La mia eccitazione era incontrollabile. Quella donna mi stregava, mi ammaliava. Non riuscivo a sfuggire quel richiamo imperioso. Non ricordai il balcone aperto, i vent’anni d’età che ci separavano. Lasciai cadere le mutandine in terra. Così, con la vestaglia ancora addosso, salii sul letto, su di lei. Tolsi la mano dal suo grembo, introdussi, appena, il mio sesso tra quelle natiche che avrei voluto addentare come frutti sapidi. Si voltò di scatto con gli occhi sbarrati, sgomenti. Mi guardò come fossi un fantasma. Un terrore che si trasformò in sorpresa, ansia, attesa, implorazione. Aprì le gambe, alzò le ginocchia. Mi prese dolcemente il sesso per accogliermi in lei ma non riusciva a farsi penetrare. Spinsi con decisione. Un gemito soffocato uscì dalle sue labbra e sentii che entravo, lentamente, in un focoso inferno, in una ribollente lava incandescente. Fui io a regolare il giuoco. Lei, come in preda al delirio, mugolava. Dalle sue labbra sortivano suoni inarticolati. Il suo ventre era un oceano in tempesta. Le sue mani mi serravano i lombi. Volgeva la testa a destra e manca sempre più sparpagliando i suoi lunghissimi capelli. Mi strizzò, avida, golosa, come se volesse svuotarmi completamente in lei. Si abbandonò, senza forze, le braccia allargate, gli occhi chiusi, il respiro affannoso, piccoli sussulti del bacino. Mi prese una mano, se la mise sul seno sinistro. Il cuore tumultuava. Aprì gli occhi, con uno sguardo incredulo. Ero rimasto su di lei, sensibilmente in lei. Scosse lievemente il capo. “Ma è proprio vero, Giorgio, sei tu? Tu sei nel mio letto. Tu mi hai cercato. Tu mi hai voluto. Hai voluto entrare in me, darmi una voluttà che non ho mai raggiunto. Ma sono gelosa, Giorgio, tanto gelosa. Chi ti ha insegnato ad amare così? ” “Tu” -risposi- “me l’hai insegnato tu. Coi tuoi gesti, coi tuoi sguardi, con le tue parole, col tuo indimenticabile bacio, con i tuoi eloquenti silenzi. Ti ho aspettato, Katia, perché non sei venuta da me? ” “Temevo che tu mi scacciassi, che mi deridessi. E bruciavo, mi tormentavo, in silenzio. Mi ripetevo: ‘Katia, sei vecchia, mettiti l’animo in pacè. L’animo poteva trovare pace, ma la carne no. I miei sensi sono da sempre destinati a restare miseramente e insufficientemente soddisfatti e per lungo tempo ero riuscita a dominarli, a sopirli. Poi sei apparso tu. è stata una violenta scarica, dentro di me. Un fulmine che aveva non solo riacceso ma moltiplicato la fiamma del mio sentirmi femmina. Mi vergogno dirlo, Giorgio. Il mio ventre è stato tormentato dai crampi del desiderio. Una brama frenetica. Femmina in calore, ho compreso cosa sia la foia. Quel giorno, nel bagno, eri nudo, stavi indossando l’accappatoio. Imponente, maestoso, mi spaventavi e attraevi. Stavo morendo assetata e l’acqua era li, bastava tendere la ciotola. Per un attimo ho pensato d’entrare, denudarmi, mettermi carponi dinanzi a te, per essere la tua Io e tu il mio Giove. E poi potevo serenamente morire. Ho temuto che tu scoppiassi a ridere, che m’avresti scacciata. ” Aveva preso il mio volto tra le mani. Mi baciava sugli occhi, sulla bocca. Sentiva che stavo rifiorendo in lei e seguitava a baciarmi, a passarmi lievemente la lingua sulle labbra. “Non mi è mai capitata, piccolo grande Giorgio, una cosa così. Tu mi hai sfinita. Riempendomi di te mi hai svuotata. Ho raggiunto vette sconosciute. Ho vissuto con te quello che non ho vissuto in tutta una vita. La mia vita. Ora ti sento di nuovo, e questo rinnova in me la fiamma che attende di essere di nuovo spenta, per risorgere e seguitare a vivere. ” Mi spinsi ancor più in lei, per quanto poté accogliermi. “Katia, amore mio, tu sei giovane come nessuno lo è. Tu, solo tu, mi hai fatto conoscere cosa voglia dire ‘averè una donna, non ‘esserè d’una donna. Mi hai fatto sentire il tuo piacere confondersi col mio piacere. Tu fai l’amore con me e per me, non solamente per te. Non parlare d’età. Non significa nulla. Sei bellissima. Alla tua bellezza non ho saputo resistere. E c’è la prova che tu sei per me ed io per te. Ho ritenuto, per un istante, di non poter entrare in te. Ma è stato solo un attimo. Ti sei dischiusa, mi hai accolto, fremente, totalmente. Perché tu sei mia, nata per me, fatta per me. ” Aveva ripreso l’ondeggiare del piacere, il mugolare del godimento. Fu dolce naufragare ancora, tra le sue braccia, nel voluttuoso palpitare del suo grembo. Mi scaldò col suo corpo, mi coprì con l’inebriante tepore della sua pelle, senza lasciarmi, scrutando nel mio volto la mia estasi, cercando di accrescerla di condurla ai livelli più alti.
Racconti erotici Racconti erotici gratuiti etero lgbt