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Ex compagno di studi

L’indomani mattina aprii gli occhi prima di lei.
Eravamo ancora tutti e due nudi sul letto e ammirai le sue forme leggiadre, i fianchi sinuosi e le sue belle chiappotte tornite. Dalla persiana chiusa filtrava la luce del mattino che andava a rischiarare le sue magnifiche tette.
Io stavo ancora sdraiato e vedevo tutto questo spettacolo e mi stava di nuovo riprendendo la voglia, anche ricordando tutto quello che era successo la notte appena trascorsa.
Provai a mettermi seduto sul letto ma mi rimisi giù perché mi girava un poco la testa.
La notte prima era stata evidentemente come una sbornia e chissà adesso Lei, una volta che si fosse svegliata, come si sarebbe sentita, Lei, che era stata veramente la protagonista totale e assoluta.
Provai mentalmente a fare il bilancio e contai che la mia Molly Trapper e Vito se ne erano venuti due volte ed io invece una volta sola. Quasi che ora mi spettasse di diritto venirmene per pareggiare. Ma sorrisi a me stesso dicendomi che non era importante quante volte ero venuto ma l’intensità con cui avevo vissuto tutto il fatto. E sicuramente la mia intensità era superiore di molto a quella del nostro amico Vito, perché dalla mia parte avevo le maggiori sensazioni di lei come moglie che donava a me, mentre per lui poteva essere una donna come un’altra, anche se molto desiderata, e le sensazioni che lei poteva dare a lui non potevano entrargli dentro perché non era sua moglie.
Pensavo a queste cose e cominciai a sentire rumori in cucina. Dopo un poco vidi Vito comparire davanti alla porta della nostra camera, in pigiama e con un vassoio.
Mi sorrise, guardò con tenerezza la mia lei ancora tutta nuda, e posò il vassoio sul letto.
Era apparecchiato per tre, con biscotti, caffè, latte e miele.
Io sorrisi compiaciuto del pensiero; non dicemmo una parola.
Con la mano toccai dolcemente la mia Molly Trapper per svegliarla, lei aprì gli occhi incontrando i miei, sorridenti.
“Vito ci ha portato la colazione a letto” Le dissi.
Lei si girò verso di lui e, improvvisamente consapevole di essere tutta nuda, in un attacco di vergogna o di pudicizia, provò a prendere di scatto il lenzuolo per coprirsi, ma il lenzuolo era tutto attorcigliato sotto di noi e, se avesse insistito, avrebbe fatto volare per aria il vassoio della colazione.
Resasi subito conto di questo, alzò le braccia al cielo riabbassandole stancamente, quasi come sconfitta e, mettendosi a ridere, disse: “Ma siiii……. , dopo tutto……….. , no? ”
Scoppiammo a ridere anche noi!
Finita la colazione, lei si alzò dal letto e ci apparse in piedi in tutto il suo splendore, si chinò per prendere la vestaglietta che era rimasta buttata per terra dalla sera prima e si allontanò dalla camera per entrare in bagno, con andatura elegante e con una signorilità che non aveva smesso di avere nemmeno nel turbinìo della notte prima.
Ci ricomponemmo tutti quanti.
Vito uscì e mia moglie ed io rimanemmo soli in casa.
Lei risistemò la nostra camera ed anche quella di Vito.
Non sapevo che fare, non sapevo che dire, non sapevo se era il caso di parlare.
Mi avvicinai a lei mentre lei sciacquava in cucina le tazze della colazione e, abbracciandola da dietro, le diedi un bacio sul collo, dove cominciano i capelli come morbida peluria; lei provò solletico e si girò verso di me con occhi che sembravano voler chiedere qualcosa; una frazione di secondo, così, a guardarci, e poi lei si inumidì le labbra e le appoggiò sulle mie, e con la sola punta della sua lingua mi toccò la parte interna delle mie labbra.
Sembrò di esserci accordati così, in silenzio, senza parole, con l’accettazione incondizionata e reciproca di tutto quello che era successo la notte prima, condividendo tutto il piacere che avevamo provato e la nuova libertà che reciprocamente avevamo riconosciuto.
Era ormai ora di pranzo e lei mi chiese cosa fare, se preparare o aspettare.
In quel momento Vito suonò alla porta, lei andò ad aprire e lui entrò con una pila di pizze da sfamare uno squadrone di operai, dicendo che non stava assolutamente bene che lei si fosse messa, adesso, a cucinare.
E cosi ci mettemmo a tavola, tutti abbastanza affamati. Le pizze le mangiammo tutte con avidità, come per rifarci delle energie consumate la notte prima.
Ad un certo punto lui mi chiede: ” Beh, allora, quando mi vieni a trovare a casa in città? Ti faccio anche conoscere la mia compagna……………….. ” Lo interruppi e sorridendo gli dissi “Cos’è, niente niente che hai l’idea di farmi scopare con lei.. ? ”
A questa mia risposta la mia Molly Trapper si girò di scatto verso la cucina, prese un coltello e davanti allo smarrimento mio e di Vito, misto anche a paura, me lo puntò vicino e mi gridò in faccia “STRONZO! O con me o altrimenti niente! Da adesso, qualsiasi cosa voglio fare io o vuoi fare tu, o la facciamo insieme o se no, ti ammazzo! ”
Mi teneva il coltello puntato, ma il suo viso cominciò ad addolcirsi e quasi prese a sorridere, ma continuò: “Hai capito? ………. ”
Mi manteneva lo sguardo (e il coltello) puntato addosso, ma il suo viso si addolciva sempre di più lasciando il posto al sorriso aperto. “Hai capito? ……………. ” , mi disse di nuovo.
Io accennai un sorriso e dissi “Si! “.
Lei allora conficcò con forza il coltello, in piedi, al centro del tavolo di legno.
Lei evidentemente era andata anche oltre le mie stesse riflessioni interiori.
E si era affermata con un inequivocabile segno del comando.
Adesso era lei che comandava ed ero io, evidentemente, che dovevo imparare di più a fare il troione e il porco! Ma chissà, vuoi vedere che mi avrebbe concesso di chiavare con un’altra, davanti a lei beninteso! ? ! ? ! ? ! ? ! ? ! ? ! ? FINE

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