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La fine

Tu hai trasformato una casupola in un castello incantato. Come nelle favole. E il mio castello ha ospitato il suo magnifico e superbo sovrano, sette incredibili, lunghe, meravigliose, indimenticabili volte. Ma io ho goduto almeno settanta volte. Sedam banchetti, sedamdèset deliziose pietanze. Vorrei poterlo urlare al mondo: sono di Giorgio! Sono stata la prima donna che ha avuto! Ma anche per me è stata la prima volta. La prima volta che mi sono sentita veramente femmina. In me v’era solo una pianta avvizzita, rinsecchita, arida, sul punto di morire per sempre. Ora è sbocciata, fiorita, rigogliosa, superba, lussureggiante. ” “Ela, non dirmi cattivo, ma… ?” Mi saltò addosso, con occhi spalancati e mani artigliate. “Taci, taci… tu sei l’oceano. Infinito, beskrajnost. Non la goccia, kaplja, che ti lascia più assetata di prima. Il Colosso di Rodi, e lo gnomo. Gorostas i patuljak. Tu sei il mio dio e padrone. Bog i gospodar. Per sempre. ” Ero pronto per uscire. Mi abbracciò come se volesse inghiottirmi nel suo grembo. Gli occhi erano lucidi. “Torna!” Era già scuro. Quasi notte. Dietro i vetri del balcone si scorgevano due teste, nera e bionda, che sparirono quando entrai nella piazza. Ero abbastanza stanco. Portavo il moschetto a bracciarm, m’ero tolto l’elmetto e lo tenevo per il sottogola. Gli scarponi non erano molto sporchi ma sui calzettoni era rimasto qualche filo d’erba, di quelli che restano attaccati alla lana. Ela e Katia erano ad attendermi sul pianerottolo. Quasi mi soffocarono coi loro abbracci, passandomi la mano sul volto, tra i capelli. Mi portarono quasi di peso nella mia camera. Ela mise elmetto, moschetto e cinturone nell’armadio. Katia si chinò a slacciare gli scarponi e, senza alzare il capo, come se parlasse da sola disse: “Sappiamo tutto. Le notizie in paese volano più veloci di quelle portate dal tam tam nella giungla. Sono stati uditi degli spari. Tanti. Sembravano non dovessero finire mai. è stato visto un militare uscire dal bosco col braccio al collo, ma vispo e allegro. Siete stati contati, al rientro. Non manca nessuno. Solo quando ci hanno detto questo siamo rientrate in casa, a ringraziare il Signore. Adesso bisogna spogliarsi. Il bagno è pronto. C’è tutto.” Mi aveva sfilato scarponi e calzettoni e aveva preparato le pantofole. Restando seduto, avevo tolto giubba, cravatta, camicia. “Grazie” -dissi- “adesso posso fare da solo, grazie. “Katia si rivolse alla figlia. “Ela, assicurati che in bagno sia tutto in ordine.” Ela uscì e Katia la seguì, chiudendo la porta. Mi spogliai, indossai l’accappatoio e andai nel bagno. La porta della camera di Ela era aperta. L’armadio era stato rimesso al suo posto. Le due donne stavano in cucina. Tornato in camera, trovai sul letto biancheria e vestaglia. Mi asciugai bene e indossai quanto avevano preparato. Ela bussò, aprì piano, si affacciò sull’uscio. Parlava sottovoce. “Siamo tutti a tavola, ti vogliamo salutare, ti aspettiamo. Vieni così, non star a cambiarti. ” Entrai in cucina. Stano e Mario si alzarono, mi vennero incontro e mi strinsero vigorosamente la mano. Li guardai divertito. “Ehi, ragazzi, ma io ero qui anche ieri sera, eravate voi a non esserci. ” “Si” -rispose Mario – “ma le voci che giravano sulla presenza di armati nel bosco non erano rassicuranti.” Stano cercò di sdrammatizzare. “La verità è che non volevamo cambiare inquilino così presto, anche perché tu piaci. Vero, donne?” Katia intervenne con decisione. “Si, e la cena si fredda. ” Sedemmo ai soliti posti. Stano alzò la bottiglia del vino e si accinse a riempire i bicchieri. “Prima di tutto un brindisi. ” “Nel mio bicchiere c’è l’acqua” -disse Ela- “ma non fa niente, berrò in quello di Giorgio.” Katia si alzò e andò a prenderle un altro bicchiere. Stano si levò in piedi per il brindisi che aveva proposto. Ci fu un tintinnare di vetri. Ela non bevve, attese che io bevessi e quando sedemmo di nuovo cambiò il suo bicchiere col mio guardando la madre con un’espressione dura, di sfida. Si cenò allegramente. Si parlò di tante cose. Nessun accenno alla pattuglia. Alla fine prendemmo anche una tazzina di caffè. Come di consueto, i ragazzi uscirono.

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