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Consuelo

E tu, Antonio, metti la testa del tuo cazzo sopra il mio viso e fallo colare più che può. Ho voglia di sborra, ragazzi, ne voglio tanta, bella calda e profumata. – Senti che roba – aggiunse soppesando loro i coglioni, mentre i due ragazzi, con le mazze dure da scoppiare che perdevano un bel filo di bava biancastra e collosa, si apprestavano a farsi un’altra colossale goduta – senti che roba – ripetè – sono gonfie come bisacce, mi sa che state per farvi un’altra sborrata peggio della precedente. Questa volta il primo a partire fu Antonio che si sollevò quasi in piedi per far si che il suo cazzo fosse ben posizionato sopra la faccia della ragazza e, con lenti movimenti di sega che gli coprivano e scoprivano la sua enorme cappella, cominciò a riversarle in volto, su quel bel visino che lui tanto amava, un’interminabile colata di sborra, talmente spessa e oleosa, che le si appiccicava alla pelle senza neppur scivolare giù. La visione del cazzo dell’amico che stava inondando il visino Angelico della sorella e il forte odore di sborra che si spandeva nell’aria fecero si che Manuel, che si era ritratto e reggeva la sua mazza lunga e sottile come fosse stato il tubo di un idrante, cominciasse a lanciare una raffica di schizzi, a distanza talmente ravvicinata l’uno dall’altro, da parere uno schizzo unico che si spiaccicava contro ogni parte del viso della sorella. Colpita da due parti, la ragazza lanciava urletti di soddisfazione mentre i suoi due partners sembravano non dover mai finire di svuotarsi i coglioni. Se la prima sborrata fu gigantesca, questa apparse addirittura colossale. Quando, finalmente, i due cazzi sembravano avere esaurito la loro carica esplosiva, c’era sborra dappertutto. Oltre al viso e al corpo della fanciulla che ne erano letteralmente ricoperti, c’era sborra sul letto, sul muro dietro al letto – qualche schizzo di Manuel era stato talmente violento da sorvolare la ragazza e andare a spiaccicarsi sul muro – sui comodini da notte. – Siete proprio due animali – disse lei ripulendosi un po’ con le dita e leccandone il contenuto – due veri cavallini da monta. – è buona la vostra sborra – disse ancora raccogliendone nuovamente con le dita e mettendosela in bocca – ha un buon sapore. Non è acida e neppure troppo salata. Poi, raccogliendone ancora un po’, allungò il braccio per fargliela assaggiare. I due ragazzi si guardarono interdetti. – Non ditemi che non avete mai assaggiato la vostra sborra – fece lei. – La mia, si – rispose Manuel. – Anch’io ho assaggiato la mia – disse Antonio. – E allora – concluse lei – vi siete baciati in bocca, vi siete scopati il cazzo, potete anche scambiarvi il sapore delle vostre sborre. Diedero entrambi una leccata alle sue dita poi, contemporaneamente, si abbassarono verso di lei e cominciarono a leccarle il viso ripulendoglielo con le loro lingue. Ai due amici il sapore delle loro sborre mescolate non dispiacque affatto e leccarono anche quella che era colate sulle poppe, sulla pancia, sulle cosce e sui piedini di Consuelo. La quale, da quel fervore di lingue e dalle loro mazze ancora semidure, intuì che i due non si erano ancora del tutto soddisfatti. E i due, infatti, si erano, per così dire, rimessi al lavoro, Antonio dedicandosi agli stupendi piedini della ragazza e Manuel alle sue sontuose poppe che sembrava voler divorare con la sua famelica bocca. Dopo circa un quarto d’ora nel corso del quale il corpo di Consuelo fu nuovamente carezzato, palpato, strizzato, baciato leccato e morsicato in ogni angolo, anche il più recondito, le due mazze si ergevano perfettamente diritte e pronte ad una nuova tenzone. Senza dirsi un parola ma provando, evidentemente, lo stesso desiderio, i due la fecero mettere alla pecorina e, dandosi ogni tanto il cambio, le lavorarono con la lingua, con le labbra e con le dita il buco del culo fino a farne inspessire di un paio di centimetri il contorno e, finalmente, a farlo dischiudere come un piccolo fiore rosato. A quel punto, mentre Manuel, con la punta della lingua infilata nel buco del culo della sorella, ne leccava il contorno interno, Antonio corse in bagno a prendere della crema. Al suo ritorno premette la testa della ragazza, che era sempre alla pecorina, contro il letto e le fece rialzare il più possibile il bacino in modo che il suo bellissimo culetto sporgesse ben in alto e fosse ben esposto e raggiungibile. Poi spalmò ben bene di crema il contorno dell’ano e, con due dita, unse abbondantemente anche l’interno. Poi, con estrema naturalezza, prese in mano il cazzo di Manuel e lo ricoprì di un abbondante strato della stessa crema. Bisogna dire che quest’ultima operazione si protrasse per un tempo ben più lungo del necessario e che il modo con cui Antonio unse il cazzo dell’amico massaggiandogli al contempo i coglioni fu li lì per trasformarsi in una vera e propria sega.

E, per amore di verità, bisogna anche aggiungere che il piacere col quale Manuel si fece ungere il cazzo dall’amico fin quasi a venire, fece si che i due si scambiassero anche un furtivo bacio in bocca. Che, però, non sfuggì allo sguardo attento di Consuelo la quale, nel frattempo era impegnata a spingere col bacino, con movimenti ritmici, per cercare di farsi dilatare al massimo il buco del culo. Per quanto quello del fratello non fosse certo il primo cazzo che l’angelica fanciulla si beccava nel culo, la penetrazione richiese qualche sforzo da parte di Manuel che, con la punta della cappella piantata contro il suo buchetto posteriore, dovette spingere non poco prima di riuscire ad infilare tutta la testa del cazzo. A quel punto, però, la strada era stata aperta e, infischiandosene degli urletti di dolore della sorella, Manuel si infilò dentro di lei, lentamente ma inesorabilmente, per tutta la considerevole lunghezza della sua mazza. Inginocchiato dietro di lei, cominciò scorrere in quel pertugio caldo che lo fasciava come un guanto di velluto facendogli provare delle sensazioni talmente intense che lui nemmeno pensava potessero esistere. Affondato nei suoi sfinteri fino all’elsa, sentiva il rumore dei suoi coglioni sbattere contro le chiappe di lei, che, coi movimenti del bacino, cercava di agevolare al massimo la cavalcata del fratello. – Stai godendo? – gli domandò. – Come una bestia. – Hai sempre sognato di rompermi il culo, è vero? – Si, è vero, l’ho sempre sognato. – Mi accorgevo, sai, di come mi guardavi quando giravo per casa mezzo nuda. E non credere che non sapessi che cosa andavi a fare quando, subito dopo, ti rinchiudevi nel cesso. – Adesso, però – aggiunse lui – ti sto inculando di gusto. – Inculami, fratellino, inculami, voglio farti godere. E dopo voglio fare godere anche Antonio, voglio prenderlo in culo anche da lui. Quando Manuel, un po’ a malincuore, si sfilò dal culo della ragazza per fare posto all’amico, quest’ultimo, che nel frattempo si era ben spalmata la mazza di crema, ne raccolse un bel po’ sulla punta di tre dita e, senza alcuna difficoltà, le ficcò nell’ano di Consuelo, dilatato dall’inculata fraterna, e ne unse ben bene l’interno. Poi, piazzatosi dietro la ragazza, l’afferrò per le spalle e, puntata la testa del cazzo contro la sua apertura posteriore, cominciò a spingere. La sua mazza, però, molto più grossa e dotata di una cappella molto più larga di quella dell’amico, e fece parecchia fatica ad entrare e provocò alla ragazza dei dolori lancinanti che le strapparono urla, lamenti e lacrime e la fecero implorare l’amico di togliersi. Cosa che lui non avrebbe fatto per nulla al mondo. Anzi, più la ragazza si lamentava e lo implorava di non farle male, più lui le montava in groppa e affondava la sua nerchia nodosa tra le sue meravigliose chiappette. Quando, non senza notevoli sforzi, riuscì ad affondare fino alle palle si arrestò in quella posizione per qualche secondo, poi si sfilò di colpo ed invitò l’amico ad ammirare lo spettacolo del buco del culo della ragazza che, completamente dilatato, sembrava l’apertura di un nero e profondo tunnel in cui riuscì agevolmente ad infilarci le cinque dita che aveva abbondantemente riempito di crema. Allora, rotti gli indugi, saltò letteralmente in groppa alla fanciulla e, afferratala saldamente per le spalle, con un sol colpo ben assestato, s’infilò per intero dentro di lei iniziando ad incularsela con un impeto e una violenza di cui lui stesso non si credeva capace. Sotto i colpi tremendi di quella mazza nodosa che le squassava i visceri, la ragazza perse quasi i sensi e solo l’intervento del fratello, che prese ad accarezzarle delicatamente il viso e a rivolgerle ogni sorta di dolci parole, le diedero un po’ di sollievo. A poco a a poco i muscoli della ragazza si rilassarono e Antonio potè scorrere senza più sforzi per tutta la lunghezza della sua formidabile minchia. Manuel si zittì e nella stanza, si udivano solo i flebili lamenti della ragazza e l’ansimare di chi se la stava letteralmente cavalcando con tanta furia e, sopra tutto, il rumore dei colpi delle palle del cavaliere contro le burrose chiappe della sua vittima. D’un tratto Antonio serrò con le mani ancor più saldamente le spalle della ragazza e, piegatosi sopra di lei, le affondò i denti in una deliziosa piega di carne tenera e fresca della schiena. La ragazza lanciò un urlo di animale ferito e lui cominciò a sborrarle in culo tutto la sua spaventosa libidine. Con la faccia sfigurata dal piacere, Antonio sentiva la sborra defluire dai suoi lombi e invadere gli sfinteri della sua vittima sul cui viso scorrevano le lacrime. – Che inculata! – disse all’amico mentre sfilava la mazza gocciolante e finalmente non più dura – non ho mi goduto tanto. Adesso tocca a te. – Basta – li implorò Consuelo – vi scongiuro.

Manuel, però, non aveva ancora goduto e, incurante delle sue suppliche, prese il posto dell’amico che, nel frattempo, teneva ben ferma la ragazza per impedirle di cambiare posizione. Il culo di Consuelo, completamente spanato dalle terribili spinte della formidabile nerchia di Antonio, lo accolse senza difficoltà e lui vi affondò fino ai coglioni sguazzando nella sborra dell’amico che, unitamente alla crema e alle secrezione della ragazza, formavano un ambiente caldo, umido, scorrevole e quanto mai piacevole. Aggrappandosi ai suoi fianchi, ne abbrancò le carni tenere e sode e si produsse in una magistrale inculata che cercò di protrarre il più a lungo possibile prendendo di tanto in tanto fiato mentre Antonio, ormai esausto, cercava di consolare la ragazza baciandola in bocca. Quando sentì di non riuscire più a trattenersi, Manuel salì ben in groppa alla sorella e, affondato dentro di lei fin quasi a schiacciarsi i coglioni, le lasciò partire negli intestini una serie interminabile di schizzi fino a che, del tutto prostrato, si sfilò da lei per accasciarsi sul letto. Sentendosi finalmente affrancata, la giovane, incazzata come una biscia, cominciò a tempestarli di pugni e calci e a lanciare al loro indirizzo ogni sorta d’insulti che i due accolsero senza reagire. Poi, apparentemente soddisfatta dallo sfogo, si alzò di colpo dal letto e, a chiappe strette si precipitò verso il cesso subito seguita dai due che, non capendo cosa stesse succedendo, temettero si fosse sentita male. Solo quando la videro sedersi precipitosamente sul cesso e udirono il rumore dei suoi sfinteri che si stavano svuotando capirono cosa fosse successo. – Coi vostri maledetti cazzi e la vostra stramaledetta sborra mi avete smosso gli intestini, maledetti bastardi. – A me, invece, è venuta una gran voglia di pisciare – le rispose serafico Antonio e, senza chiederle il permesso, iniziò ad orientare uno speso getto di piscio caldo contro di lei. Al che Manuel, cui tutta la birra bevuta in precedenza stava cominciando a dare i suoi effetti, si unì all’amico inondando di piscio la sorella dall’altro lato. – Siete proprio due bastardi – urlò quest’ultima, due schifosi bastardi figli di puttana. Ma il rumore di una sua scarica, seguita da una lunghissima scoreggia, li fece scoppiare a ridere tutti e tre. Arresasi all’ineluttabilità delle cose, Consuelo lasciò che i due le inondassero di piscio tutto il corpo, la faccia ed i capelli e, per ultimo, si lasciò anche pisciare in bocca. Dopo una lunga doccia ristoratrice e purificatrice, i tre ragazzi andarono in cucina a mangiare della frutta e, quando tornarono a letto, non fecero neppure in tempo ad appoggiare la testa sul cuscino per cadere in un sonno profondo. Fu il suono di una sirena a svegliare Antonio che, giratosi bruscamente svegliò Consuelo la quale, alzatasi per andare a pisciare, inciampò in una sedia e svegliò a sua volta anche Manuel. Era ancora notte fonda e il caldo si era fatto davvero opprimente. I due ragazzi cercarono un po’ di fresco sul terrazzo, raggiunti dopo poco dalla fanciulla che, con indosso una sottile vestaglia di seta della madre di Antonio, arrivò con una caffettiera fumante. Accidenti quanto è bella – pensò il padrone di casa guardando con desiderio Consuelo, cui la seta bianca della vestaglia, stretta in vita dalla cintura, faceva risaltare le forme e l’espressione assonnata del viso conferiva un‘aria fanciullesca e al contempo da porca. Possibile che abbia di nuovo voglia di farmela, pensava intanto Manuel, al quale la vicinanza con la sorella, il suo odore di letto e le sue movenze feline avevano nuovamente fatto drizzare la mazza che premeva dolorosamente contro la stoffa dei boxer che aveva indossato per andare sul terrazzo. Sono davvero due bei tipi, ragionava dal canto suo la bella Consuelo, soppesando con lo sguardo mentre sorbiva il suo caffè i due ragazzi. Manuel è più fine, col fisico più slanciato, ma Antonio i fa più sangue, con quei muscoli guizzanti e quella pelle abbronzata. Notò che Manuel, come lei d’altronde, era pochissimo peloso, mentre l’amico, di carnagione più scura, era più peloso, ma non troppo.

A lei non piacevano gli uomini tanto pelosi. Seduti in terrazza, con le tazze del caffè in mano, i tre vagavano, silenziosi nella notte calda e silenziosa, tra i loro pensieri. Con la vestaglia, Consuelo aveva trovato anche un paio di sandaletti col tacco alto che, quando li notò, attirarono l’attenzione di Manuel. La ragazza, accortasi degli sguardi di concupiscenza che il fratello lanciava all’indirizzo dei suoi piedini, scoppiò a ridere. – Ti stai nuovamente infoiando – gli disse – ti piacciono così tanto i miei piedi? – Mi hanno sempre fatto impazzire – le rispose lui – soprattutto quando indossi dei sandaletti come quelli, col tacco alto, che ti slanciano il piede e la caviglia. Per tutta risposta la ragazza, gratificata dagli apprezzamenti del fratello, allungò una gamba e sollevò un piede offrendolo al fratello per farselo carezzare e scoprendosi, con quel gesto, le bellissime cosce. Alla vista delle sue cosce e dell’amico che aveva preso ad accarezzare, quasi in adorazione, il piedino della ragazza fasciato dal sandaletto argentato, Antonio si alzò e, piazzatosi alle spalle di lei, le infilò le mani nella scollatura della vestaglia ed iniziò a brancicarle le poppe mentre la sua mazza, dentro i boxer, prendeva vita diventando sempre più dura. – Sarà meglio che rientriamo- fece lei quando il fratello aveva preso a leccarle e ciucciarle l’adorato piedino e l’amico aveva estratto dalla vestaglia il suo sontuoso seno e, piegato, sopra di lei, glielo stava leccando a lingua piatta – altrimenti ci arrestano per atti osceni. Quando furono nuovamente sul letto la ragazza li fece inginocchiare al suo fianco e abbassò loro i boxer liberando le mazze che dure e fiere, si ergevano in tutta la loro ritrovata potenza. Soppesando i coglioni e sgranando le palle, fu percorsa da un brivido di piacere al pensiero di tutta la sborra di cui sembravano essersi nuovamente riempite. Dopo avergliele massaggiate e ciucciate per tutta la lunghezza, s’imboccò la testa delle due aste rigide le lavorò a lungo con la lingua e con le labbra, poi leccò i coglioni di entrambi e, infine, disse ai due ragazzi di sdraiarsi sulla schiena, fianco a fianco, con le gambe raccolte contro il petto ed il culo che sporgeva un poco dal bordo del letto. Quindi, inginocchiata a terra, prese a leccarli, a turno, da dietro. Dopo avere nuovamente leccato i loro coglioni, gli leccò a lungo quella zona morbida e sensibile che sta tra le palle e d il buco del culo e, infine, con la sua guizzante linguetta, prese a leccargli il buco del culo. Quello di Manuel, completamente senza peli, era piccolo e rosato come quello di una femmina mentre quello di Antonio, più scuro e peloso, era anche più spesso e più grosso. Mentre lei leccava loro il buco del culo i due ragazzi, infoiati come bestie, presero a baciarsi in bocca e, subito dopo, le mani dell’uno andarono a deporsi sulla mazza e sui coglioni dell’altro. Consuelo, che aveva intuito già da tempo che i due ragazzi si piacevano, non se ne stupì affatto e, mentre leccava il buco del culo di Manuel, provò ad infilare il dito medio in quello di Antonio. Il quale, ormai disposto a tutto, prese a spingere più che poteva per dilatarsi gli sfinteri e Consuelo, che nel frattempo aveva recuperato il vasetto della crema e lo aveva unto a dovere, riuscì a penetrarlo per tutta la lunghezza del dito iniziando a fargli, con la punta di quest’ultimo, un lento massaggio alla prostata. Manuel, con la lingua della sorella sempre intenta a leccargli il contorno dell’ano che, sollecitato a quella maniera e grazie anche alle spinte che anche lui aveva cominciato a dare, si stava inspessendo e schiudendo, sentiva il cazzo dell’amico, stretto nella propria mano, pulsare sempre di più e farsi sempre più grosso e duro; facendone scorrere lentamente su e giù la spessa pelle che lo ricopriva, ne sentiva le nodosità e, carezzandone con la punta delle dita il contorno della grossa cappella, ne sentiva i bordi allargarsi e farsi sempre più spessi e con la pelle sempre più tesa. Antonio, dal canto suo, che il massaggio alla prostata, la cosa più goduriosa che avesse mai provato, aveva portato ai limiti della resistenza, baciava appassionatamente l’amico, che ricambiava con altrettanta passione, e gli lisciava ritmicamente la mazza. Quando anche il buchetto di Manuel si fu dilatato a sufficienza Consuelo, sempre aiutandosi con la crema, tirò anche lui, con l’altra mano, un ditale al culo massaggiandogli ben bene la prostata. I due ragazzi, prossimi entrambi a sborrare, si baciavano fin quasi a farsi male e quando i loro cazzi cominciarono a sbavare sporcando le dita del compagno, si scambiarono le bave ficcandosi le dita in bocca e leccandosele a vicenda. A quel punto Consuelo, stanca di sditalinare loro il culo, tornò sul letto e cominciò a tirarsi un ditale. Allora i due, presala senza tanti complimenti, la rovesciarono sul letto e quando cominciarono ad ungerle il culo e lei intuì che stavano nuovamente per incularsela, cominciò a divincolarsi come un’anguilla, dovettero imobilizzarla Mentre il muscoloso Antonio la reggeva forte, Manuel le spalmò un’abbondante dose di crema intorno e dentro al buco del culo, poi si unse la mazza e infine, sdraiatosi sulla schiena, si fece aiutare dall’amico ad impalare la sorella che, dibattendosi come un’indemoniata, non fece che agevolare loro il compito. Quando Manuel se la fece scorrere fino a che non sentì le sode chiappe di lei sbattere conto il suo ventre, Antonio, inginocchiato tra le cosce spalancate dell’amico, si introdusse nella pancia della sorella e i due, trovando subito il ritmo giusto, cominciarono a pomparla, uno nel culo, l‘altro nella figa. Dopo qualche minuto di pompaggio Antonio manifestò il desiderio di sostituirsi all’amico nel culo della ragazza la quale, memore dell’inculata precedente, lo supplicò, con le lacrime agli occhi di non farlo. Ma lui, per nulla impietosito dalle preghiere di Consuelo, pregò l’amico di tenergliela ferma e, dopo averla posizionata alla pecorina, si piazzò dietro di lei e, puntata la cappella contro il suo orifizio anale, cominciò a spingere. Per farvela breve i due amici se la incularono e se la scoparono nuovamente di brutto in tutte le posizioni e solo quando furono davvero sazi di godersi il suo culo, la sua figa, le sue poppe e la sua bocca le scaricarono in culo un bel fiume di sborra e, finalmente appagati, si addormentarono tutti e tre. FINE

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