seno attaccato al suo petto ed il suo pube attaccato al mio che interviene per sollevare un peso che, a mio dire, non riuscivo più a tenere alzato.
Mi sono masturbata parecchie volte nella sauna e sotto la doccia, immaginando ogni volta di vederlo entrare per scoparmi.
Invece uscivo, a volte facendo la sbadata solo con un asciugamano messo addosso in modo molto ma molto approssimativo, e lo vedevo in palestra, sorridente, che faceva lo step.
Mi piaceva comunque la situazione e continuavo a “provocarlo” blandamente e a conoscerlo sempre più a fondo.
Avevamo cominciato a staccare 10 minuti prima e a parlare, lui amava raccontare dei suoi viaggi in India e delle pratiche yoga che aveva studiato.
Una sera parlò del tantra yoga, io, che non sapevo cosa fosse, per noia o cortesia gli chiesi se era interessante… il suo viso si illuminò mentre mi spiegava che era un modo per fare sesso per delle ore senza eiaculare mai.
La perfetta unione cosmica.
Avevo trovato la chiave per entrare nel suo mondo.
Feci un viso curioso e insieme rosso dall’emozione e finsi di balbettare:
“vorrei…. cioè vorrei… provare… deve essere bellissimo… ”
Sorrise e mi disse che era la cosa più bella del mondo, ma ci voleva molta, molta preparazione e autocontrollo.
Quella sera tornai a casa saltellando, ricordo che mi sditalinai furiosamente pensando a lui dentro di me.
Per diverse sere fu tutto normale e, al limite della delusione, una sera gli ricordai che il tantra yoga mi interessava davvero.
“Senti Monica – mi disse – se davvero vuoi, posso insegnartelo, però dovrai avere tanta pazienza e volontà e fare quello che ti dirò… ”
Riuscii a balbettare uno striminzito si ed iniziammo a vivere nella quinta dimensione.
Ci vorrebbero mesi per spiegare i passi che ci prepararono al tantra.
Riuscimmo ad arrivare a spogliarci reciprocamente, e a toccarci, e a baciarci… e a strofinare i nostri sessi, il tutto senza la frenesia della scopata, dell’eiaculazione.
Avevo ancora molta voglia di lui, ma, col passare del tempo, la voglia lasciava il posto al desiderio di autocontrollarmi perchè sapevo che avrei avuto un premio ben maggiore di una semplice scopata se fossi riuscita ad entrare nel suo spazio mentale e fisico, a sublimarmi con lui.
Una sera mi chiese di stare a digiuno tutto il giorno e di radermi per bene il pube, preparandomi per il giorno dopo.
Il giorno dopo congedò tutte 10 minuti prima e, rimasti soli, cominciò a togliermi piano la felpa e gli shorts.
Rimasi in piedi, con indosso un paio di mutandine, sudate e… non potevo evitarlo… con le macchioline di bagnato che sempre più evidenti comparivano a mostrare la mia voglia ed eccitazione.
Le tolse delicatamente e si inginocchiò davanti a me.
Aspirò il mio profumo naturale di eccitazione e poi si tolse i calzoncini e si alzò… aveva un’erezione splendida, perfetta.
Si stese su una panca di esercizi in modo da avere le piante dei piedi per terra e mi invitò a salire sopra di lui.
Camminai dal fondo della panca fino ad avere la mia figa in corrispondenza del suo cazzo durissimo.
Mi guardò negli occhi profondamente, mentre gocce di eccitazione colavano sulle mie cosce e poi sulle sue.
Vuoi scendere vero?
Vuoi che entri dentro di te vero?
Balbettai un si e lui mi prese con forza incredibile i fianchi, stringeva ma non sentivo dolore.
Cominciò a spingermi piano verso il basso fino a quando la punta del suo glande sfiorò le mie labbra, umide e depilate.
Si fermò…. respirò… disse: “bene Monica… piano, piano, lasciati guidare… resisti”
Riusciva a regolare la mia discesa verso di lui millimetro per millimetro.
Il suo glande ora premeva le mie labbra. Il suo glande aveva iniziato ad aprire appena le mie labbra. Il suo glande ora era dentro le mie labbra per pochi millimetri….
Riuscivo a controllarmi, in altra occasione sarei scesa subito sul suo cazzo durissimo ed eccitante, ma riuscivo a controllarmi, però non potevo impedire che l’eccitazione bagnasse il suo glande, l’asta, i suoi testicoli, le sue e le mie
cosce.
C’era nell’aria un odore buono e forte di sesso, di eccitazione, di noi due.
Continuò la sua lenta guida alla mia discesa, millimetro per millimetro, finchè le labbra depilate della mia fighetta non incontrarono i peli del suo pube.
Era completamente dentro di me.
Lentamente e millimetricamente cominciò ad abbassare il mio petto verso il suo. Senza muovere il suo cazzo meraviglioso.
Scesi e, data la differenza d’altezza, poggiai la guancia sul suo petto e chiusi gli occhi, respirando piano come mi aveva insegnato, una narice per volta.
Restammo così per tre ore e mezza, il suo sesso dentro il mio.
Riuscì a darmi la sensazione più meravigliosa che avessi mai provato, sentivo il suo cazzo fortissimo dentro di me, eppure non si muoveva di un millimetro.
Cominciai ad avere degli orgasmi, uno dietro l’altro.
Non credo dipendesse da lui, perchè non si muoveva, ma proprio non muovendosi mi eccitava ancora di più, era comunque la situazione che mi stava facendo impazzire di piacere.
Quando venne il momento di staccarmi da se, mi alzò con la stessa lentezza millimetrica e, nell’attimo stesso in cui era completamente fuori di me, il suo cazzo dolcissimo, scivoloso, erettissimo, cominciò a versare sperma lentamente, come un rubinetto che gocciola, senza schizzi violenti, ma con continuità, una quantità incredibile.
Mi chiedevo quanto avesse potuto continuare a sborrare senza fermarsi.
Poi abbassai le labbra e chiusi la bocca sul suo glande.
Anche con la lingua che gli accarezzava la pelle della punta del cazzo riuscì ad eiaculare lentamente, per interminabili momenti.
Mi rialzai leccandomi la labbra e scusandomi.
Lui fece finta di niente e si scusò a sua volta.
Sembrava seccato…. “è la prima volta che eiaculo facendo del tantra yoga – mi disse – però eri troppo eccitante”;
Mi scusai e lui mi abbracciò….
“Non scusarti mai dei segnali che manda il tuo corpo Monica – mi disse – sei stata bravissima a controllarti così…. abbiamo ancora tanto tempo per migliorare”.
Sto ancora imparando con Guido.
Ho capito che l’attesa, il saper aspettare, lo spenderti con lentezza e calma, ti da una gioia infinitamente più grande poi. FINE
