Quando meno te l’aspetti

“Brrr! Madre mia che freddo! ” Il primo pensiero della giornata espresso ad alta voce mentre ancora mezzo assonnato scesi dalla macchina alle 7 per bussare al citofono della mia amica. “Lory sono Marco, scendi? ” , “Si, subito”. Ritornai di fretta dentro la macchina, mi diedi una scrollata e aspettai. Riflettei sul fatto che di solito, quando vai a prendere una ragazza e aspetti giù , tra te e lei c’è una notevole differenza del concetto di “subito”; nel senso che è capace di farti stare in macchina e sentire un CD intero per poi presentarsi e dire “è molto che aspetti? “. Ma con Lory non era così e poi non la andavo certo a prendere per uscire insieme. Era mia collega di università e quella mattina dovevamo discutere delle cose con il professore, ecco perchè mi trovavo lì. La vidi scendere dopo un minuto. Era carina, una bellezza tutta sua, ma per certi versi intrigante, non era molto alta, aveva un corpicino minuto, ma in compenso possedeva un culetto davvero da competizione. Era una ragazza molto intelligente e simpatica, non ci ho mai favoleggiato sopra, rimaneva una carissima amica, ma è mia abitudine non porre limiti al destino. Aprì la portiera e si sistemò dentro. ” ‘Giorno! “, “Buongiorno! ” risposi e bacetto di saluto. Via verso l’autostrada. Parlammo di un po’ di cose, di questo maledetto progetto che dovevamo finire, di quello che c’era capitato in questi giorni e spesso ridevamo. Ridevamo sempre molto durante le nostre conversazioni. Un casello dopo l’altro arrivammo nel parcheggio dell’università e dopo le solite litigate perchè lei voleva pagare (mi sembra indelicato far pagare una signorina per quanto collega) ci avviammo verso il palazzo. Dopo un’infinità di scale arrivammo all’ufficio del professore e cominciammo la discussione. Uscimmo con un mal di testa enorme e con una caterva di fogli pieni di appunti. Era ormai metà mattinata. Ci sedemmo su una panchina del giardino per riposarci e per sistemare i fogli. Alla fine, dopo aver riposto i fogli nelle nostre valigette, restammo un po’ a parlare e fu allora che cominciò ad accadere qualcosa. Mentre ero seduto leggermente disteso a godermi il raro sole pieno di novembre lei si accostò a me e si appoggiò con la testa sulla mia spalla. “Non sarebbe bello? ” disse “Cosa? ” “Restare così senza pensare a niente io e te e goderci tutta la giornata, invece di pensare all’università “. La proposta era certo allettante, ma la sua frase mi turbò un po’ per il riferimento che aveva fatto a noi due. Non era solita parlare di noi, eravamo amici, ma la frase detta in quel contesto così “tenero” mi scatenò come un lampo nell’animo. Un lampo che passò dopo meno di un secondo, il tempo di dirle: “Beh Sacra Signora dell’Ozio, che ne direbbe se le offrisi qualcosa fuori al bar? ” si alzò , mi guardò sorridendo e rispose: “direi proprio di sì! ” . Andammo al bar, due succhi di frutta e tra aneddoti e risate varie rimanemmo al tavolino. Dopo ci mettemmo a lavorare nelle sale studio, non quelle nelle biblioteche, così silenziose e seriose, ma in quelle enormi dove si può fare tutto il casino che vuoi(si fa per dire) e cominciammo a lavorare sul progetto. Passarono ore di formule, analisi e ricostruzioni e anche di battutone sui vari risultati sballati poi andammo a mangiare. Consumammo la colazione sulla solita panchina e dopo il caffettino portato da casa io mi stiracchiai distendendomi da seduto e lei fece: “sei stanco? ” una frase pronunciata con una secchezza quasi estrema, molto strano da parte sua che di solito era così prosaica. Io risposi con gli occhi chiusi: “un po’ , ma adesso mi rialzo e andiamo” “Non avere fretta” fece “restiamo un po’ qua” e dicendolo sentii che si avvicinava a me e.. mi baciò! Si, un bacio dolcissimo sulle labbra, io inizialmente le tenevo semi-serrate, ma avevo ancora gli occhi chiusi, ero in bilico tra la passione e l’incredulità più assoluta! Lory mi stava baciando! Non poteva essere! Non potevo aprire gli occhi, mi sentivo come trasportato. Allora dischiusi di più la bocca e partecipai anch’io al bacio. Non avevo affatto vergogna , era un comportamento comune per le coppie nel giardino, ero solo come stordito, come uno che dopo aver ricevuto una mazzata si trova da un’altra parte. Mi “staccai” e la guardai, lei dischiuse gli occhi e sorrise. “Scusami” disse , chiudendo gli occhi e si girò guardando in basso, “non volevo.. “. Poi sorrisi io ma lei non mi vide finche non la presi dolcemente per il mento, la girai verso di me e le dissi: “Ma io sì! ” sorridemmo tutti e due abbracciandoci e baciandoci nuovamente.       “Marco, io non ce la facevo più, scusami ma il mio sentimento è diventato tropo forte, mi piaci troppo! ” “Non preoccupati” dissi e sorrisi “mi piaci tantissimo anche tu”. Finì la giornata e tornammo a casa. Mentre la lasciavo mi disse “Ah, dimenticavo! Stasera tutti da Giorgia, ha fatto i biscottini e vuole che andiamo tutti, ci sarai? ” “Certo” risposi “Ok! “, fece lei con un sorriso smagliante e mi abbandonò dopo un bacetto sulle labbra. Guidai da solo incredulo e ancora frastornato riuscendo a far uscire dalla bocca l’unica parola che rimbalzava nella mia scatola cranica: “Incredibile! ” Casa. Panino. Doccia. Vestiti. Macchina. Casa di Giorgia. Entrai e vidi dall’ingresso che c’erano tutti. In quel momento sentii come se da un momento all’altro incominciassero gli sfottò e i festeggiamenti per quello che era successo con Lory stamattina: lei era già la e pensavo che la notizia fosse stata diramata ormai anche ai Reuter. Invece lei come al solito l’aveva detto solo a Giorgia(amiche del cuore: una razza mai in estinzione). Mi venne incontro all’ingresso. Indossava una minigonna e un paio di stivali che esaltavano le sue belle gambe e il suo fondoschiena veramente da urlo. Pensai da vero porco, e me ne vergognai un po’, che ero stato fortunato. “Ciao” “Ciao” e bacetto, le labbra avevano un sapore veramente buono. Aveva gia inaugurato i proverbiali biscottini di Giorgia e lo zucchero le aveva conferito ancora più dolcezza. La festicciola proseguì, ma noi non demmo troppo nell’occhio, rimanemmo vicini, ma non troppo e non ci scambiammo effusioni. Intanto la riserva di vino rosso casereccio di Giorgia andava diminuendo e l’etilometro della serata era in ascesa. Fortuna che viveva solo con la sorella che non c’era per un paio di giorni. I fidanzati avevano ormai cominciato le loro effusioni e amici e amiche solitarie cazzeggiavano con carte da gioco, CD e scherzi vari. Lory mi disse: “dai, andiamo un po’ di là! “. Capiì l’antifona e mi avviai stordito e al tempo stesso eccitato , forse per l’uso largo che avevo fatto anche io del vino. Ci sistemammo su un divanetto in camera della sorella di Giorgia(la quale era già all’opera nella sua di camera) cominciammo a baciarci appassionatamente e io le accarezzai le cosce delicatamente. Ammetto che lo feci frenando non poco i miei istinti. Intanto la mia erezione era sempre più chiara attraverso i pantaloni, ma Lory non se ne accorse ancora. Un gesto dolce della sua mano mi fece capire che potevo spingermi più in la con le cosce. Allora passai a baciarle il collo mentre armeggiavo col suo interno coscia. I suoi mugolii stretti di piacere si interruppero per un secondo, il tempo di osservare la mia erezione suppongo, ora che poteva. Mi sussurrò qualcosa, ma io capì solo l’ultima parola e cioè: “Fuori” . Non ci volle un analisi di mercato appofondita per capire cosa potesse volere, così alzandomi leggermente e succhiandole il lobo dell’orecchio tirai fuori il mio cazzo ormai in eccitazione massima . Lei prese a menarmelo mentre la sua lingua scavava nella mia bocca e le mie mani carezzavano i suoi seni. Mi girai impulsivamente, e la distesi, aprendole le gambe e cominciando a leccarle la fica da dietro la mutanda mentre lei ansimava. Le levai l’ultimo impedimento e affondai la mia faccia e la mia lingua in quei morbidissimi peli e in quella dolcissima coppa del piacere, presi a leccare tutti i suoi umori che erano diventati per me nettare vitale affondavo la lingua e stimolavo il clitoride quando uscivo dalla fica. poi mi alzai e lei mi baciò ancora succhiandomi la lingua. Allora non ci vidi più, inserii il mio cazzo in lei e stantuffai forte ma dolcemente. Lei gemeva, mugolava, non diceva parole, solo qualche “siii” ogni tanto. Mi piaceva da matti. Sempre mentre la pompavo da sopra mi avvicinai e mordicchiai i duri capezzoli di quei seni leggermente piccoli ma sodi. Immaginavo di mettere il mio cazzo in quel durissimo e rotondissimo culetto di marmo, ma forse non avrei avuto il coraggio di rovinare una così bella opera della natura. mentre pompavo i suoi gemiti si fecero più acuti e ansimanti, venne contorcendo leggermente le gambe ed eiaculò un po’ di liquido dalla fica mentre io non mi fermai ed ero sempre può’ eccitato anche dai rumori umidi che provocava il mio movimento. Qualche secondo dopo sentii di stare per venire e lo tirai fuori, cominciai a menarmi e un secondo dopo lei era lì che me lo succhiava e lo leccava come una forsennata mentre sussurrava : ” Vieni, Vieni! “, respirando affannosamente fra una parola e l’altra. Io non resistii e inondai la sua faccia mentre lei in preda al piacere faceva colare tutto lo sperma che scioglieva il fondotinta. Diede qualche altra leccata all’asta e poi ci stendemmo ognuno dalla sua parte sul divanetto. Dopo qualche secondo si alzò e si andò a pulire, Tornò da me che ero intanto disteso ancora col cazzo fuori ormai moscio. Mi baciò sulle labbra e disse: “avevo ragione a pensare che sei meraviglioso! ” Io annuì con un mezzo sorriso ancora pienamente incredulo dell’accaduto: avevo una storia con una ragazza fantastica che fino a 12 ore fa consideravo una collega ed una amica ed ora avevo fatto con lei una scopata memorabile. Rimanemmo a parlare ancora un po’ , poi ce ne andammo, senza salutare nessuno, anche perchè era tardi, se ne erano andati tutti e Giorgia era ancora di là addormentata col ragazzo. Il tragitto a casa fu tranquillo e la radio parlò per noi. Arrivato a casa sua ci scambiamo un ultimo bacio e un appuntamento per l’indomani sera. Un mese dopo. “Complimenti ragazzi, il progetto è veramente ottimo” Fece il professore con quelle tipiche facce pasciute e compiaciute che meritano soltanto una scarica di pugni. “Siete davvero una bella coppia ben affiatata”. “Non dirlo a me! ” pensai sottovoce. “Come? ” fece lui “Niente” risposi io con un sorriso. FINE

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