Ultimi racconti erotici pubblicati

Marzia e il suo capo

Se c’è una cosa che non faccio mai, è andare in discoteca. Stranamente, ieri sera mi sono lasciato convincere dai miei amici con cui, come ogni mercoledì, andiamo a giocare a Tennis: il classico doppio con scommessa (io con Giovanni, Ettore con Salvo) che si ripete, instancabilmente, da sei anni. Abbiamo perso noi e ci toccava pagare il solito pub-dopopartita, quando ad Ettore è venuta l’idea di cambiare, per una sera, costringendoci a dirottare per una discoteca. Sono entrato nel locale ancora scocciato da questo cambiamento, non so ballare e non sono portato per i luoghi troppo rumorosi, e ho subito cercato un angolo dove appartarmi, in attesa di tornarmene a casa; sconfitto, mi sono diretto verso il banco-bar, un lungo bancone che mi ha ricordato i saloon del far west, dove ho trovato uno sgabello su cui prendere posto. Giovanni mi aveva seguito, mentre gli altri due erano andati in mezzo alla bolgia, a dimenarsi come dei matti.
La prima mezzora è trascorsa così, con noi due – bicchiere in una mano, gomito sul bancone, sigaretta nell’altra – girati vero la massa a guardare questo o quel tipo, o le acconciature delle donne presenti. Per lo più erano tutte abbastanza scollacciate, con abiti cortissimi o con pantaloni attillati all’inverosimile, con la vita a bordochiappe; io, però, non avevo alcuna voglia di ammirarle più di tanto.
“guarda che sorpresa! Dottore, e lei cosa ci fa qui? ”
Marzia, una delle segretarie dell’ufficio mi stava di fronte, squadrandomi dall’alto vero il basso. Già bella di suo, con un corpo snello, slanciato, gambe lunghe e armoniose, un seno grosso e sodo al punto giusto, vent’anni appena compiuti, mi stava sorridendo dalla cima di un paio di scarpe alte quanto un trespolo, nere, con un tacco di almeno quindici centimetri, belle quanto lei. Non ho retto alla curiosità di ammirarla e, prima di rispondere al suo saluto, ho abbassato gli occhi, risalendo lentamente. Le cinghiette delle scarpe le avvolgevano le caviglie, rendendole ancora più sensuali; dal piede, lasciato scoperto dalla scarpa, partiva una calza nera, a rete, elegantissima; l’occhio è salito ben al di sopra le ginocchia, apprezzando la perfezione della gamba e della coscia, sino a quando, finalmente, ha incontrato il bordo della gonna, anch’essa nera, attillata e con uno spacco laterale da brividi. Proseguendo verso l’alto, ho avuto il piacere di ammirare la bellezza del colore della sua pelle, visto che non indossava nulla ad eccezione di un reggiseno nero di pizzo (di quelli alla Valeria Marini) e quando i nostri sguardi si sono incrociati sono rimasto imbambolato come un deficiente.
“Allora, dottore. Ho superato l’esame? Vado bene? ” continuava a fissarmi ed io facevo altrettanto, rimanendo con la bocca aperta; i suoi occhi, grandi e neri, mi avevano ipnotizzato.
“Marzia, che piacere. ”
Gli ho chiesto subito se voleva qualcosa da bere, mi è sembrata la cosa più ovvia da fare per superare il mio imbarazzo. “Un gin tonic va benissimo, grazie. ” Il tempo di richiamare l’attenzione del barman ed avere i nostri bicchieri, che abbiamo iniziato a chiacchierare del più e del meno e del fatto che io mi trovassi in un luogo dove non avrebbe mai pensato di vedermi.
“Perchè, sono così vecchio? ”
“No, ma non vedo sua moglie e … ” è rimasta col sorriso malizioso sulle labbra.
“e chi? ”
“e nemmeno Cinzia” bang! A quel punto, il suo sorriso è diventata una vera e propria provocazione ed io, imbarazzato come se fossi rimasto nudo dinanzi alla ragazza, sono diventato rosso come un peperone.
“Suvvia, dottore! Lo sappiamo tutti che lei ha un debole in ufficio per Cinzia. ”
Ho iniziato a balbettare chissà quale scemenza, quando lei mi ha sbalordito ancora più.
“E poi, cosa ho in meno io di lei, se non di essere dieci anni più giovane? Non le sembro bella abbastanza? ”
Così dicendo, mi ha dedicato una piroetta sulle punte delle scarpe.
“Venga, andiamo a ballare un po’. ” Ancora sbandato, mi sono sentito prendere per una mano e tirato in mezzo alla massa danzante. E in pista lei si è subito scatenata attirando verso di se gli sguardi indiscreti di molti, dimenandosi dinanzi a me in modo sempre più sensuale e lascivo, mentre io cercavo di non restare fermo come un deficiente.
Saranno passati venti minuti quando lei mi ha chiesto di andarci a sedere. “Cosa ne dice se andiamo in quell’angolino? ” Mi sono girato verso la zona che mi stava indicando, un’ala del locale particolarmente buia e, per quel che si intravedeva, occupata da uomini e donne, per lo più giovani, che preferivano un po’ di privacy alla confusione per limonare tranquillamente. Non me la sentivo di andare, mi sembrava di passare per maniaco e l’ho invitata ad andare da sola: “Se vuoi andare vai pure tu, io rimango qui a fumarmi una sigaretta”. “Se ne offre una anche a me potrei ricambiare deliziosamente”. C’è stato un attimo di imbarazzo, poi le ho risposto: “Allora te ne offro due. ” Voleva essere una battuta, e per me lo era, ma cinque minuti dopo sarei rimasto di sasso. Alla fine ho ceduto, anche perché di ballare non mi importava proprio, è l’ho seguita tra i divani. Camminava nelle zone più buie come se conoscesse ogni centimetro di quell’angolo, io ho tentato di seguirla facendo in modo di non disturbare chi era già appartato e così l’ho persa di vista. Ho proseguito a tentoni per qualche attimo, poi ho iniziato a chiamarla “Marzia, dove sei, Marzia? ” Finalmente ho sentito la sua voce: “Sono qui”. Si era seduta, ma è meglio dire distesa, su un divanetto molto basso posto tra un pilastro molto largo ed una delle pareti di fondo del locale, praticamente invisibile da gran parte della discoteca se non ad eccezione di un paio di divanetti simili posti nelle vicinanze, ma chi li stava occupando non avrebbe pensato più di tanto alla nostra presenza, ma io ancora non lo sapevo quanto questo fosse importante per lei.
“Dottore, si accomodi qui, accanto a me. ” Ho visto il braccio allungarsi verso di me, in cerca della mia mano e, appena ho accettato la stretta, mi sono sentito tirare giù verso il basso cadendo rovinosamente tra i cuscini e le sue gambe. La testa mi è finita proprio contro una coscia e non ho potuto fare a meno di restare incantato dal profumo della sua pelle “Mi spiace” rialzandomi ho tentato di scusarmi ma ero ancora sotto lo schock della brutta figura e del contatto con la sua pelle vellutata. Un attimo dopo saltavo per aria. Avevo sentito chiaramente la sua mano poggiarsi sul mio uccello. Non capivo più niente, e mentre il mio bastone si era prontamente irrigidito, le mi parlava: “Dottore, mi è sempre piaciuta l’idea di sbalordirla”. Così dicendo mi abbassava la cerniera dei pantaloni e, un secondo dopo, me lo impugnava fiera di se stessa. Ho chiuso gli occhi, lasciandomi scivolare sul divano, proprio nel momento in cui stava chinando la sua testa. Ho sentito le labbra avvolgere la cappella mentre, con la mano mi massaggiava i coglioni e con l’altra mi masturbava lentamente. La sua lingua passava dal prepuzio alle palle: ne ha presa una in bocca e l’ha succhiata dolcemente. Io non capivo niente, l’unica cosa che sono riuscito a fare è incominciare a carezzarle i capelli. è stata lei stessa a lasciare per un attimo la presa e, prendendomi le mani fra le sue, a portarsene una sul reggiseno e l’altra tra le gambe. Ho spostato il lembo del piccolo indumento, lasciando libera una mammella soda e grossa dal quale, sentivo sotto le dita, ergeva un capezzolo turgido. L’ho stretto con decisione e lei ha iniziato a gemere di piacere. Non si è staccata, ha continuato a succhiare facendo avanti e indietro con la testa, sempre più velocemente. Voleva farmi godere, e in fretta. Ho capito che era tempo di sbrigarmi anch’io e, mentre continuavo a giocare col capezzolo, ho lasciato che l’altra mano sparisse sotto la gonna. Spostare gli slip e infilare due dita in mezzo ad un lago di umori era stato un’inerzia a quel punto. Siamo andati avanti così, con me che la baciavo ovunque, limitato nei movimenti, e con le sue labbra che stavano per regalarmi un orgasmo. L’eccitazione di avere tra le mie mani la segretaria dell’ufficio, la più bella, una che non pensavo mai mi potesse vedere con l’idea di fare del sesso con me e che, invece, lo stava facendo in mezzo ad un casino di gente, mi stava facendo impazzire. Le ho tolto l’uccello dalla bocca e lei, continuando a dimenarsi sotto i colpi sapienti delle mie dita, me lo ha afferrato posizionandolo di fronte alla bocca, incominciando di nuovo a masturbarmi e tenendo premuta la lingua contro la cappella, leccandomela ripetutamente. Il momento era incredibilmente eccitante, ma quando ha alzato lo sguardo per incrociare il mio, scossa dal suo orgasmo, non ho più retto: il primo violento schizzo di sperma le è finito sulle labbra, e lei con mia grande sorpresa, lo ha imboccatto nuovamente, accogliendo tutto il resto della mia crema. Ho chiuso gli occhi, cercando di assaporare ogni sensazione che i miei sensi stavano cogliendo. Cinque minuti dopo, lei si stava pulendo la bocca con il dorso della mano, guardandomi con aria soddisfatta. Mi aveva fatto godere tremendamente, ne era compiaciuta, ed io avevo ricambiato per come avevo potuto.
“Allora, sono meglio di Cinzia? ” mi stava parlando e con la mano tornava ad impugnare il mio palo, mentre si spostava per sedersi su di me. “Ora ti scopo, dottore. Vuoi? ” FINE

About Hard stories

Scrivo racconti erotici per hobby, perché mi piace. Perché quando scrivo mi sento in un'altra domensione. Arriva all'improvviso una carica incredibile da scaricare sulla tastiera. E' così che nasce un racconto erotico. Aiuta il sito chattando con le ragazze cliccando QUI. Iscrizione gratuita!

Leggi anche

Katia, la maestra del piacere sospeso

Capitolo 1.1 Se ti piace l’inizio, scarica qui il libro completo: https://amzn.eu/d/gHJhRx0 Avevo conosciuto Katia …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

LINGUAGGIO ESPLICITO

Ciao. ERZULIA è un sito di racconti erotici per adulti.

Hai meno di 18 anni? Gentilmente lascia questo sito.

Il linguaggio è esplicito e sono presenti fotografie sexy.

Se chiudi quest'avviso, accetti di leggere i nostri racconti.

Questo si chiuderà in 20 secondi