Avevo perso la bussola dall’eccitazione………. Lei mi veniva incontro sott’acqua, in un gioco tanto infantile quanto esplosivamente eccitante, partivamo a circa dieci metri di distanza l’una dall’altro e nuotavamo sott’acqua fino ad incontrarci quasi con la bocca, per poi deviare all’ultimo istante e sfiorarci i corpi in modo apparentemente involontario oltrepassando il punto d’incontro. Nelle acque del nostro splendido mare siciliano il cui naturale, fisiologico inquinamento in quei giorni mi sembrava aumentato dai nostri incontri intrisi di peccato e di maliziosi tradimenti. Era la ragazza del mio migliore amico. Ci eravamo da poco diplomati e avevamo davanti a noi un’estate di spensieratezza, prima delle rispettive scelte di vita. La mia ragazza non si era ancora trasferita al mare perché i suoi lavoravano tutto il mese di luglio. Il mio amico Giorgio lavorava anch’egli, in un parrucchiere. Anche il resto della comitiva lavorava. Dunque ci trovavamo spesso la mattina al mare io e lei da soli in una spiaggia non frequentatissima. Elena era una ragazza che non avevo mai guardato con occhi da maschio, proprio per quel profondo senso di rispetto che fino a quel momento avevo avuto dell’amicizia. Nonostante ciò non avevo potuto fare a meno di notare le attenzioni che Elena aveva nei miei confronti rispetto agli altri ragazzi del gruppo. Non avevo potuto non osservare che lei era semplicemente di una purezza disarmante, un fisico esile, 1, 70 ca. Con i tacchi a spillo che usava spesso, diventava di qualche cm più alta di me. Usava le minigonne più corte tra le girls della cricca, lo faceva con una disinvoltura che appartiene solo a chi sa di poterlo fare e permetterselo. Portava i capelli cortissimi e tinti di colore biondo platino che oggi sono molto usati ma all’epoca (15 anni fa) attiravano molto l’attenzione. Non so che misura di seno avesse non gliel’ho chiesto mai e non mi sono mai interessato alle misure. Ma so che era un seno stupendo, sodo e rotondo. Sembrava uno di quei gelati ricoperti al cioccolato con in cima la nocciolina da gustare fino all’ultimo colpo di lingua. Il culetto era alto e la pelle liscia come il mare d’agosto alle sette del mattino. Lei era innamorata di Giorgio lui era stato il suo primo vero amore. Agli occhi di tutti noi era la creatura di Giorgio, poiché quando l’abbiamo conosciuta vestiva in maniera insignificante e ad aumentare questa sensazione contribuivano i capelli che erano esageratamente lunghi, sfibrati e del loro colore naturale: un castano smorto. Lui ebbe il merito di intravedere in lei le doti che ne fecero la ragazza più fica della comitiva e non solo. Allo stesso tempo sentivo che Elena nutriva si, una cotta per Giorgio ma anche che non sarebbe durata data la differenza di cultura tra i due e la crescente carenza di stima di Elena nei confronti di lui. Quell’estate l’andavo a prendere a casa la mattina alle 10, 30 con il mitico vespone 125px un casto bacio sulla guancia dava lo start a quelle che erano per me delle mattine di autentiche piacevoli torture di eccitazione. Mi spostavo leggermente in avanti per farla salire e ogni minimo contatto che pudicamente cercavo di evitare, era per me un dolce supplizio. La mia andatura era a passo d’uomo, per evitare di darle un pretesto per abbracciarmi. Ma non ne aveva bisogno, con la massima naturalezza appoggiava la sua mano destra sul mio fianco e la sinistra sulla sua gamba, ogni giorno allo stesso modo, mentre le sue cosce toccavano le mie nonostante ci fosse lo spazio sul sedile del vespone. Manco a dirlo i suoi costumi preferiti era il due pezzi. Arrivati in spiaggia ci sdraiavamo a prendere il sole dopo averci spalmato l’abbronzante reciprocamente, solo sulle spalle ovviamente. Passato qualche minuto andavamo a fare il bagno e li cominciavamo a giocare da buoni amici smaliziati (non troppo) ci passavamo in mezzo alle gambe sott’acqua, lei mi saliva sulle spalle e così via………. Un giorno andammo a fare il bagno vicino agli scogli e lei sembrava inizialmente molto tranquilla poi improvvisamente, dopo aver fatto i soliti giochi sott’acqua che provocavano in me un’erezione perenne, si aggrappò a me dicendo che le alghe le facevano impressione e che l’avevano sfiorata in quel momento. Così facendo appoggiò il pube al mio e si accorse che a stento il costume poteva trattenere la mia carne ma nessuno dei due osò proferire parola. I nostri sguardi s’incrociarono come i pistoleri sotto il sole nei film di Sergio Leone e in quegli attimi la storia dell’uomo ti attraversa il corpo e l’anima, e come un vetro colpito dalla pietra lanciata da un bambino innocente vidi frantumarsi la mia ostinata resistenza al vortice dei sensi in onore dell’amicizia. L’acqua rendeva ancora più sensuali i contorni delicati del viso di Elena non capì più niente e incurante del fatto che potessimo essere visti dai pochi presenti, lentamente ma decisamente avvicinai le mie labbra alle sue sfiorandole, per poi passare a baciarle e leccarle il collo e i lobi e poi ritornare alla bocca e darle un bacio di durata infinita, il cui sapore non dimenticherò finché avrò un briciolo di lume. Lei sussurrò qualcosa che somigliava ad un tentativo di resistenza o di involontario e tardivo ravvedimento come: “Cosa stiamo facendo… no ti prego” che non fece altro che aumentare la mia eccitazione, mentre le mani scendevano lentamente lungo la sua schiena fino ad intrufolarsi all’interno del costume. I nostri corpi avvinghiati e protetti agli occhi indiscreti di distratti passanti, dalle tranquille onde del mare si univano a dispetto di qualsiasi convenzione sociale. La sua mano era già entrata in possesso del mio membro, la mia aveva già spostato la folta peluria che copriva l’entrata del paradiso dei sensi. Il clitoride era particolarmente sviluppato credo anche a causa della particolare situazione. “Ti voglio subito” disse e senza esitazione mi abbassai leggermente il costume, spostai il suo e la penetrai dolcemente e dopo alcuni minuti di reciproco godimento raggiungemmo l’orgasmo e a stento ci trattenemmo dal gridare. A quel punto lei mi rivolse un invito incredibile: “Oggi a pranzo sono sola perché non mi fai compagnia? “. Uscimmo di corsa, in un attimo fummo sulla moto, stavolta correvo e lei si teneva abbracciandomi con entrambe le braccia. Arrivati a casa avvisai mia madre che non sarei tornato. Entrammo insieme sotto la doccia sempre in un innaturale silenzio che accompagnava i nostri naturali comportamenti. Sotto la doccia lei si abbassò e cominciò a leccarmi il cazzo che già si ergeva imponente. Uscimmo dalla doccia e ancora umidi ci buttammo sul letto dei genitori nella stanza accanto. E spinto da una passione che mai avevo provato prima di allora, cominciai a leccarle il corpo dai piedi passando per le gambe, l’ombelico, il seno con i capezzoli turgidi che non esagero dovevano essere almeno mezzo centimetro, per finire alla fica che leccavo avidamente, infilandole alternativamente la lingua, il naso e uno o due dita. Il buco del culo era un pregio, il sapore del sale marino ancora residuale lo rendeva più gustoso e già provocava in me strani pensieri, soprattutto perché Giorgio, quando tra di noi ragazzi parlavamo di quello che facevamo con le nostre donne, ci aveva raccontato che l’aveva inculata più di una volta. Lei esausta al punto giusto, mi disse che non resisteva più e che mi voleva dentro aggiungendo: “Fai l’amore meglio di Giorgio”. Non ci tenevo a sentirmi dire questa cosa, però dopo averla sentita mi fece piacere, visto che Giorgio era uno che si vantava di saperci fare a letto. Cominciai delicatamente a penetrarla anche se lei era già abbastanza dilatata dalla prima penetrazione e dall’eccitazione che le avevo provocato con la lingua, però volevo che stavolta durasse di più. La posizione era quella classica anche se di tanto in tanto prendevo le sue gambe e li appoggiavo sulle mie spalle oppure lei li attorcigliava alla mia schiena. Quando capivo che era sul punto di raggiungere un orgasmo aumentavo il ritmo e lei aumentava i gemiti. Appena capì che anch’io ero sul punto di venire, si fermò e guardandomi maliziosamente mi sussurrò: “Lo voglio dietro”. Ancora incredulo mi bagnai il dito con la saliva per l’ubrificarle insieme con gli umori della sua fica il buco, mentre lei assumeva la posizione a “pecorina” e la infilai con non poche difficoltà, tanto che mi venne il dubbio che Giorgio ci avesse raccontato un po’ di cazzate. Questo aumentò in me il piacere, sia perché si stava concedendo per la prima volta nel suo culetto e sia per Giorgio, così impara a raccontare balle agli amici. Dopo i primi lamenti di dolore, Elena cominciò a urlare di piacere cercando di soffocare le urla mettendo la testa sotto il cuscino e battendo con le mani sul letto. Passarono pochi minuti di intenso piacere e le venni in culo provando brividi di forti sensazioni lussuriose. Mi abbandonai sul letto esausto ed Elena dolcemente prese il cazzo in bocca e lo pulì delicatamente. Appena finito si andò a sdraiare supina sul divano fiorato del soggiorno chiudendo gli occhi con aria soddisfatta………. Credo che Elena sia stata per me molto di più di quello che si può capire da questa storia……….. FINE
